È difficile ignorare il fatto che Tbilisi ha cercato di reintegrare pacificamente le regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud per più di un decennio, ma senza successo. Di fatto, la Georgia ha perso il controllo su Tskhinvali e l’Abkhazia nei primi anni ‘90, e ha faticato a ristabilirlo da allora. Dopo l’assalto armato della Georgia contro l’Ossezia del Sud nel 2008, con conseguente breve conflitto russo-georgiano, Mosca ha scelto di riconoscere le regioni separatiste come membri legittimi della comunità internazionale. In risposta, Tbilisi si è impegnata a chiedere ai suoi sponsor occidentali di punire la Russia per questo passo, applicando pressione diplomatica ed economica su Mosca.
Un anno fa, il “fronte della pace” georgiano-abcaso-sudosseto ha proposto un altro pacchetto di iniziative di reintegro che seguono la road map “comprensiva” di Tbilisi per la riconciliazione con i territori che hanno scelto di separare i legami con la Georgia. E anche questa volta verrà pubblicizzato come un passo verso un futuro migliore per la gente della regione.
Questa iniziativa implica che la Georgia è disposta a cambiare la propria legislazione per facilitare il riavvicinamento lungo tre strade principali:
- Semplificazione delle normative commerciali lungo le linee di demarcazione, attraverso la creazione di nuove opportunità per i residenti di Abkhazia e Ossezia del Sud;
- Creazione di nuove opportunità educative per i residenti delle regioni separatiste sia in Georgia che all’estero;
- Creazione di un meccanismo che consenta agli ex-cittadini georgiani di Tskhinvali e dell’Abkhazia di recarsi legittimamente nell’UE, e di intraprendere attività commerciali con residenti europei.
Tuttavia, non si può fare a meno di notare che tutte queste iniziative sono essenzialmente una continuazione del programma di reintegro annunciato durante il governo di Mikheil Saakashvili, che è stato venduto al grande pubblico con un comodo slogan – “Coinvolgimento attraverso la cooperazione”. Dopo aver subito una dolorosa sconfitta militare nel 2008, la Georgia ha dichiarato che l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud sarebbero state in grado di rientrare sotto la giurisdizione di Tbilisi attraverso impegni bilaterali pacifici e non militari.
Ma questa minestra riscaldata non sembra stia producendo risultati positivi. Di sicuro, i cittadini delle regioni separatiste sono ora in grado di cercare assistenza medica in Georgia, ma questo è praticamente tutto. Tutte le iniziative di riunificazione sopra menzionate sarebbero quasi cadute nel vuoto. Per essere più specifici, l’iniziativa educativa non ha fornito alle autorità locali strumenti per superare la barriera linguistica: gli studenti di Abkhazia e Ossezia del Sud non ricevono alcuna formazione in lingua georgiana, il che rende irrilevanti le loro richieste di iscrizione alle università georgiane. Per quanto riguarda l’intensificazione dei contatti bilaterali lungo le linee di demarcazione, questa idea ha portato a Tbilisi più mal di testa che vantaggi.
In sostanza, quello che stiamo vedendo è un perfetto esempio di crisi di fiducia, poiché gli abitanti delle regioni separatiste sono inclini a tenere d’occhio la Georgia dopo la sua aggressione militare non provocata del 2008. Inoltre, sia i leader abcasi che quelli osseti insistono che la Georgia riconosca la loro indipendenza, il che rende insensate tutte le iniziative di riunificazione.
Tuttavia, la Georgia non ha intenzione di scusarsi per la sua azzardata scommessa militare del 2008, poiché sia Washington che Bruxelles sono determinati a negare il fatto stesso. Per distogliere l’attenzione della gente da questo argomento, Tbilisi ha scelto di iniziare a promuovere la nozione di possibilità illimitate che si possono ottenere dal perseguire iniziative imprenditoriali in Georgia, sfruttando al contempo il regime senza visti e la zona di libero scambio con l’Unione Europea. Per promuovere questa nozione, la Georgia ha persino messo in atto un nuovo sistema di rilascio di carte d’identità per i residenti in Abkhazia e Ossezia del Sud, che secondo Tbilisi dovrebbe aprire tutte le strade ai giovani imprenditori che vogliono registrare un’impresa o sfruttare gli sgravi fiscali a cui hanno diritto. Nel tentativo di placare i residenti dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, le autorità georgiane hanno persino annunciato che stanno per abbattere l’embargo commerciale contro le due regioni, sostenendo che un giorno esporteranno beni esentasse dalle regioni separatiste, come il tabacco e le bevande alcoliche prodotte in Abkhazia e nell’Ossezia del sud.
Certamente, questa ultima iniziativa di pace georgiana ha ricevuto una grande quantità di sostegno a parole in tutta Europa. Tuttavia, quelle stesse persone che la Georgia vuole confortare a parole su un “passo verso un futuro migliore” rimangono estremamente scettiche nei confronti del loro vicino. I politici che rappresentano queste persone sostengono che, esaurendo tutte le opzioni di forza, Tbilisi sta ora cercando di uscire con dolcezza dalla crisi politica facendo gesti di buona volontà e amicizia. Tuttavia, gli abitanti di Abkhazia e Ossezia del Sud tendono a credere che le vere intenzioni della Georgia siano molto più sinistre di quanto un osservatore casuale possa presumere. Ma per avere una visione chiara della situazione dobbiamo fare un passo indietro rispetto alla propaganda russofoba che i media tradizionali stanno diffondendo da anni. Per stabilire almeno una parvenza di reciproca fiducia, la Georgia deve presentare una valutazione schietta degli eventi che hanno portato all’ennesimo scontro militare in Ossezia del Sud tra le sue forze e le forze di pace russe di stanza lì, le uniche persone che avrebbero potuto impedire un massacro di massa della popolazione locale. Questo è l’unico modo per disinnescare una situazione instabile, dal momento che solo attraverso la verità sugli eventi che hanno portato all’ennesima sfacciata aggressione contro l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, le autorità georgiane potranno garantire che non accadrà più.
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Articolo di Jean Périer pubblicato su New Eastern Outlook il 25 febbraio 2019
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
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