Qualche settimana fa mi sono imbattuto in un affascinante progetto: un autore mi ha contattato per farmi sapere che stava pubblicando il suo primo romanzo su Kindle, inedito, dopo aver rinunciato a cercare un editore. Ho dato un’occhiata al suo manoscritto e ho scoperto che era un diamante grezzo. La prosa era rozza, con affronti gravi e meno gravi alla grammatica inglese, e non seguiva affatto un particolare stile guida, ma aveva un sacco di potenziale! E così mi sono imbarcato nel progetto di trasformarlo in un gioiello letterario e di stamparlo.
È un romanzo americano contro la guerra. È scritto da qualcuno che ha avuto una lunga carriera nell’esercito degli Stati Uniti, lo conosce molto bene ed è straordinariamente abile nell’ambientare la scena e dipingere i personaggi. Cosa sorprendente per qualcuno che finora ha scritto solo saggistica, non soffre di nessuna delle patologie che affliggono gli scrittori di saggistica che si lanciano nella narrativa. Non spiega né descrive – ritrae e indirizza. Non solo i suoi dialoghi sembrano veri – non c’era quasi nessuna stecca da nessuna parte – ma legge anche le menti, invitando telepaticamente il lettore nelle menti dei suoi personaggi.
E poi ci sono i personaggi, che entreranno nella vostra mente proprio come a voi è permesso entrare nella loro: non vi sarà di aiuto, ma proverete compassione per il padre di famiglia omicida professionista o per la sua saggia figlia adolescente che lotta per venire a patti con la sua mente malata e la sua anima sofferente. Anche gli schizzi degli ufficiali di alto rango e dei marmittoni sono abbastanza memorabili; dopo aver letto questo libro, non guarderete più gli asini pomposi del Pentagono o le tanto decantate truppe delle Forze Speciali nello stesso modo.
Nonostante la guerra sia un soggetto americano perenne e quintessenziale, c’è un buon numero di grandi romanzi americani contro la guerra. Ci sono Per chi Suona la Campana di Ernest Hemingway (1940), Il Nudo e il Morto di Norman Mailer (1948), Comma 22 di Joseph Heller (1961) Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut (1969) e forse anche un’altra manciata di meritevoli di menzione. Ma rispetto all’empia marmaglia di autori che diffondono robetta acriticamente patriottica, il genere della narrativa contro la guerra sembra disperso in azione.
Eppure, a buon diritto, la situazione dovrebbe essere l’immagine speculare: una folla inferocita di grandi letterati che condannano gli infiniti fallimenti dell’America nelle guerre che si è scelta, e due o tre utili idioti del Pentagono da fare a pezzi nelle riviste critiche. La causa di questa tendenza non salutare si trova da qualche parte tra i termini “controllo mentale” e “fallimento dell’immaginazione”. Questo libro affronta la causa principale: renderà le vostre menti incontrollabili e accenderà la vostra immaginazione. E fa qualcosa che nessuna quantità di saggistica scritta, che si tratti di articoli di giornali o di riviste (ammesso che esistano ancora), post di blog o lunghi trattati accademici, può ottenere: vi colpisce al cuore e nella vostra moralità. Può farvi pensare ma, cosa ancora più importante, vi toccherà sicuramente.
Non c’è carenza di americani che, a livello razionale, possono capire che il militarismo americano è un fallimento. Riescono ad elaborare intellettualmente l’idea che invadere e distruggere paesi che non rappresentano una minaccia per gli Stati Uniti senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è un crimine di guerra. Riescono anche a capire che le proteste contro la guerra, di cui ce ne sono state molte nel periodo antecedente alla guerra in Iraq, non avevano alcuno scopo pratico. Riescono a pensare a tutte queste cose e poi andare avanti con le loro vite, pagando tasse che vengono spese per omicidi e massacri organizzati e gratuiti. Ma cosa provano? Sentono repulsione per ciò che viene fatto? Si vergognano – perché queste cose vergognose vengono fatte nel loro nome? E provano paura – perché le ingiuste guerre di aggressione alla fine distruggono le società che le perpetuano attraverso le anime danneggiate e afflitte dalla violenza di coloro che commettono crimini di guerra.
Nessun uomo in grado di pensare può sopravvivere senza danneggiare la sua anima in un ambiente in cui disobbedire, o persino mettere in discussione, un ordine di commettere un crimine di guerra o un’atrocità viene considerato, nel migliore dei casi, un atto di insubordinazione e, nel peggiore dei casi, un tradimento. Ma il pensare ha poco a che fare con ciò. Un buon terzo delle reclute militari o hanno abbandonato la scuola superiore o non l’hanno affatto frequentata. E secondo gli standard appena allentati (l’esercito americano sta avendo molti problemi nel trovare abbastanza reclute che siano idonee a servire) una storia di uso di droghe, di tendenze suicide o di precedenti penali non sono più un impedimento. E poi a questi uomini viene ordinato di recitare violente fantasie da macho bombardando e sparando a persone dalla pelle scura in terre lontane. Con milioni di loro in circolo nel sistema, che possibilità c’è di costruire una società neutrale rispetto al genere, che non tiene conto del colore della pelle e pacifica? Nessuna!
Cerchiamo di descrivere brevemente lo sfondo. Se avete già familiarità con i fatti rilevanti, allora potete saltare direttamente in fondo alla pagina. Gli Stati Uniti sono stati in guerra per 222 anni sui 239 della loro esistenza, più di qualsiasi altro paese sulla Terra, e ciò la rende la nazione più bellicosa e meno pacifica della terra. La stragrande maggioranza dei conflitti militari non sono stati guerre di sopravvivenza, ma guerre economiche: per ottenere l’accesso ai mercati e alle risorse; in difesa di politiche monetariste; per perseguire una strategia geopolitica di dominio mondiale.
Eppure la stragrande maggioranza dei più recenti conflitti armati non si è conclusa con la vittoria: non la Corea, che si è conclusa con un armistizio; certamente non il Vietnam. L’invasione dell’Afghanistan ha trasformato il paese nel principale fornitore mondiale di eroina, portando l’uso epidemico di oppioidi negli USA fuori controllo, arricchendo i Talebani invece di distruggerli. L’Iraq è ora allineato con l’Iran, e nessuno dei due è alleato degli Stati Uniti. La Siria ha visto la sconfitta della strategia statunitense per armare e addestrare gli estremisti islamici. Altre guerre per procura combattute dagli alleati degli Stati Uniti usando armi fornite dagli Stati Uniti, come la Georgia nel 2008 e lo Yemen in questo momento, sono tutti fiaschi.
Gli Stati Uniti hanno un budget ufficiale della Difesa, divulgato pubblicamente, di oltre 650 miliardi di dollari – più degli otto paesi che li seguono messi insieme – mentre altro denaro ancora viene speso attraverso vari programmi segreti e attraverso programmi militari e relativi alle armi all’interno di dipartimenti diversi da quello della Difesa. Combattono le guerre a credito, e solo i pagamenti degli interessi delle recenti guerre in Iraq e Afghanistan potrebbero ammontare ad oltre 8 trilioni di dollari. Si tratta di una quantità di denaro straordinaria che viene continuamente drenata dall’economia statunitense e spesa in attività e risorse non produttive; di conseguenza, le infrastrutture civili in molte parti degli Stati Uniti sono deteriorate al punto in cui il paese, nel suo complesso, sta rapidamente diventando non competitivo rispetto ad altre nazioni meno bellicose.
Spendendo per la Difesa, gli Stati Uniti non ottengono il valore del denaro speso. Un sistema di contraenti della Difesa, il cui unico obiettivo è il lucro, travasa quantità di denaro straordinarie che vengono riversate in incubi tecnologici come il programma F-35 Joint Strike Fighter che, con 1 trilione di dollari e rotti, finora ha prodotto un aereo multiruolo che non è pronto al combattimento ed è inadatto ad ognuno degli scopi dichiarati, come fornire appoggio aereo ravvicinato, vincere un combattimento aereo contro aerei degli anni ‘70 come l’F-16, o atterrare in modo affidabile su una portaerei. Parlando di portaerei, gli Stati Uniti continuano ad elargire fondi alla propria flotta di portaerei nonostante il fatto che non possa più schierarle contro qualsiasi nemico ben armato a causa della diffusa disponibilità di armi relativamente economiche che possono essere lanciate da terra, dal mare e da sottacqua, e distruggerle da una grande distanza di sicurezza.
Nel frattempo, la Russia si è riarmata al punto che gli Stati Uniti non possono attaccarla senza rischiare l’annientamento istantaneo, e molti altri paesi non sono molto indietro. Inoltre, la Russia è riuscita a farlo con un budget ridotto, e ora si sta posizionando come importante fornitore di armi difensive in tutto il mondo, con Turchia e Arabia Saudita – che si suppone siano alleati degli Stati Uniti – tra gli acquirenti interessati . E così ora abbiamo una situazione in cui gli Stati Uniti hanno un esercito progettato per l’offesa, ma l’azione offensiva è ora troppo rischiosa. Nel frattempo, tutti i principali potenziali avversari hanno forze militari progettate per la difesa, e non hanno alcun interesse ad attaccare militarmente gli Stati Uniti, dal momento che qualche riforma finanziaria internazionale servirebbe allo stesso scopo. Questa combinazione di fattori rende le forze armate statunitensi letali ma inutili.
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Ci sono molti scritti che sfondano una porta aperta: pacifisti che scrivono ad altri pacifisti. Questo libro non è affatto di quella pasta. Non fa reclami o dichiarazioni politiche. Al contrario, vi immerge nel mondo del soldato d’élite, così com’è. È scritto per coloro che amano i racconti di guerra grintosi scritti da coloro che li conoscono bene in prima persona. L’autore gira intorno ad una storia piuttosto avvincente, ma non mente o esagera le realtà quotidiane di quella vita. Si rivolge a coloro che amano i militari, si sentono patriottici al riguardo, ma sono abbastanza aperti da leggere qualcosa di diverso dal ritratto di un’azione eroica rivestito di zucchero, igienizzato e propagandistico. E permette loro di arrivare alle loro conclusioni.
Se conoscete qualcuna di queste persone, date loro questo libro. È così che potete cambiare il mondo, una persona alla volta.
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Articolo pubblicato da Dmitrij Orlov il 14 novembre 2017 su Club Orlov.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
Sarebbe interessante se un qualcuno lo traducesse in italiano (sempre in formato elettronico facilmente “spacciabile”)