Il governo spagnolo a guida minoritaria del Partito Socialista (PSOE), messo al potere il mese scorso con l’aiuto della pseudo-sinistra di Podemos e dei nazionalisti regionali, sta preparando nuove misure di austerità per il 2019. Allo stesso tempo, sta portando avanti un massiccio aumento delle spese per la Difesa.

I preparativi per il bilancio del 2019 arrivano due settimane dopo che il Parlamento spagnolo ha approvato il budget del 2018 da tempo scaduto, redatto dal precedente governo di destra del Partito Popolare (PP). Il budget di austerità del 2018 è stato adottato dal nuovo governo del PSOE guidato da Pedro Sánchez, che pochi giorni prima di diventare Primo Ministro l’aveva criticato perché “attaccava lo stato sociale, non difendendo donne, lavoratori, disoccupati, o giovani”.

Rispetto ad otto anni fa, il budget del 2018 ha il 13% in meno di spese per l’istruzione, l’8% in meno per la salute, il 27% in meno per la ricerca e lo sviluppo, il 35% in meno per la cultura e il 58% in meno per gli investimenti in infrastrutture. Il budget per la Difesa, tuttavia, è aumentato del 10,5% rispetto all’anno scorso, il più grande aumento mai registrato da un governo spagnolo nell’era post-franchista.

Le richieste per nuove misure di austerità nel 2019 sono cresciute verso la fine di giugno, quando un incontro dei ministri delle finanze dell’Eurogruppo dei paesi dell’Unione Europea (UE) ha avvertito che quest’anno la Spagna avrebbe mancato l’obiettivo di deficit del 2,2% del PIL (potrebbe arrivare al 3%) e dell’1,3% per l’anno prossimo.

Nella sua prima apparizione in Parlamento, il Ministro dell’Economia del PSOE Nadia Calviño ha dichiarato: “Il nostro impegno per la stabilità del bilancio è chiarissimo”, aggiungendo che il Ministro delle Finanze Maria Jesus Montoro “lavora giorno e notte” per affrontare il deficit.

La scorsa settimana, la Calviño si è recata a Bruxelles per presentare obiettivi di riduzione del deficit meno onerosi – al 2,7% del PIL quest’anno invece del 2,2% e dell’1,8% del PIL nel 2019, invece dell’1,3%. La Calviño ha dichiarato: “Se avessimo cercato di mantenere gli obiettivi fissati dai nostri predecessori dell’1,3 percento del PIL, avremmo dovuto adottare misure di aggiustamento su vasta scala che sarebbero state tremendamente dannose per la ripresa economica… Si sarebbero potuti perdere tra i 4 e i 5 decimi di percentuale di crescita reale del PIL e anche la creazione di posti di lavoro”.

È ancora da vedere se la Commissione Europea accetterà gli obiettivi rivisti della Calviño. Tuttavia, i media spagnoli hanno lanciato una campagna sfrenata sui nuovi obiettivi e hanno detto che prima o poi il governo avrebbe dovuto imporre drastiche misure di austerità di circa 6 miliardi di euro.

Questa settimana, Rafael Doménech, capo economista delle Analisi Macroeconomiche presso la BBVA, la seconda banca spagnola, ha avvertito che gli obiettivi rilassati hanno “implicazioni economiche che devono essere evidenziate”, tra cui “un aumento del deficit strutturale dell’economia spagnola”.

Ancora più importante, Doménech ha insistito, il governo dovrebbe “approfittare dei momenti di crescita come quello attuale” per aumentare i tagli al deficit di bilancio. “Presto o tardi arriverà una crisi”, ha dichiarato, che potrebbe derivare da un aumento del prezzo del petrolio, dalla “progressiva scomparsa di misure straordinarie di politica monetaria” come il quantitative easing e i bassi tassi di interesse “e, soprattutto, la ripresa protezionista che può portare ad una guerra commerciale”.

Le preoccupazioni del governo del PSOE e dei suoi sostenitori nel suggerire tagli diffusi per un periodo di tempo più lungo, sono condizionate dalla paura di una ribellione sociale da parte di lavoratori e giovani impoveriti da anni di austerità, e in condizioni di un’ondata di scioperi crescente.

Secondo la Confederazione Spagnola delle Organizzazioni dei Datori di Lavoro (CEOE), gli scioperi del primo trimestre di quest’anno hanno causato la perdita di oltre 8 milioni di ore di lavoro, un aumento del 51% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I lavoratori di Amazon stanno scioperando di nuovo questa settimana dopo un’azione simile a marzo. Negli aeroporti spagnoli, gli scioperi tra piloti, il personale di terra e i controllori del traffico aereo hanno raggiunto livelli storici, portando i media a definirla “l’estate calda degli aeroporti”.

È stata Podemos, capo architetto e sostenitore del nuovo governo, che ha consigliato a Sánchez, una settimana prima che la Calviño partecipasse all’incontro dell’Eurogruppo, a perseguire una politica di allentamento degli obiettivi sul disavanzo. Nelle parole del portavoce ad interim di Podemos in parlamento, Ione Belarra, “La riduzione del deficit deve essere più graduale; dobbiamo negoziare, non arrenderci”.

Belarra, ha dichiarato in uno sfogo di fervore patriottico, che “la Spagna non è la Grecia. Siamo la quarta economia più grande dell’UE, siamo un peso massimo e questo ci dà spazio per i negoziati a Bruxelles”.
Ciò che il PSOE e i suoi sostenitori di Podemos propongono di negoziare con Bruxelles, tuttavia, è solo un’austerità continuata, anche se forse ad un ritmo più lento. I precedenti governi del PSOE e del PP hanno rispettato le richieste dell’UE e delle istituzioni finanziarie, tagliato le spese sociali, imposto riforme del lavoro e salvato le banche. Su questa base, il governo del PSOE di José Luis Zapatero ha ricevuto una dilazione per raggiungere gli obiettivi di deficit nel 2009, e il governo del PP di Mariano Rajoy ne ha ricevuti tre, nel 2012, nel 2013 e nel 2016.

Oltre a continuare l’austerità, il governo ha anche annunciato il suo impegno per aumentare le spese per la Difesa. Lo scorso giovedì, dopo le richieste del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump al vertice della NATO affinché gli stati membri aumentino la spesa al 2% del PIL (e quindi al 4%), Sánchez ha detto di essere “solidale” alle richieste di Trump, e che la Spagna lo farà entro il 2024.

La promessa di Sánchez significa raddoppiare in cinque anni la spesa per la Difesa dalla cifra ufficiale dello 0,93% del PIL della Spagna. Parte di ciò si realizzerà portando alla luce spese di bilancio per la Difesa che erano state nascoste dai precedenti governi al fine di aggirare il diffuso sentimento antimilitarista e anti-NATO che esiste in Spagna. Secondo il Centro per gli Studi sulla Pace di Delàs, le spese militari spagnole ammontano in realtà a 18 miliardi di euro, ovvero all’1,64 per cento del PIL.

La scorsa settimana, il governo del PSOE ha autorizzato quest’anno una spesa di 5 miliardi in nuove armi per far fronte alle “necessità urgenti” delle forze armate. Il Ministro della Difesa, Margarita Robles, ha usato la scusa ben consolidata che la spesa aggiuntiva creerebbe posti di lavoro in “molte aree colpite dalla crisi economica”. La stessa logica, ovviamente, non è stata applicata alla salute, all’istruzione e alla cultura.

Podemos ha inscenò uno spettacolo di opposizione retorica agli annunci di Sánchez e Robles. Il Portavoce della Commissione Parlamentare per la Difesa, Juan Antonio Delgado, ha protestato umilmente: “Se la priorità è spendere in Difesa soldi che non abbiamo, [il governo] non dovrebbe contare su di noi”.

Nel suo discorso, tuttavia, Delgado non solo ha accettato il principio dell’aumento delle spese se si fosse trovato del denaro, ma ha fatto un appello aperto all’esercito e alla polizia. Ha detto che il Ministro della Difesa dovrebbe cambiare la politica del precedente governo di licenziare soldati di età superiore ai 45 anni, “che colpisce 60.000 soldati”, aggiungendo: “Ne hanno già licenziato un migliaio”.

Ha concluso insistendo: “Non sono contrario alla modernizzazione delle Forze Armate, ma ci sono altre priorità nel nostro paese… La Spagna, per esempio, ha bisogno di 20.000 poliziotti e guardie civili”.

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Articolo di Alejandro López pubblicato il 19 luglio 2018 su World Socialist Web Site.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

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