La Camera dei Rappresentanti della Macedonia del Nord lunedì ha approvato all’unanimità che il suo paese accetti il Protocollo di Adesione alla NATO, portando l’ex repubblica jugoslava ad un passo verso l’adesione all’Alleanza, che dovrebbe essere completata e finalizzata in primavera. La rapida adesione della Macedonia del Nord alla NATO è stata possibile solo grazie all’Accordo di Prespa, firmato tra Atene e Skopje nel giugno 2018, ponendo fine alla disputa sul nome tra i due paesi emersa nel 1991 col collasso della Jugoslavia.
L’accordo di Prespa, che prende il nome da un lago che attraversa i confini di Grecia, Macedonia del Nord e Albania, ha definito esattamente cosa si intende per “Macedonia” e “Macedone”. Per la Grecia, secondo l’accordo, questi termini indicano un’area e un popolo della regione settentrionale della Grecia, erede della civiltà, della storia e della cultura ellenica dell’antica Macedonia, nonché di Alessandro Magno. In riferimento alla Macedonia del Nord, questi termini indicano il moderno territorio della Macedonia del Nord, la lingua slava e il popolo slavo con la propria storia e cultura estranee agli antichi macedoni. L’accordo prevede anche la cessazione degli sforzi irredentisti della Macedonia del Nord contro il territorio greco, e l’allineamento agli standard dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa.
Con la Grecia che non blocca più i tentativi della Macedonia del Nord di aderire alla NATO e all’Unione Europea, non si è perso tempo ad elevare il paese dei Balcani nell’organizzazione atlantica. Non vi è dubbio che l’Accordo di Prespa, che ha causato turbolenze politiche ad Atene e Skopje, è stato firmato solo per il rapido ingresso della Macedonia nella NATO.
L’accelerazione della Macedonia del Nord nella NATO non è solo una priorità chiave dell’organizzazione per ridurre l’influenza russa nei Balcani, ma anche per continuare a fare pressione sulla Serbia, che è stata bombardata dalla NATO nel 1999 in risposta all’operazione militare serba contro l’organizzazione terroristica “Esercito di Liberazione del Kosovo”. La Macedonia del Nord, la Serbia e la Bosnia sono gli unici membri non appartenenti alla NATO rimasti nei Balcani, tuttavia è importante ricordare che la Bosnia è effettivamente un protettorato degli Stati Uniti, mentre la Macedonia del Nord ha cercato di aderire alla NATO dal 1995, quando la Jugoslavia era completamente distrutta in tutto, tranne che nel nome. La Serbia non ha ambizioni di aderire alla NATO, ed è considerata un paese problematico, in quanto è l’unico bastione rimasto dell’influenza russa nei Balcani, e sta impedendo la piena egemonia atlantista sulla regione.
Syriza, il partito al potere in Grecia al momento della firma dell’Accordo di Prespa, sapeva perfettamente che l’Accordo era ampiamente disprezzato dai Greci, ma nondimeno lo promosse e lo firmò. È assolutamente ovvio che l’Accordo di Prespa doveva soprattutto accelerare l’entrata della Macedonia del Nord nella NATO, soprattutto perché non solo Syriza, ma anche l’attuale partito al governo, Nuova Democrazia, è fedele alla NATO; l’ingresso della Macedonia del Nord nell’UE è solo un premio di consolazione per le Potenze occidentali. Meno di un mese dopo la firma dell’Accordo di Prespa, la Macedonia del Nord ha ricevuto un invito ad aderire alla NATO l’11 luglio 2018, con il protocollo di adesione fatto nel febbraio 2019. D’altro canto, l’adesione della Macedonia del Nord all’UE non ha fatto progressi da quando l’Accordo di Prespa è stato firmato.
Per gli atlantisti, una rapida adesione alla NATO per contenere e indebolire l’influenza russa in Macedonia del Nord e anche per limitare e fare ulteriori pressioni sulla Serbia è stata una priorità maggiore rispetto alla formalizzazione dell’entrata del paese balcanico nell’ordine Neoliberista europeo come membro ufficiale. Anche se alla fine la Macedonia del Nord si unirà all’UE, questo non è urgente quanto trasformare il paese in un membro della NATO. L’Accordo di Prespa è altamente impopolare in entrambi i paesi, in quanto entrambi sentono di aver perso e di non aver raggiunto i loro obiettivi di promozione dei propri interessi con la questione del nome. La NATO non era disposta a rischiare che l’Accordo di Prespa fallisse e che la questione del nome riemergesse, cosa che avrebbe nuovamente bloccato l’adesione della Macedonia del Nord all’organizzazione.
La Macedonia del Nord non può contribuire alla NATO in alcun modo significativo, in quanto è un paese povero di poco più di due milioni di abitanti, e non è vicino al confine russo come i piccoli stati baltici. La sua adesione alla NATO ha il solo scopo di indebolire o prevenire qualsiasi influenza russa nel paese e di isolare ulteriormente la Serbia. Nonostante la Macedonia del Nord sia un paese a maggioranza Ortodossa e slavo, che aveva il potenziale per diventare un altro stato filo-russo nei Balcani insieme alla vicina Serbia, dalla sua separazione dalla Jugoslavia nel 1991 Skopje ha perseguito una politica filo-occidentale e ha aderito al programma NATO Partnership for Peace già nel 1995, ed è diventata un candidato dell’Unione Europea un decennio dopo. Perché la Macedonia del Nord abbia perseguito una tale politica incentrata sull’Occidente dalla sua separazione con la Jugoslavia non lo si capisce chiaramente, ma è certamente chiaro perché la NATO abbia accelerato l’adesione della Macedonia del Nord alla sua organizzazione.
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Articolo di Paul Antonopoulos pubblicato su Global Research il 14 febbraio 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
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