Victoria Nuland, l’esperta USA di regime change e architetto di destabilizzazioni regionali, ha recentemente visitato i Balcani per sostenere la solita storia dell’integrazione Euro-Atlantica. Il suo viaggio avviene in un momento in cui l’importanza di questa regione dal punto di vista geostrategico è al culmine, dato che questi territori si trovano sul fronte della Nuova Guerra Fredda tra i mondi unipolare e multipolare. La geopolitica energetica continua ad essere di sicuro uno dei principali fattori dietro la rinascita di questa rivalità, ma ci sono molte altre variabili in gioco, quali l’affinità antropologica/culturale e il supporto di base all’idea di Stato sovrano. I progressi asimmetrici che la multipolarità è riuscita ad effettuare in questa regione possono essere parzialmente attribuite alla reazione negativa che la popolazione ha avuto nei confronti dei dolorosi processi di “integrazione” (in realtà occupazione) di cui hanno avuto testimonianza in Grecia, Bulgaria, Romania e Croazia.
Avvertendo il cambio della marea nel sentimento popolare causato dall’incompetenza politica ed economica dell’élite pro-UE, la Nuland è arrivata nei Balcani, per pronunciare una serie di velate minacce allo scopo di spaventare chi nei territori della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, della Serbia e della Macedonia, resiste alla sottomissione alla potenza unipolare. Ironicamente alcune delle sue pretese, potrebbero essere fatte proprio dalle stesse forze multipolari che lei vorrebbe distruggere e, se correttamente indirizzate, potrebbero condurre al rafforzamento della multipolarità e al contempo promuovere i tentativi pragmatici (anche se a volte goffi) dei loro governi di svincolarsi dalla dipendenza nei confronti dell’UE e rivolgersi verso una cooperazione fattiva ed equilibrata con la Russia.
L’articolo inizia con la descrizione dei tre temi del discorso della Nuland e affianca il virgolettato ad un’analisi degli argomenti che implicitamente sostiene. Tutto porta alla minaccia ultima: “Questa regione può di nuovo divenire un territorio rischioso, preda di odio e interferenze esterne che hanno prodotto dolore tante volte in passato” se non segue i comandamenti USA, i cui scenari sono giò stati descritti in un approfondito articolo sull’argomento. La seconda parte dell’articolo tenta di invertire le strategie della Nuland, suggerendo modi in cui alcune delle sue indicazioni possono essere sfruttate per resistere al ruolo autoassegnatosi dagli Usa e liberare i Balcani dal controllo unipolare.
I Tre Passi Per La Servitù
La Nuland immagina tre passi da percorrere al fine di domare le resistenze regionali (Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, Serbia e Macedonia):
Capitolare Politicamente:
Gli USA sono inflessibili rispetto al fatto che entità che non si siano ancora integrate formalmente nello spazio Euro-Atlantico, seguano una cosiddetta “mappa democratica” al fine di accelerare il loro progresso. Questo è semplicemente un eufemismo per cedere ancora più sovranità di quanta ne abbiano già ceduta e smantellare gli apparati istituzionali che ostacolano il percorso degli USA. Ecco cosa dice la Nuland su quest’argomento, e cosa intende veramente:
* Bosnia:
“Prendiamo la Bosnia Erzegovina. Ventanni dopo Dayton, è inconcepibile che l’unità dello Stato sia ancora messa pubblicamente in discussione da chi vuole bloccare le riforme, compromettendo l’assistenza del FMI. L’UE ha offerto alla Bosnia Erzegovina la possibilità di entrare a farne parte, ed il mese scorso ha attivato il SAA [Stabilization and Association Agreement, Accordo di Stabilizzazione e Associazione, NdT], ma i politici continuano a porre gli interessi etnici e di partito al di sopra delle basilari riforme sociali, economiche e politiche necessarie alla prosecuzione. Gli Stati Uniti si uniscono alla UE, al FMI ed alla Banca Mondiale nell’esortare i leader della Bosnia Erzegovina a decidersi a fare le riforme cruciali adesso se non vogliono rischiare di essere lasciati indietro per altri vent’anni”.
In modo indiretto, tutte le critiche negative sono dirette contro la Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, la cui autonomia costituzionale pone un fortissimo ostacolo al formale assorbimento della Bosnia da parte delle istituzioni Euro-Atlantiche. Finché la regione resta autonoma e continua a difendere i propri diritti legali all’interno dello stato bosniaco (mettendone in discussione l’unità, secondo la Nuland), l’intero Paese non potrà mai unirsi all’UE o alla NATO, anche se alcune sue parti (a esclusione della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina) potrebbero entrare a far parte di un accordo ombra con una delle due organizzazioni basate a Bruxelles, esattamente come sta tentando di fare l’Ucraina oggi. A causa di questa resistenza, la metà di una federazione sovrana viene malignamente accusata di anteporre i propri interessi di parte, il che è una descrizione volutamente distorta della situazione, tesa a diffamare e a giustificare “attacchi di rappresaglia“ (in realtà offensive ingiustificate) contro la repubblica. Se la Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina non rinuncia a difendere legalmente i propri interessi sovrani all’interno del Paese, allora la Nuland lascia intendere che dovrà sopportare le conseguenze di qualunque futura ripercussione negativa, inducendo così a chiedersi che genere di misure punitive lei e i suoi compari abbiano in mente.
* Macedonia:
“Il nostro messaggio per la Macedonia è altrettanto duro: vi aspettano tutte le possibili opportunità di unità e prosperità; la NATO e l’UE aspettano il vostro ingresso. Ma le principali forze politiche devono smetterla di battibeccare e intraprendere il cammino delle riforme democratiche tracciato dal Commissario UE Johannes Hahn, con il sostegno USA, e quindi passare oltre la controversia del nome con la Grecia. Di nuovo, non sprecate quest’occasione.”
La Nuland è piuttosto franca nelle sue “raccomandazioni“ per la Macedonia – deve adattarsi al “golpe morbido“ preparato per l’anno prossimo (in altre parole, non costringete gli USA a scatenare una Guerra Ibrida) e abbandonare interamente il senso della propria identità nazionale. Solo dopo aver rinunciato completamente alla propria autostima, potrà entrare a far parte di UE e NATO, come un attore di terza classe, all’unico scopo di farsi risucchiare via la sua crescita prevista al 3.5% e oltre, rimediare a qualsiasi perdita finanziaria la Germania possa subire a causa della Grecia, e fornire carne da cannone per la prossima guerra dell’Occidente in Libia e altro ancora. Il rafforzamento della sicurezza democratica macedone, e la sua fiera protezione della propria identità etnica, linguistica e storica impediscono la realizzazione dei piani USA per il paese, per questo “si spreca il momento” per l’integrazione Euro-Atlantica e il processo si trascina a tempo indeterminato, senza arrivare a conclusione (con grandi vantaggi per il paese, aggiungiamo). La Nuland in sostanza si oppone alla semplice idea di Macedonia, si tratti di uno Stato indipendente o un’identità nazionale in qualunque forma, e per questo è così inflessibile nel sostenere che il Paese debba sacrificare la propria sovranità politica e metafisica, al fine di diventare un non-membro della sfera Euro-Atlantica.
* Serbia:
“Nel frattempo, con la guida forte e paziente dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Federica Mogherini, il Kosovo e la Serbia stanno facendo progressi nella guarigione delle proprie ferite, e creano accordi per vivere da buoni vicini. Ma il lavoro è tutt’altro che concluso. Vogliamo che il 2015 sia l’anno in cu il dialogo tra Pristina e Belgrado avanzi al punto da consentire all’UE di aprire un dossier per la Serbia e firmare il SAA con il Kosovo. Ma ciò richiederà decisioni coraggiose, sia a Pristina, sia a Belgrado. Di nuovo, in unione con l’Europa, l’America dice: cogliete l’attimo e noi vi aiuteremo.”
Più di ogni altra cosa, gli USA vogliono mettere pressione sulla Serbia affinché cambi la propria Costituzione omettendo ogni riferimento al Kosovo come parte integrante del paese e, di conseguenza lo riconosca come uno Stato indipendente. Se si riesce ad arrivare a questo (non importa quante minacce di terrorismo o di Rivoluzioni Colorate ci vogliano), allora gli USA possono confidare nella Serbia come satellite ed essere sicuri riguardo all’incredibile livello di egemonia che riescono a esercitare sui suoi affari. Resta sottinteso che questo sviluppo segnerebbe la fine del Balkan Stream, che è il vero motivo per cui la Nuland è così desiderosa che avvenga il più presto possibile (preferibilmente entro fine anno, secondo il suo calendario). Prendere la Serbia, se si vuole usare quest’espressione, è quindi diventata una priorità per la politica estera americana, tenerlo presente aiuta a spiegare i recenti eventi di Srebrenica. La folla inferocita che inizia a lanciare pietre non è stato un “casuale“ atto di “protesta“ di gente che si è fatta prendere la mano, ma una provocazione pianificata allo scopo di mandare a Vucic un forte messaggio personale – arrenditi agli USA o dovrai affrontare il linciaggio pubblico come Gheddafi.
Rattoppare la Yugo-slavi-a [slavi significa schiavi in Latino, NdT]:
I messaggi della Nuland non contenevano solo critiche, in alcune parti avevano lo scopo di trasmettere i suoi auspici riguardo a come diventerebbero dei Balcani sotto dominio unipolare:
“Questo mi porta al secondo insieme di sfide: lo sviluppo della regione, l’integrazione e la sicurezza energetica necessari a perseguire prosperità e crescita. I Paesi di questa regione raggiungeranno il loro pieno potenziale, quando sostituiranno la cooperazione alle mutue rivalità e seguiranno la via dei progetti regionali che porteranno occupazione, investimenti ed affari puliti all’intera regione.
Gli Stati Uniti sostengono fortemente la Cancelliera Angela Merkel e il Berlin Process. Abbiamo porto la mano alla UE per vedere in che modo sarà possibile indirizzare le Istituzioni Finanziarie Internazionali, l’assistenza allo sviluppo USA, investimenti privati e assicurativi verso progetti, per infrastrutture chiave come strade, ferrovie e progetti energetici.
Stiamo anche lavorando a stretto contatto con il Vice Presidente UE Maros Sefcovic, ed il Commissario per l’Energia e il Clima Arias Canete per ultimare progetti energetici fondamentali, che condurranno questa regione al suo ruolo naturale di centrale energetica di tutta l’Europa Centrale. Ne fanno parte il terminale per il gas dell’isola di Krk, interconnessioni chiave con Ungheria, Bulgaria e Serbia, e nuove esplorazioni offshore nell’Adriatico.“
In sostanza, sta proponendo una versione svuotata della Jugoslavia, che segua servilmente il modello unipolare UE di saccheggio delle risorse e intrappolamento nei mercati. Ritornare alla ex Jugoslavia non è una brutta idea da nessun punto di vista (e in effetti è abbastanza naturale) ma la modalità invocata è concepita per indebolire, non rafforzare i Paesi della regione. Dovesse avere successo la Nuland, la Germania governerà i Balcani su delega americana tramite la realizzazione del cosiddetto Berlin Process, che le garantirebbe finalmente il tanto desiderato controllo sulla regione che ha cercato di dominare nel corso dell’ultimo secolo. Solo dopo che Berlino sarà ufficialmente diventata il “boss dei Balcani“ la regione potrà svilupparsi ed integrarsi, se si deve credere alla “profezia“ della Nuland.
Esattamente come nella Seconda Guerra Mondiale, i Tedeschi sperano di usare la Croazia come loro referente regionale per mantenere il controllo sul resto dei Balcani. Stavolta tramite il controllo delle fonti energetiche, non coi genocidi. A parte gli enormi costi finanziari che l’import di gas comporterebbe, ci sono dei costi politici inerenti al subappalto alla Croazia del controllo della regione. Se infatti quest’ultima riuscisse a raggiungere una posizione di leadership nella regione, tramite lo sfruttamento delle infrastrutture energetiche proposte, potrebbe prendere iniziative tese a promuovere i propri interessi nella Bosnia divisa e fare leva sulla propria posizione di stato di transito per sottoporre la Serbia a ricatti riguardanti le fonti di sostentamento: nel progetto USA/UE per i Balcani, la Croazia è il guardiano della soglia che controlla le risorse e i flussi di merci nel resto della regione, cosa che imporrebbe un rigoroso flusso di sviluppo da Nord a Sud, di polarità opposta alla dinamica Sud-Nord del Balkan Stream.
Eliminare le Forze Resistenti:
Il terzo elemento delle prescrizioni della Nuland per i Balcani consiste nell’eliminazione da parte della stessa regione di tutte le forze che sbarrano il percorso dell‘unipolarità:
“Così come raddoppiamo i nostri sforzi per portare la crescita all’intera regione, dobbiamo anche essere vigili difensori dei nostri valori democratici. Noi siamo per il libero commercio, i liberi mercati e la libertà dei popoli. Siamo più forti quando i nostri governi sono limpidi e servono il popolo. Noi aspiriamo a stabilire uno standard aureo per la tolleranza religiosa ed etnica e per il pluralismo. In ogni cosa che facciamo, dobbiamo sostenere il diritto sovrano delle nazioni di programmare il proprio futuro democratico: dobbiamo estirpare il cancro della corruzione che divora mezzi di sussistenza, democrazia e sicurezza; e dobbiamo lavorare assieme per arrestare la diffusione di estremismo violento e combattenti stranieri.
La corruzione resta uno dei principali impedimenti al progresso in questa regione. E‘ il cancro che prosciuga la forza dalle nostre democrazie e causa disoccupazione e disordini civili. E in misura ancora maggiore, apre punti deboli che vengono sfruttati da autocrati, stati petroliferi ed estremisti violenti. Tutti coloro che cercano di creare disordini qui, trovano un facile accesso se il denaro sporco può comprare i politici corrotti e sottrarsi alla legge e alla politica democratica.”
La sua polemica riguardo ai “valori democratici” e “lo standard aureo per la tolleranza religiosa ed etnica ed il pluralismo“ è solo retorica vuota e ipocrita che non aggiunge nulla al solito atteggiamento USA nei confronti della regione. E‘ interessante comunque notare che, quando parla di come “autocrati, stati petroliferi ed estremisti violenti“, li mette assieme come risultato della corruzione presente nella regione, che sarebbe causa anche di regresso democratico, disoccupazione e disordini civili.
Letta in un altro modo, sta dicendo che lo “stato petrolifero“ si “compra“ gli “autocrati“ che a loro volta generano “estremisti violenti“ e “disordini civili“. Interpretando l’eufemismo, la Nuland sta accusando la Russia di aver corrotto di governi di Serbia e Macedonia al fine di costruire il Balkan Stream, spiegando il ritorno del terrorismo albanese in questo Paese e il tentativo di Rivoluzione Colorata, come una semplice “reazione“ ai processi “corrotti“ e “autocratici“ che la Russia sosterrebbe.
Per questo motivo, qualunque cosa anche solo lontanamente associata con la Russia deve essere spazzata via dai Balcani, poiché la Nuland è evidentemente spaventata che tale influenza fortifichi i processi multipolari in corso e mantenga la Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, la Serbia e la Macedonia al di fuori del controllo formale americano. Allude proprio per questo alla minaccia sempre attuale, di iniziare una Rivoluzione Colorata in queste aree, quando accenna al fatto che “non è solo il governo a dover agire: la società civile, i media indipendenti e i private cittadini, tutti devono far sentire le proprie voci e collaborare alle necessarie riforme. Devono continuare ad affermare i loro diritti alla libertà di espressione, di essere rappresentati e di potersi pacificamente riunire.”
Quando gli USA decideranno di andare all’attacco per fare loro stessi il lavoro di eliminazione (come descritto in un articolo precedentemente linkato), allora venderanno la falsa narrativa secondo cui l’estremismo violento e i disordini civili sono causati dalla Russia e non hanno niente a che vedere con gli intrighi geopolitici americani e le operazioni dei servizi segreti, che in realtà ne sono i veri colpevoli.
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Articolo di Andrew Korybko apparso su TheSaker.is il 20/07/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it
“..Per questo motivo, qualunque cosa anche solo lontanamente associata con la Russia deve essere spazzata via dai Balcani, poiché la Nuland è evidentemente spaventata che tale influenza fortifichi i processi multipolari…” (Andrew Korybko)
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E’ il caso di aggiungere, a queste considerazioni, anche la Grecia di Tsipras, costretta a recidere immediatamente i rapporti commerciali e politici inizialmente intrecciati con la Russia. Lo scorso 17 marzo ha fatto visita a Tsipras, Viktoria Nuland, la donna/avvoltoio inviata dalla Casa Bianca diventata celebre per il suo “fuck the EU” e che ha contribuito al rovesciamento di Yanukovich in Ucraina. In quell’incontro del 17,la Nuland avrebbe ammonito (minacciato?) Tsipras dei rischi di un’eventuale Grexit, che potevano portare ad un rovesciamento del suo governo.. Come riportato dal Guardian, la “Nuland è volata ad Atene, per controllare la grande crisi del debito greco che rappresenta una minaccia geopolitica. Se la situazione dovesse sfuggire di mano, la Grecia potrebbe finire nella sfera della Russia, senza le strutture dell’UE che la collegano all’Europa Occidentale. Il fronte sud-orientale della Nato sarebbe enormemente indebolito in un momento di forte preoccupazione per la sicurezza globale..”. La perdita della Grecia sarebbe stata inaccettabile per Washington volendo mantenere intatte le postazioni Nato nell’Europa Orientale e continuare la politica di accerchiamento nei confronti della Russia. Quindi, gli Usa hanno usato contro Tsipras tutti i sistemi illeciti di pressione di cui sono capaci, all’insegna del “fuck the democracy”. Il premier greco dopo i ruggiti iniziali, ha scoperto di avere un cuore di coniglio ed ha ceduto su tutta la linea, forse ricordando il colpo di stato di Papadopoulos nel 1967 che diede inizio alla dittatura dei Colonnelli. Anche allora, la dittatura fu voluta da Washington nel timore che la Grecia potesse entrare nella sfera di influenza russa.
[slavi significa schiavi in Latino, NdT]
Il termine latino per indicare lo schiavo era “servus”.
Agni somiglianza con i Serbi è puramente casuale, in quanto i Serbi non erano neppure sorti all’orizzonte quando i Romani possedevano schiavi, ovvero “servi”.
Da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Slavi
Sicura invece è l’etimologia della parola schiavo (e dell’italiano ciao, da s-ciao, contrazione dal veneto). Indica l’ampiezza dell’asservimento degli slavi settentrionali. Nel latino medievale del secolo XIII, il vocabolo sclavus è calco diretto su slavus/sklavus, cioè slavo. Nella forma sklavus, o più esattamente sklavos, deriverebbe dal greco bizantino e corrisponderebbe al generico Sklavenes, appellativo con il quale gli storici dell’impero d’Oriente del secolo VI designavano gli Slavi che, varcato il Danubio, iniziavano a infiltrarsi nella penisola balcanica. Assai rapidamente e in tutti i paesi europei un etnonimo si mutò in sinonimo di popolo asservito, tanto più che l’accoglimento del termine sclavus nelle lingue medievali venne facilitato dall’universale considerazione degli Slavi, ritenuti all’epoca gli schiavi per eccellenza. Passato allora a indicare uno stato giuridico in sostituzione di mancipium e di servus, da sclavus sono discesi lo spagnolo esclavo, il portoghese escravo, il catalano esclau, il francese esclave, il tedesco Sklave, l’olandese slaaf…
Aggiungo inoltre che quella nota intendeva rendere il gioco di parole dell’originale in inglese “Yugo-slave-ia”, intraducibile in italiano (la parola slave in inglese è l’esatta traduzione di schiavo, e deriverebbe dal tardo latino cfr. http://www.etimo.it/?term=schiavo )
Articolo eccellente, grazie per la traduzione 🙂
” Rattoppare la Yugo-slavi-a [slavi significa schiavi in Latino, NdT]: “(dall’articolo)
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Tanto per fare un po’ di chiarezza…
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1° – Il termine Yugoslavia deriva da Jugoslavija, che significa, in lingua slovena e croata, “Terra degli Slavi del Sud “. Infatti, il prefisso ‘yug’ o ‘yugu’ significa ‘sud’.
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2° – Ora, vediamo di risalire all’etimologia del nome ‘Slavi’. La lingua slava può essere fatta risalire almeno all’età del bronzo (400 a.C.). Dai più antichi documenti scritti in slavo, rileviamo già l’uso del termine “slověne”. Da qui, tre possibili radici semantiche: ‘slovo’ -> discorso, parola, comprensione – ‘slava’-> gloria – ‘slav’ -> praticante, osservante, religioso. Quindi, generalizzando, Slavi può significare: Popolo che tramanda la gloria, Popolo osservante della propria religione e similia…
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3° – Poco prima dell’anno 1000 d.C, gli Slavi settentrionali pagani furono catturati dai Sassoni cristiani che ne organizzarono la prima vendita in massa in quei territori oggi germanici. Il termine sclavus (“schiavo”) iniziò, da allora, ad essere sinonimo di “Slavo”. Fu rintracciato, per la prima volta, in documenti tedeschi in sostituzione dei termini in uso nel latino classico: servus/i, famulus/i e mancipium/i. Nella forma sklavus, o più esattamente sklavos, deriverebbe dal greco bizantino. Infatti, “Sklavenes” era l’appellativo con il quale, nell’impero bizantino d’Oriente, si sottomettevano e si designavano gli Slavi. E così, un etnonimo, cioè il nome di un popolo, si mutò rapidamente in un sinonimo equivalente a ‘popolo asservito’.
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Per sintetizzare… Come veniva tradotto il termine ‘schiavo’ nel latino classico ? ‘Servus/i’, ‘famulus/i’, ‘mancipium/i’, ‘captivus/i’. – Come veniva tradotto il termine ‘schiavo’ nel periodo tardo medievale ? ‘Sclavus/os, nel latino volgarizzato dell’ex Impero romano d’Occidente e ‘Sklavus/os’, in lingua greca, in quello d’Oriente –
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