Il ministro della Difesa di Singapore Ng Eng Hen ha ribadito l’importanza della politica Total Defence [difesa totale] della Città-Stato. Nella sua dichiarazione in coincidenza con il 75° anniversario della resa britannica dell’isola alle forze giapponesi nel 1942, ha parlato in particolare dei 5 pilastri della Total Defence.
Ha sottolineato che Singapore non può dipendere da altre nazioni per la sua difesa, e ha avvertito che “i forti fanno quello che possono e i deboli subiscono ciò che devono”.
Secondo il sito del Ministero della Difesa di Singapore [in Inglese], i 5 pilastri della Total Defence includono la difesa militare, civile, economica, sociale e psicologica. La politica comprende specificamente la totalità della società di Singapore come parte della Total Defence. Anche se le istituzioni statali, militari e non, giocano chiaramente ruoli più importanti in ciascuno dei pilastri di cui sopra, la politica fornisce esempi chiari che tutti i Singaporiani possono seguire per dare il loro contributo.
Il Ministro della Difesa di Singapore e i 5 pilastri del suo ministero riflettono un realismo spesso trascurato dalla geopolitica. È il realismo secondo il quale “alleanze” e “trattati”, in ultima analisi, non valgono nulla, e che una nazione può dipendere solo su sé stessa per garantirsi veramente l’autoconservazione.
La politica difensiva di Singapore, a sua volta, riflette sulla transizione globale dall’egemonia unipolare americana ed europea verso un equilibrio di potere più giusto all’interno di un mondo multipolare, in cui la sovranità nazionale detiene di nuovo il primato, assieme alla responsabilità di una nazione di mantenere la propria sovranità.
I cinque pilastri della Total Defence
I cinque pilastri della politica Total Defense di Singapore, difesa militare, civile, economica, sociale e psicologica, meditano sui molteplici vettori attraverso i quali può muoversi l’aggressione straniera nel tentativo di minare e rovesciare la sovranità di qualsiasi nazione (Singapore inclusa).
Mentre i concetti di difesa militare ed economica (che include la difesa informatica e informativa) si spiegano più o meno da soli, quelli di difesa sociale e psicologica meritano qualche spiegazione.
Secondo il Ministero della Difesa di Singapore, la difesa sociale comprende:
Singapore gode di stabilità sociale ed economica perché gente di tutte le razze e le religioni convive armoniosamente. Sappiamo che cosa potrebbe accadere se permettiamo che le ideologie estremiste, i pregiudizi razziali e la discriminazione mettano in pericolo la coesione sociale e l’armonia. Aiutiamo, accettiamo e assistiamo persone di diverse etnie.
Per quanto riguarda la difesa psicologica, il ministero afferma:
Pur essendo la preparazione la chiave per Total Defence, saranno sempre lo spirito combattivo, la volontà e la resilienza dei Singaporiani che determineranno la capacità o meno della nostra nazione di superare una crisi. Quando tutti i Singaporiani sono risoluti e determinati a superare ogni crisi insieme, orgogliosi del proprio paese e disposti a resistere per difendere ciò che è loro, possiamo essere certi di un futuro sicuro, indipendentemente dalla sfida.
L’unità nazionale e l’orgoglio sono citati come fondamentali per la coltivazione di una difesa psicologica valida.
Come gli aggressori utilizzano vettori diversi contro gli stati presi di mira
Riflettendo sul passato decennio e mezzo di politica estera degli Stati Uniti, si possono vedere esempi di come solo gli Stati Uniti abbiano usato la palese aggressione militare per invadere, occupare, dividere e distruggere in modo sistematico nazioni come l’Iraq e l’Afghanistan.
Gli Stati Uniti hanno anche usato la guerra economica per minare e destabilizzare le nazioni prima di un’aggressione militare. In altri casi, come la Libia, l’Egitto e la Siria, la guerra economica, la manipolazione dei prezzi e anche le sanzioni, hanno contribuito a creare crepe sociali e psicologiche nelle popolazioni delle nazioni prese di mira.
La Libia e le popolazioni della Siria avevano linee di faglia sociali e psicologiche vulnerabili, che gli Stati Uniti e i loro alleati sono stati in grado di sfruttare per fomentare disordini e conflitti militari che alla fine sono risultati distruttivi. Se queste nazioni avessero esteso la difesa nazionale perché includesse la guerra economica, sociale e psicologica, avrebbero potuto cavarsela meglio di fronte all’aggressione americana.
In un modo o nell’altro, ogni stato appare consapevole di questi aspetti necessari alla difesa nazionale, ma Singapore li ha integrati in modo aperto e coeso in un’unica strategia; la Total Defence.
Per le nazioni in tutto il resto dell’Asia Pacifica, ancora sotto tiro da parte degli Stati Uniti nei suoi decenni di sforzi per circondare e contenere la Cina affermando l’egemonia americana sui paesi confinanti, in particolare nel Sudest asiatico, è altamente raccomandato lo sviluppo di una simile politica Total Defence, focalizzata e adeguatamente integrata.
Ogni stato in tutto il Sudest asiatico possiede diversi punti di forza e di debolezza per quanto riguarda la Total Defence, ma potrebbe adottarla e costruirla sulla premessa di base di Singapore. In tutta l’Asia sono stati adottati, modificati o presi ad esempio tanti altri aspetti delle riuscite politiche socioeconomiche di Singapore, migliorando la resilienza regionale alle sfide globali. La Total Defence sembra essere un altro concetto per preparare sia i governi asiatici che le loro popolazioni a difendersi contro la guerra a tutto spettro condotta contro la regione, sia dai nemici visibili di oggi che dai potenziali nemici di domani.
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Articolo di Joseph Thomas pubblicato su New Eastern Outlook l’8 marzo 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
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