L’Iran e l’Arabia Saudita al momento non hanno relazioni diplomatiche, ma si scambiano spesso dichiarazioni retoriche infuocate circa lo stato di cose nel mondo.
L’Iran incolpa i Sauditi per aver organizzato direttamente l’attentato terroristico dell’ISIS a Teheran nel giugno di quest’anno, mentre i Sauditi e i loro alleati hanno interrotto le relazioni con il Qatar dopo presunti commenti positivi sull’Iran da parte dell’emiro di Doha.
L’Iran commemora le vittime dell’attacco dell’ISIS a Tehran (VIDEO)
Ora però la Russia, storicamente molto vicina all’Iran e progressivamente sempre più vicina anche all’Arabia Saudita, si è offerta come mediatrice per un accordo di distensione tra Teheran e Riad.
Il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha rilasciato la seguente dichiarazione sugli sforzi di mediazione tra Iran e Sauditi:
“Molte volte abbiamo provato ad aiutare i due Paesi affinché si sedessero ad un tavolo di negoziazione, ma non vogliamo imporre il nostro ruolo da intermediari.
Parecchi problemi sarebbero stati molto più semplici da risolvere, se ci fosse stata mutua comprensione e fiducia tra Teheran e Riad.
Queste proposte rimangono sul tavolo con entrambi i nostri suddetti partner”.
Mentre alcuni hanno visto la calorosa accoglienza del re saudita Salman a Mosca come un tradimento dell’alleanza russo-iraniana, io ho scritto questo a proposito delle implicazioni della visita diplomatica in Russia:
“La Russia è cosciente di come i reciproci interessi commerciali e le rispettose comunicazioni diplomatiche a lungo termine possano aiutare a stemperare le tensioni tra rivali regionali, fino a ridurle a mera retorica. La recente vocazione della Turchia all’integrità territoriale siriana è dovuta sia alla vicinanza economica turca con la Russia sia al nazionalismo curdo nella regione. Mentre il nazionalismo curdo ha irritato la Turchia, l’alleanza con Mosca ha assicurato ad Ankara che grazie al potere geopolitico russo il bilanciamento dei poteri nel Medio Oriente sarà mantenuto. In questo senso, l’aiuto stabilizzatore del Cremlino offre agli attori mediorientali una specie di polizza d’assicurazione silenziosa ma inequivocabile.
La ‘polizza assicurativa’ geopolitica russa ha favorito anche l’avvicinamento tra Turchia ed Iran. Così, mentre il nazionalismo curdo e l’aggressività israeliana hanno irritato sia Ankara che Teheran, è soprattutto l’amicizia con la Russia che ha permesso ad entrambe queste Nazioni di sviluppare un nuovo senso di fiducia e relazioni economiche convenienti.
Parlando della disputa tra Riad e Doha, la posizione genuinamente neutrale di Mosca tra il Qatar da una parte e Arabia Saudita, Emirati, Bahrain ed Egitto dall’altra, ha fatto guadagnare alla Russia un rispetto sincero da tutte le parti di questo conflitto.
Arriviamo quindi al conflitto tra Sauditi ed Iraniani. Il principe Mohammed bin Salman è considerato uno dei più anti-Iran tra i Sauditi, che di fatto sono costituzionalmente anti-Iran. Anche se alcuni commentatori molto ideologizzati pensano che la visita del monarca arabo a Mosca sia un tradimento dell’alleanza tra Mosca e Teheran, ciò non è assolutamente vero, così come non è vero che le crescenti relazioni tra Russia e Turchia siano una minaccia per l’alleato siriano.
Il lento ma inesorabile consolidarsi di buone relazioni tra Russia e Turchia ha significato un ruolo meno distruttivo di quest’ultima in Siria. Mentre Damasco ed Ankara non hanno ancora ripristinato canali diplomatici ufficiali, il fatto che Assad abbia ben accolto la politica turca di de-escalation nel governatorato di Idlib è un segno di un piccolo ma significativo riavvicinamento, pur se tramite una terza parte.
Allo stesso modo, se sia Iran che Arabia Saudita si allacceranno sempre più in un’alleanza economica con Russia e Cina, ci saranno meno occasioni per i Sauditi di dare seguito alle proprie minacce verso l’Iran. Anche adesso, le minacce sono più retoriche che altro, dato che i Sauditi non avrebbero la capacità di vincere una guerra contro le forze armate iraniane.
In questo senso, il Cremlino sta aiutando a creare stabilità nel Medio Oriente, trasformando nazioni rivali in Paesi che hanno un interesse economico con un partner comune. Questo partner non è solo la Russia ma anche la Cina, la quale sta investendo sempre più in Medio Oriente. C’è solo una Nazione che ha tante buone relazioni con stati così diversi come Iran, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Iraq, Egitto, Qatar, Palestina, Israele e, per molti versi, perfino il notoriamente difficile Libano. Questa Nazione è la Russia.
Così come l’estromissione di Nawaz Sharif dal governo di Islamabad non ha avuto un impatto negativo sulle strette relazioni economiche e geopolitiche con la Cina, così un colpo di Stato in Arabia Saudita, o in qualsiasi altra monarchia del Golfo, non influenzerebbe le relazioni con la Russia come qualcuno spera o, in altri casi, teme. Uno Stato ideologico può fare molto per resistere al pragmatismo. Finora, la Russia si è implicitamente assicurata che, in tutti questi Stati, il pensiero pragmatico sconfigga la retorica ideologica. L’Arabia Saudita non è un’eccezione: anzi, conferma la regola”.
Nell’offrirsi pubblicamente come mediatrice nelle dispute tra Iran e Sauditi, la Russia ha reso esplicita la propria posizione nella regione. Mosca non cerca di favorire nessuna nazione, o nessun gruppo di stati. Mentre rimane ovvio quali tra gli Stati mediorientali siano i suoi tradizionali alleati, quali siano partner geopolitici di recente acquisizione e quali siano i futuri partner economici, la Russia cerca l’equilibrio sulla discordia e, soprattutto, cerca di smussare tutti i punti di tensione nella regione, piuttosto che giocare da una parte contro le altre.
In questo senso, il Cremlino agisce per pacificare le aree a rischio nel Medio Oriente, rendendo così la regione un posto più sicuro per il progetto cinese “One Belt – One Road” [“La Nuova Via della Seta”], che si sta rapidamente avvicinando.
La Russia sta agendo tramite iniziative diplomatiche per confermare la regola secondo cui per rendere sicuro e prospero il Medio Oriente serve cooperazione economica, più che lo sfruttamento di divisioni politiche da parte di terze parti, come nella prassi degli Stati Uniti.
A Mosca, il ministro degli Esteri saudita ha dichiarato che la Russia condivide un confine con il Medio Oriente. Questo è un chiaro segno che persino un vecchio alleato degli USA sta arrivando alla conclusione che il Medio Oriente è geograficamente e storicamente molto più vicino al mondo russo che all’emisfero occidentale.
Questa realtà geografica sembra corrispondere, sempre più rapidamente, a nuove realtà geostrategiche che andranno a tutto vantaggio delle parti che vorranno intraprendere sforzi diplomatici per calmare le tensioni.
Mentre i Sauditi e l’Iran potrebbero non accogliere immediatamente l’offerta russa, così come sta accadendo con l’iniziativa di cooperazione economica tripartita tra Russia e i due Stati coreani, sembrerebbe essere solo questione di tempo prima che il vago riavvicinamento attuale diventi un vero progresso diplomatico per le parti coinvolte.
In questo senso, la Russia sta prospettando un percorso di pace in alcune delle più lunghe dispute del mondo. Se il Cremlino potrà fare qualcosa di simile anche per Israele e Palestina, o la crisi del Kashmir o ancora la guerra civile in Myanmar, la mappa globale dei conflitti potrà essere ridisegnata in meno di una generazione.
Mentre l’azione russa per smussare le polveriere del mondo è un obiettivo a lungo termine, anche se è uno scenario che sta diventando sempre più realistico, ciò che sta già accadendo è una specie di accerchiamento diplomatico russo delle zone di conflitto. Ciò ha l’effetto di isolare dette zone dalla minaccia della guerra statunitense.
Dalla penisola coreana al Medio Oriente, ovunque Trump minacci azioni militari, i diplomatici e leader russi si mostrano per primi, portando vari incentivi economici per raggiungere la pace.
In questo senso, dato che gli USA si sono dimostrati incapaci di collaborare con la Russia, quest’ultima sta invece prendendo il toro per le corna, cercando nel frattempo di portare pace a tutte le aree in cui l’amministrazione Trump ha minacciato di intervenire militarmente.
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Articolo di Adam Garrie pubblicato da The Duran l’11 ottobre 2017
Traduzione in italiano a cura di barg per SakerItalia.it
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