La mattina del 10 novembre è stato annunciato che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non avrebbe partecipato all’incontro esclusivo con il suo omologo russo Vladimir Putin durante il summit dell’APEC in Vietnam. Questo annuncio è stato una grande sorpresa per Mosca, poiché in precedenza sia l’aiutante di Putin, Yuri Ushakov, che il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov avevano annunciato che l’incontro avrebbe avuto luogo regolarmente. Tuttavia, venerdì mattina la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanderssaid ha reso noto che non ci sarebbe stato un incontro speciale tra Putin e Trump a causa di “programmi diversi” durante il summit. Allo stesso tempo, lo stesso Trump ha ripetutamente dichiarato, prima dell’avvio del suo grande giro asiatico, che era desideroso di incontrare il leader russo dal momento che avevano alcune questioni da discutere. I media hanno persino ricevuto un’agenda dell’incontro incentrata su Siria, Corea del Nord ed Ucraina. Di primo acchito, si potrebbe avere difficoltà nell’accettare una spiegazione per un cambiamento di intenti così improvviso.

Eppure, c’è stata una serie di eventi che ci aiuta a spiegare questo mistero, in una regione in cui Russia e Stati Uniti sono attualmente in forte contrasto: il Medio Oriente.

Sembra che l’Arabia Saudita sia determinata a ripristinare la sua influenza sul Libano, costringendo il Primo Ministro filo-occidentale Saad Hariri ad abbandonare il suo incarico durante il suo soggiorno a Riyadh. Questa decisione è stata preceduta da un messaggio segreto israeliano trapelato [in inglese] riguardante la pianificazione di un conflitto militare contro il Libano allo scopo di provocare uno scontro tra Hezbollah e la coalizione sunnita che sostiene l’ormai ex Primo Ministro del Libano. Poi, il 9 novembre, Riyadh e alcuni paesi del GCC hanno avvisato i loro cittadini di lasciare il Libano senza un attimo di ritardo, con il pretesto che le forze filo-iraniane avevano conquistato il potere nel paese.

Sembra che l’Arabia Saudita, con una discreta assistenza fornita da Tel-Aviv, stia progettando di destabilizzare la regione coinvolgendo il Libano in un altro sanguinoso conflitto. Con Hariri che sostiene di essere assassinato al suo ritorno a casa, mentre addossa le responsabilità di tutti i problemi del Libano sugli Hezbollah, la situazione può rapidamente evolversi in ogni momento.

La fonte della Reuters nel governo saudita, anonima e di alto rango, ha confermato [in inglese] che Riyadh ha ordinato ad Hariri di dimettersi, mentre lo stava arrestando. Un’altra fonte ha detto che i movimenti di Hariri sono stati limitati da Riyadh. L’Arabia Saudita negherebbe di aver arrestato Hariri, ma avrebbe taciuto sulle possibili restrizioni ai suoi movimenti.

Va da sé che, sollecitando i suoi cittadini a lasciare il Libano, l’Arabia Saudita probabilmente prevede e sta pianificando un conflitto, perfino una guerra, che potrebbe scoppiare presto. Apparentemente, l’Arabia Saudita ed i suoi alleati si stanno preparando a lanciare attacchi contro le posizioni di Hezbollah in Libano, e molto probabilmente anche in Siria. Se gli aerei sauditi iniziassero ad attaccare le milizie legate al Libano in Siria, verrebbero presto sostenuti da quelli israeliani e americani.

Non c’è dubbio che un tale sviluppo possa seppellire il già precario equilibrio delle forze in Medio Oriente, aprendo la porta a scenari imprevedibili. Sembra che il presidente francese Emmanuel Macron fosse pienamente consapevole di questi fatti poiché avrebbe compiuto un viaggio urgente in Arabia Saudita nel tentativo disperato di tenere colloqui dell’ultimo minuto con Riyadh. Dopo tutto, la Francia è stata uno dei protettori dei cristiani e dei sunniti del Libano.

La situazione in cui Hariri si è ritrovato ricorda, secondo un osservatore imparziale, quella di un altro leader politico costretto nell’esilio saudita – l’ex Presidente dello Yemen, Mansour Hadi.

Hadi sarebbe tornato in Yemen sostenuto da militanti armati dai sauditi per sopprimere i ribelli sciiti conosciuti come Houthi, nonostante il fatto che lui fosse riuscito ad ottenere il sostegno dell’ex Presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh. E ora Riyadh ha un pretesto formale per iniziare una guerra con l’Iran, dopo che il suo aeroporto è stato presumibilmente preso di mira da un missile lanciato dallo Yemen, e con l’Iran accusato di fornire quel tipo di missile agli Houthi. Inoltre, le azioni intraprese dall’Arabia Saudita contro lo Yemen non sono particolarmente legali nella loro natura, dal momento che ha imposto un blocco contro lo stato più povero della regione, tagliando cibo ed altri beni essenziali, una preoccupazione costante all’ONU per i milioni di persone che affrontano fame e malattie.

Tuttavia, l’obiettivo finale per l’Arabia Saudita non è il Libano o lo Yemen, è l’Iran, mentre le aggressioni militari contro altri stati sono solo un modo indiretto per colpire Teheran. Il motivo è anche abbastanza ovvio: i successi di Iran ed Hezbollah in Siria e in Iraq hanno permesso all’Iran di esercitare una maggiore influenza attraverso la sua politica della “mezzaluna crescente sciita” in tutta la regione, che pone una sfida diretta alle monarchie arabe guidate dall’Arabia Saudita.

In realtà, stiamo assistendo ad una guerra regionale in corso di realizzazione, a differenza dei precedenti conflitti per procura intrapresi fino ad ora. L’esercito saudita e le truppe di altri stati del GCC sono, senza dubbio, in possesso di una insignificante abilità militare, ma il loro nemico ha esaurito le sue forze in Siria e in Iraq, il che porta Riyadh alla possibile convinzione che, in qualche modo, possa prendere il sopravvento. Il campo delle possibili operazioni militari è lo stesso: la Siria e ora, molto probabilmente, il Libano. Gli alleati dell’Arabia Saudita sono abbastanza prevedibili anch’essi, in quanto sia gli Stati Uniti che Israele, in una forma o nell’altra, si impegneranno a cercare una guerra diretta contro l’Iran.

Mentre il conflitto deve ancora iniziare, il mondo deve capirne le implicazioni. Mohammed bin Salman sembra determinato a procedere con un impegno totale e, nello stesso tempo, Riyadh suggerisce insistentemente alle missioni diplomatiche straniere che lascino Sana’a, il che può significare la presenza sul tavolo di due simultanei attacchi contro Libano e Yemen.

Ma lo scenario peggiore si verificherà qualora Israele, con il pretesto di sostenere Riyadh, decida di lanciare attacchi contro impianti nucleari in profondità nel territorio della Repubblica Islamica dell’Iran. Allora la guerra può diventare davvero brutta. E tale scenario non può essere escluso. Inoltre, la mattina del 10 novembre, Trump si è improvvisamente rifiutato di incontrare Putin. Cos’era, un segnale? D’altronde, tutto questo rientra nella grande strategia degli Stati Uniti, che si potrebbe brevemente descrivere come “strangolare la Russia con ogni mezzo possibile”. Le mosse economiche e finanziarie non sono stati finora efficaci. Cosa impedisce a Washington dal provare uno scenario militare più estremo?

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Articolo di Petr Lvov pubblicato su New Eastern Outlook l’ 11 novembre 2017

Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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