La “Grande” Muraglia Ungherese

Confine serbo-ungherese. Sto di fronte ad una imponente recinzione di quattro metri di altezza, la cui lunghezza dovrebbe raggiungere i 175 chilometri. Questo è il famigerato muro ungherese incaricato di proteggere l’Ungheria dall’invasione degli immigrati. Non è ancora completato ed i rifugiati attraversano il confine ogni notte.

 

Alla “Grande” Muraglia Ungherese, che l'Ungheria sta costruendo per difendersi dall'invasione degli immigrati

Alla “Grande” Muraglia Ungherese, che l’Ungheria sta costruendo per difendersi dall’invasione degli immigrati

“Dà una strana sensazione” dice Veronica, un’impiegata del comune della piccola cittadina di Asotthalom – “non avrei mai pensato che il mio Paese potesse un giorno vivere dietro il filo spinato. Ma non è chiaro da quale lato è la prigione”.

Il muro è avvolto da quel filo spinato della NATO chiamato “rasoio”, che taglia la pelle con facilità.

“Tutte le principali ONG hanno protestato” dice Veronica. “Sì possono esserci delle vittime” – mi trovo d’accordo, immaginando i rifugiati sanguinanti, di notte, in difficoltà nella morsa dell’acciaio.

“Vedi, possono soffrirne anche i poveri animali selvaggi” spiega Veronica, ed io sono sorpresa del suo viso calmo, sospettando dell’ironia. Ma no, non c’è ironia. “I cinghiali e cervi locali hanno già sbattuto contro il muro” dice con preoccupazione. “Possono ferirsi”. “Sì, è vero. E la gente troverà ancora il modo di superarlo” dico “Farà tunnel o aprirà dei varchi”.

“Sarà sufficiente comprare al negozio un buon coltello dell’esercito svizzero” dice Marton Dyendeshi, parlamentare ungherese del partito Jobbik “ – il muro non è un ostacolo. Se l’immigrato ha viaggiato per migliaia di chilometri per arrivare in Europa, per lui non sarà un problema aggirare quel muro o comprare un coltello. Forse non subito, ma gli immigrati troveranno una soluzione. A Budapest sono da tutte le parti. Dormono sull’erba nei parchi pubblici. Noi non sappiamo di cosa soffrono, che virus portano con loro. È un vero disastro! Due anni fa il numero di domande di asilo non superava le duemila. E alla fine di luglio di quest’anno, abbiamo già ricevuto un centinaio di migliaia di domande! Non abbiamo l’infrastruttura per affrontare questo afflusso di persone! La UE non vuol parlare dei veri problemi. I burocrati di Bruxelles parlano solo delle ragioni economiche e sociali della nuova migrazione. Ma se vogliamo andare alle radice del problema, dobbiamo capire che la ragione principale è la politica estera dell’Occidente. Gli interventi in Nord Africa e nel Medio Oriente, la destabilizzazione di Paesi come Iraq, Siria, Afganistan, Tunisia, Libano, Egitto, Libia. E questo è solo l’inizio. Non sappiamo ancora quanti migranti ci arriveranno dall’Ucraina, se essa si troverà in collasso e nella catastrofe economica (ed è solo questione di tempo). L’Europa sta ancora parlando della politica multiculturale, della tolleranza, dei diritti dei rifugiati. Ma la UE è come un paziente che ancora non sa di essere malato.
Per l’Ungheria, tutto ciò è frustrante. Gli ungheresi non hanno mai avuto un passato coloniale. La Francia e l’Inghilterra stanno pagando per i loro crimini. Colonizzarono le genti orientali, ed ora i loro ex schiavi sono tornati e richiedono risarcimenti. Ma noi non abbiamo niente di cui vergognarci.”

“Sei sicuro di non aver niente di cui vergognarsi? Ascolta la storia del dottor Ahmad originario della Libia”.

 

Doganieri ungheresi cercano rifugiati nelle auto al confine

Doganieri ungheresi cercano rifugiati nelle auto al confine

 

“Nessuno è innocente”

Ho incontrato il dottor Ahmad (come si fa chiamare) nella cittadina di confine serba di Kanizha, al caffè Venezia. Sono stata subito colpita da questo figlio dell’Africa, con la lucente faccia scura e le labbra prominenti. La maschera di un dio africano. Beveva lentamente il caffè e fumava una sigaretta, e guardavo le sue mani, larghe e belle, con quei movimenti precisi e netti. Mani da chirurgo. E ci indovinai.

Mi presentai e ci immergemmo in una conversazione. Parlammo delle guerre “alla moda” e di quelle “fuori moda”, del fatto che tutti i rifugiati assicurano le autorità locali di essere siriani.

Guerre “alla moda”! rise con sarcasmo il Dott. Ahmad. “Bene, hai ragione. L’Europa non vuol sentir parlare di rifugiati dall’Iraq e dall’Afghanistan. Sarebbero capaci di mettersi del cotone nelle orecchie! Ma sono ancor più offesi dai rifugiati della Libia. Perché Francia e Inghilterra hanno bombardato il mio Paese ed ora si girano dall’altra parte!

Dicono, vi abbiamo portato la democrazia e voi non sapete godere dei frutti della libertà! Voi libici, dovreste vergognarvi per aver ingannato le nostre attese. Lo confesso, anch’io ero uno sciocco. C’era euforia quando abbiamo spodestato Gheddafi. Mio figlio era un ragazzo entusiasta ed ammirava la rivoluzione, ma è morto”.

La faccia del Dott. Ahmad rimase calma mentre parlava di suo figlio. Fatalismo musulmano e riservatezza  orientale.

“Ho due figlie. Siamo sfollati in Egitto proprio quando è iniziato il caos, lasciando la tomba del figlio. Sono un dottore, ma in Egitto non ho trovato un lavoro al mio livello. C’è competizione ovunque, e i forestieri non sono amati. Non ti annoierò con la storia delle mie peregrinazioni. In Europa spero di confermare la mia laurea. Ho un buon inglese, forse avrò fortuna”.

“Ma i locali sono in panico per l’invasione!” dissi “ I serbi, i greci, gli ungheresi, gli slovacchi, i cechi dicono di non meritarsela! Non è colpa loro se l’intero Medio Oriente ed il Nord Africa stanno affogando nel sangue”.

“Veramente!” esclama il Dott. Ahmad, e il bianco giallastro dei suoi grandi occhi africani si tinge di sangue “Io non ho dispute con i serbi, PER ORA. Ma Grecia, Ungheria, Slovacchia, Croazia sono membri della NATO. Sì, loro non hanno bombardato il mio Paese, ma non è forse vero che finanziano il budget militare della NATO? Non hanno spedito i loro soldati in Afghanistan ed Iraq? Non potranno evitare la punizione. La NATO ha arrossato col sangue l’intero Medio Oriente, ed ora, la debole Europa, che ha ceduto al Satana americano il potere su sé stessa, sarà distrutta. Le nostre donne figlieranno. In cinque anni la faccia dell’Europa cambierà completamente. Io non sono contento di tutto ciò. Rispetto la grande cultura europea e non voglio vedere le moschee al posto delle chiese. Ma ciò avverrà. È una punizione. Inshallah!”

“La colpa dovrà essere condivisa da tutti”

“Il tuo dottore ha ragione!” grida improvvisamente Marton Dyendeshi, parlamentare ungherese del partito Jobbik, quando gli racconto la storia del Dott. Ahmad “L’Ungheria è membro della UE e della NATO. E quando queste organizzazioni perseguono una politica aggressiva per distruggere la Siria, la Tunisia, la Libia, l’Iraq, noi non dobbiamo restare zitti.

Dobbiamo dire ai nostri alleati: Ascoltate! È contro gli interessi dell’Europa e contro gli interessi del nostro Paese!
Sì, non abbiamo partecipato ai bombardamenti in Iraq e Siria, ma il nostro silenzio è la nostra colpa.

Continuo a credere che abbiamo fatto un grosso errore nell’entrare nella NATO. Sulla carta, siamo entrati in un’alleanza difensiva. In pratica, l’Ungheria è membro di una aggressiva organizzazione offensiva che sta distruggendo il Medio Oriente e provocando la Russia nella crisi con l’Ucraina. I leader dell’Europa sono o sciocchi o traditori. Anche se, quando da Wikileaks apprendi che perfino la Merkel è sotto sorveglianza continua da parte dello spionaggio statunitense, capiamo che la maggior parte dei leader della Unione Europea possa essere oggetto di ricatto”.

 

Živadin Jovanović

Živadin Jovanović

 

Živadin Jovanović, l’ex ministro degli esteri della Serbia, è di quelli che vedono chiaramente le connessioni del passato col presente.

“La nuova distruttiva ondata di migrazione è conseguenza delle politiche imperialiste dell’Occidente” mi dice “È iniziato tutto con il bombardamento della Serbia. Qui fu fatto il primo passo verso l’attacco contro Somalia, Sudan, Afganistan, Iraq con il pretesto di combattere il terrorismo o proteggere i diritti umanitari. L’America ha sempre perseguito una politica di caos, che le dà il controllo sulle risorse naturali, sulle linee strategiche di comunicazione e sul traffico di esseri umani, droga, armi.

Le conseguenze sono state devastanti per l’Europa, la UE più che un alleato degli USA è un loro antagonista. È per questo che l’America ha forzato la UE a partecipare a tutte le operazioni militari condotte dagli Stati Uniti fin dalla guerra contro la Jugoslavia. In verità, gli europei stanno combattendo contro sé stessi. L’attacco alla Libia è stato una barbarie, di cui un simbolo è stato il terribile e brutale assassinio di Gheddafi. Adesso abbiamo ottenuto un enorme territorio controllato da nessuno, in piena anarchia. La guerra contro la Libia ha rivelato il volto dell’Occidente, egoista e neo-coloniale. Abbiamo visto la Francia, sofferente di un complesso di inferiorità, senza il suo prestigio perso da lungo tempo, e Sarkozy, aspirante al ruolo di Napoleone. Abbiamo visto l’Inghilterra, con la sua storica enorme esperienza coloniale, ma anche con la sua assenza di potenza militare. Gli inglesi sono spesso gli ispiratori del conflitto, e cercano di combinare le ambizione dell’ex Impero con la forza ed il potere americano. Ed ora gli inglesi ed i francesi  cantilenano che si deve fare qualcosa riguardo gli immigrati. Ma qui abbiamo a che fare con un classico effetto boomerang.

Sì, la bomba migratoria è esplosa, ma le cause dell’esplosione sono diverse da quel che sembra a prima vista. Stanno arrivando gli uomini giovani, educati e con i soldi. Tutti i parrucchieri alla moda di Belgrado sono affollati da gente del Medio Oriente. Portano bauli di vestiti alle costose lavanderie a secco. È assolutamente chiaro che qualcuno li sta aiutando finanziariamente.

La polizia ha già ammesso che fra gli immigrati ci sono degli estremisti. Tutto quel che può fare la polizia è di prendere le loro impronte digitali. Abbiamo a che fare con i cosiddetti “terroristi dormienti”. Quando richiesto,  essi “si sveglieranno” e l’Europa sarà immersa in una ondata di terrore”.

 

Parte 1

Parte 2

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Articolo di Darya Aslamova apparso su FortRus l’8 settembre 2015

Traduzione in inglese dal russo di Kristina Rus, pubblicato su Komsomolskaya Pravda

Traduzione in italiano di Fabio_San per SakerItalia.it

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