– Angelo Mandaglio –
Il primo maggio abbiamo appreso la notizia che un nostro connazionale è stato arrestato e successivamente espulso dall’Ucraina apparentemente senza aver commesso alcun reato. Da un approfondimento più accurato abbiamo constatato che l’accusa che gli si contestava non poteva essere reputata un reato in nessun paese dell’UE, ma in Ucraina, (futuro nuovo membro) è ritenuta tale, quindi abbiamo chiesto e ci è stato concesso di intervistare Franco Fracassi, giornalista e scrittore protagonista della spiacevole vicenda che avrebbe potuto aprire una crisi diplomatica con L’Ucraina, ma che i nostri mainstream non ritengono degna di nota.
1) Abbiamo appreso dalle notizie che sono giunte attraverso internet sei stato arrestato all’aeroporto Venerdì e ti hanno rimandato in Italia il mattino seguente come “persona non gradita”, ci puoi spiegare il corso degli eventi?
Ero stato invitato in Ucraina dal Comune di Odessa per partecipare alle celebrazioni del primo anniversario della strage della Casa dei Sindacati. Il 2 maggio dello scorso anno squadracce neonaziste hanno preso d’assalto l’edificio massacrando prima, e bruciando poi, decine di persone. Arrivato al controllo passaporti mi hanno chiesto di seguire un militare in una stanza (quella dei Servizi Segreti Ucraini addetti all’immigrazione).
Laggiù mi hanno comunicato che dovevo tornarmene in Italia perché “nemico del popolo ucraino”. Sono stato trasferito in una stanza con i muri trasparenti sorvegliata da militari in tuta mimetica e armati di mitra, insieme a una prostituta nigeriana, tre trafficanti di droga Tagiki e altre sei persone indesiderate. Perfino quando sono andato al bagno sono stato seguito da un militare armato di mitra, che mi sorvegliava a un metro di distanza.
Dopo due ore e mezza è arrivato in aeroporto il console italiano Matteo Cristofaro e il responsabile politico ed economico dell’ambasciata Luca Trabalza. Violando il diritto internazionale è stato loro impedito di incontrarmi. E solo grazie alle forti pressioni esercitate dal nostro ambasciatore a Kiev Fabrizio Romano sul ministro dell’Interno ucraino sono stato rilasciato e mi è stato restituito il passaporto.
A quel punto, però, ho anche scoperto di essere stato inserito in una fantomatica “lista nera” informale (di cui una copia è evidentemente in possesso del governo), ai cui membri accade di sparire o di restare uccisi da ignoti. Una volta fuori, dunque, non me la sono sentita di partire per Odessa. Ho valutato il rischio troppo elevato. La mattina seguente mi sono imbarcato per Roma.
2) In sostanza sei stato arrestato in quanto inserito in questa lista nera?
Si sono stato arrestato dalle autorità di frontiera (presenti i servizi segreti), proprio in quanto membro di quella lista e perché dove sono segnalato come “nemico del popolo ucraino” per aver scritto articoli di cronaca sul loro Paese.
3) Erano al corrente dell’itinerario del tuo viaggio?
Non lo so se le autorità ucraine fossero al corrente del mio viaggio. So, però, che il mio nome è inserito in quella lista.
5) Quale articolo o quali articoli hai scritto che hanno scatenato questa reazione?
Lo scorso anno ho scritto molti articoli sulla rivolta di Maidan, e il conseguente massacro in piazza. Ho anche scritto diversi articoli sulla strage di Odessa, sulla guerra civile in corso nel Donbass, sugli strettissimi legami tra il Primo Ministro e il Presidente e i partiti nazisti ucraini, sulla presenza attiva di squadroni della morte nazisti spalleggiati dal nuovo governo di Kiev e sui legami occulti tra il governo ucraino, i nazisti e la diplomazia segreta statunitense.
6) Questi articoli sono stati pubblicati anche in Ucraina o in altre lingue?
Non so se siano stati tradotti in altre lingue. Anche se mi viene da credere che lo siano stati. So che in Italia sono stati letti da molte centinaia di migliaia di persone.
8) Ritieni che l’ambasciata sia intervenuta in maniera efficace?
Si l’ambasciata italiana è intervenuta tempestivamente e con grande efficienza ed efficacia. È grazie a loro (oltre che ai tanti giornalisti e internauti italiani) che sono stato rilasciato dopo poche ore. Devo un grande grazie ai nostri diplomatici.
9) Andare oggi in Ucraina come giornalista e voler raccontare la verità ritieni sia pericoloso?
Sì, credo sia molto pericoloso. In Ucraina i giornalisti vengono uccisi in continuazione. Non importa se siano locali o se stranieri. La situazione politica e sociale è tale da rendere più pericoloso esercitare il mestiere di giornalista in Ucraina che in Afghanistan.
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