Il totem all'ingresso della città di Donetsk: "La realtà sul posto evidenzia che nel Donbass sono nate due nuove Repubbliche “de facto” ormai autonome e indipendenti da Kiev." Foto: Eliseo Bertolasi

Il totem all’ingresso della città di Donetsk: “La realtà sul posto evidenzia che nel Donbass sono nate due nuove Repubbliche “de facto” ormai autonome e indipendenti da Kiev.” Foto: Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi è uno dei connazionali che meglio conosce la crisi ucraina. Ha seguito da vicino l’intero sviluppo della crisi ucraina, dai suoi esordi sul Maidan, alla guerra di manovra sino all’attuale tregua, che in realtà è una guerra di posizione. In questi anni non ha risparmiato energie per cercare di trasmettere al pubblico italiano il punto di vista delle popolazioni del Donbass, e quindi per la causa della comprensione reciproca e della pace. Oggi i media sono più distratti che mai verso l’Ucraina. Ma Eliseo Bertolasi è sempre lì, a fianco alla popolazione del sud est. Lo scorso 2 ottobre ha partecipato ad una missione composta da osservatori internazionali per verificare lo svolgimento delle “primarie”, un evento elettorale che dovrebbe preludere allo svolgimento delle elezioni amministrative del 6 novembre. Abbiamo colto l’occasione per fare il punto con lui sulla evoluzione della crisi.

Saker Italia: Da molte parti giungono segnali di sfiducia e stanchezza per le troppe sofferenze che le genti del Donbass sono state costrette a subire. Vorremmo sapere: è rimasto qualcosa delle speranze e dei sogni della “primavera russa”? Se si, che cosa?

Eliseo Bertolasi: Le speranze non svaniscono così semplicemente. Motivata da grande realismo geopolitico la Russia non ha riconosciuto le due repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk, tuttavia qualsiasi analisi della situazione attuale non dovrebbe mai discostarsi dalla realtà. La realtà sul posto evidenzia che nel Donbass sono nate due nuove Repubbliche de facto ormai autonome e indipendenti da Kiev. Repubbliche giovanissime ma già attive, già dotate di proprie strutture amministrative e governative. Guardano avanti, e sono determinate nel continuare a decidere autonomamente del proprio futuro e del proprio destino. Questo, secondo me, in un certo senso, riassume il nuovo orientamento della “primavera russa”: “si va avanti con le proprie forze”.

L'aeroporto di Donetsk: "In una scuola di Donetsk ho letto una frase scritta dagli studenti: “La mia città sta ritta nel sangue per non piegarsi sulle ginocchia” mi sembra assolutamente esplicativa." Foto Eliseo Bertolasi

L’aeroporto di Donetsk: “In una scuola di Donetsk ho letto una frase scritta dagli studenti: “La mia città sta ritta nel sangue per non piegarsi sulle ginocchia” mi sembra assolutamente esplicativa.” Foto Eliseo Bertolasi

In una scuola di Donetsk ho letto una frase scritta dagli studenti: “La mia città sta ritta nel sangue per non piegarsi sulle ginocchia” mi sembra assolutamente esplicativa. Troppo sangue è già stato versato. Indietro non si tornerà. Certo la gente è stanca della guerra, sono convinto, non solo nel Donbass ma anche nel resto dell’Ucraina. Nonostante ciò mi sembra fantasioso ipotizzare che tutto possa ricomporsi come nel passato. L’Ucraina pre-Maidan, secondo me, appartiene ormai al passato, uccisa dalla stesa rivolta di Maidan. Gli esiti della guerra sono ancora incerti, ma questo dato appartiene ormai alla storia.

S.I.: Com’ è la vita quotidiana nella DNR? La presenza di un fronte ancora a tratti attivo a pochi chilometri del centro di Donetsk condiziona molto la vita quotidiana delle persone?

E.B.: La vita continua! Certo, questa vita è condizionata dalla guerra che seppur ora a bassa intensità è ancora presente. Di notte, nella città di Donetsk, anche in centro, capita frequentemente, di sentire i boati delle esplosioni, in lontananza, in direzione del fronte.

Il fronte in questo quadrante scorre quasi tangente ai quartieri settentrionali della città, per continuare poi verso Spartak, Jasinovata, Gorlovka. Nel centro di Donetsk sembra essere tornata una normalità molto simile a quella del periodo pre-guerra: traffico, mezzi pubblici, la ripresa quasi completa di tutte le attività commerciali. Tuttavia verso sera tutto si svuota, alle undici di notte inizia il coprifuoco, non si vede in giro una persona. Tutto viene inghiottito da un silenzio surreale. Parliamo di una città che prima della guerra contava circa un milione di abitanti; ora, certo, ce ne sono meno, ma siamo sempre nell’ordine delle centinaia di migliaia. Di notte è un deserto.

Al Fronte: "Di notte, nella città di Donetsk, anche in centro, capita frequentemente, di sentire i boati delle esplosioni, in lontananza, in direzione del fronte."  Foto di Eliseo Bertolasi

Al Fronte: “Di notte, nella città di Donetsk, anche in centro, capita frequentemente, di sentire i boati delle esplosioni, in lontananza, in direzione del fronte.” Foto di Eliseo Bertolasi

Se poi ci rechiamo nei villaggi prossimi al fronte, la distruzione regna sovrana, non solo molte abitazioni civili sono state bombardate, ma sono state colpite anche le infrastrutture sociali: scuole, ospedali. nemmeno le chiese sono state risparmiate. Le donne hanno partorito i propri figli negli scantinati trasformati in rifugi contro le bombe. Mi raccontano che i bambini, in questa “normalità” di guerra, riescono ormai a distinguere se stanno “piovendo” missili grad, colpi di mortaio o di artiglieria.

S.I.: Sia l’economia ucraina che quella russa dovrebbero conoscere nel 2017 una lieve ripresa. Ci sono speranze che questa ripresa economica possa in qualche modo interessare anche le Repubbliche, migliorando la vita delle persone?

E.B.: Che una eventuale ripresa dell’economia ucraina possa interessare anche le due Repubbliche secessioniste, non credo! Di fatto sono completamente indipendenti da Kiev. Da parte sua Kiev ha messo in atto un blocco verso i confini delle due Repubbliche. Ci sono dei punti di transito, con delle code e dei tempi d’attesa deprimenti. Non dimentichiamo che il confine e il fronte sono praticamente coincidenti, ci sono anche delle oggettive condizioni di pericolo reale. Le due Repubbliche anche nella sfera economica sono pienamente orientate verso Mosca.  Come moneta corrente la hrivna ucraina è già stata abbandonata per essere sostituita dal rublo russo.

I convogli umanitari russi: "Voglio ricordare la grande operazione umanitaria di sostegno da parte della Russia alle due Repubbliche, soprattutto nei momenti più intensi della guerra" Foto Eliseo Bertolasi

I convogli umanitari russi: “Voglio ricordare la grande operazione umanitaria di sostegno da parte della Russia alle due Repubbliche, soprattutto nei momenti più intensi della guerra” Foto Eliseo Bertolasi

Voglio ricordare la grande operazione umanitaria di sostegno da parte della Russia alle due Repubbliche, soprattutto nei momenti più intensi della guerra. In quei mesi la vita di centinaia di migliaia di persone era legata esclusivamente ai convogli umanitari russi:  medicinali, cibo, beni di prima necessità, vetro per riparare le finestre devastate dalle esplosioni (gli inverni sono molto rigidi). Persino i nuovi testi in lingua russa per assicurare a tutti gli studenti un adeguato inizio delle attività scolastiche in conformità ai nuovi criteri linguistici. Nelle due Repubbliche la lingua ufficiale ora è il russo.

S.I.: Recentemente il Presidente Putin ha visitato le regioni a ridosso con il confine ucraino, ed ha impartito istruzioni per massicci investimenti nelle infrastrutture e nei collegamenti (fra cui il raddoppio dell’aeroporto di Rostov na Donu). Crede che questo possa preludere ad una sostanziale integrazione delle Repubbliche nella rete di trasporti e di distribuzione russa?

E. B.: Se dalla parte ucraina permarrà il blocco, dato facilmente prevedibile, non rimangono altre alternative se non incentivare i trasporti, gli scambi commerciali con la Russia. Anzi sarà proprio il perdurare del blocco stesso che indurrà le due Repubbliche a rivolgersi sempre di più verso la Russia. Gli abitanti delle due Repubbliche dovranno pur vivere, muoversi, commerciare. Nemmeno dobbiamo trascurare la ricchezza del sottosuolo: il Donbass è uno straordinario bacino carbonifero, molte miniere sono tuttora in attività.

Elezioni a Donetsk: "Io ho partecipato personalmente all’evento nella città di Donetsk come osservatore internazionale invitato dal governo repubblicano. Le elezioni si sono svolte pacificamente in totale libertà senza alcuna costrizione o incidente." Foto di Eliseo Bertolasi

Elezioni a Donetsk: “Io ho partecipato personalmente all’evento nella città di Donetsk come osservatore internazionale invitato dal governo repubblicano. Le elezioni si sono svolte pacificamente in totale libertà senza alcuna costrizione o incidente.” Foto di Eliseo Bertolasi

S.I.: Lo scorso 2 ottobre si sono tenute a Donetsk le elezioni primarie in preparazione per le amministrative programmate per il 6 novembre. Crede che alla fine queste elezioni si terranno davvero o verranno di nuovo rimandate per non far saltare il processo di Minsk, come è successo più volte in passato?

E.B.:Io ho partecipato personalmente all’evento nella città di Donetsk come osservatore internazionale invitato dal governo repubblicano. Le elezioni si sono svolte pacificamente in totale libertà senza alcuna costrizione o incidente. Per l’appuntamento di novembre, mi auguro non venga ulteriormente rimandato.

Queste consultazioni elettorali mandano un messaggio chiaro alla comunità internazionale: le nuove Repubbliche in maniera autonoma sono pronte e sono in grado di gestire a livello organizzativo eventi elettorali nel completo rispetto dei previsti standard di sicurezza e trasparenza. 

Politica in Novorussia: "Nei primi mesi della guerra soprattutto tra i soldati al fronte c’era una vivace iconografia di riferimento: dalle foto dello zar Nicola II, all’icona di Cristo, fino al ritratto di Stalin, con lo sdoganamento di tutta la simbologia sovietica." Foto di Eliseo Bertolasi

Politica in Novorussia: “Nei primi mesi della guerra soprattutto tra i soldati al fronte c’era una vivace iconografia di riferimento: dalle foto dello zar Nicola II, all’icona di Cristo, fino al ritratto di Stalin, con lo sdoganamento di tutta la simbologia sovietica.” Foto di Eliseo Bertolasi

S.I.: Nei primi mesi di “primavera russa” si è avuta una esplosione di formazioni politiche delle più varie colorazioni ideologiche: nostalgici degli zar, nazionalisti russi, comunisti. Oggi la situazione sembra molto, forse fin troppo, normalizzata. Esiste ancora un dibattito sul futuro economico e politico della Novorussia? Se esiste, quali sono gli orientamenti?

E.B.: Si lo ricordo benissimo! Nei primi mesi della guerra soprattutto tra i soldati al fronte c’era una vivace iconografia di riferimento: dalle foto dello zar Nicola II, all’icona di Cristo, fino al ritratto di Stalin, con lo sdoganamento di tutta la simbologia sovietica. Tutta questa iconografia è ancora visibile. Ad uno sguardo superficiale sembrerebbe solo una confusione di simboli in contrapposizione tra loro, facendo invece un passo indietro per individuare un denominatore comune,  ecco che appare l’idea della “grandezza della Russia”: non solo l’immenso impero degli zar, ma anche Stalin il condottiero supremo della “Grande Guerra Patriottica” che liberò l’URSS dall’aggressione nazista.

Il progetto Novorossia agli inizi rappresentava l’edificazione di uno stato russo su una terra già appartenente all’impero zarista, che partendo da Donetsk e Lugansk tramite un’eventuale guerra di liberazione avrebbe dovuto riunire i territori che vanno da Kharkov a Odessa. Ricordo benissimo queste discussioni ammantate di tratti filosofici.

Donetsk, Novorussia: ", col perdurare della crisi, le due Repubbliche potrebbero diventare un punto d’aggregazione non solo per i russo etnici, ma di tutta la popolazione dell’Ucraina sud-orientale." Foto Eliseo Bertolasi

Donetsk, Novorussia: “, col perdurare della crisi, le due Repubbliche potrebbero diventare un punto d’aggregazione non solo per i russo etnici, ma di tutta la popolazione dell’Ucraina sud-orientale.” Foto Eliseo Bertolasi

Tuttavia , questo progetto pare sia stato accantonato, mi dicono, per ora. Chi ancora crede nel progetto, piuttosto che a un’opzione militare, irrealizzabile, sembra si stia orientato verso un processo sul lungo termine, che veda come punto di partenza un’implosione dell’Ucraina schiacciata dal peso della crisi e dalle sue contraddizioni interne. La stabilità del Paese può passare solo attraverso un processo di pace, ma il problema di fondo è che il nuovo governo, arrivato al potere tramite il colpo di stato del febbraio 2014, per sua congenita natura non è in grado di raggiungere alcun compromesso con quelli che ritiene i suoi più acerrimi nemici. Una qualsiasi concessione alla popolazione “secessionista” delle due Repubbliche pregiudicherebbe tutto l’intero apparato ideologico che ne giustifica l’esistenza. A quel punto, col perdurare della crisi, le due Repubbliche potrebbero diventare un punto d’aggregazione non solo per i russo etnici, ma di tutta la popolazione dell’Ucraina sud-orientale.

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