Dovrei ringraziare il mio caro amico Andrew Korybko per avermi dato l’ispirazione di scrivere questo articolo. Dopo che mi ha intervistato qualche giorno fa nel suo programma radio Redline, su Sputnik Radio, mi è divenuto chiaro che Erdogan viene percepito da molti osservatori come un personaggio piuttosto incostante; e in effetti lo è. Ad ogni modo, se analizzassimo la sua ideologia e la sua storia, potremmo rimanere sorpresi e scoprire che è più prevedibile di molti altri leader.
Devo ammetterlo, non vado in Turchia dalla fine del 1983. Fra l’inizio del 1982 e la fine del 1983, devo aver fatto almeno dieci viaggi in Turchia, perché il mio lavoro mi portava lì. Uno dei trucchi che ho imparato era di pranzare quasi sempre nel ristorante del mio hotel, e registrare i pasti sul mio conto, in modo da pagarli alla fine. Per le piccole spese in contanti, ho imparato a non cambiare più di 100 dollari americani alla volta nella valuta turca; la ragione era la veloce svalutazione della Lira turca. Quindi, ogni volta che incassavo 100 dollari, avevo più soldi turchi, e pagare il conto dell’hotel alla fine mi assicurava di spendere il meno possibile.
Molto è cambiato da allora, e in particolare sul fronte economico. La Turchia si vanta di essere la sedicesima economia più grande del pianeta. Bisogna dire la verità a proposito dei risultati di Erdogan in ambito economico. In un periodo di tempo molto breve, ha cambiato l’economia turca da quella di uno Stato quasi fallito, in un’economia industriale competitiva. Con un’economia più sana, Erdogan ha sviluppato la sanità e i servizi sociali, migliorandoli, guadagnando molto riconoscimento e sostegno.
Ciò che è cambiato, inoltre, è il modo in cui la Turchia è stata trasformata da una nazione con aspetti e costumi liberali occidentali, in una nazione che ha un governo islamico nello spirito, nell’aspetto e nelle aspirazioni.
Ultimo ma non meno importante, il potere politico è stato tolto alle forze armate e messo nelle mani del presidente. Questo è stato un grandioso cambiamento, che forse ha piantato l’ultimo chiodo nella bara dell’eredità di Ataturk.
Ataturk diede il potere alla leadership militare. I capi dell’esercito, un comitato di tre uomini che comprendeva le tre principali divisioni delle forze armate, avevano il potere di un consiglio degli anziani, e la posizione di guardiano del governo. Se i politici avessero messo i loro interessi prima del bene pubblico, il consiglio dei generali sarebbe potuto intervenire e dichiarare ciò che in Occidente sarebbe stato visto come un golpe militare, quando in realtà erano proprio i capi dell’esercito che esercitavano i loro poteri costituzionali per salvare lo Stato dall’imprudenza dei politici.
Erdogan ha strappato via questo potere ai militari e ha dato al presidente il potere supremo e l’effettiva impunità. Chiaramente, si stava preparando per qualcosa di enorme, per il quale avrebbe avuto bisogno del massimo potere.
Nessuna delle precedenti osservazioni su Erdogan erano prevedibili, se non inserita nel contesto che è un islamista. Per vedere la loro prevedibilità, dobbiamo smettere per un momento di considerare che qui stiamo analizzando il presidente di una nazione, e guardare semplicemente quelli che sono gli attributi di base di un islamista, e ciò che ha la precedenza quando prende delle decisioni.
In quanto islamista, ideologicamente parlando, non c’è alcuna differenza tra Erdogan e qualsiasi membro dell’ISIL. Entrambi sono guidati dalla stessa dottrina, che si basa su una scorretta interpretazione del Corano, ed entrambi sono guidati dalla stessa passione, e perseguono gli stessi obiettivi di rendere l’intero mondo uno Stato islamico governato dalla legge della Sharia.
In tutti i gruppi islamisti che esistono oggi, la differenza non è ideologica. Saranno diversi in certe strategie, litigheranno sulle fugaci lealtà politiche, i fondi e i rifornimenti di armi (come stanno facendo in questo momento in Siria), discuteranno su fino a che punto si debba rispondere alla chiamata per la Jihad e chi si debba seguire, quando accenderla e quando spegnerla, ma nell’essenza, non hanno assolutamente nessuna differenza nelle loro dottrine e prospettive.
Erdogan può aver avuto una ricaduta con l’ISIL, una che gli ha fatto molto male, almeno per un po’, ma la lotta intestina tra gli islamisti non finisce in prima pagina. Sviluppando questo punto, un membro, ad esempio, dei Fratelli Musulmani, può facilmente cambiare sponda e diventare un salafita, per poi entrare a far parte dell’ISIL, e ritornare a dove aveva cominciato, con i FM. Finché sarà un islamista, comunque, ciò che non farà sarà di unirsi, diciamo, al Partito Comunista e/o qualsiasi altro partito laico.
Dopotutto, strategicamente, ideologicamente e storicamente, Erdogan ha due nemici regionali: i curdi e la Siria. Potremmo sicuramente allargarci un po’ ed includere un terzo nemico, lo Sciismo. Detto questo, se Erdogan davvero dichiarasse apertamente ostilità verso la Shia, dovrebbe dichiarare guerra all’Iran. Così facendo, porterebbe la Turchia in una direzione senza precedenti, seppure ideologicamente prevedibile. Non è andato così lontano, e ha limitato il suo odio settario verso gli alawiti della sola Siria, con la piena consapevolezza che questo avrebbe stravolto i milioni di turchi alawiti e causato tensioni settarie in Turchia.
Ma c’è l’altro aspetto di Erdogan: quello etnico-nazionalista-turcomanno. La Turchia è un amalgama di culture e razze, e ha una lunga storia di rivalità etniche e resti di antichi imperi. I turcomanni, originariamente mongoli, furono in origine i fondatori dell’Impero Ottomano, che ha strappato il potere e la gloria di Costantinopoli (poi rinominata Istanbul) dai Bizantini, portando alla fine della dinastia ortodossa dell’Impero Romano d’Oriente.
L’acquisizione ottomana dell’Anatolia ha cambiato con la forza il suo nome, la sua religione e la sua lingua. Inoltre, fin dalla fondazione dell’Impero Ottomano nel XV secolo, i turcomanni hanno avuto il controllo su altre razze (gli Halk, come vengono chiamati in turco), lasciandole in una posizione di svantaggio e piuttosto scontente, che sentono che il potere gli è stato strappato via, e la loro cittadinanza è inferiore a quella dei turcomanni.
Durante i primi tempi dell’Impero Ottomano, i cristiani ortodossi dovettero scegliere fra l’obbligo di adottare l’Islam o fare i conti la discriminazione. Più avanti, i greci e gli armeni dovettero affrontare lo stesso destino. Poi, quando l’Impero Ottomano crollò e la Francia decise di dare le regioni siriane della Cilicia e dell’Iskandarun alla Turchia come premio di consolazione, i siriani, e ovviamente i curdi, furono messi nella stessa posizione svantaggiosa degli altri gruppi non turcomanni. A proposito, i curdi sono in linea di massima il più grande gruppo etnico, contando approssimativamente venticinque milioni di persone nella sola Turchia.
Per di più, dire che i greci hanno vissuto in Turchia sarebbe un eufemismo. Storicamente parlando, il Mar Egeo è stato la patria della cultura ellenica, che si è espansa su entrambe le sue coste. È un dato di fatto, non molte persone si curano del fatto che l’antica città “greca” di Troia si trovi oggi nella costa occidentale della Turchia. Persino oggi, le isole greche si possono vedere dalla costa occidentale della Turchia, e in realtà la Turchia occidentale è, di conseguenza, storicamente ellenica, e tanto greca quanto Atene.
Non è per niente sorprendente né inusuale, pertanto, sentire in Turchia riferirsi al termine “Halk turco” per dire “i popoli turchi”, anziché “popolo”. Un termine che indica divisioni e sta alla base di un pericolo, nel caso in cui questi diversi “Halk” dovessero combattere l’uno contro l’altro; una direzione verso la quale la Turchia sembra dirigersi, se le divisioni curdo-turcomanne e sunniti-alawiti si intensificassero, proprio come stanno facendo con la partecipazione da capofila di Erdogan alla “Guerra alla Siria”.
E’ ironico che Erdogan abbia dato inizio alla sua leadership facendo grandi progressi verso la riconciliazione con i curdi. In ogni caso, quando Erdogan ha giocato il ruolo dell’aspirante sultano islamista, ha deciso di sostenere gli islamisti nella loro guerra contro la Siria secolare. I suoi errori di calcolo hanno portato al fatto che i curdi siriani hanno dovuto imbracciare le armi e difendersi da quegli islamisti. Erdogan allora ha dovuto giocare anche il ruolo del fanatico turco, e rivoltarsi contro i curdi siriani, con la piena consapevolezza che questo avrebbe messo i curdi turchi contro di lui.
Quando i curdi sono stato spinti tra l’incudine e il martello, e non avevano nessuna opzione se non combattere l’ISIL, Erdogan, l’uomo dei Fratelli Musulmani, ha messo da parte le sue differenze politiche con l’ISIL e messo a rischio l’unità turca, schierandosi contro i curdi. Questo perché Erdogan è prima di tutto un islamista, e in secondo luogo un fanatico turcomanne.
E’ chiaro pertanto che Erdogan mette la sua agenda islamista prima della sua agenda turcomanna, e prima dell’unità e della coesione dei turchi.
Erdogan era preparato a rischiare tutte le cose buone che ha fatto, tutti i suoi risultati, e mettere la nazione sull’orlo di una guerra civile, pur di non abbandonare i suoi fratelli e la sua agenda islamista. Ora che la Turchia si avvicina velocemente alle elezioni decisive del primo novembre, è percorsa da divisioni etniche, disordini civili, divisioni settarie, rischi del crollo economico che potrebbe derivare, e soprattutto da una serie di attacchi terroristici, il peggiore dei quali è stato il recente attacco alla manifestazione per la pace ad Ankara.
Erdogan perciò potrebbe, un giorno, giocare il ruolo del riformista, poi avanzare fino ad essere visto come l’uomo della NATO del Levante. Potrebbe anche ingannare qualcuno dei lobbisti pro-Palestina, come quando si batté il petto per l’attacco di Israele contro Gaza, e uccise molte persone a bordo del Mavi Marmara. Ora, vuole apparire come un eroe nazionale che tenta con tutte le sue forze di raggiungere un obiettivo dove tutti i suoi predecessori fallirono, cioè entrare a far parte dell’Unione Europea. Anche se questo gli facesse guadagnare qualche voto, l’orologio ticchetta velocemente, e il primo novembre non è lontano. Potrebbe anche porsi come l’eroe turcomanno che porta l’eredità della superiorità turcomanna come tutti i suoi predecessori, ma alla fine dei conti, egli è semplicemente un islamista, materiale per un libro di testo, con tutto il dogmatismo e la prevedibilità che ne derivano.
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Articolo di Ghassan Kadi apparso su Saker.is il 26/10/2015
Traduzione in italiano di Paola per SakerItalia.it
“… In quanto islamista, ideologicamente parlando, non c’è alcuna differenza tra Erdogan e qualsiasi membro dell’ISIL..mette la sua agenda islamista prima della sua agenda turcomanna, e prima dell’unità e della coesione dei turchi….tenta con tutte le sue forze di raggiungere un obiettivo … cioè entrare a far parte dell’Unione Europea. ” (Ghassan Kadi)
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Insomma, per dirla tutta, Erdogan è un terrorista, ma siccome è Presidente di uno Stato membro della Nato che vuole entrare nell’Unione Europea, nonché, al momento, pedina fondamentale sullo scacchiere di Washington, è legittimato a violare i diritti umani dei Curdi, dei Siriani, dei cristiani, dei Russi e a propagandare la sua ideologia criminale. Dopo essere stato isolato a livello internazionale per il suo sostegno ostinato alla linea dura dei ribelli islamici in Siria, Erdoğan ha espresso il suo rifiuto di condannare Ansar Bait al-Maqdis, il famigerato gruppo jihadista della base in Sinai fedele allo Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS), per l’abbattimento dell’ areo Flight 9268 Kogalymavia, che ha ucciso 217 passeggeri russi, tra cui 17 bambini. Secondo l’agenzia di notizie Emirates (WAM) Erdogan avrebbe dichiarato quanto segue:
“Gli aerei russi stanno prendendo di mira i Mujahidin in Siria ei partigiani che lottano per rovesciare il dittatore siriano Assad. In Siria, Mosca cerca di spostare l’ago della bilancia a terra contro i nostri fratelli. Di conseguenza, non dovrebbe essere una sorpresa se lo Stato islamico si vendica…Come posso condannare lo Stato islamico per aver abbattuto un aereo russo mentre i suoi passeggeri stavano tornando da una felice vacanza in un momento in cui i nostri correligionari in Siria erano bombardati dai caccia di Putin? … È la conseguenza naturale delle azioni di Mosca in Siria per sostenere Assad “, ha detto Erdogan, aggiungendo che la Turchia continuerà a sostenere i fuorilegge Fratelli Musulmani e il deposto ex presidente Morsi in Egitto.(TV Dubai).
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http://www.awdnews.com/top-news/turkish-president-erdo%C4%9Fan-i-can-t-condemn-the-islamic-state-for-shooting-down-the-russian-airplane-as-it-is-the-natural-outcome-of-putin-s-support-for-assad
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Ma la sensibilità di Erdogan nei riguardi dell’Isis è condivisa anche dal figlio Balal, come testimoniano alcune sue foto con i terroristi su internet, e dalla figlia Somaye che gestisce i centri e le unità mediche per fornire assistenza ai miliziani feriti del Daesh. Ora c’è da domandarsi a cosa servirebbe l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea: a infiltrare ulteriori battaglioni di correligionari islamici, travestiti da profughi siriani oltre a quelli della prima ondata già arrivati su invito della Germania ? O a destabilizzare e ricattare anche l’ Europa, insieme alla Russia ? Ultimamente la Merkel appare sempre più spesso con la medesima espressione rintronata impressa sul faccione di Tsipras dopo il water boarding del 13 luglio: i padroni del mondo hanno dovuto ricordarle chi è che comanda ?
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http://it.awdnews.com/political/rapporto-tra-il-figlio-di-erdogan-e-l-intelligence-turca-con-isis-foto