E’ stato ampiamente documentato di come l’Arabia Saudita abbia mandato una delegazione a Mosca per cercare ancora una volta di allontanare la Russia dai suoi attuali interessi nel Medio Oriente, ed allinearla a Riyad e ai suoi finanziatori di Washington.
Comunque sia, nel recente passato, l’ondeggiare fra vuote minacce e assurde promesse di fantastici accordi economici ha permesso ai Sauditi di ottenere solo una cosa nei loro giri di valzer diplomatici: rendere manifesta tutta la loro debolezza e disperazione ancor prima che gli incontri avessero luogo.
Indubbiamente, se sulla Terra c’è una nazione che ha bisogno della Russia come dell’aria, questa è l’Arabia Saudita. Al contrario, se ci fosse una nazione con cui sarebbe saggio da parte della Russia evitare di trattare affari, questa sarebbe sempre l’Arabia Saudita. Uno stato-cliente dell’Impero prima Britannico e poi Americano che si è ultimamente fatto usare come intermediario in un crescendo di pericolose guerre su commissione che hanno coinvolto Siria, Iraq, Iran, Yemen e, fino ad un certo punto, Libano, Egitto ed anche Libia.
Mentre il personale del Dipartimento di Stato Americano spiegava con dovizia di particolari come Washington non avrebbe mai permesso che alla loro autocrazia preferita nella regione potesse mai succedere qualcosa, la guerra iniziata da Riyad nello Yemen su richiesta di Washington sta ora lentamente avanzando entro i confini del territorio saudita e le armi e i combattenti che escono da questo campo di battaglia potrebbero finire con il riacutizzare le tensioni che da molto tempo ribollono nell’Arabia Orientale.
A nord l’Arabia Saudita ha contribuito attivamente alla distruzione di Iraq e Siria, e nel continente africano ha avuto il suo ruolo nella destabilizzazione dell’Egitto e, in misura molto maggiore, della Libia. Se dovesse girare il vento in uno qualsiasi di questi teatri di guerra, la tentazione, per tutte le vittime delle trame saudite, di fomentare a loro volta il caos nella Penisola Arabica sarebbe irresistibile.
Dire che l’Arabia Saudita è una nazione che ha bisogno di amici sarebbe dire poco, e Riyad potrebbe finalmente aver capito che Washington considera la sua autocrazia “favorita” alla stessa stregua degli altri stati-cliente, sacrificabile. Per cui, privata dal punto di vista sociopolitico, economico e geopolitico del suo ruolo di maggior promotore regionale dell’agenda di Washington e Londra, essa potrebbe essere rimasta senza alternative.
L’ “accordo”
L’Arabia Saudita ha fatto molto per distruggere i suoi vicini del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), ma ha giocato il suo ruolo anche nell’influenzare Stati ben più lontani, Stati che però hanno un’influenza importante nella regione. Fra di loro c’è anche la Russia. Infatti il ruolo dell’Arabia Saudita nel destabilizzare e distruggere questa regione (MENA) fa parte di un più vasto azzardo geopolitico rivolto contro, tra gli altri, Mosca.
In passato i Sauditi hanno fatto a Mosca sia promesse di ricchezza che minacce non velate di terrorismo, allo scopo di indurre la Russia all’abbandono dei suoi alleati a Damasco, Bagdad e Teheran.
Tutto ciò è stato riportato dal London Telegraph nell’articolo: “I Sauditi offrono alla Russia un accordo segreto sul petrolio in cambio dell’abbandono della Siria”, e precisamente:
“L’Arabia Saudita ha segretamente offerto alla Russia un accordo completo per il controllo del mercato globale del petrolio e di salvaguardia per i contratti del gas russo, se il Cremlino avesse ritirato il sostegno al regime di Assad in Siria.”
Il quotidiano dichiara anche che, oltre all’offerta, c’è stata anche una implicita minaccia:
“Il (quotidiano libanese) As-Safir riferisce che il Principe Bandar si è impegnato a proteggere la base navale russa in Siria se il regime di Assad dovesse cadere, ma ha anche ventilato un attacco di terroristi ceceni ai Giochi Olimpici Invernali di Sochi, in Russia, in caso di mancato accordo. – Vi posso garantire protezione per le Olimpiadi Invernali del prossimo anno. I gruppi ceceni che potrebbero minacciare la sicurezza dei giochi li controlliamo noi. – avrebbe asserito. Il Principe Bandar ha continuato col dire che i ceceni che combattono in Siria erano una strumento di pressione che poteva essere acceso o spento. – Questi gruppi non ci spaventano. Li usiamo contro il regime siriano ma per loro non ci sarà nessuno spazio nel futuro politico della Siria. –“
Chiaramente, c’è una buona ragione se l’Arabia Saudita non ha alleati affidabili. L’esultanza di Bandar sul fatto che Riyad abbia creato e controlli una delle più crudeli organizzazioni terroristiche del pianeta, conferma quanto già riportato altrove sia dai media alternativi che da quelli mainstream. Conferma anche che, mentre Washington, Londra e Brussels fanno finta di strapparsi i capelli sulla minaccia dell’”Islamismo”, in realtà essi sono i più stretti alleati della stessa nazione che è responsabile di questa stessa minaccia.
Perché Putin può rifiutare
La rinascita della Russia come potenza globale è sostenuta non dal petrolio saudita o dall’assenza di terrorismo nella regione del Caucaso, ma piuttosto dal crescente sviluppo delle relazioni, sia con gli altri membri del gruppo dei BRICS, sia con le altre nazioni in via di sviluppo che stanno velocemente affrancandosi dalla strapotere delle potenze mondiali.
Brasile, India, Cina e Sud Africa si sono tutti ritrovati oggetto delle stesse pressioni da parte di Washington e Londra, anche se probabilmente in misura minore. L’insieme delle loro economie e della loro popolazione fa sempre di più da mercato di transizione per la Russia, al di fuori dei limiti e della sanzioni che essa ha dovuto subire tutte le volte che ha trattato con l’Occidente. Allo stesso modo, altre nazioni del terzo mondo si stanno sempre più rendendo conto di questo spostamento di equilibri e cercano in tutti i modi di sfuggire a tutti quei compromessi fatti in passato per placare interessi stranieri che, se non soddisfatti, avrebbero fatto loro subire la stessa sorte di Libia, Siria ed Iraq.
In più, nonostante le sanzioni e il controllo da parte dell’Arabia Saudita del prezzo del petrolio, la Russia ha sempre cercato il dialogo con le nazioni europee, nella speranza di poter “rammendare” gli accordi per i gasdotti e tutti gli altri danni causati intenzionalmente ai danni di Mosca. La Russia ha fatto questo con differenti percentuali di successo, portando contemporaneamente avanti una politica di auto-sufficienza.
Ironia della sorte, l’Unione Europea sta anch’essa soffrendo per le sanzioni imposte alla Russia, e molte nazioni hanno cercato di erodere o aggirare queste sanzioni, allo scopo di assicurare a loro stesse quei benefici che Bruxelles e gli altri vorrebbero solo per sé al fine di realizzare la loro agenda.
In realtà, il Presidente russo Vladimir Putin può dire “no” a tutti i volteggi e le trame dell’Arabia Saudita, sopratutto perché non è la Russia ad avere bisogno dell’Arabia Saudita, ma è l’Arabia Saudita che, di fatto, ha bisogno dalla Russia. Il ruolo di Riyad, burattino di Washington nel Medio Oriente e anche mezzo di pressione sulla più ampia scena mondiale, l’ha portata sul ciglio del burrone. Questo è il burrone in cui inevitabilmente cadrà la stessa Washington, ma non prima di aver spinto giù tutti i suoi fantocci.
Considerando tutte queste realtà, potrebbe essere giunto il tempo per la delegazione di Riyad a Mosca di mettere da parte insensate minacce e vuote promesse e cominciare invece a cercare dei veri punti di accordo. Potrebbe dipenderne il futuro di Riyad, non di Mosca.
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Articolo di Ulson Gunnar pubblicato su New Eastern Outlook il 19/06/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario per Sakeritalia.it
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