Dopo due guerre civili, invasioni multiple e omicidi politici a bizzeffe, si potrebbe pensare che il Libano [in inglese] meriti una pausa dalla maggiore crisi degli ultimi tempi. Ma invece no, eccoci qui questa settimana con le affermazioni degli israeliani secondo cui gli Hezbollah stanno gestendo una fabbrica di missili nella valle della Bekaa, ed il primo ministro, quello libanese, non quello israeliano, sostiene che gli investitori internazionali potevano mettere i loro soldi nel suo paese anche se questa nazione infinitamente piccola ha uno dei rapporti debito/PIL più alti del mondo. Il centocinquanta per cento per la precisione.

Saad Hariri, il primo ministro in questione, e sì, suo padre è stato effettivamente assassinato da un’enorme autobomba a poche centinaia di metri da casa mia a Beirut, ha cercato di sminuire la minaccia di un declassamento del “rating” proprio dopo che il Libano stesso, lunedì, aveva dichiarato di essere nello “stato di emergenza economica”. Fu il padre miliardario, spendaccione, a dare il via alla quasi bancarotta del suo paese con un enorme centro cittadino dopo che la guerra civile aveva distrutto gran parte di Beirut. Questa è la seconda guerra civile di cui stiamo parlando. Durò 15 anni e costò circa 150.000 vite. La cifra, a proposito, si insinua fino a 175.000, a seconda dei giornali di cui si sceglie di fidarsi.

Ma l’ultima crisi in Libano ha una forza quasi inarrestabile. È iniziata con due droni israeliani che si schiantano nei sobborghi meridionali di Beirut, dove Hezbollah risiede e, secondo le voci di molti “esperti di sicurezza”, gli obiettivi erano i siti di produzione di missili degli Hezbollah. Gli israeliani non hanno detto di usare droni, la qual cosa significherebbe che ne hanno a Beirut, ma gli Hezbollah hanno prodotto un video di un razzo che apparentemente si schianta contro un veicolo blindato israeliano sul lato israeliano del confine meridionale libanese. Gli israeliani hanno detto che nessuno dei loro soldati è stato ucciso. Gli Hezbollah hanno dichiarato che due sono stati feriti a morte.

In ogni caso, si dice che questa sia una rappresaglia per un attacco israeliano contro una base di Hezbollah in Siria, dove gli Hezbollah, insieme ai russi, stanno difendendo il regime di Bashar al-Assad. L’attacco missilistico transfrontaliero ha convinto gli israeliani a sparare razzi e proiettili nel sud del Libano. Ciò ha provocato una serie di incendi nella boscaglia intorno al villaggio di Maroun al-Ras, il che a sua volta ha spinto i parlamentari libanesi a sostenere che Israele aveva commesso “crimini ambientali”. Potete vedere come queste cose sfuggano facilmente di mano.

Non è la prima volta che gli israeliani affermano che Hezbollah dispone di missili. In effetti, il presidente della milizia sciita, Hassan Nasrallah, si è divertito a confermare le affermazioni israeliane, anche se alcuni di noi in Libano nutrono dubbi su quanti missili abbiano i suoi uomini. L’affermazione israeliana secondo cui Hezbollah ha creato una fabbrica di missili nella Bekaa porta ad altre domande. Perché, ad esempio, ha pubblicato le fotografie del luogo (vicino al villaggio musulmano sciita di Nabi Sheet) ma si è astenuto dal bombardarlo? E se davvero ci fossero stati missili lì, presumibilmente dell’Iran (questa storia è stata riportata dagli israeliani, ovviamente), gli Hezbollah li avrebbero sicuramente spostati a quest’ora. O no?

Uno degli elementi affascinanti di questa “guerra” per procura, o forse “non-guerra”, è che gli Hezbollah chiaramente desiderano inviare un messaggio agli israeliani: se l’esercito israeliano desidera veramente assalire le forze di Hezbollah in Siria, ora possono aspettarsi di essere attaccati attraverso il confine libanese. In effetti, Nasrallah ha riconosciuto che è stata superata una nuova “linea rossa”. In altre parole, se gli israeliani si sentono liberi di colpire in Siria, gli Hezbollah apriranno un altro fronte dal Libano. Il che è una cattiva notizia per il primo ministro del Libano, che chiama immediatamente i suoi amici occidentali (pensate al Quai d’Orsay [il Ministero degli Esteri francese]) e li esorta a dire agli israeliani di non vendicarsi. Le sue suppliche sembrano aver funzionato, per ora.

Ma questo significa che la guerra siriana può facilmente esplodere sul confine meridionale del Libano, e questo in un momento in cui i libanesi stanno ricordando come solo cinque anni fa, Benny Gantz, ora un noto politico israeliano, minacciò di “riportare il Libano a 70 o 80 anni fa” se ci fosse stato un altro conflitto al confine libanese. A quei tempi, Gantz era il Capo dello Stato Maggiore israeliano. I Capi di Stato Maggiore, e i primi ministri israeliani, spesso minacciano di riportare il Libano indietro nel tempo (posso contare nove diverse occasioni), ma in questo momento gli israeliani preferirebbero probabilmente mantenere tranquillo il loro confine settentrionale. Sanno, ovviamente, che anche gli Hezbollah hanno i droni.

In effetti, Hezbollah ne ha inviato uno su Israele diversi anni fa, fotografando una struttura militare israeliana mentre volava verso sud. Non è chiaro se ora stiamo entrando in una guerra di droni. È stato sicuramente interessante che i combattenti ribelli di Idlib abbiano inviato un drone verso la base aerea siriana di Hmeimin questa settimana. È qui che ha sede l’aeronautica russa. Quindi fate attenzione al povero vecchio Libano nelle prossime settimane. E alla Siria. E ad Israele.

 

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Articolo di Robert Fisk apparso su CounterPunch il  9 settembre 2019
Traduzione in italiano di Diego per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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