Quando è in ballo la sicurezza di una nazione, a nessuno interessa quello che pensa Washington
Questa settimana l’India ha inviato a Mosca il suo Ministro della Difesa, Nirmala Sitharaman, per finalizzare un accordo per l’acquisto di sistemi anti-missile S-400 russi tramite un accordo del valore di circa 6 miliardi di dollari. L’accordo sta procedendo nonostante le sanzioni americane contro la Russia e i suoi produttori di armi, e gli sforzi degli Stati Uniti per spacciare i loro sistemi Patriot al governo indiano. L’India ha inizializzato la trattativa nel 2016, e dovrebbe concludersi con la visita della Sitharaman. Riferisce il Financial Express [in inglese]:
L’accordo sugli S-400 Triumf potrebbe essere l’obiettivo principale del Ministro della Difesa Nirmala Sitharaman durante questa visita a Mosca. Il primo accordo per esaminare il contratto per l’acquisizione dell’S-400 Triumf, un sistema d’arma antiaereo multifunzionale a medio e lungo raggio (AAMS), è stato firmato tra l’India e la Russia nel 2016.
In realtà il primo acquirente dell’S-400 Triumf è stato la Cina. L’India, che è ora in grado di siglare l’accordo con la Russia a un costo stimato di 40.000 crore di rupie, desidera procurarsi questo sistema d’arma antiaereo per ridurre la minaccia lungo i confini con Cina e Pakistan.
Il sistema missilistico antiaereo è stato sviluppato dalla compagnia statale russa Almaz-Antey Corporation. L’S-400 è una versione aggiornata dell’AAMS S-300. Il nuovo S-400 Triumf che l’India vuole acquisire ha un complesso radar multifunzione comprendente un sistema radar d’altitudine, quattro lanciatori di missili guidati anti-aerei e una torre mobile che funge da antenna checkpoint.
Il sistema d’arma antiaereo si vanta anche di essere in grado di distruggere aerei da combattimento, aerei da ricognizione, missili, droni spia e aerei fino ad una distanza di 400 Km ad un’altitudine massima di 30.000 metri.
L’Aeronautica indiana sta affrontando una grave carenza di squadroni di caccia. Attualmente ci sono 32 squadroni da caccia, il numero più basso da un decennio a questa parte. L’India ha attualmente bisogno di almeno 42 squadroni per proteggere i suoi confini settentrionali e occidentali contro il Pakistan e la Cina. Con una carenza di almeno 8 squadroni, e ogni squadrone che accoglie almeno 18 caccia, la cifra di cui l’India ha bisogno è quella di 144 caccia.
L’Aeronautica indiana ora dipende principalmente dai MiG-21 e dagli Su-30 MKI fatti in Russia, dai SEPECAT Jaguar prodotti in Inghilterra, dai Mirage 2000 di fabbricazione francese e da sei HAL Tejas costruiti in casa. L’India non ha ancora ricevuto 36 Rafale francesi e 40 aerei da combattimento HAL Tejas. La forza esistente potrebbe anche perdere altri 14 squadroni entro il 2020, mettendo l’India nel disperato bisogno di rafforzare le sue forze armate.
A prescindere dall’affare S-400 Triumf, Nirmala Sitharaman probabilmente sigillerà molti altri accordi di difesa con la Russia. In vista della sua visita, la Russia ha già offerto 21 aerei da caccia MiG-29 all’India. Oltre ai MiG-29 già in servizio, questo nuovo accordo aiuterà l’India a combattere la crisi dei suoi jet da combattimento. L’India potrebbe anche vedere qualche ulteriore sviluppo nel suo tentativo di ottenere elicotteri Ka-226T.
Il primo accordo intergovernativo è stato firmato nel 2015, e la Russia ha comunicato ai media nel 2017 che consegnerà 200 elicotteri all’India per altri nove anni. La Russian Helicopters e la HAL hanno già raggiunto l’accordo per costruire gli elicotteri a Tumkur, nel Karnataka. È probabile che durante questa visita venga finalizzata l’acquisizione di elicotteri in condizioni di volare e anche della tecnologia necessaria per assemblarli in India. L’India potrebbe anche firmare accordi per l’acquisizione di altri elicotteri da trasporto armati Mi-17V5.
Oltre alle principali operazioni di approvvigionamento di armi, l’India lavorerà anche per un nuovo accordo quadro e un contratto con la Russia per costruire ricambi e tecnologia di aggiornamento delle armi per i sistemi russi al servizio indiano.
Come per l’iniziativa indiana Make in India, il Ministero della Difesa vuole che i ricambi e gli interventi di ammodernamento vengano fatti in India. Ciò aiuterà l’India a potenziare la sua procedura Make-II e inoltre spronerà le aziende russe a produrre pezzi di ricambio per i carri armati T-90, i jet Sukhoi, gli elicotteri Mil e Kamov e altri pezzi di ricambio per le fregate. È anche probabile che l’India acquisti 2 fregate per la Marina.
Per quanto riguarda il sistema americano Patriot, non ne sono rimasti molto colpiti, date le sue prestazioni a Riad. Il Financial Times fornisce una descrizione elegante [in inglese]:
Il 25 marzo, le forze Huthi in Yemen hanno sparato sette missili contro Riad. L’Arabia Saudita ha confermato i lanci e ha affermato di averli intercettati con successo tutti e sette.
Questo non era vero. Non solo i detriti caduti su Riad hanno ucciso almeno una persona e ne hanno mandate altre due in ospedale. Non ci sono prove che l’Arabia Saudita abbia intercettato alcun missile. E questo solleva domande scomode non solo sui sauditi, ma anche sugli Stati Uniti, che sembra abbiano venduto loro – e al loro stesso pubblico – un sistema di difesa missilistico che è un bidone.
Le immagini dei social media sembrano mostrare le batterie dei Patriot sauditi che sparano degli intercettori. Ma ciò che questi video mostrano non sono dei successi. Un intercettore esplode catastroficamente subito dopo il lancio, mentre un altro fa un’inversione a U a mezz’aria e poi torna rombando verso Riad, dove esplode a terra.
È possibile, naturalmente, che uno degli altri intercettori abbia fatto il suo lavoro, ma sono dubbioso. Questo perché i miei colleghi del Middlebury Institute of International Studies ed io abbiamo esaminato da vicino due diversi attacchi missilistici in Arabia Saudita da novembre a dicembre 2017.
In entrambi i casi, abbiamo scoperto che è molto improbabile che i missili siano stati abbattuti, nonostante le dichiarazioni dei funzionari in senso contrario. Il nostro approccio era semplice: mappavamo dove cadevano i detriti, tra cui la struttura e la testata del missile, e dove si trovavano gli intercettori. In entrambi i casi, è emerso un modello chiaro.
Il missile stesso cade a Riad, mentre la testata si separa e oltrepassa le difese e atterra vicino al bersaglio. Una testata è caduta a poche centinaia di metri dal Terminal 5 dell’Aeroporto Internazionale Re Khalid di Riad.
La seconda testata, sparata poche settimane dopo, ha quasi demolito un concessionario della Honda. In entrambi i casi, era chiaro per noi che, nonostante le dichiarazioni ufficiali saudite, nessuno dei due missili è stato abbattuto. Non sono nemmeno sicuro che l’Arabia Saudita abbia persino tentato di intercettare il primo missile a novembre.
Il punto è che non ci sono prove che l’Arabia Saudita abbia intercettato alcun missile degli Huthi durante il conflitto nello Yemen. E questo solleva un pensiero inquietante: c’è qualche ragione per pensare che il sistema Patriot funzioni?
Nel frattempo, anche la Turchia ha finalizzato un accordo [in inglese] per l’acquisto del sistema S-400 russo, nonostante le nuove sanzioni americane. In effetti, la Russia sta facendo il possibile per accelerare la consegna dei sistemi. La Turchia acquisterà quattro batterie di S-400.
Apparentemente, quando si è alle strette, e quando sono in ballo gli interessi della sicurezza di una nazione, a nessuno interessa quello che pensa Washington.
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Articolo di Frank Sellers pubblicato su The Duran il 7 aprile 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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