Come ricorderà il pubblico, in una conferenza stampa dopo il summit con il leader della Corea del Nord a Singapore, Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti interromperanno le esercitazioni militari che vengono tenute insieme alla Corea del Sud. “Interromperemo i giochi di guerra”, ha detto il presidente degli Stati Uniti, dopo averli definiti “provocatori” ed “estremamente costosi”.

Ricordiamo che ogni anno gli Stati Uniti e la Corea del Sud svolgono grandi esercitazioni congiunte: in primavera – Foal Eagle e Key Resolve (dal 2001), e in autunno – Ulchi Freedom Guardian (tenuta dal 1976). Gruppi d’attacco incentrati sulle portaerei, i bombardieri strategici della base di Guam, “caccia invisibili”, sottomarini nucleari e altre armi offensive vengono regolarmente coinvolte. Non è un caso che gli esperti russi e cinesi abbiano prestato attenzione al fatto che queste azioni di Washington e Seul aumentino la tensione e siano provocatorie non meno dei lanci missilistici e dei test nucleari nordcoreani.

La Corea del Nord si oppone particolarmente alle esercitazioni, sostenendo che si trattino di preparativi all’invasione, e facendo notare che includono scenari di sbarchi di truppe nella Corea del Nord, cattura di Pyongyang, bombardamenti di infrastrutture chiave e operazioni speciali per la liquidazione dei vertici della Corea del Nord fino a Kim Jong-un, sviluppati nelle manovre come mezzo di vendetta.

Forse una parte del pubblico non comprende appieno la portata di queste azioni e il loro orientamento. Un semplice esempio: 13-17 mila uomini hanno partecipato alle esercitazioni congiunte russo-bielorusse Zapad-2017 (Ovest-2017), e non erano un evento annuale. Ciononostante, alcuni paesi europei sono rimasti assolutamente indignati, avendo percepito queste manovre come un addestramento per azioni aggressive volte all’annessione di territori dei paesi adiacenti. Nel frattempo, quasi 50 mila uomini, cioè 3 volte di più, hanno preso parte alla più piccola delle esercitazioni, che doveva essere in scala ridotta!

E queste sono solo le esercitazioni più grandi: insieme a quelle più piccole e secondarie (per esempio, le manovre delle aeronautiche dei due paesi) ci sono da 10 a 20 manovre all’anno a seconda della situazione.

Non c’è da stupirsi che la penisola venisse scossa dal peggioramento delle tensioni nel marzo, aprile, luglio e agosto di ogni anno. I settentrionali chiedevano lo stop, i meridionali dicevano che le esercitazioni sono un affare interno del paese e potevano addestrarsi quanto volevano; poi le parti si scambiavano dichiarazioni bellicose del tipo “provate solo a fare un atto provocatorio e noi (no, noi!) vi distruggeremo”; in seguito le esercitazioni si svolgevano in mezzo ai gesti minacciosi della Corea del Nord, assicurandosi che solo attraverso una posizione così dura si riuscissero a fermare ancora una volta le invasioni ostili.

Sullo sfondo del disgelo inter-coreano è stato affermato che la Corea del Nord tratterà le esercitazioni “in modo comprensibile” e, come risposta, le manovre primaverili del 2018 hanno avuto luogo dopo la tregua olimpica e sono state ridotte un po’, senza l’impiego di forze strategiche. Anche se durante il vertice inter-coreano del 27 aprile il leader nordcoreano non ha fatto reclami relativi alle esercitazioni militari, dopo il completamento delle manovre Max Thunder (nelle quali, al contrario, sono state coinvolte forze strategiche), la Corea del Nord ha cancellato l’incontro inter-coreano ad alto livello programmato per il 16 maggio. Inoltre, il 1° giugno Pyongyang ha criticato Seul per la partecipazione alle manovre internazionali RIMPAC, e in due giorni sono seguite le critiche riguardanti le esercitazioni Ulchi Freedom Guardian.

Di conseguenza, il 2 giugno i ministri della difesa della Corea del Sud e USA, Song Young-moo e James Mattis si sono incontrati al 17° Summit sulla Sicurezza in Asia a Singapore, e hanno raggiunto un consenso sulla necessità di sostenere gli sforzi diplomatici dei due paesi per la denuclearizzazione della Corea del Nord. Esercitazioni più piccole e di minore intensità devono diventare il primo passo in questa direzione. Questo è importante, in quanto colloqui su come ridurre le dimensioni degli esercizi ci sono stati ancor prima della dichiarazione di Trump, che non poteva essere definita improvvisa.

E così, il Presidente degli Stati Uniti dichiara una possibilità di sospensione, i giapponesi esprimono incomprensione e confusione, e i sudcoreani, facendo buon viso a cattivo gioco, abbozzano una reazione positiva. Il 14 giugno, parlando alla riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Corea del Sud, il Presidente Moon Jae-in ha affermato che la sospensione delle esercitazioni sarà possibile solo se Pyongyang farà passi concreti verso la denuclearizzazione ai sensi della Dichiarazione di Panmunjom.

Lo stesso giorno i ministri della Difesa di Corea del Sud e USA, Song Young-moo e James Mattis, hanno avuto una “discussione approfondita” sul se tenere le esercitazioni militari congiunte, inclusa Ulchi Freedom Guardian, in programma ad agosto, e hanno deciso di discutere le questioni relative alle esercitazioni congiunte il più presto possibile durante l’incontro personale. Song Young-moo ha rilevato la necessità di dimostrare flessibilità riguardo alla pressione militare su Pyongyang, secondo la dichiarazione congiunta adottata il 27 aprile in seguito ai risultati del vertice inter-coreano.

Il 14 giugno, alle udienze del Comitato Affari Esteri del Senato degli Stati Uniti, questa necessità di sospendere le esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e degli Stati Uniti è stata fatta notare anche da Harry Harris, nominato alla posizione di Ambasciatore americano a Seul. Secondo Harris, la situazione nella penisola coreana è cambiata sotto molti aspetti, ed è necessario interrompere temporaneamente le esercitazioni congiunte per capire la serietà delle intenzioni di Pyongyang. Tuttavia, Harris ha anche notato che solo il rafforzamento delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite ha costretto il leader nordcoreano a sedersi al tavolo dei negoziati ed è presto dire che i paesi coinvolti si sono calmati.

Il 15 giugno, in un’intervista con i giornalisti, Donald Trump ha ammesso che è stata sua l’offerta di sospendere le manovre. Ha anche osservato che fin dal primo giorno come presidente ha voluto porre fine alle esercitazioni militari, dato che gli Stati Uniti pagano “milioni e milioni di dollari” per i giochi di guerra che “hanno gettato cattiva luce anche durante dei negoziati in buona fede” con Pyongyang.

Come hanno riferito alcune fonti del Ministero della Difesa della Corea del Sud, viene discussa attivamente la possibilità di annullare o sospendere per un periodo indefinito tutte e tre le manovre su larga scala – Ulchi-Freedom Guardian, Key Resolve e Foal Eagle. Mentre Trump sta conducendo trattative attive con la Corea del Nord, non ci saranno grandi esercitazioni negli Stati Uniti e nella Corea del Sud. Tuttavia, le manovre delle aeronautiche americana e sudcoreana Vigilant Ace e Max Thunder non si fermeranno; e il presunto accordo tra Washington e Seul conterrà una disposizione secondo la quale nel caso in cui Pyongyang fallisse gli obblighi di denuclearizzazione, le esercitazioni riprenderanno.

Tuttavia, per lo scrivente il problema non è ancora completamente risolto. Finora le dichiarazioni di Trump non sono state qualcosa come “ho preso la decisione”, ma piuttosto “sarebbe bello se”, poiché i militari non hanno ricevuto istruzioni precise e chiare. Tuttavia, l’enfasi è sul “finora”, e lo scrivente ritiene piuttosto probabile che la scala degli esercizi e il loro numero saranno significativamente ridotti. Ci sono molte ragioni per crederlo.

La prima è la politica. Le esercitazioni sono sempre state percepite come un atto di pressione; e considerando il dialogo inter-coreano era chiaro a Trump che se il processo fosse stato avviato, il problema principale sarebbe stato “non spaventare” e non dare al Nord una ragione per sentirsi insultati e sbattere la porta. Inoltre, il presidente americano comprende che, sebbene la soluzione militare non sia stata rimossa dal tavolo, potrebbe costare troppo.

E poi, la cancellazione delle esercitazioni è un’azione reversibile. Se lo si desidera, ci sarà sempre qualcosa da carpire e riprenderle.

Il secondo è la finanza. Un grande esercito costa molto, e il budget americano non è così flessibile; soprattutto perché Trump guarda a molte cose non solo come politico, ma anche come uomo d’affari. Come diceva uno dei conoscenti dell’autore: “dove un politico considera i rischi, un uomo d’affari guarda al profitto”. E da questo punto di vista l’attuale portata delle esercitazioni non è finanziariamente giustificata. Inoltre, il corso politico di Trump può essere definito in una certa misura isolazionista. È contento di abbandonare alleanze inutili e non profittevoli; e qui arriviamo alla terza ragione, che potrebbe essere collegata alle relazioni USA-Corea del Sud.

L’amicizia è una cosa e il business ne è un’altra; e in molte occasioni Trump ha ripetuto che la sicurezza dovrebbe essere a pagamento, e le relazioni economiche non dovrebbero essere in perdita. In questo contesto, si può anche prestare attenzione ai negoziati in base a chi e quanto debba pagare per mantenere le truppe americane nella Corea del Sud e in base ad altre discussioni simili. Nel frattempo, a quanto pare, Trump si è abituato a risolvere i problemi sulla scia di “se non vuoi pagare per questo servizio, non ne hai effettivamente bisogno”. Tanto più che, a parte gli oggetti strategici come il THAAD, le truppe americane in Corea del Sud hanno più un valore simbolico, psicologico e motivante. La Corea del Sud, con il suo esercito numero sei o sette al mondo in termini di numeri e un bilancio militare venticinque volte superiore a quello del Nord, è perfettamente in grado di proteggersi.

Sì, l’“esercito di marionette” di Syngman Rhee poteva solo massacrare i civili e disperdersi in tutti gli altri casi; e per molti aspetti il Trattato sulla Difesa Reciproca è stato firmato per impedire a quel “Messia del popolo coreano” di iniziare un’altra guerra con il Nord. Tuttavia, già con Park Chung-hee la situazione cambiò in meglio, e molte cose sono solo anacronistiche e Trump lo capisce bene.

Quindi, ci sono dei veri prerequisiti per la riduzione dell’attività militare; ed è una carta molto importante all’interno della strategia “azione contro l’azione”, che può davvero aiutare con la diminuzione delle tensioni regionali e, a lungo termine, anche con la denuclearizzazione della penisola. Inoltre, sebbene questo termine non venga pronunciato dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump agisce di fatto nell’ambito del piano “doppio congelamento” russo-cinese in cui la riduzione dell’attività provocatoria e, prima di tutto, delle esercitazioni militari, doveva diventare la parte americana dell’accordo e la risposta alla moratoria sui missili nucleari di Pyongyang. Anche se la situazione si fermasse, con le parti che parlerebbero solo di come si sforzano per la denuclearizzare, tale mutua riduzione dell’attività militare è un ottimo successo intermedio.

*****

Articolo di Konstantin Asmolov pubblicato su New Eastern Outlook il 23 giugno 2018.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

Condivisione: