Tempo di primavera in Corea. Pace e amore sono sbocciati in tutta la penisola montuosa, mentre i leader delle due nazioni rivali cercano di porre fine ai quasi settant’anni di ostilità reciproca.

Non si deve minimizzare il forte desiderio di molti coreani su entrambi i lati della Zona Demilitarizzata (DMZ) per una qualche forma di riunificazione – o almeno di ricollegamento – delle due nazioni. Sorprendentemente, la Guerra di Corea del 1950-1953 non è mai stata conclusa con un trattato di pace e, nonostante i passati tentativi di porvi fine, esiste uno stato di guerra latente tra Nord e Sud Corea. Durante la guerra, 33.686 Americani sono morti e 128.600 sono rimasti feriti, mentre le due Coree hanno subito più di 2 milioni di morti. Pesanti le perdite cinesi.

La DMZ è probabilmente la frontiera più pesantemente militarizzata al mondo, con centinaia di migliaia di truppe e migliaia di carri armati e armi che si fronteggiano. Poche volte ho visto scenari militari più impressionanti. Solo il confine tra Pakistan e India nel Kashmir offre un tale spettacolo e minaccia militare.

Ai due leader nord e sud coreani vanno i complimenti per aver allentato la tensione reciproca. Entrambi meritano il Nobel per la pace. Kim Jong-un e Moon Jai hanno fatto un grande passo in avanti cercando di porre fine alla Guerra di Corea. La maggior parte dei coreani è entusiasta, a eccezione dei Cristiani anti-comunisti di estrema destra in Corea del Sud.

Come osservatore di lunga data e amico della Corea, anche io sono felice dell’amichevole incontro tra Moon e Kim, e spero che abbia successo. Ma sono anche preoccupato per il ruolo di Washington.

Il presidente Donald Trump ha certamente rotto il ghiaccio con la Corea del Nord e ha giocato un ruolo chiave nel mettere in moto i colloqui di pace. Onore al merito.

Sono però preoccupato che la cosiddetta questione della de-nuclearizzazione possa rovinare lo sforzo per porre fine alla Guerra di Corea. Washington pretende che la Corea del Nord fornisca spiegazioni in merito e poi smantelli le sue armi nucleari sotto la supervisione degli Stati Uniti. Questa è la posizione chiave americana.

E’ interessante notare che, mentre espongono queste pretese, gli Stati Uniti stanno portando avanti un nuovo e “più piccolo” programma di testate nucleari, il B61 Modello 12, progettato per avere una forte capacità di penetrazione terrestre e da utilizzare contro obiettivi tattici. Questo programma, dal valore di 1 trilione di dollari, è stato pensato per azioni di guerra, non per deterrenza. I critici avvertono che questo renderà più probabile una guerra nucleare.

La Corea del Nord, che ha un numero ridotto di missili a testata nucleare a lungo raggio e con una affidabilità indeterminata, afferma che procederà con la “de-nuclearizzazione” per incontrare le richieste di Washington. Ma perché? La Corea del Nord sta chiedendo “reciprocità” da parte degli Stati Uniti. Finora, non c’è segnale che gli USA accettino di chiudere le loro basi aeree in Corea del Sud o in Giappone, di rimuovere le armi nucleari dall’Asia settentrionale, o di ritirare dalla Corea del Sud alcuni, se non tutti, i suoi 28.500 soldati.

L’amministrazione Trump si è autoconvinta che un accordo a senso unico con la Corea del Nord è possibile. E’ noto che al suo interno i sostenitori della linea dura, John Bolton e Mike Pompeo, sono contrari a ogni concessione da parte degli Stati Uniti: vogliono la resa incondizionata della Corea del Nord, non un negoziato. Entrambi sono neoconservatori che temono che le bombe atomiche nord coreane possano arrivare ai nemici mediorientali di Israele. Un accordo tra Washington e Pyongyang durante il mandato di Bill Clinton è stato sabotato dai neoconservatori proprio per questa ragione.

I Nord Coreani sono stati a pane e acqua per una generazione per arrivare ad avere le armi nucleari. Potrebbero rinunciarvi solo per un ceffone alle spalle da parte di Washington? La Cina spingerebbe Pyongyang in questa direzione? Molto discutibile. Il mondo sta parlando con Kim Jong-un solo perché lui ha e può dispiegare le armi nucleari.

Anche molti Sud Coreani sono orgogliosi che Kim abbia fatto indietreggiare i potenti Stati Uniti.

Moon, il presidente della Corea del Sud, ha fatto un brillante lavoro con la sua nuova politica “raggio di sole”. Lui è un uomo coraggioso, intelligente e un gradito cambiamento rispetto ai precedenti leader conservatori sud coreani, che erano totalmente sotto il dominio degli Stati Uniti. I Coreani possono risolvere molto meglio le loro molte differenze se hanno la possibilità di gestire i problemi senza le pesanti interferenze dall’esterno, vengano queste dagli Americani o dai Cinesi.

Un buon modo per cominciare potrebbe essere che gli Stati Uniti ponessero fine alla guerra economica punitiva contro la Corea del Nord, e smettessero in via definitiva di provocare ogni autunno con le loro esercitazioni militari.

Le due grandi potenze Stati Uniti e Giappone non sono entusiaste di vedere una Corea che si riunifica in un paese con la capacità di 80 milioni di persone industriose. Continueranno così a mettere zizzania nella questione coreana.

*****

Articolo di  Eric Margolis pubblicato su ronpaulinstitute.org il 22 settembre 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

Condivisione: