Introduzione: Dopo aver pubblicato sul blog l’articolo di Michael Hudson “L’America intensifica la sua guerra per il petrolio “democratica” nel Medio Oriente[in inglese], ho deciso di chiedere a Michael di rispondere ad alcune domande di approfondimento. Michael ha accettato molto gentilmente.

Il Saker

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Il Saker: Trump è stato accusato di non pensare al futuro, e di non avere una strategia a lungo termine per quanto riguarda le conseguenze dell’assassinio del generale Soleimani. Gli Stati Uniti hanno effettivamente una strategia nel Vicino Oriente, o stanno solo improvvisando?

Michael Hudson: Ovviamente gli strateghi americani negheranno che le recenti azioni non riflettono una strategia deliberata, perché la loro strategia a lungo termine è così aggressiva e sfruttatrice che persino il pubblico americano la giudicherebbe immorale e offensiva se venisse descritta nel dettaglio.

Il Presidente Trump è solo il conducente di un taxi che porta i passeggeri che ha accettato di far salire – Pompeo, Bolton e i Neoconservatori con la sindrome dell’Iran – dovunque gli dicano di andare. Vogliono fare una rapina, e viene utilizzato come guidatore per la fuga (e lui accetta completamente il suo ruolo). Il loro piano è mantenere la presa sulla principale fonte delle loro entrate internazionali: l’Arabia Saudita e le eccedenze di denaro ed esportazioni petrolifere del Vicino Oriente che la circondano. Vedono gli Stati Uniti perdere la loro capacità di sfruttare Russia e Cina, e cercano di mantenere l’Europa sotto il loro controllo monopolizzando i settori chiave, in modo che abbiano il potere di usare sanzioni per spremere i paesi che resistono, così che non abbiano più il controllo delle loro economie, e i redditizi monopoli naturali vadano a compratori statunitensi. In breve, gli strateghi statunitensi vorrebbero fare in Europa e nel Vicino Oriente esattamente ciò che hanno fatto alla Russia sotto Eltsin: consegnare le infrastrutture pubbliche, le risorse naturali e il sistema bancario a proprietari statunitensi, facendo affidamento sul credito in dollari USA per finanziare le spese del governo e gli investimenti privati.

Questo è fondamentalmente un furto di risorse. Soleimani era nella stessa posizione del cileno Allende, del libico Gheddafi, dell’iracheno Saddam. Il motto è quello di Stalin: “Nessuna persona, nessun problema”.

Il Saker: La tua risposta solleva una domanda su Israele: nel tuo recente articolo hai menzionato Israele solo due volte, e solo in commenti di passaggio. Inoltre, dici chiaramente che la lobby petrolifera americana è molto più importante della lobby israeliana, quindi ecco la mia domanda: su quali basi sei giunto a questa conclusione, e quanto credi sia potente la lobby israeliana rispetto, per esempio, alla lobby petrolifera o al complesso militare-industriale degli Stati Uniti? In che misura coincidono i loro interessi e in che misura divergono?

Michael Hudson: ho scritto il mio articolo per spiegare le preoccupazioni di base della diplomazia internazionale degli Stati Uniti: l’equilibrio dei pagamenti (dollarizzazione dell’economia globale, basando i risparmi delle banche centrali straniere sui prestiti al Ministero del Tesoro degli Stati Uniti per finanziare le spese militari, principali responsabili del deficit di bilancio interno e internazionale), petrolio (e le enormi entrate prodotte dal commercio internazionale di petrolio) e reclutamento di combattenti stranieri (data l’impossibilità di arruolare soldati statunitensi in numero sufficiente). Da quando queste preoccupazioni sono diventate critiche, Israele è stato visto come una base militare e un sostenitore degli Stati Uniti, ma la politica degli Stati Uniti è stata formulata indipendentemente da Israele.

Ricordo che un giorno del 1973 o ‘74 stavo viaggiando con il mio collega dell’Hudson Institute, Uzi Arad (in seguito capo del Mossad e consigliere di Netanyahu) in Asia, e mi fermai a San Francisco. Durante una specie di festa, un generale americano si avvicinò a Uzi e gli diede una pacca sulla spalla dicendo: “Sei la nostra portaerei terrestre nel Vicino Oriente”, ed espresse la sua amicizia.

Uzi era piuttosto imbarazzato. Ma è così che i militari statunitensi pensavano ad Israele allora. A quel punto le tre assi della strategia di politica estera degli Stati Uniti che ho delineato erano già saldamente in atto.

Naturalmente Netanyahu ha applaudito alle mosse degli Stati Uniti per frammentare la Siria e alla scelta di assassinio di Trump. Ma è una mossa degli Stati Uniti, e sono gli Stati Uniti che agiscono per conto dello standard del dollaro, della potenza petrolifera e della mobilitazione dell’esercito Wahhabita dell’Arabia Saudita.

Israele si inserisce nella diplomazia globale strutturata dagli Stati Uniti proprio come fa la Turchia. Loro, e altri paesi, agiscono opportunisticamente nel contesto stabilito dalla diplomazia degli Stati Uniti per perseguire le proprie politiche. Ovviamente Israele vuole assicurarsi le Alture del Golan; da qui la sua opposizione alla Siria e anche la sua lotta contro il Libano; da qui la sua opposizione all’Iran come sostenitore di Assad ed Hezbollah. Ciò è in linea con la politica americana.

Ma quando si tratta della risposta globale e interna degli Stati Uniti, sono gli Stati Uniti la forza attiva determinante. E la sua preoccupazione si basa soprattutto sulla protezione della sua vacca da mungere, l’Arabia Saudita, nonché sulla collaborazione con gli jihadisti sauditi per destabilizzare i governi la cui politica estera è indipendente dalla direzione degli Stati Uniti – dalla Siria alla Russia (i Wahhabiti in Cecenia) alla Cina (Wahhabiti nel regione occidentale degli uiguri). I sauditi forniscono la base per la dollarizzazione degli Stati Uniti (riciclando le loro entrate petrolifere in investimenti finanziari e acquisti di armi negli Stati Uniti) e anche rifornendo e organizzando i terroristi dell’ISIS, e coordinando la loro distruzione con gli obiettivi degli Stati Uniti. Sia la lobby petrolifera che il complesso militare-industriale ottengono enormi benefici economici dai sauditi.

Pertanto, concentrarsi solo su Israele è una distrazione da ciò che l’ordine internazionale centrato sugli Stati Uniti è veramente.

Il Saker: Nel tuo recente articolo hai scritto: “L’assassinio aveva lo scopo di aumentare la presenza americana in Iraq per mantenere il controllo delle riserve petrolifere della regione”. Altri credono che l’obiettivo fosse esattamente l’opposto, ottenere un pretesto per rimuovere le forze statunitensi sia dall’Iraq che dalla Siria. Quali sono i tuoi motivi per credere che la tua ipotesi sia la più probabile?

Michael Hudson: Perché uccidere Soleimani aiuterebbe a rimuovere la presenza degli Stati Uniti? Era il leader della lotta contro l’ISIS, specialmente in Siria. La politica degli Stati Uniti era di continuare a utilizzare l’ISIS per destabilizzare permanentemente la Siria e l’Iraq, in modo da impedire che si formi una mezzaluna Sciita dall’Iran al Libano – che per inciso servirebbe come parte della Nuova Via della Seta cinese. Quindi hanno ucciso Soleimani per impedire i negoziati di pace. È stato ucciso perché era stato invitato dal governo iracheno per aiutare a mediare un riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita. Questo era ciò che gli Stati Uniti temevano soprattutto, perché avrebbe effettivamente impedito il controllo della regione e il tentativo di Trump di impadronirsi del petrolio iracheno e siriano.

Quindi, usando il solito bispensiero orwelliano, Soleimani è stato accusato di essere un terrorista e assassinato per mezzo della legge americana Authorization for Use of Military Force Against Iraq Resolution del 2002, che da al Presidente la capacità di muoversi senza l’approvazione del Congresso contro Al-Qaida. Trump l’ha usata per proteggere le propaggini terroristiche dell’ISIS e di Al-Qaida.

Dati i miei tre assi della diplomazia americana sopra descritti, gli Stati Uniti devono rimanere nel Vicino Oriente per mantenere la presa sull’Arabia Saudita e cercare di rendere l’Iraq e la Siria stati clienti ugualmente subordinati all’equilibrio dei pagamenti e alla politica petrolifera degli Stati Uniti.

Certamente i sauditi devono rendersi conto che come contrafforte dell’aggressione e del terrorismo statunitensi nel Vicino Oriente, il loro paese (e le sue riserve di petrolio) sono l’obiettivo più ovvio per accelerare la partenza dell’ospite. Sospetto che sia per questo che stanno cercando un riavvicinamento con l’Iran. E penso che sia destinato a realizzarsi, almeno per fornire respiro e rimuovere la minaccia. I missili iraniani in Iraq sono stati una dimostrazione di quanto sarebbe facile puntarli verso i giacimenti petroliferi sauditi. Quale sarebbe poi la valutazione del mercato azionario della Saudi Aramco?

Il Saker: Nel tuo articolo hai scritto: “Il grave deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti è da tempo la spesa militare all’estero. L’intero deficit dei pagamenti, a partire dalla Guerra di Corea nel 1950-51 e fino alla guerra del Vietnam degli anni ‘60, fu responsabile della separazione del dollaro dall’oro nel 1971. Il problema che gli strateghi militari americani affrontarono fu come continuare a sostenere le 800 basi militari statunitensi in tutto il mondo e il supporto alle truppe alleate senza perdere la leva finanziaria americana”. Voglio porre una domanda di base, davvero primitiva a questo proposito: quanto ci si preoccupa della bilancia dei pagamenti fino a quando 1) gli Stati Uniti continuano a stampare denaro 2) la maggior parte del mondo vorranno ancora dollari. Ciò non dà agli Stati Uniti un budget essenzialmente “infinito”? Qual è il difetto di questa logica?

Michael Hudson: Il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti può creare dollari da spendere in casa, e la Fed può aumentare la capacità del sistema bancario di creare credito in dollari e pagare debiti denominati in dollari USA. Ma non possono creare valuta estera per pagare altri paesi, a meno che non accettino volontariamente dollari all’infinito – e ciò comporta il sostenere i costi del finanziamento del deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti, ottenendo solo pagherò in cambio di risorse reali che vendono agli acquirenti statunitensi .

Questa è la situazione che si è verificata mezzo secolo fa. Gli Stati Uniti potevano stampare dollari nel 1971, ma non potevano stampare oro.

Negli anni ‘20, la Reichsbank tedesca riuscì a stampare marchi tedeschi – trilioni. Quando arrivò a pagare il debito delle riparazioni estere della Germania, tutto ciò che poté fare fu di lanciare questi marchi tedeschi sul mercato dei cambi. Ciò bloccò il tasso di cambio della valuta, aumentando il prezzo delle importazioni in modo proporzionale e causando l’iperinflazione tedesca.

La domanda è: quanti dollari in eccedenza vogliono detenere i governi stranieri. Sostenere lo standard del dollaro finisce per sostenere la diplomazia estera e la politica militare statunitensi. Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, le parti del mondo in più rapida crescita stanno cercando di de-dollarizzare le loro economie riducendo la dipendenza dalle esportazioni statunitensi, dagli investimenti statunitensi e dai prestiti bancari statunitensi. Questa mossa sta creando un’alternativa al dollaro, che probabilmente lo sostituirà con gruppi di altre valute e attività nelle riserve finanziarie nazionali.

Il Saker: Nello stesso articolo scrivi anche: “Quindi mantenere il dollaro come valuta di riserva mondiale è diventato un pilastro della spesa militare degli Stati Uniti”. Spesso sentiamo la gente dire che il dollaro sta per affondare e che non appena ciò accadrà, allora l’economia americana (e, secondo alcuni, anche l’economia dell’UE) crollerà. Nella comunità dell’intelligence c’è qualcosa chiamato tracciare gli “indicatori e avvertimenti”. La mia domanda per te è: quali sono gli “indicatori e avvertimenti” economici di un possibile (probabile?) crollo del dollaro USA seguito da un crollo dei mercati finanziari più legati al dollaro? Che cosa devono tenere d’occhio e cercare le persone come me (io sono un ignorante economico)?

Michael Hudson: Ciò che è molto probabile è un lento declino, in gran parte dovuto alla deflazione del debito e alle riduzioni della spesa sociale, nelle economie dell’Eurozona e statunitense. Naturalmente, il declino costringerà le società con maggiore indebitamento a perdere i pagamenti delle loro obbligazioni e ad andare verso l’insolvenza. Questo è il destino delle economie Thatcherizzate. Ma sarà lungo e dolorosamente elaborato, in gran parte perché al momento esiste una piccola alternativa Socialista di sinistra al Neoliberismo.

Le politiche e le sanzioni protezionistiche di Trump stanno costringendo altri paesi a diventare autosufficienti e indipendenti dai fornitori statunitensi, dalle colture agricole agli aeroplani e alle armi militari, contro la minaccia degli Stati Uniti di un taglio o di sanzioni contro riparazioni, pezzi di ricambio e assistenza. Sanzionare l’agricoltura russa l’ha aiutata a diventare un grande esportatore di colture e a diventare molto più indipendente in ortaggi, latticini e prodotti caseari. Gli Stati Uniti hanno poco da offrire a livello industriale, soprattutto se si considera che le loro comunicazioni IT sono piene di spyware americani.

L’Europa, pertanto, sta affrontando una crescente pressione da parte del suo settore economico per scegliere alleanze economiche non statunitensi che stanno crescendo più rapidamente e offrono un mercato degli investimenti più redditizio e un fornitore commerciale più sicuro. I paesi si rivolgeranno il più possibile (diplomaticamente, finanziariamente ed economicamente) a fornitori non statunitensi perché gli Stati Uniti non sono affidabili e perché sono limitati dalle politiche Neoliberiste sostenute da Trump e dai Democratici. Un sottoprodotto probabilmente sarà un continuo movimento verso l’oro, in alternativa al dollaro, nella risoluzione dei deficit dell’equilibrio dei pagamenti.

Il Saker: Infine, la mia ultima domanda: quale paese vedi come il nemico più capace dell’attuale ordine mondiale politico ed economico internazionale imposto dagli Stati Uniti? Di chi credi abbiano più paura lo Stato Profondo americano e i Neoconservatori? Cina? Russia? Iran? Qualche altro paese? Come li confronteresti e sulla base di quali criteri?

Michael Hudson: Il paese leader che ha distrutto l’egemonia degli Stati Uniti sono ovviamente gli Stati Uniti stessi. Questo è il principale contributo di Trump. Sta unendo il mondo in una mossa verso il multicentrismo molto più di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi anti-americano. E sta facendo tutto nel nome del patriottismo e del nazionalismo americani – il massimo del ribaltamento retorico orwelliano!

Trump ha unito la Russia e la Cina insieme agli altri membri dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), compreso l’Iran come osservatore. La sua richiesta che la NATO si unisca ai furti petroliferi statunitensi e al suo terrorismo nel Vicino Oriente e allo scontro militare con la Russia in Ucraina e altrove probabilmente porterà a manifestazioni europee “Ami go home” contro la NATO e la minaccia americana di una Terza Guerra Mondiale.

Nessun paese può contrastare l’ordine mondiale unipolare degli Stati Uniti. Ci vuole una massa critica di paesi. Questo sta già avvenendo tra i paesi che hai elencato sopra. Agiscono semplicemente nel proprio interesse comune, usando le proprie valute reciproche per il commercio e gli investimenti. L’effetto è una valuta multilaterale alternativa e un’area commerciale.

Gli Stati Uniti stanno ora stringendo le viti chiedendo che altri paesi sacrifichino la loro crescita per finanziare l’impero unipolare degli Stati Uniti. In effetti, i paesi stranieri stanno iniziando a rispondere agli Stati Uniti quello che hanno detto le dieci tribù di Israele quando si sono ritirate dal regno meridionale di Giuda, il cui re Roboamo si era rifiutato di alleggerire le sue richieste (1 Re 12). Hanno fatto eco al grido di Sheba figlio di Bichri di una generazione prima: “Prenditi cura della tua casa, o Davide!” Il messaggio è: cosa ci guadagnano altri paesi rimanendo nel mondo unipolare neoliberalizzato degli Stati Uniti, piuttosto che usare la propria ricchezza per costruire le proprie economie? È un problema secolare.

Il dollaro continuerà a svolgere un ruolo nel commercio e negli investimenti statunitensi, ma sarà come un’altra valuta, tenuta a debita distanza fino a quando non rinuncerà infine al suo prepotente tentativo di spogliare della ricchezza gli altri paesi. Tuttavia, la sua scomparsa potrebbe non essere un bello spettacolo.

Il Saker: Ti ringrazio moltissimo per il tuo tempo e le tue risposte!

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Pubblicato su The Saker.is il 9 gennaio 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]


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