Da quando è entrato in carica, il regime di Trump ha aumentato la posta in gioco nella lunga guerra di Washington all’Iran con altri mezzi.
L’ostilità degli Stati Uniti verso la Repubblica Islamica non ha nulla a che fare con una minaccia alla sicurezza nazionale che non esiste.
Tutto ruota intorno alla sua indipendenza sovrana, per cui l’Iran, il principale rivale regionale di Israele, venga neutralizzato e restituito agli Stati Uniti come loro stato cliente, oltre a ottenere il controllo sulle sue enormi risorse di idrocarburi, che sono tra le più grandi del mondo.
Il regime di Trump sta conducendo una guerra totale con altri mezzi contro l’Iran.
All’inizio di giugno, il Washington Post, connesso alla CIA, ha falsamente affermato che Teheran potrebbe attaccare le posizioni regionali degli Stati Uniti prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre.
Separatamente, i recenti rapporti di Fox News e The Times of Israel hanno perpetuato il mito dell’Iran che si avvicina ad essere in grado di produrre armi nucleari.
Fonti inaffidabili per queste affermazioni provengono da Israele e dagli iranofobi statunitensi, senza nessuna prova credibile a sostegno delle loro affermazioni, poiché di prove non ne esistono.
Quello che sta succedendo è una lunga guerra di propaganda statunitense/israelo-sionista contro l’Iran, spingendo il limite verso un possibile confronto diretto oltre a quello che è già successo.
È un gioco pericoloso e ad alto rischio, rischiare la guerra contro una nazione che, se fosse preventivamente attaccata, è in grado di colpire duramente.
L’ultima accusa provocatoria contro l’Iran proviene dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, una figura negazionista riguardo tutti i crimini di guerra e contro l’umanità israeliani, della NATO e degli Stati Uniti.
Non condannandoli mai, la sua consueta risposta alle reiterate aggressioni è quella di invitare entrambe le parti a “mostrare moderazione”.
Il suo ultimo sostegno alla prevalenza degli interessi imperialisti sulla pace mondiale è venuto da un rapporto ONU che lo cita, convenientemente trapelato la scorsa settimana.
Ha affermato che i missili utilizzati per attaccare le installazioni petrolifere saudite lo scorso settembre fossero iraniani, sostenendo le accuse del regime di Trump di quel momento.
Ignorata è stata la lunga guerra degli Stati Uniti sullo Yemen dall’ottobre 2001 – lanciata da Bush/Cheney, intensificata da Obama con il coinvolgimento saudita, e da Trump che sta aumentando esponenzialmente la posta in gioco.
Nel mese di ottobre 2016, Reuters ha affermato che l’Iran stava fornendo armi agli Houthi yemeniti attraverso il vicino Oman, senza nominare la sua fonte, anonimi alti funzionari occidentali, statunitensi e dell’Arabia Saudita.
In risposta, il Ministro degli Esteri dell’Oman Yousef Bin Alwi ha sfatato l’accusa, dicendo: “Non c’è verità in questo. Nessuna arma ha attraversato il nostro confine e siamo pronti a chiarire eventuali sospetti qualora si presentano”.
Reuters ha ammesso quanto segue: gli “Houthis yemeniti hanno guadagnato un tesoro di armi quando intere divisioni alleate con l’ex presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh si schierò con loro all’inizio della guerra lo scorso anno”, aggiungendo: “Funzionari occidentali e statunitensi che hanno parlato alla Reuters (secondo loro, sull’accesso alle armi da parte dei combattenti) si erano basati su rapporti dell’intelligence, da essi visti ma di cui non hanno detto nulla sulla loro natura”, la loro credibilità molto sospetta non è spiegata dall’agenzia di informazione.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite trapelato, i missili utilizzati dagli Houthi hanno “caratteristiche di progettazione iraniane (e/o) con insegne in farsi”.
Quello che non veniva spiegato era che se l’Iran stava fornendo missili agli Houthi, perché le sue autorità avrebbero permesso loro di farsi facilmente identificare, in particolare da segni in farsi sui loro missili?
In risposta alle accuse del 2018 sull’Iran che riforniva gli Houthi di missili, il Comandante Generale dell’IRGC Ali Jafari ha sfatato l’affermazione, dicendo: “Come è possibile inviare armi, in particolare missili, in un paese che è completamente sotto assedio e verso cui non c’è nemmeno la possibilità di inviare aiuti medici e prodotti alimentari?”
“I missili sparati contro l’Arabia Saudita appartengono allo Yemen che li ha revisionati ed ne ha aumentato la gittata”.
Il Ministro della Difesa iraniano Amir Hatami ha denunciato lo schema di false accuse degli Stati Uniti e, nel mentre, ignorano i propri crimini imperialisti.
Sabato scorso, l’inviato delle Nazioni Unite iraniano Majid Takht Ravanchi ha smentito il rapporto delle Nazioni Unite trapelato, dicendo: “l’origine iraniana delle armi (degli Houthi yemeniti) è un clamoroso errore. Il Segretariato delle Nazioni Unite manca di capacità, competenze e conoscenze per condurre questo tipo di indagini”, aggiungendo:
“Sembra che gli Stati Uniti, con la loro storia di interferenze ed attacchi all’Iran, siano seduti sul sedile del conducente per modellare le valutazioni delle Nazioni Unite”.
Venerdì scorso, il Ministero degli Esteri iraniano ha respinto come propaganda inaccettabile il rapporto delle Nazioni Unite trapelato, aggiungendo: “Il rapporto del Segretariato delle Nazioni Unite è stato chiaramente preparato sotto la pressione politica da parte dei regimi statunitensi e saudita”.
Sembra che il rapporto “sia stato preparato sotto la direzione del (regime di Trump) per essere usato … all’interno del Consiglio di Sicurezza contro l’Iran”.
“Tali processi sotto dettatura causeranno gravi danni alla credibilità delle Nazioni Unite e ne mineranno l’integrità”.
“Il (regime di Trump) è il più grave violatore della risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza, e nessuno potrà mai cancellare il nome di quello stato dalle sistematiche violazioni delle regole internazionali che ha commesso”.
L’Iran è il principale fautore della pace, della stabilità e della cooperazione reciproca con le altre nazioni, non è in guerra con nessuno, non sta minacciando nessuno.
Le sue capacità militari sono mirate esclusivamente alla difesa, come da suo diritto legale ai sensi del diritto internazionale.
Il proprio coinvolgimento in Siria è tutto concentrato nell’aiutare le forze governative a combattere l’ISIS sostenuto dagli Stati Uniti e quei terroristi che pensano allo stesso modo, i consiglieri militari iraniani in quel paese non sono coinvolti nei combattimenti insieme alle truppe siriane.
Gli Stati Uniti, con i loro principali alleati della NATO, Israele e i sauditi, sono stati aggressori, che stanno conducendo guerre regionali preventive.
Invece di attribuire le colpe a chi appartengono per quello che è successo all’infinito in Medio Oriente, una regione trasformata in un teatro di guerra permanente dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, Guterres ha falsamente suggerito che l’Iran ha violato il Consiglio di sicurezza Risoluzione n. 2231, che istituiva all’unanimità il JCPOA.
Da quando è stato adottato nel 2015, con effetto a gennaio 2016, l’Iran è stato pienamente conforme alle sue disposizioni, con nessuna prova che suggerisca del contrario.
In netto contrasto, gli Stati Uniti hanno violato l’accordo, in particolare con l’abbandono di Trump di ciò che è vincolante, la sua clausola di supremazia (articolo VI, clausola 2), sotto la legge internazionale e sotto la Costituzione statunitense.
La Gran Bretagna, la Francia, La Germania e l’UE hanno violato l’accordo fondamentale omettendo di osservarne le disposizioni.
L’Iran ha denunciato il nuovo rapporto delle Nazioni Unite, dicendo che è stato preparato ed è trapelato a causa della “pressione politica dei regimi (di Trump) e saudita”.
Il suo tempismo arriva quando Pompeo e altri sostenitori del regime di Trump vogliono che l’embargo delle Nazioni Unite sulla vendita di armi all’Iran, in scadenza, sia mantenuto in vigore in modo permanente, e reimposte quelle sanzioni delle Nazioni Unite terminate dal JCPOA.
Il Consiglio di Sicurezza ha l’ultima parola su questi temi. Russia e Cina si oppongono fermamente a tale reimposizione.
Gli Stati Uniti, che non fanno più parte del JCPOA a causa dell’abbandono illegale da parte di Trump dell’accordo, stanno spingendo forte per la reimposizione.
Il modo in cui i paesi dell’Unione Europea intendono procedere rimane incerto.
Sosterranno lo stato di diritto e salveranno il JCPOA, o lo lasceranno morire schierandosi con le politiche ostili del regime di Trump contro un Iran non belligerante?
Vedremo nelle settimane e nei mesi a venire come le cose si svilupperanno.
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Articolo di Stephen Lendman pubblicato su Information Clearing House il 15 giugno 2020
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia
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