La vasta gamma di esercitazioni militari che la NATO conduce oggi non è solo un segnale per il suo avversario, la Russia, ma sono anche tentativi dell’Alleanza di mantenere l’interesse dei suoi stati membri e giustificarne l’esistenza. Un’organizzazione politica e militare come la NATO non può funzionare senza riforme e trasformazioni. Quindi, trova nuovi territori per addestrare le sue nuove iniziative e prendere piede in nuovi posti.

Pertanto, il 7 giugno 2018, gli alleati hanno concordato un’Iniziativa alla Prontezza della NATO. Si sono impegnati, entro il 2020, ad avere 30 battaglioni; 30 squadriglie aeree; e 30 navi da combattimento pronte all’uso entro 30 giorni.

L’iniziativa mira a migliorare la prontezza delle forze nazionali esistenti e la loro capacità di muoversi all’interno dell’Europa e oltre l’Atlantico – in risposta ad un ambiente della sicurezza più imprevedibile. Si dice che non si tratti di nuove forze, ma di un aumento della preparazione delle forze che gli alleati hanno già – forze che potrebbero essere rese disponibili per la difesa collettiva e le operazioni di risposta alle crisi.

L’iniziativa si basa su una serie di misure adottate per aumentare la prontezza delle forze alleate. Negli ultimi anni, l’Alleanza ha triplicato le dimensioni della Forza di Risposta della NATO a circa 40.000 truppe, con una nuova Forza d’Avanguardia da 5.000 uomini al suo centro. La NATO ha anche dispiegato quattro gruppi tattici multinazionali negli Stati Baltici e in Polonia, ha aumentato la sua presenza nella regione del Mar Nero e ha istituito una serie di piccoli quartier generali per collegare le forze nazionali e della NATO.

Gli Stati Baltici, vicini alla Russia, sono stati scelti allo scopo di dispiegare truppe straniere il più a lungo possibile, sebbene la presenza militare permanente non sia prevista dai trattati internazionali.

La NATO cerca di trasformare la base a rotazione della presenza militare in permanente, conducendo costantemente esercitazioni militari. La portata di tale attività militare dell’Alleanza nella regione è così vasta che i soldati stranieri diventano visitatori abituali di bar, ristoranti e negozi nei paesi baltici. Quando questi fatti sono diventati comuni per la gente del posto, era troppo tardi. Tanto più, sotto la copertura di esercitazioni militari, vecchie attrezzature militari sono state consegnate agli Stati Baltici, dove rimangono per un periodo di tempo imprecisato. I contingenti militari sono presenti sul territorio in modo permanente, a rotazione tra loro. Tanto più che questi paesi sono usati come tappe di transito per veicoli corazzati pesanti stranieri, danneggiando l’ambiente.

Lituania, Lettonia ed Estonia non appartengono più a loro stesse. Sono solo territori dei giochi geopolitici e dei preparativi militari altrui. Lo status di nazione ospitante, in cui hanno sede truppe straniere, tra l’altro, le trasforma nel bersaglio principale del potenziale aggressore.

Forse è ora di pensare alla popolazione degli Stati Baltici e non agli interessi geopolitici stranieri?

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Articolo di Adomas Abromaitis pubblicato su The Baltic World il 13 maggio 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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