Doveva essere un’organizzazione commerciale, un modo per facilitare gli scambi di merci e in tal modo costruire un senso di amicizia e di intesa in un continente devastato dalla guerra. E infatti fu chiamato “Mercato Comune”. Ma anche dopo esserci entrata (dopo che per anni il presidente francese Charles de Gaulle ne aveva bloccato la partecipazione), la Gran Bretagna ha avuto dei dubbi.
Un corteo di primi ministri ha per decenni implorato alla UE di fermare i suoi sforzi per una più stretta integrazione tra le nazioni. Le loro preghiere sono cadute nel vuoto. E’ arrivata la bandiera della UE, l’inno della UE, regole e normative su (letteralmente) ogni aspetto della vita umana. I funzionari hanno cominciato a parlare di “federazione” di Stati, con politica estera e forze armate comuni. E poi arrivò la moneta comune: l’euro, una truffa di proporzioni monumentali, perché voleva sostituire le valute nazionali che si basano sulla realtà economica di ciascuna nazione, nell’illusione di una forza fiscale basata sulla “solidarietà”. E’, in realtà, profondamente disonesto e con un sapore decisamente anti-americano. Sempre sospettosi delle combinazioni del Continente, gli Inglesi osservavano con rabbia. Quando alla fine hanno detto la loro, se ne volevano andare.
La Brexit ha scatenato delle onde d’urto in tutta Europa, perché gli Europei hanno cominciato ad essere consapevoli che non doveva per forza essere così, la vita poteva essere diversa, ed era in loro potere farlo.
“La volontà del popolo non può, in definitiva, essere messa da parte”.
In un’intervista successiva al referendum, al presidente francese (molto pro-UE) è stato chiesto se ne avrebbe fatto uno simile per la Francia. “No”, ha risposto. Ma perché no? “Perché potremmo perdere”. Questa è l’essenza della strategia della UE: se pensi che il popolo possa votare contro le nostre politiche, non andare al voto. Alla faccia della democrazia UE.
Dopo la Brexit, la Francia ha invitato le banche e le società di servizi finanziari britanniche a trasferirsi a Parigi “srotolando il tappeto rosso”. Gli esperti prevedevano un’imminente rovina finanziaria. Che non è mai accaduta. Gli amministratori delegati delle società osservavano i continui disordini sociali in Francia, tra cui il movimento dei Gilet Gialli, e hanno deciso che la seria e noiosa Londra era preferibile alle loro filiali prese di mira da bombe incendiarie lanciate da contadini scontenti, pescatori bretoni e anarchici su commissione. Per anni i negoziatori europei hanno sempre messo i bastoni tra le ruote degli Inglesi, anche con la minaccia di collegare l’Irlanda del Nord al resto del Regno Unito. Fu raggiunto un accordo, subito respinto dal Parlamento. Il Governo è caduto e sono state indette le elezioni generali. Di nuovo, il ritiro dall’Unione Europea è stata una scelta del popolo. I colloqui ripresero e, come prima, qualsiasi proposta che faceva la UE, veniva definita come offerta finale. Cosa che gli Inglesi riconobbero, saggiamente, come un bluff.
Perché, quindi, dopo tutti questi anni è stato possibile un accordo? Perché tutti i presenti al tavolo volevano far soldi o, piuttosto, volevano continuare a fare soldi. Malgrado tutti gli atteggiamenti, le minacce, le insinuazioni di ricatto, i convenevoli degli Eurocrati a forma di pera prima dei pranzi e delle cene che portano a nulla, tutti hanno capito che, alla fine, se non c’era un accordo, nessuno poteva fare soldi. E quello è il segreto per un accordo. La coda chilometrica formata proprio prima di Natale dai camion diretti da Dover a Calais a causa del nuovo allarmismo per il Covid-19, è stata un’anteprima di ciò che sarebbe potuto accadere tutti i giorni senza un accordo, e qualcuno al quartier generale della UE a Bruxelles ha avuto la prontezza di spirito di dichiarare “Per l’amor del cielo, non possiamo lasciare che accada questo”. Un accordo era, quindi, inevitabile. “Voilà!”
L’accordo è stato quindi firmato, come era prevedibile, all’ultimo minuto. Il principale negoziatore lato UE Michel Barnier ha dichiarato che, indipendentemente dal risultato, “gli Inglesi non possono avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Beh, accidenti, ci sono andati piuttosto vicini. E’ stato confermato il libero commercio con la UE con un minimo controllo doganale (cosa ritenuta impossibile nei primi giorni dei colloqui), la fine della giurisdizione della Corte di Giustizia Europea, lo scioglimento dell’unione doganale europea, la fine dell’immigrazione illimitata e un confine aperto con l’Irlanda (anche questo considerato impossibile). La Gran Bretagna non contribuirà all’esercito europeo, avrà una sua politica estera, e adesso può negoziare accordi commerciali con altre nazioni di tutto il mondo.
Finora è stato tutto tranquillo. Per la disperazione della BBC, della CNN e del New York Times, a Calais non si sono formate delle lunghe code di camion con risse tra autisti e guardie di frontiera. I documenti sono stati compilati correttamente, le vacanze natalizie hanno contribuito e tutti sono stati calmi. Queste fonti di “notizie”, però, non vorrebbero altro che vedere morire di fame gli Inglesi, allo scopo di illustrare la follia della Brexit a delle masse rozze e ignoranti che hanno votato (due volte) a favore. E i pianti della Sinistra per le restrizioni di viaggio in Europa sono palesemente un falso. Se vuoi viaggiare, nessuno ti impedirà fisicamente di rimanere in Inghilterra. Procurati un passaporto e puoi pranzare a Lisbona.
Tutta questa saga riguarda cosa sia o non sia la democrazia. La democrazia può non portare i risultati che desideri, ma dev’essere rispettata. Non può essere distorta, falsata o – come qualcuno vorrebbe – ignorata. Bloccata, sì, ma solo per poco. Fondamentalmente, le persone sanno – o piuttosto sentono – ciò che desiderano e, nonostante il tempo necessario per una democrazia matura di esaudire quel desiderio, si avvererà sicuramente. Non possono negarlo né dei boriosi commissari, né dei burocrati autonominati, né organizzazioni che si pongono come poteri sovrani. In conclusione, la volontà delle persone non può essere gettata via. Non avranno più le monete di una finta valuta, che sono stati costretti a portare in tasca. Certamente, la Polonia, l’Ungheria e l’Italia stanno osservando questi sviluppi molto attentamente. Stanno cercando di immaginare una loro uscita, dato che la Brexit ha un messaggio più ampio da dare alle nazioni europee rispetto a quello del ritiro di una grande potenza da una costruzione politica mal concepita. Ed è questo: con uno sforzo costante e una determinazione d’acciaio, anche voi potete essere di nuovo liberi.
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Articolo di Bruce Antonio Laue pubblicato su The Duran l’11 gennaio 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
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