Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha annunciato l’intenzione di porre fine all’Accordo sulla Sicurezza Nazionale con gli Stati Uniti, in particolare l’Accordo sulle Forze in Visita.

La mossa mette in discussione la presenza militare americana nelle Filippine e l’influenza che proietta in tutta l’Asia, in particolare complicando ulteriormente i tentativi statunitensi di accerchiare e contenere l’ascesa della Cina nella regione e sulla scena mondiale.


Inquadrare le tensioni USA-Filippine

Nell’articolo della testata NPR “Le Filippine dichiarano che porranno fine all’Accordo sulla Sicurezza con gli Stati Uniti” si legge:

Secondo le indicazioni del presidente Rodrigo Duterte, feroce critico degli Stati Uniti, le Filippine hanno annunciato martedì che avrebbero rotto l’Accordo di Sicurezza che permette alle forze americane di esercitarsi nel paese.

L’articolo riporta anche la dichiarazione di Duterte trasmesse dal portavoce presidenziale Salvador Panelo, durante l’usuale briefing con la stampa:

E’ giunto il momento di fare affidamento su noi stessi. Rafforzeremo le nostre difese e non ci appoggeremo a nessuno altro Paese.

Ha dichiarato che Manila avrebbe fatto accordi simili con altre nazioni “fin tanto che è favorevole per noi e c’è vantaggio reciproco per entrambi i Paesi, noi siamo disponibili”.

 

La testata NPR menzionerebbe la pressione americana fatta alle Filippine per la sua “guerra alle droghe” e per i presunti abusi sui diritti umani che ne sono derivati, come motivazione della sua recente decisione.

Ovviamente, gli Stati Uniti stessi sono uno dei Paesi che conta più abusi in termini di diritti umani, il che significa che ogni pressione fatta sulle Filippine per presunte violazioni dei diritti umani è stata motivata esclusivamente da ragioni politiche.

Nel caso delle Filippine, i suoi tentativi di migliorare la relazione con Pechino e di allontanarsi dagli impegni con i suoi ex padroni coloniali di Washington, muovono gran parte delle “preoccupazioni umanitarie” di Washington in merito a Manila e alla sua politica interna.

Le Filippine: ex colonia, attuale Stato vassallo

Sulla testata NPR le Filippine sono state descritte come “ex territorio americano che ha ottenuto l’indipendenza nel 1946” e che “per molto tempo ha visto Washington come il suo più forte alleato”.

In realtà, gli Stati Uniti si sono appropriati delle Filippine alla fine della Guerra Ispano-Americana, che ha brutalmente stroncato i tentativi della nazione insulare di ottenere l’indipendenza da Washington, provocando decine di migliaia di morti. Da allora le Filippine sono state oggetto delle macchinazioni, delle intromissioni, dell’interferenza e della coercizione da parte degli Stati Uniti, a partire da quando ha raggiunto la sua per lo più simbolica indipendenza nel 1946.

Attraverso un mix di interferenza politica, eversione e anche terrorismo, gli Stati Uniti hanno tentato di prolungare la presa sull’isola. Negli ultimi anni, con l’influenza americana in declino e la Cina in ascesa, Manila ha tentato di spezzare questa presa, se non del tutto ma almeno in maniera progressiva attraverso la pressione esercitata su Washington con minacce del tipo la rottura dell’Accordo delle Forze in Visita.

 

La vera ragione alla base della presenza militare americana nelle Filippine

La testata NPR afferma che la fine dalla cooperazione tra Filippine ed esercito americano potrebbe avere impatto sulla lotta che è in corso nel Paese contro gli estremisti nelle regioni meridionali. L’articolo menziona la battaglia del 2017 contro i terroristi collegati al cosiddetto Stato Islamico nella città di Marawi, e l’aiuto dato dagli Americani al governo filippino per vincerli.

Ciò che la testata NPT non dice ai suoi lettori è che lo Stato Islamico è stato una creazione deliberata della politica estera americana, in primis per fare una guerra di prossimità in Siria, e da allora è stata usata nella stessa maniera ovunque, o usata come una scusa, nel caso delle Filippine, per una continua presenza militare americana nel territorio filippino.

Certo, l’esercito americano non è nelle Filippine per aiutare la nazione a difendersi contro i terroristi né dai nemici esterni come la “Cina”, dato che Manila ha buoni legami con Pechino, legami che diventano più stretti ogni anno.

La testata NPR ammette anche che gli Stati Uniti mantengono una presenza navale nelle Filippine proprio come continua provocazione contro la Cina, e afferma:

La Marina americana è vista anche come un baluardo contro le ambizioni territoriali della Cina nel Mar Cinese Meridionale. Circa un terzo del traffico mondiale passa attraverso quelle rotte, e gli Stati Uniti conducono operazioni di “Libertà di Navigazione” in quelle acque nel tentativo di tenerle aperte, con disappunto della Cina.

Le Filippine certamente hanno poco da guadagnare dall’ospitare una nazione belligerante che usa il suo territorio come trampolino per provocare uno dei maggiori partner commerciali delle Filippine, e nazione con cui Manila sta allacciando altri importanti legami, inclusi quelli militari, legami con condizioni molto più favorevoli per Manila rispetto a quelli che ha con Washington.

L’accordo delle Filippine con gli Stati Uniti è un ostacolo per il futuro della nazione, non una garanzia in tal senso.


Ma non così drastico come sembra

La fine dell’accordo militare con gli Stati Uniti da parte di Manila potrebbe sembrare drastica. Ma potrebbe anche non essere permanente, e sarà probabilmente seguito da negoziati tra Washington e Manila per rendere le attuali relazioni tra le due nazioni più favorevoli a Manila.

Anche se la mossa è definitiva, non significherà automaticamente il ritiro dalle Filippine di tutti gli asset militari americani, né significherà la fine assoluta di tutta la cooperazione militare tra le Filippine e gli Stati Uniti.

Ma rappresenta un’erosione progressiva dell’influenza americana non solo nelle Filippine, ma anche in tutto il resto dell’Asia. L’egemonia americana nella regione non si è realizzata da un giorno all’altro, quindi non potrà essere smantellata velocemente.

Le Filippine sono una nazione che si ritrova nell’orbita americana, il prodotto di più di un secolo di imperialismo americano nel Pacifico, ma sono anche una nazione la cui orbita si allontana ogni anno da Washington. Allo stesso tempo, la vicina Cina è cresciuta in termini economici e politici, attirando nazioni come le Filippine non attraverso l’imperialismo ma con incentivi economici e con la promessa di fare affari senza la politica ficcanaso praticata da Washington.

Dal momento che non hanno alcun autentico incentivo per le Filippine tale da invertire la crescente distanza da Washington, gli Stati Uniti ricorreranno probabilmente a provocazioni aggiuntive che spingeranno Manila più lontano e forniranno opportunità aggiuntive per Pechino.

La possibile fine dell’Accordo sulle Forze in Visita tra Stati Uniti e Filippine non segna la fine dell’egemonia americana in Asia e neppure sulle Filippine stesse. Segna comunque un altro ulteriore passo verso entrambe le cose.

*****

Articolo di Joseph Thomas pubblicato su Land Destroyer Report il 20 marzo
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia


La redazione di SakerItalia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.

L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.

Condivisione: