Quando la settimana scorsa [il 22 gennaio 2019] la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno firmato il nuovo accordo franco-tedesco nella storica città di Aquisgrana, lo sfarzo e la solennità facevano da sfondo.
Ma se facciamo un primo piano, metaforicamente parlando, vediamo che i due leader sono afflitti da sconcertanti problemi politici nei rispettivi paesi, così come nell’intera Unione Europea e a livello internazionale.

Se la scelta di Aquisgrana, città al confine tedesco, come centro dell’impero carolingio nell’IX secolo, era stata pensata per ispirare unità, potrebbe parimenti ricordare anche un tragico destino. Tutti gli imperi sono destinati a cadere. Perché anche la sovranazionale Unione Europea non dovrebbe soccombere alla rovina?

L’accordo franco-tedesco firmato da Macron e Merkel è sembrato più un gesto di pubbliche relazioni che uno sviluppo sostanziale.

Tanto per cominciare, esiste già un accordo tra le due nazioni. Il Trattato dell’Eliseo del 1963 è stato firmato da Charles De Gaulle e Konrad Adenauer, ed è visto come una storica riconciliazione postbellica tra le due maggiori potenze europee che ha contribuito ad aprire la strada alla moderna Unione Europea.

Alcuni osservatori si sono chiesti se era necessario un nuovo trattato a firma di Macron e di Merkel. “E’ come una vecchia coppia che rinnova i voti matrimoniali”, ha commentato a France 24 lo storico Marion Gaillard.

Il trattato della settimana scorsa ha lo scopo di rafforzare la cooperazione tra Germania e Francia in politica estera, difesa, sicurezza, politica economica, e di rinforzare il più ampio progetto europeo. Da notare che un altro scopo è di rafforzare la “possibilità per l’Europa di agire in modo indipendente”.

Il giorno dopo la firma, Angela Merkel si è rivolta al World Economic Forum di Davos, affermando che il nuovo patto franco-tedesco è stato un passo concreto verso la creazione di un esercito europeo.

Lottare per dare all’Europa l’indipendenza in politica estera e difesa, è ovviamente una risposta alle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Unione Europea, tensioni che sono bruscamente emerse da quando Donald Trump è diventato presidente.

I rimproveri di Trump ai governi europei (in particolare quello tedesco) su commercio, politica estera e spese militari NATO, hanno inevitabilmente spinto le due principali potenze europee – Berlino e Parigi – a stringere i ranghi e forse a tentare di salvare una certa rispettabilità della loro immagine, per non sembrare dei meri vassalli di Washington.

Ma la prospettiva non è fausta. I governi europei continuano a seguire pedissequamente la linea dettata da Washington sull’adozione di sanzioni ostili contro la Russia. Sempre la scorsa settimana, è stato vergognoso come l’Unione Europea ha docilmente assecondato il palese tentativo di colpo di Stato in Venezuela per mano di Washington. Alla faccia dell’indipendenza!

Merkel e Macron avevano anche gli occhi puntati sulle crescenti pressioni dall’interno del blocco europeo.

I due leader lamentano l’ascesa di “populismo e nazionalismo” come forze negative che minano e spaccano il progetto a 28 membri dell’Unione Europea. Così, firmando l’accordo della scorsa settimana, il leader francese e quello tedesco puntavano a “ispirare unità” e “coesione”.

Di nuovo, il loro sforzo sembra più sfarzo e pubbliche relazioni che un progresso sostanziale.

Mentre Macron versa il the alla Merkel e condivide alcune finezze ad Aquisgrana, entrambi i loro paesi barcollano per instabilità sociale dovuta ai problemi economici e all’immigrazione fuori controllo. Entrambi i leader hanno decisamente perso autorità politica. Sono figure che risultano indebolite agli occhi dei rispettivi pubblici, a differenza di quando nel 1963 firmarono De Gaulle e Adenauer, considerati a quel tempo stimati statisti.

Il Macron della Francia è particolarmente disprezzato da un numero sempre maggiore di suoi concittadini. Le proteste dei Gilet Gialli, che tengono sotto scacco la Francia da quasi tre mesi, stanno chiedendo [in inglese] le sue dimissioni, prendendolo in giro definendolo “presidente dei molto ricchi”.

Anche la Merkel è un’ombra della “cancelliera di ferro” di una volta. Nel suo ultimo mandato, ha subìto una flessione della sua reputazione, compromessa da un crescente malcontento economico tra i Tedeschi e una crescita di Alternativa per la Germania, partito euroscettico e anti-immigrazione. La precedente politica delle “porte aperte” all’immigrazione voluta dalla Merkel è stato un boomerang che ha danneggiato la forza elettorale del partito cristiano-democratico di centro-destra.

La firma dell’accordo franco-tedesco di una settimana fa è visto come un vano tentativo di entrambi i leader di darsi un’aurea di solennità a fronte delle crescenti critiche e all’astio degli elettori. Al contrario, l’esercizio di Aquisgrana inciterà ulteriormente il disprezzo popolare.

A proposito dell’“unità ispiratrice” di Macron e Merkel per il resto dell’Europa, l’ostentazione e il cerimoniale di entrambi stridono rispetto alla realtà, fatta di una rabbia viscerale in tutta la UE per ciò che molti cittadini vedono come un distaccato e insensibile establishment europeo, la cui politica neoliberista e capitalistica accumula inesorabilmente miseria sociale.

Macron depreca il cosiddetto “populismo”, visto come un flagello che si abbatte su una presunta incontaminata Europa. Si è anche espresso sulla politica populista definendola una forma di “lebbra” che corrode il corpo politico della UE. I suoi commenti malevoli sono stati visti come un attacco ai partiti di governo in Italia e Ungheria.

Il vice-premier italiano Matteo Salvini è diventato una spina nel fianco di Macron. Salvini ha criticato [in inglese] il leader francese per essere “tutto fumo e niente arrosto”, aggiungendo che sperava di vedere presto gli elettori francesi sbarazzarsi del “terribile Macron”.

Anche il secondo vice-premier italiano Luigi Di Maio ha dato un calcio verbale alle pretese francesi della scorsa settimana. Ha accusato la Francia di “sfruttare l’Africa” attraverso la sua politica economica verso le ex colonie, modo con cui – ha dichiarato Di Maio – il governo francese sta alimentando l’emigrazione verso l’Europa.

Considerando che l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Europa (insieme a Francia e Germania), i sempre più aspri toni verbali dimostrano proprio quanto si sia frammentato il blocco europeo.

Deve allarmare profondamente gli eurofili come Macron e Merkel il fatto che così tanti partiti in tutta Europa hanno appoggiato la Brexit della Gran Bretagna, nonostante il casino che gli Inglesi hanno fatto in questa occasione.

Ciò che Macron e Merkel (e altri politici pro-establishment europeo) non sembrano capire è che il “populismo” è semplicemente una rivolta democratica contro l’ortodossia di economie in corsa per soddisfare le grandi banche e il grande business, mentre ci si aspetta che le persone ordinarie sopportino povertà, bassi salari, disoccupazione, aumento del costo della vita, alloggi inavvicinabili e il peggioramento del servizio pubblico.

In altre parole, persone come Macron e Merkel hanno creato le proprie sfide, le opposizioni e i fallimenti perseguendo una politica capitalistica in bancarotta.

La scorsa settimana durante la conferenza delle elite economiche a Davos, il premier italiano Giuseppe Conte ha criticato la politica economica europea per “aver seminato disperazione e scontento in tutta Europa”. Ha aggiunto: “noi siamo radicali perché vogliamo ridare potere alla gente”.

Il trattato franco-tedesco firmato la scorsa settimana è un inutile cerotto messo per coprire un’Europa in frantumi. Ciò che si deve fare è ricostruire l’Europa con un sistema politico ed economico che sia genuinamente democratico nell’affrontare i bisogni della gente comune. E creare un’Europa che sia davvero indipendente rispetto alla fissazione bellica e all’ossessione per la Guerra Fredda contro la Russia da parte di Washington.

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Articolo di Finian Cunningham pubblicato su Information Clearing House il 31 gennaio 2019
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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