Sotto questo titolo:

Per risolvere le contraddizioni tra India e Pakistan, si dovrebbe imparare dall’esperienza della riconciliazione coreana.

il popolare quotidiano Indian Express ha commentato [in inglese] gli ultimi eventi sulla penisola coreana. E questo sottolinea ancora una volta la portata e l’importanza non solo locali di ciò che sta accadendo ora in una delle zone più pericolose dell’Asia nord-orientale.

Poiché la situazione su entrambi i lati della “linea di controllo” di 700 chilometri (che fa parte del confine complessivo di 3.000 km), lungo la quale l’India e il Pakistan hanno diviso l’ex principato del Kashmir, non è migliore di quella della regione del 38° parallelo che taglia la penisola coreana in due stati indipendenti da più di 70 anni.

Forse anche peggio, perché il numero annuo di violazioni varie del cessate il fuoco alla LoC (che non si è verificato al 38° parallelo per un lungo periodo) è stimato in migliaia. E va notato che nella penisola dell’Hindustan, i paesi che si contrappongono possiedono anche armi nucleari.

Quindi non c’è da meravigliarsi che nel riprendere il dialogo inter-coreano con il coinvolgimento degli Stati Uniti, uno dei principali partecipanti al conflitto, i partecipanti del quasi disperato “corpo a corpo” indo-pakistano abbiano visto un esempio di risoluzione per i loro problemi.

Ancora una volta, tuttavia, dovremmo notare [in inglese] che tutto è molto vago nella penisola coreana, e non è ancora chiaro se sarà possibile riconciliare gli obiettivi di Washington e di Pyongyang con la presenza evidente negli eventi coreani del secondo importante attore globale, Pechino.

Il debutto di un gioco assolutamente nuovo, quello iniziato il 7 gennaio quando Kim Jong-un  ha proposto nel suo discorso di riprendere il dialogo inter-coreano, non è ancora finito. Le trattative tra i leader della Corea del Nord e degli Stati Uniti (che sembrano finalmente programmate) indicheranno la fine della parte introduttiva di questo nuovo gioco di scacchi.

I loro risultati permetteranno di parlare della continuazione del gioco (e della sua transizione alla fase centrale) o del suo termine. Nel secondo caso, tutto tornerà al punto di partenza con la ripresa della retorica minacciosa dello scorso anno, accompagnata da azioni abbastanza specifiche.

Ma anche un minimo di progresso nella situazione quasi senza speranza nella penisola coreana ha dato origine alla speranza nella penisola dell’Hindustan. Dove, proprio come nella penisola coreana, alle spalle dei diretti partecipanti al conflitto, c’è una presenza ovvia degli stessi protagonisti mondiali, la Cina e gli Stati Uniti.

In generale, possiamo parlare di certe analogie in quello che sta accadendo in entrambi i punti caldi della moderna politica globale. E, di conseguenza, i riferimenti agli eventi positivi nella penisola coreana non sono infondati.

Un momento positivo estremamente importante per l’ulteriore sviluppo della situazione nella penisola dell’Hindustan è stata la sospensione della tendenza apparentemente inesorabile ad aggravare le relazioni sino-indiane e l’inevitabile scivolamento di Nuova Delhi nell’”abbraccio amichevole” di Washington. Che ha già prenotato [in inglese] un “luogo caldo” per l’India nel progetto dei “Quattro” anti-cinesi insieme a Giappone e Australia.

L’adozione di questo progetto da parte dell’India avrebbe significato l’attraversamento della “linea rossa” nelle relazioni non solo con la Cina, ma anche con il Pakistan. I legami tra la Cina e il Pakistan si sono solo rafforzati, in risposta ai tentativi degli Stati Uniti di trasformare l’India in un “contrappeso” regionale alla Cina, e anche di rafforzare il riavvicinamento indo-americano (confermato [in inglese] definitivamente nell’estate 2017 da Donald Trump), mentre peggioravano le relazioni del Pakistan con India e Stati Uniti.

Apparentemente, a cavallo del 2017-2018, Nuova Delhi ha deciso di rompere questo scenario della regione estremamente pericoloso per il paese, cercando di migliorare il clima politico nelle relazioni con la Cina. Il primo segnale positivo a Pechino è stata la nomina all’inizio di febbraio dell’ex ambasciatore in Cina, Vijay Keshav Gokhale, all’alta carica di Ministro degli Esteri . È stato lui a preparare l’incontro “informale” dei leader di entrambi i paesi, tenutosi nella città cinese di Wuhan il 27-28 aprile.

Sottolineiamo ancora una volta che bloccare la tendenza negativa nelle relazioni sino-indiane è una condizione assolutamente necessaria, che deve precedere i tentativi di miglioramento e le relazioni indo-pakistane.

Va notato che Pechino chiede da tempo a New Delhi di aderire all’attuazione del progetto su un “Corridoio economico Cina-Pakistan”, come parte del progetto più generale della Nuova Via della Seta. Ma l’India ha reagito freddamente a questi appelli in ragione dei suoi poveri rapporti con Cina e Pakistan, e anche perché il CPEC passa attraverso la parte pakistana dell’ex Kashmir.

Tenendo conto di queste circostanze, la parte cinese non ha insistito sulla accettazione di questa proposta nel corso dei riusciti negoziati [in inglese] tra Xi Jinping e Narendra Modi. In generale, per gli esperti cinesi, “pazienza” e “sincerità” sono tra le parole che hanno più caratterizzato il comportamento di Xi Jinping all’incontro di Wuhan e, in generale, la nuova strategia [in inglese] della Cina con l’India.

Non meno positive sono state le valutazioni sui negoziati fatte a Nuova Delhi. Il suddetto Vijay Keshav Gokhale, in particolare, ha affermato che i due leader hanno discusso una vasta gamma di argomenti e aree di interazione, tra cui “spiritualità, commercio, tecnologia e cultura di massa, compresi i film”.

In riferimento a “spiritualità” e “cultura”, l’autore di questo articolo ricorda che negli ultimi anni la stampa pubblicava spesso resoconti di incontri di eminenti rappresentanti di entrambi i paesi che lavorano in questi ambiti. Allo stesso tempo, diverse parole lusinghiere sono state pronunciate dall’una verso l’altra parte, sottolineando la “compenetrazione e complementarietà delle nostre due antiche culture”.

Tuttavia, più vicino alla fine del primo decennio del nuovo millennio tali messaggi sono cessati. Questo, in generale, non sorprende perché le ispirazioni nascono bene solo nell’ambiente protetto di una serra. Pertanto, la ripresa di tali incontri intellettuali sarà un sicuro segno di progresso nelle relazioni politiche tra i due giganti asiatici.

Forse, precederà un incontro dei leader di entrambi i paesi a Wuhan. In generale, ora sarebbe possibile iniziare l’instaurazione di relazioni indo-pakistane. Anche se finora non è chiaro come.

Tornando al tema delle analogie storiche e attuali, fantastichiamo un po’. Richiamiamo la nostra attenzione sul fatto che, analogamente al caso delle due Coree, nella penisola dell’Hindustan (anche relativamente di recente) c’era anche uno stato (quasi) più o meno unificato, che nella fase finale della sua esistenza era chiamato “India britannica”. Inoltre colà, ad eccezione degli ultimi due o tre decenni, indù e musulmani vivevano abbastanza pacificamente.

Perché non immaginare in futuro l’aspetto di qualcosa di simile alla (con) federazione dell’India e del Pakistan di oggi? Soprattutto perché una certa parte dell’élite indiana percepisce sempre più il suo paese come l’erede della “India britannica”. Tuttavia, come notato [in inglese] dal famoso esperto indiano C. Raja Mohan, “il tema dell’unificazione nel subcontinente [Hindustan] è un tabù per il Pakistan”. Noi aggiungeremmo, per ora.

È anche necessario toccare il fattore della presenza significativa nella regione di un leader mondiale: gli Stati Uniti. In particolare, lo stesso C. Raja Mohan ritiene che uno degli obiettivi principali del leader cinese durante i negoziati con N. Mody sia stato quello di superare [in inglese] l’atteggiamento negativo dovuto allo stato prebellico nelle relazioni commerciali ed economiche con Washington.

Pertanto, continua l’esperto indiano, ci si dovrebbe aspettare una svolta nella strategia di Pechino per il ripristino delle normali relazioni con altri “difficili [ma importanti] vicini” della Repubblica Popolare Cinese. Innanzitutto Giappone e Vietnam.

Infine, dovremmo notare ancora una volta che l’impatto positivo dell’inizio della distensione nella penisola coreana si estende ben oltre i confini dell’Asia nord-orientale. Forse qualcosa di simile potrebbe accadere all’improvviso anche nella penisola dell’Hindustan!?

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Articolo di Vladimir Terehov apparso su New Eastern Outlook il  15 maggio 2018
Traduzione in italiano di Cinzia Palmacci per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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