Milorad Dodik, presidente uscente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti della Repubblica Serba, insieme al Partito Socialista di Bosnia ed Erzegovina e all’Alleanza Popolare Democratica, ha vinto, con il 56% dei voti, le elezioni e rappresenterà la popolazione serba nel Parlamento della Bosnia ed Erzegovina, nonostante forti pressioni da più parti, incluse le pressioni e ricatti che venivano dalle ambasciate occidentali, che hanno cercato di escludere la componente serba di Dodik dalla scena politica bosniaca. L’altro candidato serbo sconfitto, Ivanić, ha sicuramente pagato per le politiche subordinate all’Occidente di questi anni, e la sottovalutazione dell’interesse nazionale serbo nello scenario bosniaco.

Gli altri due rappresentanti, saranno, per la comunità croata di Bosnia, Željko Komšić del Fronte Democratico dei Croati della Bosnia ed Erzegovina, mentre tra i Musulmani è stato eletto Šefik Džaferović del Partito d’Azione Democratica (SDA). Vi dirò in seguito chi sono e che ruolo hanno avuto durante la guerra degli anni novanta.

Come si sa, la Bosnia ed Erzegovina, sulla base degli Accordi di Dayton dopo la guerra fratricida, è formata da due entità: la Federazione della Bosnia ed Erzegovina (abitata in prevalenza dai cosiddetti bosgnacchi e da croati) e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (abitata in prevalenza da serbi). Ha tre presidenti perché è divisa in tre principali gruppi etnico-linguistico-religiosi: i cosiddetti bosgnacchi (Musulmani), i croati (Cattolici) e i serbi (Ortodossi). Ognuna di queste tre componenti elegge un presidente che a turno, per otto mesi, esercita il suo mandato nel corso di quattro anni.

Dodik è nato a Banja Luka il 12 marzo 1959, capitale dell’etnia serba; ha una laurea in scienze politiche ed è in politica da più di trent’anni. Dopo una breve esperienza da consigliere comunale, durante la guerra civile fu il capo dell’unico partito di opposizione al Partito Democratico serbo di Karadžić. Più tardi, partendo da quell’esperienza, Dodik fondò l’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD), che dal 2006 ha sempre vinto le elezioni presidenziali nella Repubblica serba.

Secondo gli osservatori internazionali dopo essere stato negli anni ’90 spesso elogiato e corteggiato dall’UE e dagli USA, negli ultimi anni, dopo aver spostato verso la Russia interessi e prospettive di sviluppo della Repubblica Serba, è ora indicato come un dittatore corrotto e inaffidabile, arrivando persino a conteggiare che è il presidente europeo ad aver incontrato il maggior numero di volte il Presidente russo Putin. Ovviamente questo viene considerato una macchia e fa assumere lo status di pericolosità politica.

In realtà il problema vero è che in questi anni la RS di Bosnia ha costruito con la Russia (ma anche con la Cina), importanti progetti per lo sviluppo del paese, in campo idroelettrico, industriale, delle infrastrutture, ma anche sul terreno militare, avendo da poco stretto un accordo con il governo russo per costituire e addestrare un “corpo d’élite” della polizia serbo-bosniaca; oltre a rivendicare una radice di fratellanza storica e culturale con la Russia. Tutti peccati mortali… Per l’Occidente.

…Possono accusarmi di qualunque cosa, anche di essere “cattivo”, ma io sono semplicemente un politico che segue e rappresenta la volontà della gente che vive qui. E questa gente non si riconosce in questa Bosnia, ama la Russia e si fida del suo Presidente Putin…”, aveva dichiarato al New York Times.

In realtà il più grosso timore delle élite occidentali è che, data la sua popolarità nella comunità serbo-bosniaca, Dodik riproponga un referendum, già fatto nel settembre 2016, che aveva ottenuto il 99,8% dei consensi, per rendere il 9 gennaio festa nazionale della RS. I bosniaci Musulmani e i croati Cattolici si erano opposti al referendum, che fu invalidato, perchè definito incostituzionale dalla Corte Costituzionale bosniaca. Il 9 gennaio è l’anniversario della dichiarazione di indipendenza dei serbi di Bosnia nel 1992, dopo che nell’ottobre del 1991 il parlamento bosniaco emanò un Memorandum sulla riaffermazione della sovranità della Bosnia e separazione dalla Jugoslavia. i serbi di Bosnia non lo accettarono e abbandonarono il parlamento bosniaco (con sede a Sarajevo) e crearono un Parlamento alternativo che rappresentasse i serbi della Bosnia e di coloro che continuavano a credere nella Jugoslavia unita, tra cui una consistente parte di Musulmani. Poi fu organizzato un referendum nel quale la stragrande maggioranza dei votanti si espresse per la creazione di una Repubblica Serba che rimanesse unita alla Repubblica Federale Jugoslava (Serbia e Montenegro). Il parlamento dei serbi di Bosnia proclamò la nascita della Repubblica del Popolo Serbo di Bosnia ed Erzegovina il 9 gennaio 1992, dopo la dichiarazione unilaterale di secessione dalla Jugoslavia del parlamento di Sarajevo.

In effetti Dodik non ha mai nascosto la sua idea di unificare la Repubblica Serba alla Serbia, come fatto storico e naturale in tutti i suoi aspetti. Il presidente della Repubblica Serba (RS), parlando al 50° anniversario della Facoltà di Scienze Politiche di Belgrado, di fronte agli studenti, così ha espresso chiaramente il suo pensiero: “…I serbi non devono nascondere i loro progetti. Penso che l’élite intellettuale e politica serba, ovunque si trovi, debba finalmente liberarsi dalla morsa della correttezza politica imposta, e determinare il progetto dell’unificazione dei serbi, della RS e della Serbia, in un’unica unione statale territoriale…”.

Ma questo aprirebbe scenari destabilizzanti nei paesi della ex Jugoslavia e dei Balcani, con ripercussioni politiche, economiche e militari incalcolabili, ma che sicuramente farebbe saltare tutti i fragili, delicatissimi e spesso imposti dalle potenze occidentali, equilibri e relazioni geopolitiche. Questo è un dato di fatto, qualcuno ritiene che potrebbe essere positivo per i popoli e negativo per gli interessi NATO, USA ed europei.

Nella sua prima dichiarazione davanti ai giornalisti, ha ribadito che il suo mandato avrà la funzione principale di difendere gli interessi dei serbi e la difesa dei loro diritti stabiliti negli accordi di Dayton, senza concedere nulla di meno di quanto spetta loro, soprattutto non permetterà alle altre due entità di accrescere le loro mire a scapito dei serbi.

…La Repubblica Serba è il soggetto principale della mia agenda politica e nient’altro. Se sarà possibile lavoreremo con la Presidenza della Bosnia ed Erzegovina, e se non sarà possibile, so cosa fare…”. Dodik è stato risoluto, come nel suo stile.

Nonostante le elezioni siano state regolari e trasparenti (la stessa OSCE ha dichiarato che sono state eque e corrette), nonostante Dodik sia espressione di un voto popolare ampio e generale, immediatamente si è scatenata un’ampia aggressione mediatica: nazionalista, estremista, antidemocratico, secessionista, filorusso, amico di Putin, antieuropeista, ecc.

Ritengo di fare una cosa utile nel descrivere chi è il nuovo presidente serbo, senza pregiudizi o particolari simpatie, semplicemente fornire elementi per capire, anche all’interno delle contraddizioni europee, balcaniche e geopolitiche internazionali di questa fase, perché e come mai la popolazione serba ha scelto lui per difendere i propri interessi nella intricata realtà bosniaca, e sulla base di quali proposte o speranze l’ha delegato a rappresentarli.

Chi è Milorad Dodik

…È chiaro che Š. Džaferović e Ž. Komšić, (gli altri due eletti, ndt), porteranno nella Presidenza le loro politiche di guerra… Dato che essi pensano che la loro visione della Bosnia ed Erzegovina sia l’unica possibile, ma io non la penso così. La posizione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina è definita come due entità e tre popoli costituenti, e questo dovrebbe essere chiaramente manifestato e visibile in questo paese…”, ha dichiarato a Glas Srpske.

…Mi impegnerò per gli interessi della Repubblica Serba e le mie relazioni estere saranno principalmente serbe e non accetterò qualsiasi tipo di imposizione esterna. Non mi importa chi è stato eletto delle altre due entità, non mi farò condizionare da loro, ma faccio riferimento solo al mio popolo che mi ha eletto e mi sostiene…”, ha dichiarato Dodik, con il suo tipico stile chiaro e netto di comunicare.

Riguardo gli altri due membri eletti alla Presidenza della Repubblica bosniaca, Dodik ha affermato che il loro passato nella guerra degli anni novanta dovrebbe interessare le istituzioni giudiziarie, ma evidentemente queste non fanno correttamente il loro lavoro e quindi sono anticostituzionali. “…La Costituzione è un documento inviolabile e tutti gli altri atti istituzionali dovrebbero derivare da essa. Ovviamente il passato di guerra incide, ma tutto ciò che riguarda la guerra passata e gli accadimenti successi avrebbe dovuto già essere risolto molto tempo fa ed elaborato in modo responsabile e ragionevole… Se ci sarà una gestione collettiva corretta e conforme alla Costituzione e tutti si atterranno a questa, non ci saranno problemi, altrimenti saprò fare i passi necessari e rispondenti agli interessi del popolo serbo di Bosnia… Abbiamo un testo costituzionale che è stato in questi anni violato da molti atti e disposizioni istituzionali. In quanto persone ragionevoli e sensate dovremmo ritornare negli schemi costituzionali e non approvare leggi che non sono conformi alla Costituzione…”.

Commentando le notizie dei servizi di intelligence occidentali secondo cui, dopo le elezioni, per le strade della Repubblica Serba sarebbero scoppiati disordini, ha detto che: “…ci sono tante strutture che vogliono l’instabilità nella RS. È chiaro che una parte della comunità internazionale vuole instabilità e problemi in casa nostra e anche molti centri di intelligence e servizi di sicurezza vogliono generare il caos nella Bosnia serba… Il fronte serbo che vuole difendere i suoi interessi politici non deve permettere che qualcuno operi questo tipo di provocazioni e deve ribadire alla comunità internazionale che la nostra Repubblica e le sue istituzioni non possono essere destabilizzate…”.

Nella conferenza stampa di mercoledì 10 ottobre a Banja Luka, Dodik ha detto che poche ore prima aveva parlato con il Ministro degli Affari Esteri russo Sergej Lavrov, il quale, a nome suo e del Presidente della Russia Vladimir Putin, si è congratulato per la vittoria elettorale e ha augurato a lui la riuscita nel suo lavoro e gratificazioni e successo per il popolo serbo della Bosnia. Lavrov ha dichiarato che la Russia sosterrà la politica del presidente Dodik e della sua Alleanza.

Dodik ha denunciato che l’ambasciatrice statunitense in Bosnia-Erzegovina, Maureen Cormack, ha interferito direttamente con il processo elettorale: “…È provocatoria e non è degna di rappresentare un grande paese come gli Stati Uniti. La Cormack ha contribuito alla destabilizzazione della Bosnia ed Erzegovina…” ha sottolineato il presidente serbo-bosniaco. Il Presidente della Repubblica Serba ha dichiarato a RTRS che l’ambasciatrice statunitense a Sarajevo Maureen Cormack ha fatto pressioni sui membri della Commissione elettorale centrale della Bosnia ed Erzegovina. Dodik ha sottolineato che la Cormack è rimasta frustrata perché i suoi “cuccioli” non hanno vinto le elezioni.

…Capisco il suo risentimento, esso è legato al fatto che i suoi “cuccioli” non sono passati, ora sta cercando di fare qualcosa per mettere in dubbio questa cosa: ma l’unica autorità competente è la CEC, e lei ha cercato di influenzarla, non ha comunicato e nessuno ha avuto informazioni sul fatto che lei fosse lì e avesse cercato dichiarazioni su presunte irregolarità, ma non ha trovato niente… L’unica irregolarità è che la signora Cormack non sa contare i voti. Io, ora, in qualità di membro della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina, mi impegnerò a cambiare la legge elettorale e dico che ora che i voti sono stati contati anche dall’ambasciatrice statunitense Maureen Cormack, la rassicuro che finché lei sarà viva, non ci saranno problemi. La donna avrà qualche soddisfazione qui in Bosnia ed Erzegovina, le faremo contare sempre i voti… Ieri l’OSCE ha annunciato che le elezioni sono state eque e corrette. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha affermato che tutto è andato bene. La Commissione Elettorale Centrale è quella che decide in merito. Non ci sono notizie dalla polizia che ci siano state situazioni anomale. E ora, solo perché il suo “cucciolo” non è passato, sta cercando di fare qualcosa. È incredibile. Questa insolenza è incredibile…”, ha detto Dodik.

Già nel 2013, in qualità di Presidente della Repubblica Serba, Milorad Dodik in un intervento pubblico a Trebigne aveva affermato che: “…l’indipendenza della Repubblica Serba sarà raggiunta attraverso mezzi politici, e non con le armi… L’obiettivo finale della Repubblica Serba è di avere un più alto grado di autonomia e la sua indipendenza come obiettivo… Se in Bosnia ed Erzegovina questo non può essere discusso in questo modo pacifico, allora è ancora più normale che si vada verso lo scioglimento della Bosnia ed Erzegovina, e che allora ognuno inizi il proprio percorso. Non sono sicuro che la guerra sia necessaria per questo”, aveva detto Dodik ai giornalisti a Trebigne.

Minacce di morte erano giunte a Milorad Dodik, quando, in seguito alla condanna all’ergastolo del Generale Mladić da parte del Tribunale dell’Aja, aveva stigmatizzato la sentenza, definendo Mladić un eroe e un vero patriota serbo.

Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia/CIVG

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