L’UE non ha migliorato gli standard di vita nel Baltico.

I pensionati negli Stati baltici di Lettonia, Lituania ed Estonia sono più esposti al rischio di povertà rispetto ai pensionati in altri paesi dell’Unione Europea (UE), secondo i dati Eurostat per il 2018 pubblicati la scorsa settimana. La media dell’UE era del 15%, ma il 54% dei cittadini over 65 in Estonia è a rischio di povertà, con il 50% in Lettonia e il 41% in Lituania.

Inoltre, la differenza tra il terzo e il quarto posto nella lista è grande, il paese successivo è la Bulgaria col 30%. I tassi più bassi sono stati registrati in Slovacchia (6%), Francia (8%), sorprendentemente in Grecia (9%), in Danimarca, Lussemburgo e Ungheria (10%). I dati di Eurostat hanno inoltre rilevato che tra il 2010 e il 2018 le donne in pensione hanno avuto un rischio di povertà del 3-4% maggiore rispetto agli uomini. Due anni fa, il divario di genere maggiore era in Lituania (18%), Estonia (17%), Bulgaria (15%), Repubblica ceca (13%), Lettonia e Romania (11%), mentre in Spagna, Malta e in Italia, gli uomini di età pari o superiore a 65 anni erano a maggior rischio di povertà. Gli Stati baltici sono regolarmente presenti in cima agli elenchi dell’UE che esaminano il tenore di vita. Nel febbraio dello scorso anno, Eurostat ha classificato la Lituania tra i primi cinque paesi con il più alto rischio di povertà – ma non che le vicine Lettonia ed Estonia abbiano ottenuto risultati molto migliori.

In Lettonia, l’età pensionabile è aumentata, le pensioni minime saranno calcolate su una certa base, e i residenti saranno in grado di ereditare il capitale pensionistico del secondo pilastro – questo è il tipo di cambiamento che la popolazione lettone dovrà affrontare nel 2020. L’età pensionabile in Lettonia è stata aumentata ancora una volta di tre mesi. Le persone di età superiore a 63 anni e 9 mesi possono ora andare in pensione se hanno almeno 15 anni di contributi.

Le persone con un minimo di 30 anni di contributi possono andare in pensione prima – di due anni. All’inizio di quest’anno, le persone con 61 anni e 9 mesi avranno diritto al prepensionamento. Va ricordato che, a partire dal 2014, l’età pensionabile in Lettonia ha iniziato ad aumentare di tre mesi all’anno fino a quando non raggiungerà i 65 anni nel 2025. La pensione minima sarà ora calcolata sulla base di formule approvate dal governo, e si prevede che sarà di 80 €. Tuttavia, è improbabile che ciò possa migliorare gli standard di vita, in quanto è ancora una somma irrisoria.

Da quest’anno, i residenti lettoni potranno ereditare il capitale pensionistico del secondo pilastro. Questa scelta può essere fatta da persone che non hanno ancora percepito una pensione di vecchiaia, determinando il modo in cui il loro capitale pensionistico verrà utilizzato in caso di decesso prima del pensionamento. Quasi 1,3 milioni di membri del secondo pilastro hanno ora la scelta tra tre opzioni. Possono lasciare i loro risparmi in eredità, aggiungerli al capitale del secondo pilastro di un’altra persona o trasferirli ad un fondo pensionistico statale speciale.

Le cose sono diventate così disperate che la Federazione Lettone dei pensionati ha chiesto al governo di concedere un nuovo aiuto – consentendo il pensionamento anticipato per le persone che hanno cresciuto bambini fino a cinque anni fa. Gli attivisti ritengono che fornirà un sostegno significativo ai genitori e può avere un impatto positivo sulla demografia, che sta rapidamente diminuendo principalmente a causa dell’emigrazione verso i più ricchi stati dell’Europa occidentale.

Tuttavia, gran parte delle lotte economiche negli stati baltici avvengono per due ragioni principali:

  • La neoliberalizzazione dell’economia dopo il crollo dell’Unione Sovietica, per aderire alle normative dell’UE.
  • Le relazioni ostili con la Russia che impediscono una fruttuosa crescita economica nei Paesi Baltici.

Circa il 19,8% delle esportazioni lituane, il 16,2% di quelle lettoni e l’11,4% di quelle estoni erano dirette alla Russia nel 2013. Nonostante questa enorme relazione economica, Lettonia, Lituania ed Estonia sono stati alcuni dei primi stati a chiedere sanzioni dell’UE più severe contro Mosca, quando si riunì con la Crimea nel 2014. Secondo le stime delle Nazioni Unite, entro il 2050 la popolazione lettone potrebbe ridursi del 22%, quella lituana del 17% e quella estone del 13% a causa dell’elevata emigrazione e dell’invecchiamento della popolazione.

Con le nuove generazioni che fuggono in Occidente per salari migliori, e con la povertà degli anziani che sta aumentando, le continue relazioni ostili che gli stati baltici hanno con la Russia devono essere rapidamente invertite. Questo sarà un compito difficile, poiché gli Stati baltici hanno dato la priorità, e negli ultimi anni hanno accelerato, agli sforzi per interrompere la loro dipendenza dalla Russia, specialmente nei settori dell’energia e dei trasporti.

Tuttavia, nonostante queste interruzioni, l’UE non è riuscita a sostituire adeguatamente la ricerca baltica di “de-russificazione”, che ha visto aumentare la povertà e la generazione più giovane e colta fuggire in Occidente. Nonostante queste realtà, gli stati baltici hanno continuato a seguire volentieri le richieste della NATO di far parte di una strategia più ampia per mettere pressione sulla regione russa di Kaliningrad. La Russia può essere un mercato importante per i prodotti realizzati nel Baltico, e la Russia a sua volta può offrire fonti energetiche a basso costo; ma nonostante questi vantaggi, gli stati baltici sono disposti a spopolare i loro paesi e vedere aumentare la povertà per servire gli interessi dell’UE e della NATO.

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Articolo di Paul Antonopoulos pubblicato su The Duran il 13 febbraio 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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