Il trentenne principe saudita Mohamed, figlio del reggente Re Salman, è salito alla ribalta puramente per caso.

Quando vivevo e lavoravo a Riyad nel 1979-1980, in quasi ogni ufficio governativo saudita in cui andavo c’era una parete con riportati gli allora quattro livelli di successione della casa reale.

A quel tempo Khalid era Re, sicché il suo ritratto era il principale, seguito dai ritratti dei sui fratellastri Fahd (il principe ereditario), Abdullah (il vice principe ereditario) e Sultan (il secondo vice principe ereditario).

Quella era forse l’età dell’oro della famiglia Al-Saud, e nello sfoggiare le fotografie  mandavano due messaggi, uno di stabilità nazionale ed uno di unità della famiglia reale.

I quattro celebrati di quell’epoca erano i figli diretti del padre fondatore Re Abdul Aziz. Questo perché Abdul Aziz aveva contratto molti matrimoni ed avuto dozzine di figli, dei quali 25 figli maschi, ed un enorme differenza di età separava gli stessi. Il più anziano di loro e suo successore Saud era nato nel 1902, mentre il re attuale, Salman è nato nel 1935.

E’ sempre stata una semplice questione di tempo a far sì che un nipote del padre fondatore divenisse Re, ma anche durante l’epoca dell’oro dei “fantastici quattro” domande sul come decidere quale di questi fortunati nipoti dovesse diventarlo, venivano evitate. Dopo tutto, con 25 figli maschi, Re Abdul Aziz aveva centinaia di nipoti maschi eleggibili alla successione.

Il Principe Bandar, un tempo possente, si curava molto del proprio aspetto per poter diventare il primo nipote a salire al trono. Dopo tutto aveva molti contatti, era molto influente, e soprattutto era il figlio del principe (Sultan), prossimo a diventare re nella linea di successione.

Il destino di Bandar cominciò a mutare a causa del suo fallimento in Siria [nella gestione della politica saudita quale capo dell’intelligence, NdT] e venne completamente stravolto con la morte di suo padre prima che lo stesso fosse salito al trono mentre il re Abdullah era ancora in vita.

Abdullah si affrettò e nominò il suo fratellastro Nayef in qualità di principe ereditario, ma lo stesso Abdullah riusci a vivere più a lungo di Nayef.

Sicché quale ultimo erede diretto vivente del Re Abdul Aziz rimaneva Salman, ma al tempo stesso Salman aveva 79 anni e già affetto dal morbo di Alzheimer.

Poco dopo il suo insediamento nel gennaio 2015, Salman nominò il figlio del precedente principe ereditario Nayef quale suo principe ereditario, ma nominò anche il suo poco conosciuto figlio Mohamed ossia Mohamed Bin Salman, alias MBS, in qualità di suo vice principe ereditario. Nella sorpresa e sconcerto di molti, sia a livello nazionale che internazionale, lo nominò anche Ministro della Difesa.

Si prevede che Salman stia presto per cambiare il proprio testamento e nominare suo figlio MBS quale principe ereditario al posto di Mohamed Bin Nayef. In effetti MBS si sta già comportando come se fosse lui il Re. Per uno, duo o tre scherzi del destino, quello che Bandar stava pianificando e complottando gli è sfuggito dalle mani, come accade con la sabbia del deserto, e sembra destinato a cadere nelle mani del cugino MBS.

Non appena il poco conosciuto MBS è improvvisamente divenuto Re de-facto, si è imbarcato in una serie di “imprese” allo scopo di lasciare il segno.

Lui è tristemente noto per la sua guerra nello Yemen. Uno sguardo ravvicinato a questo uomo rivela più di quanto balzi all’occhio, e molto più della tragica storia dello Yemen.

MBS era molto studioso in gioventù, ed ha speso gran parte della sua adolescenza in compagnia del padre, spalla a spalla con i principi anziani ed affaristi del potere.

Diversamente dalla maggior parte dei principi sauditi della sua generazione, ossia la generazione dei nipoti del re fondatore Adbul Aziz, MBS non sembra interessato a feste selvagge e vita degenere. Lui è un grande lavoratore e un sostenitore del duro lavoro. Sin dalla sua salita al potere, girano voci circa sue “incursioni” a sorpresa negli uffici governativi per vedere se gli impiegati stanno lavorando e se qualcuno è assente ingiustificato.

Questa attitudine sembra renderlo popolare tra la gioventù saudita; specialmente tra quelli che sono francamente disgustati dai loro reali, dal loro stile di vita, da spese sfarzose e pigrizia.

Sul fronte economico, MBS sta cercando di trovare dei sistemi per cambiare la dipendenza della ricchezza saudita dal petrolio. Per cominciare, sta pianificando di privatizzare la compagnia petrolifera saudita Aramco. Aramco è ritenuta essere la più ricca compagnia petrolifera del mondo, con ricchezze disseminate ovunque, stimate tra gli 1,5 ed i 10 trilioni di dollari americani. Lui vuole utilizzare i profitti generati dalla cessione per costruire un’economia diversificata.

Sta cercando di costruire alleanze economiche e strategiche con nazioni tipo Egitto, Pakistan e Uzbekistan per poter avere più forza nella gestione dei passaggi di potere all’interno del mondo saudita; per non menzionare i suoi forti legami con Erdogan.

Sembrano esserci pochi dubbi che MBS sia di un livello differente dai suoi consimili, ma questo non significa che sia ad un livello superiore agli altri. Gli va dato credito per la sua capacità di pensare lateralmente; almeno per quanto riguarda l’ambito economico.

In aggiunta, e forse più importante, dato il suo indottrinamento, (MBS) non solo è conscio della mutante importanza dell’Arabia Saudita, ma anche preoccupato della crescita dell’Iran.

E’ stato testimone della caduta di Bandar, e visto i suoi errori. Da questo ha imparato che non può fare affidamento sull’America come alleato alla pari.

MBS ovviamente sa che l’età dell’oro degli Al Saud è alla fine. Lui sa che quella che sembrava essere una ricchezza senza fine poche decadi fa sta arrivando ad una fine improvvisa, e molto prima di quanto chiunque immaginasse. Lui comprende che l’Arabia Saudita non è più nella lista dei migliori favoriti dell’America. E’ totalmente conscio dei primi segnali dati da questi confronti con la realtà, e vuole fare qualcosa a riguardo.

Se sia destinato ad avere successo o no è un altra storia.

L’età giovane non è una difficoltà. Al tempo in cui Alessandro il Grande regnava sul vecchio mondo, lui aveva la stessa età di MBS oggi.

MBS può avere la giusta visione, idee e intenzioni, ma avrà la capacità sostanziale di creare i cambiamenti che desidera per L’Arabia Saudita?

In realtà, la capacita di MBS per il cambiamento deve ancora mostrare il suo primo risultato. Forse ha bisogno di più tempo per mostrare il suo vero aspetto, ma sino ad ora abbiamo sentito molto e visto nulla. In realtà non ha molto tempo per cominciare almeno una parte dei suoi progetti. Se suo padre vuole passare a lui lo scettro deve farlo molto presto e prima che perda le sue capacità mentali, e certamente prima di una sua morte improvvisa. I sauditi, sia reali che gli altri, avranno bisogno di vedere alcuni dei successi di MBS prima di accettare la sua promozione ed accettare la sua salita al potere.

Ma questi successi non si sono ancora visti.

Sul piano militare e strategico, MBS ha chiesto la formazione di un fronte Mussulmano anti-terrore con fondazione e quartier generale a Riyad. Quando è stata annunciata questa alleanza molti “stati membri” sono stati presi di sorpresa, perché hanno saputo della cosa allo stesso momento del resto del mondo. Non sono stati ne consultati, ne hanno avuto richieste in merito. Sono stati raccolti in una lista che MBS pensava di poter costruire senza la necessaria approvazione dei sui partners. Questo è esattamente come dichiarare guerra ad una nazione in nome di una terza nazione.

Ci si chiede: era una dimostrazione di forza ed autorità, o semplicemente di giovanile immaturità? O si trattava di un atto di stereotipata arroganza saudita?

Riguardo l’impresa della vendita di Aramco da parte di MBS, in apparenza può sembrare una grande idea innovativa. Tuttavia questo compito non è così semplice come sembra. Molti analisti economici ed opinionisti sostengono che questa impresa non funzionerà mai come previsto del suo architetto. Quando Aramco fu fondata, non era concepita per essere messa in vendita nel mercato libero, e per questo la sua struttura corporativa presenta tali complessità che renderebbero la sua privatizzazione impossibile. Di fatto, sembra che MBS si aspettasse di vedere orde allineate di candidati investitori, ma al contrario la proposta di privatizzare Aramco ha generato un reazione mondiale molto tiepida.

Inoltre, dato che l’Arabia Saudita è sempre rimasta con la bocca cucita in merito al volume della sua riserva di petrolio, gli investitori sarebbero riluttanti ad investire nell’ignoto. E la stima circa il valore di Aramco, da 1,5 a 10 trilioni di dollari, presenta un margine troppo grande per essere sottovalutato dagli investitori, e gli stessi sarebbero ancora più riluttanti a credere in nuove cifre che contraddicono le precedenti stime.

Parlando delle idee ed imprese di MBS, non possiamo non tornare indietro ad esaminare la guerra nello Yemen. A questa guerra è stato dato il nome che le maggiori potenze danno alle operazioni fulminee. Nel tentativo di replicare la guerra americana all’Iraq, MBS ha chiamato la sua guerra contro lo Yemen operazione “Decisive Storm”. Era stata pensata per durare poche settimane. Tredici mesi dopo, e dopo aver inflitto allo Yemen una enorme tragedia umana che il mondo ha deciso di ignorare, in termini militari l’operazione si sta trasformando in una farsa epocale, e la farsa è l’esercito saudita, il cui budget supera il budget della difesa della Russia.

Concediamo ancora a MBS un pochino di correttezza ancora. Chiunque sia stato in Arabia Saudita ed ha avuto a che fare con i sauditi SA BENE che l’Arabia Saudita è una nazione come nessun altra. E’ affetta da gravissimi problemi umani e sociali.

L’Arabia Saudita è una nazione la cui popolazione, in linea di massima, è ossessionata dai soldi, dal sesso, dal cibo e dalla pigrizia; tutte più o meno nella stessa magnitudine. Per non parlare dell’ossessione per l’alcool, che è ovviamente vietato.

Quelli che conoscono l’Arabia Saudita sentono che ci vorrebbe un miracolo per cambiarla e farla “diventare vera”, alla pari con altre nazioni.

Quindi anche se MBS avesse lo spirito, la determinazione e la sostanza di Alessandro il Grande, i sauditi non sono gli storici macedoni di allora, ne i russi di oggi.

Quando la Russia toccava il fondo durante l’epoca Yeltsin, l’invincibile spirito russo rimaneva ritto sull’attenti in attesa della leadership giusta. Quando Putin si è alzato in piedi, i russi lo hanno fatto con lui. Chiunque conosca l’Arabia Saudita ed i sauditi vi dirà che questo non può succedere e non succederà in Arabia Saudita, non nel prossimo futuro.

MBS senza dubbio vuole essere un riformatore. Vuole elevare in alto l’Arabia Saudita, ma i sauditi necessitano molto più di un grande leader per poter prendere parte al mondo reale. Dopo tutto, dopo decenni di ricchezza e stabilità, la nazione Arabia Saudita non ha fornito al mondo una singola persona di successo in alcun campo di eccellenza. Non un solo scienziato, dottore, artista, musicista, poeta, nemmeno un atleta, non uno in nessun campo. Invece, il regno della sabbia ha sommerso il mondo con scuole religiose che insegnano e promuovono il radicalismo, l’odio e la violenza, e MBS non sembra avere la sostanza per cambiare questo.

Se non altro, MBS vuole divenire un patriarca sunnita mondiale e far divenire l’Arabia Saudita centro del mondo mussulmano sunnita a tutti i livelli, non solo religiosamente, non solo ospitando La Mecca, ma anche economicamente, militarmente ed industrialmente.

MBS sta probabilmente cercando di modellare per se stesso una posizione che è in qualche modo intermedia tra Osama Bin Laden e Bandar Bin Sultan, con un occhio su Erdogan come modello di successo; anche se Erdogan in questo è il suo più grande rivale per la leadership dei sunniti.

Con la stabilità nazionale ed unità della casa reale della passata epoca dei “fantastici quattro” a brandelli, MBS sta cercando di dipingere se stesso, specialmente agli occhi della gioventù saudita, come un riformista e salvatore della nazione. Ma non capisce che i costruttori di nazioni necessitano di risultati.

Ma questa è una strada a doppio senso. Per ottenere risultati non ha bisogno solo di leadership sostanziale, ma anche di appoggio popolare. Il sostegno che sta ricevendo è poco al di sopra della semplice simpatia, ed i risultati che ostenta sono poco più che scommesse andate male.

“Che conquiste porta a casa? Quali tributari [popoli, NdT] lo seguono a Roma?”

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Articolo di Ghassan Kadi pubblicato da TheSaker.is il 10 Maggio 2016
Traduzione in Italiano a cura di Mattew Bursting per SakerItalia.it

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