Cari amici,
questo è il testo integrale dell’intervista a cui mi riferivo nella mia sfuriata su quello che per me è solo uno agitare di bandiere. Considerate tutte le discussioni che ha fatto nascere qui, sento di dover chiarire alcuni aspetti: non sto “appoggiando” Sivkov o le sue tesi (specialmente le sue “altre” tesi non menzionate in questa intervista). Credo però che Sivkov sia un esperto di cose militari molto qualificato e competente, con buone entrature e ben informato e sicuramente è qualcuno le cui opinioni non dovrebbero essere trascurate. Un grosso GRAZIE a tutti voi e a Seva per questa importante traduzione (dal russo)!
The Saker
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Fonte: https://youtu.be/cj21oFH7xFk
ALEXANDER FATEEV: Buona sera, il programma di notizie “Guarda” è in onda. Oggi parleremo degli avvenimenti in Siria. Il nostro ospite oggi è Kostantin Sivkov, laureato in Scienze Militari e nostro esperto di argomenti militari.
Il nostro ultimo programma con il Dr. Sivkov ha avuto un enorme successo di pubblico e così abbiamo deciso di invitarlo di nuovo. Così, Dr. Sivkov, questa è la seconda settimana di intervento delle forze militari russe a sostegno dell’esercito siriano e del governo di Bashar Assad nella loro lotta contro il terrorismo internazionale. Come pensa si stia sviluppando la situazione dopo i nostri bombardamenti sulle posizioni dei terroristi e com’è l’aspetto della guerra in generale?
SIVKOV: Secondo il mio punto di vista, per merito dell’azione delle nostre forze, come per il fatto che alla Siria sono stati forniti ingenti quantitativi di munizioni per artiglieria, il 7 ottobre si è verificata una avanzata vittoriosa in una ristretta parte del fronte, in direzione di Idlib. La velocità dell’avanzata delle truppe siriane aveva raggiunto, all’inizio, 70 km. al giorno. In seguito c’è stato un rallentamento, ma per diversi giorni i combattimenti hanno avuto successo, portando all’accerchiamento di forze nemiche, compresa la maggior parte delle truppe di Jabhat al-Nusra. Dopodiché, e lo possiamo ormai ritenere un fatto certo, la velocità di avanzata dell’esercito siriano è diminuita drasticamente, riducendosi a pochi chilometri al giorno. I Siriani hanno riconquistato alcune città, ma l’avanzata, nel suo complesso, si è fermata. Allo stesso tempo l’ISIS è riuscito ad organizzare un’avanzata in altre parti del fronte allo scopo di disturbare le forze siriane. Una delle situazioni peggiori si è avuta il 13-14 ottobre, quando l’ISIS è avanzato in direzione di Aleppo, distruggendo alcune unità dell’Esercito Siriano Libero e facendo arretrare anche le forze armate siriane vere e proprie. Contemporaneamente si sono aperte le ostilità anche presso Damasco. Questo fatto ha costretto l’esercito siriano a riorganizzarsi, e gli ha tolto la possibilità di finire le forze nemiche circondate ad Idlib e di spingere l’offensiva a nord, fino al confine con la Turchia. L’esercito siriano ha così dovuto iniziare nuove operazioni nei pressi di Damasco per respingere i terroristi fuori dai sobborghi, per impedire all’ISIS il cannoneggiamento della città. La cosa più spiacevole è che a Latakia i nostri aerei hanno dovuto colpire i quartieri periferici per eliminare alcune batterie di mortai dell’ISIS. C’era da aspettarselo, dal momento che l’ISIS usa tecniche di guerriglia, con piccoli gruppi di commandos che penetrano in profondità in territorio nemico, sparano 10, 15, magari 20 colpi di mortaio e lasciano le posizioni così in fretta che è quasi impossibile scoprirli ed eliminarli. Almeno così sembra.
FATEEV: Pare che, contrariamente a quanto molti esperti, compresi quelli russi, si aspettavano, l’accerchiamento delle truppe nemiche ad Idlib non abbia avuto successo, non tanto a causa della mancanza di spirito combattivo o di armi moderne da parte dell’esercito siriano, ma piuttosto perché i terroristi dell’ISIS hanno contrattaccato da direzioni differenti, specialmente a Damasco e nel sud. Questo ha costretto l’esercito siriano a ricollocare le forze che erano destinate a bloccare e a distruggere la truppe di al-Nusra che erano già circondate. I Siriani non riescono nemmeno a liberare Aleppo, che è assediata dall’ISIS da ormai 4 anni, molto di più dell’assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale. Sembra proprio che ad Idlib non ci sia nessun accerchiamento, vero?
SIVKOV: Ha ragione, l’ISIS ha rovinato lo scenario previsto dal governo siriano, quando quest’ultimo ha dovuto ricollocare altrove e per altri scopi le sue truppe prima che potessero terminare le loro operazioni nel nord-ovest. Questo fa capire che ormai il piano operativo è saltato e che gli obbiettivi non sono stati raggiunti. Vorrei richiamare la vostra attenzione su un altro fatto importante: l’aviazione russa ha aumentato significativamente il numero delle sortite. All’inizio ce n’erano 20-25 al giorno, adesso siamo a quasi 90 al giorno. Vorrei ricordarvi che il massimo che gli aerei militari possono fare, è di due sortite al giorno. Farne di più significa aumentare i rischi per la manutenzione inadeguata e la fatica dei piloti e questo potrebbe portare a delle perdite. Inoltre, proprio per il tempo necessario ad arrivare sui bersagli ed ingaggiarli, è impossibile fare più di due uscite al giorno per velivolo. E’ evidente che l’impegno della nostra forza aerea in Siria ha raggiunto il suo limite. Senza aumentare il numero degli aerei coinvolti è impossibile fare di più.
FATEEV: Per aumentare il numero degli aerei coinvolti dobbiamo incrementare le capacità dei servizi logistici. La base aerea di Latakia ha solo una pista e perciò è impossibile aumentare il numero delle sortite a causa di questa limitazione. Perciò ci serve un’altra base aerea…
SIVKOV: Certo, dobbiamo aumentare la capacità operativa. La capacità massima della base di Latakia, per quanto ne sappiamo dalle informazioni disponibili, è di circa 60 velivoli. Ora questo limite è stato praticamente raggiunto, considerando che ci sono 22 elicotteri e 40-45 aerei. Questo è il limite. Per cui abbiamo bisogno un’altra base aerea o dobbiamo espandere questa, il che vuol dire costruire. Quello che più importa, è che l’allargamento di questa base significherebbe una maggior concentrazione dei nostri aerei in uno spazio limitato. Questo li renderebbe vulnerabili agli attacchi dell’ISIS o magari a quelli di nazioni che potrebbero intervenire nel conflitto siriano contro la Russia, cosa anch’essa possibile. Per cui sarebbe preferibile avere una base aerea supplementare, ma diversa. Penso che sarebbe molto più efficace raggiugere un accordo con l’Iran e usare le sue basi. In questo caso, con aerei dislocati in Iran, che potrebbero operare contro l’ISIS in Iraq (che ha già richiesto il nostro aiuto) e in Siria, saremmo in grado di dislocare una forza molto più grande. Il rifornimento di questo contingente sarebbe molto più facile, senza il problema di dover passare attraverso il Bosforo o circumvolare tutta l’Europa per passare da Gibilterra. La rotta attraverso il Mar Caspio e l’Iran permetterebbe un rifornimento molto più semplice per le nostre truppe. In questo caso saremmo in grado di dispiegare una forza numericamente molto più significativa, di 100-120 aerei stazionati nelle due- tre basi che l’Iran ci potrebbe offrire. A tutt’ora non so di nessun colloquio in questa direzione. Per ora tutti i rinforzi vanno a Latakia, il che è preoccupante perchè un aumento progressivo (ma troppo lento) impedisce il raggiungimento di obbiettivi significativi. Naturalmente la Russia può adoperare gli aerei a lunga autonomia. Partendo dagli aereoporti del Dagestan, vicino al Mar Caspio, con un raggio operativo di 2500 km. e un carico utile di 7-10 tonnellate, questi aerei, volando via Iran e Iraq potrebbero colpire con successo i bersagli in Siria.
FATEEV: E per quanto riguarda un corridoio aereo attraverso la Turchia?
SIVKOV: Penso che per adesso la Turchia non ci darà questa possibilità, anche se sarebbe la benvenuta perché ci permetterebbe di arrivare direttamente dalla Crimea. La via attraverso il Mar Caspio è la più realistica. Comunque dobbiamo tenere presente che i bombardamenti effettuati con i TU-22M sarebbero assai meno precisi di quelli fatti con i cacciabombardieri utilizzati ora, anche se esistono dei sistemi, unicamente russi, per aumentare l’accuratezza del TU-22M. Per ora, l’uso di questi aerei non viene discusso, anche se in teoria potrebbero essere utilizzati. Posso però aggiungere una cosa: l’Iran ha già mandato in Siria diverse migliaia di uomini, che partecipano in via non ufficiale alla guerra contro l’ISIS. E’ chiaro che questo non basta. Vorrei sottolineare un altro aspetto. Il successo dell’offensiva siriana dei primi giorni nella provincia di Hama, in direzione di Idlib, è stato parzialmente dovuto al metodo di attacco chiamato “onda di fuoco”. Questo comporta un fuoco di artiglieria molto concentrato, 300 o più pezzi per chilometro di fronte. Il fuoco viene diretto sulle linee difensive e spostato in avanti man mano che le truppe avanzano. Questa metodica consuma un sacco di munizioni ma è molto efficace per sfondare delle postazioni fortificate. Così è stato possibile penetrare attraverso le difese nemiche. Voglio sottolineare che dopo questa operazione non ci sono state più notizie sull’uso di un tale concentramento di fuoco. Questo suggerisce che le forze siriane hanno usato molte, se non quasi tutte, le munizioni a loro disposizione, comprese quelle fornite dalla Russia. Sembra che ora non abbiano abbastanza proiettili per un adeguato supporto di artiglieria alle truppe, e questo spiegherebbe il grande rallentamento dell’avanzata. Naturalmente viene spontanea una domanda: e per quanto riguarda l’aviazione russa? Questo richiede una spiegazione. L’aviazione russa colpisce sopratutto, e quasi esclusivamente bersagli statici.
FATEEV: E per quanto riguarda i bombardamenti di precisione sulla autocolonne militari?
SIVKOV: Di questi ce ne sono stati pochi. Nel 95% dei casi sono stati colpiti degli obbiettivi statici. Mirando ad un bersaglio statico si può raggiungere un grado di precisione molto elevato. Qual’è la ragione di tutto questo? Prima di tutto, il tipo principale di munizionamento usato è costituito da bombe a caduta libera. Questo si sa. Di solito le bombe a caduta libera hanno un raggio di dispersione abbastanza ampio: 200-300 metri. Cercare di colpire bersagli piccoli vorrebbe dire causare molti danni collaterali alla popolazione, mentre le probabilità di fare centro sarebbero basse. La Russia ha realizzato un dispositivo, unico nel suo genere, installato su praticamente tutti gli arei che ha impegnati in Siria. Questo sistema usa il GLONASS, porta l’aereo fino al punto di sgancio con un margine di errore di pochi metri e, basandosi sulla rotta del velivolo, sulla dinamica dei suoi cambiamenti, sulla temperatura dell’aria, assicura il rilascio automatico della bomba nel punto esatto dove esso deve avvenire.
FATEEV: Così il pilota deve solo portare la bomba in quel punto e il sistema automatico farà tutto il resto?
SIVKOV: Il pilota non deve pensare a mantenere la rotta o a limitare le manovre evasive anti-contraerea, può volare in qualunque modo, il sistema automatico sgancerà la bomba al punto giusto e al momento giusto. In questo modo, sganciando 2-3 bombe, il pilota è praticamente sicuro di colpire il bersaglio. Lasciatemi però ribadire che l’aereo deve arrivare nel punto giusto, compatibile con le coordinate GLONASS del bersaglio che sono già state inserite nel sistema operativo, per cui questa metodica non si può utilizzare contro i bersagli in movimento.
FATEEV: Possiamo sostenere le nostre truppe in Siria con armi ad alta precisione lanciate dal territorio della Federazione Russa? Ecco cosa voglio dire. Il recente lancio di missili da crociera dal Mar Caspio è stato il primo intervento operato dalla flotta del Caspio dai tempi della guerra Civile in Russia. Questi missili da crociera hanno compiuto un lungo volo su Iran e Iraq, colpendo con successo i loro bersagli, almeno secondo quanto riferito dal Ministro della Difesa Russo.
SIVKOV: Questo è vero, però vorrei sottolineare una cosa: i missili da crociera americani Tomahawk, analoghi ai nostri Kalibr, con il normale carico operativo hanno un range di 1500 km. La portata effettiva, considerando che devono aggirare le zone con difese anti-missile o le aree dove comunque non desiderano passare, è di circa 1.100-1.200 km. I nostri missili da crociera hanno colpito alla distanza di circa 1.500 km., e questo lascia pensare che la loro portata massima sia significativamente maggiore, diciamo 1.800 km. Secondo i media sarebbe di circa 2.600 km. Se così fosse i nostri missili da crociera avrebbero un range significativamente maggiore dei loro analoghi americani. Un altro aspetto merita attenzione: ciascun bersaglio è stato colpito solo con due missili, solo pochi con tre. Questo è un numero molto piccolo, che fa capire quale sia la precisione e l’affidabilità di questi missili. Gli Americani di solito colpiscono i centri di comando e i depositi con 3-4 missili, ma questa è una sottigliezza di scarso significato. Comunque dobbiamo notare che, per lanciare questi 26 missili, è stata impegnata praticamente tutta la Marina del Caspio, quattro navi, tre delle quali piccole lanciamissili, una semplicemente una lanciamissili della classe “Ghepard”. Ciascuna di queste navi ha otto lanciatori per cui, in teoria avrebbero potuto lanciarne 32, ma, in pratica, ne hanno lanciati solo 26. Ecco quello che vale la pena notare: la salva successiva avrebbe potuto essere lanciata dopo 2-3 giorni. Ormai è passata una settimana.
FATEEV: Così è stata una singola azione dimostrativa per mostrare la nostra capacità di colpire a distanza?
SIVKOV: penso che le cose stiano proprio così. Almeno apparentemente. Considerando la serietà della situazione in Siria e il fatto che lì l’aviazione russa sta lavorando al limite delle proprie possibilità, la mancanza di una seconda salva suggerisce che la Russia abbia dato fondo al quantitativo di questo tipo di munizionamento o che ne sia rimasto un numero molto limitato. Questi missili devono ora entrare in produzione.
FATEEV: Questo fa intravvedere uno scenario molto interessante: il numero di sortite effettuate dall’aviazione russa è triplicato. Nonostante i successi nel colpire basi, fabbriche, centri di comando che ospitano i capi dei terroristi, non c’è la prospettiva di una veloce vittoria contro l’ISIS. Che cosa sta succedendo?
SIVKOV: Dobbiamo tenere presente che le dimensioni del contingente aereo russo in Siria permettono azioni efficaci solo in una direzione operativa, con limitate possibilità su una direttrice secondaria, e questo solo dopo che il numero dei velivoli è stato aumentato, portandolo a circa 50. Questo è il limite delle capacità degli aerei russi attualmente dislocati in Siria. Non possono fare di più. L’altro fatto è che i nostri mezzi, considerando le armi che usano, possono attaccare solo bersagli immobili in prossimità del fronte. Il bombardamento dei centri di comando ( si è parlato di 20) non diminuisce significativamente l’efficacia delle loro unità al fronte. Il tempo che occorre all’ISIS per ristabilire una struttura di comando dopo un bombardamento va da poche ore a un giorno. Diciamo che un centro di comando viene ripristinato in giornata. Se parliamo di un livello di comando superiore, anche di tipo strategico, il tempo di ripristino è di circa 2-3 giorni. L’ISIS usa le tattiche tipiche della guerriglia, fatta da gruppi indipendenti che operano secondo un unico piano d’azione. La distruzione dei centri di comando operativo paralizza per qualche tempo la loro capacità di manovra ma nulla di più. La capacità combattiva delle truppe non cambia. Ciascun gruppo dispone delle proprie strutture logistiche, per cui colpire i centri di comando minori e la logistica limita la capacità di manovra e interrompe le linee di rifornimento delle unità combattenti e riduce la loro efficienza bellica per una settimana o una settimana e mezzo. Questo perché hanno i loro depositi delocalizzati e non è possibile colpire i singoli autocarri. Oggi ci dicono che il problema chiave a cui si trovano di fronte le truppe dell’ISIS, e che le costringe a ritirarsi da certe zone, è proprio la carenza di munizioni. Ma questo capita solo ora, mentre la prima ondata di attacchi è partita il 7-8 ottobre, o anche prima. Proprio in questo momento, paracadutando munizioni, gli Stati Uniti stanno neutralizzando l’azione delle nostre forze aeree per distruggere le linee di rifornimento dell’ISIS. Questo munizionamento verrà distribuito alle truppe di prima linea dell’ISIS per vie diverse, con singoli autocarri o vetture. Il quadro generale è questo: l’aviazione russa aumenta il numero delle missioni per distruggere infrastrutture e linee di rifornimento a differenti livelli, ma questo non si traduce in una netta diminuzione delle capacità combattive delle forze dell’ISIS, limita solo la loro capacità di manovra e la quantità di munizioni immediatamente disponibili. Questo spiega perché l’esercito siriano, dopo aver usato la maggior parte delle sue munizioni per creare “l’onda di fuoco” (che ha consentito lo sfondamento delle posizioni difensive dell’ISIS) e la conseguente riduzione della capacità di fuoco dell’artiglieria, abbia arrestato la sua avanzata. L’intensificarsi degli attacchi dell’aviazione russa ai depositi e alle linee di rifornimento non riduce in maniera significativa il potenziale bellico delle truppe di prima linea. Per quanto riguarda poi il panico fra i combattenti dell’ISIS, l’entrata in guerra della Russia ha dapprima causato uno shock, ma ora anche questo è rientrato. L’ISIS ha iniziato la contro-offensiva, hanno riattivato le strutture di comando e possono coordinare le loro azioni sui diversi fronti. Per cui non possiamo assolutamente dire che oggi là ci sia il panico.
FATEEV: Qual’è la sua previsione per la guerra in Siria per le prossime due settimane?
SIVKOV: Credo che nelle prossime due settimane il numero di aerei russi coinvolti aumenterà, questo per l’allargamento della base di Hmeimin, presso Latakia e si arriverà ad avere 60-70 aerei. Le missioni arriveranno a essere 120-140 al giorno. Questo darà la possibilità di effettuare operazioni contro i gruppi terroristici su due teatri operativi. Spero e mi aspetto che venga formata una unità operativa per il trasporto di un quantitativo di munizioni all’esercito siriano sufficiente per organizzare un’ampia offensiva con l’uso massiccio dell’artiglieria entro una settimana. Questo permetterà il rafforzamento sia del fronte in direzione di Idlib, sia delle altre posizioni attualmente in difficoltà, comprese quelle a Sud. Penso che contro l’ISIS, sopratutto le basi più all’interno, potrebbero essere usati anche i bombardieri a lungo raggio. Non escluderei che il sistema difensivo dalla base di Latakia possa essere rinforzato con il dispiegamento di uno o più battaglioni supplementari, portando il numero dei Fanti di Marina agli effettivi di un reggimento. Credo che, per garantire la cooperazione con le truppe siriane, arriveranno altri elicotteri, sopratutto elicotteri d’attacco con capacità di volo notturno. Questi potrebbero essere i MI-28M che hanno i requisiti necessari. Credo anche che aumenterà il coinvolgimento delle truppe iraniane. Da parte loro, gli Stati Uniti, con tutta probabilità, aumenteranno le forniture di armi all’ISIS. Non escluderei che, per mettere in grado l’ISIS di colpire gli aerei russi, gli USA possano fornire cannoni antiaerei più potenti, non solo quelli mobili, ma anche quelli di calibro maggiore, proprio come gli Stati Uniti hanno già fatto, fornendo missili anticarro di lunga gittata, anche se solitamente venivano consegnati solo quelli a corto raggio. Gli USA potrebbero anche far avere dei potenti sistemi missilistici antiaerei che, dal territorio turco potrebbero “accidentalmente” cadere nelle mani dei terroristi, dove “accidentalmente” ci sarebbe del personale ben addestrato e con questi potrebbero ingaggiare i nostri aerei fino a 20 km. di altitudine. Una cosa del genere significherebbe gravi perdite. Dopodiché la nostra aviazione dovrebbe sopprimere queste batterie antiaeree e questo porterebbe ad una graduale escalation del conflitto. Così credo che nelle due prossime settimane la tensione aumenterà, come aumenterà l’intensità delle operazioni dei Russi e delle forze dell’ISIS. Credo anche che sulle linee dei vari fronti verranno utilizzate molte più truppe dell’ISIS che, probabilmente, verranno fatte affluire da altre zone, come l’Afghanistan, trasportate nel solo modo possibile, con cargo americani. Dal momento che l’Afghanistan non confina con la Siria, non c’è altro modo di farli arrivare. Non escluderei che questa migrazione dei terroristi verso la Siria venga iniziata e sostenuta dall’Europa o dalle nazioni che confinano con la Siria, come Giordania o Turchia. Questo perché gli Stati Uniti non possono permettere una vittoria russa nella regione, e neanche una vittoria di Bashar Assad nei confronti dell’ISIS, dal momento che questo significherebbe per gli USA, almeno nel breve termine (per i prossimi 10-15 anni), l’impossibilità di riprendere il controllo della regione. Questo non lo possono permettere. Così, ad ogni costo, aiutando qualsiasi gruppo eversivo, gli Stati Uniti faranno tutto il possibile per sconfiggere Assad e l’esercito russo. Perciò nelle prossime due settimane possiamo solo aspettarci una escalation del confronto militare in Siria e l’emergere di nuove aree di conflitto.
FATEEV: Ricordiamo ai nostri telespettatori che il nostro ospite è stato l’esperto di Scienze Militari Konstantin Sivkov, con un’analisi profonda e dettagliata degli eventi in Siria. Grazie per essere stati con noi, guardate e leggete la stampa libera, arrivederci.
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Pubblicato su Thesaker.is il 25 ottobre 2015
Traduzione in italiano a cura di Mario per Sakeritalia.it
Sicuramente l’avanzata dell’esercito siriano non è più fluida e veloce come all’inizio ma non ci sono segnali di arresto, risultando, invece, sempre efficace. La liberazione del territorio continua. Nonostante i rinforzi, il contrattacco dei terroristi è stato finora fermato senza particolari complicazioni. Mettere l’accento sulle difficoltà che la campagna russo-siriana sta incontrando, dà una mano a chi nell’amministrazione americana vuole approfittare di tali presunte difficoltà per giustificare un intervento di truppe su suolo siriano.