Discorso del Segretario Generale di Hezbollah Sayed Hassan Nasrallah del 14 agosto 2020, in occasione della celebrazione del 14° anniversario della vittoria del 2006.
Fonte: moqawama.org
Traduzione in inglese: resistancenews.org
https://www.dailymotion.com/video/x7vm4hz (in questo video i sottotitoli sono disponibili solo per l’ultima parte)
[Israele ha assassinato un combattente di Hezbollah in Siria e la nostra ritorsione corrispondente è inevitabile]
[…] Oggi c’è un’equazione che protegge il Libano, cioè quella della deterrenza contro Israele. E tale equazione si rafforza sempre di più giorno dopo giorno a nostro vantaggio grazie allo sviluppo dei nostri equipaggiamenti, al nostro stato di prontezza, al nostro personale, alle nostre abilità, alle nostre capacità umane, militari e materiali e alla nostra esperienza su diversi campi di battaglia, come Siria, Iraq, Yemen… Israele e i suoi padroni americani lo sanno molto bene e ne sono terrorizzati. Questa è l’equazione che oggi protegge il Libano. Non c’è altro che protegge il Libano. E’ la formula perfetta Esercito-Popolo-Resistenza (essenzialmente l’asse della Resistenza attraverso l’equazione della deterrenza) che protegge il Libano. Non sono né la Lega Araba, né l’Organizzazione della Conferenza Islamica (che ora viene chiamata Organizzazione della Cooperazione Islamica), né la Nazioni Unite o il Consiglio dei Sicurezza, né le risoluzioni internazionali, che proteggono il Libano. Chiunque affermi il contrario, si faccia avanti e ci illumini con la sua prospettiva. […]
Avendo parlato a lungo della vittoria del 2006 e delle ragioni della feroce ostilità dell’America nei nostri confronti, ora io affronterò tre punti. Il primo riguarda l’atmosfera che ha predominato per molte settimane nel Libano meridionale; il secondo è lo storico accordo di pace tra gli Emirati Arabi Uniti e Israele; il terzo riguarda le dichiarazioni sulla responsabilità di Israele nell’esplosione di Beirut. E quando parlerò dell’esplosione di Beirut, approfondirò diversi punti relativi alla situazione interna del Libano [quest’ultima parte non è stata riportata nell’attuale trascrizione].
Primo punto. Due o tre settimane fa, o anche più, un’aggressione israeliana nei sobborghi di Damasco ha portato al martirio di cari fratelli, tra cui un martire libanese di Hezbollah, il martire Ali Kamel Mohsen. Ovviamente, dato che questa equazione era già stata annunciata in precedenza, gli Israeliani erano ben consapevoli che alla fine Hezbollah non sarebbe rimasta in silenzio su questa aggressione, e avrebbe inevitabilmente reagito. Ecco perché da solo, senza la necessità che io dicessi qualcosa, né con una qualche promessa di ritorsione da parte di Hezbollah e senza alcun nostro comunicato o dichiarazione, Israele ha preso drastiche misure di sicurezza su tutta la linea del confine, da Naqura alle Alture del Golan, su tutto il confine siriano-libanese con i territori occupati della Palestina e del Golan. Israele era in attesa, pronto a fuggire al minimo allarme, e ha preso tutte le misure necessarie affinché nessuno dei suoi soldati fosse esposto a Hezbollah, e quindi ci ha negato ogni opportunità di ritorsione.
Vedi: “Cosa è successo, e cosa no, al confine tra Israele e Libano?” [in inglese]
Certamente, per quanto ci riguarda, dal giorno uno la nostra decisione era quella di rispondere. Naturalmente, la nostra decisione di ritorsione e la ritorsione che metteremo in atto, saranno conformi alle regole di ingaggio. Quindi, è necessario un attacco ben preparato, ben studiato e proporzionato, un attacco serio con vittime da parte israeliana. Il nostro scopo non è fare clamore sui media, metterci in mostra o mostrare un’aria di superiorità appena ne abbiamo l’opportunità [il riferimento è alla pseudo-incursione di Hezbollah [in inglese] respinta da Israele, con il probabile scopo di abbassare i toni della vera risposta, permettendo a Hezbollah di salvare la faccia]. Ci avete frainteso. Non stiamo cercando l’attenzione mediatica, non ci stiamo vantando e non stiamo cercando alcun riconoscimento. C’è una equazione reale, ci sono regole di ingaggio in atto e ben presenti, che vogliamo preservare e sostenere. E le confermeremo con un attacco serio, studiato e calcolato: questa è l’unica strada per confermarle.
Vedi: “Hezbollah nega di aver attaccato Israele e promette una imminente ritorsione” [in inglese]
Ed è per questo che tutto ciò che è successo dal primo giorno del martirio del nostro caro martire Ali Kamel Mohsein fino a oggi, è parte della punizione. Immaginate… Certamente, questo ha causato un grande dibattito intorno all’entità sionista, il fatto cioè che per tre settimane questo presunto potente esercito regionale è stato in massima allerta lungo l’intera estensione del confine, prendendo tutte le misure di sicurezza, cautela e precauzione, ha cancellato addestramento e manovre, ha fermato la maggior parte dei movimenti e delle pattuglie nell’area di confine, in attesa dell’imminente attacco di Hezbollah. Fa tutto parte della punizione. Se tu uccidi uno dei nostri combattenti, ti devi aspettare una risposta che può arrivare ad ogni ora e in ogni punto del confine, e pagherai il prezzo del tuo crimine.
[in arabo con sottotitoli in francese]
Vedi: “Temendo una ritorsione imminente, le Forze di Difesa israeliane mandano una lettera di scuse a Hezbollah” [in inglese]
Stasera voglio solo dire che questa decisione di vendicarci è ancora valida, che non è cambiato assolutamente nulla a seguito dell’esplosione nel porto di Beirut. E’ solo una questione di tempo. E loro devono continuare ad aspettare un nostro attacco che può arrivare in qualsiasi momento.
[L’accordo di pace tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti]
Secondo punto. Ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato uno storico accordo di pace tra gli Emirati Arabi Uniti e il nemico Israele. Certamente, ha fatto una sorta di festa alla Casa Bianca, proprio come un matrimonio, circondato a destra e a sinistra dai suoi funzionari che applaudivano. Come membro di questa comunità arabo-musulmana, come persona che crede nel Dio Altissimo ed Eccelso e nel Giorno del Giudizio, e considerando che sarò interrogato nell’Aldilà sulla mia presa di posizione su tale questione, a livello personale e per conto di Hezbollah e della Resistenza Islamica in Libano, devo dire alcune cose in merito.
Non mi addentrerò certamente in lunghe analisi storiche e geografiche, né mi dilungherò sulle ragioni che hanno spinto gli Emirati Arabi a fare questo. Io ho solo poche parole chiare e inequivocabili da dire su questo argomento.
Primo, non siamo rimasti per nulla sorpresi da ciò che hanno fatto i leader, o alcuni leader, degli Emirati Arabi. Non ci siamo sorpresi affatto. E’ stata la logica conseguenza e l’inevitabile meta del percorso che stavano percorrendo. Ma la normalizzazione delle relazioni era già una realtà: c’erano già collegamenti aerei tra i due Paesi, i ministri israeliani andavano già spesso negli Emirati Arabi, Israele partecipava già a conferenze ed eventi organizzati negli Emirati Arabi, erano già in essere aiuti economici e medici, accordi e cooperazione contro il coronavirus, ecc. Era già una realtà.
Ma è evidente che la necessità di annunciare un accordo di pace è stata innanzitutto una necessità americana, una necessità per il presidente Donald Trump di presentare qualche risultato, mentre gli Emirati Arabi e Israele potevano benissimo continuare di questo passo per mesi, un anno, due, tre, ecc. Voglio dire che, se l’obiettivo era normalizzare le relazioni, questo era già in essere e quasi totale. Quindi non c’è nulla di sorprendente in questo annuncio, che è la naturale conclusione del percorso seguito per tanto tempo dalla leadership degli Emirati Arabi. Il risultato attuale era estremamente prevedibile.
La tempistica di questo annuncio conferma come i regimi arabi siano proprio dei docili servitori dell’amministrazione USA. Trump ha bisogno di un risultato in politica estera, perché il suo incarico sta per scadere e non ha risultati in politica estera da mostrare. Per non parlare della situazione interna, che vede gli Stati Uniti devastati dal coronavirus, dalla disoccupazione, dai blocchi, dalla disastrosa situazione economica, che costituiscono la grande situazione difficile di Trump. Ma anche a livello di politica estera, lui ha lasciato l’accordo sul nucleare iraniano con la speranza di abbattere il regime, ma ha fallito; in Corea del Nord, non è andato da nessuna parte; per quanto riguarda la Cina, non è successo nulla; l’Accordo del Secolo è stato unanimemente respinto dai Palestinesi e non c’era alcuna opportunità concreta che fosse accettato dai Palestinesi e dalla comunità internazionale. Tutta la sua politica estera non è stata altro che una serie di fallimenti, Ecco perché ha bisogno di un qualche tipo di risultato. Chi è pronto a fornirgli risultati illusori? I suoi strumenti in Medio Oriente!
Ciò che gli Emirati Arabi hanno fatto è un favore elettorale, politico e personale al presidente Trump, in modo che lui ne potesse beneficiare durante le imminenti elezioni. E’ la ragione di tale tempismo. Questo accordo di pace è stato raggiunto durante il periodo elettorale più debole di Trump, in base ai sondaggi negli Stati Uniti (che, prevedibilmente, dicono che perderà le elezioni con largo margine). E’ parimenti un favore personale e politico a Netanyahu. All’interno dell’entità sionista, ora Netanyahu non è mai stato così debole da quando ha cominciato la sua vita politica: è accusato di corruzione, è in attesa di giudizio, manifestazioni contro di lui vengono organizzate ogni giorno, il suo governo si sta sfaldando, ci sono state tre elezioni e ce ne sarà forse una quarta… lui deve quindi riaffermare qualcosa al fine di poter essere in grado di presentarsi al suo popolo – che occupa la Palestina – come uno che ha raggiunto questo storico accordo di pace, un traguardo storico, e che ha una diplomazia eccezionale, ecc. Sfortunatamente, questa è l’opportunità che gli Emirati Arabi forniscono a Trump e a Netanyahu.
Fino alle elezioni americane, ci dobbiamo aspettare che facciano lo stesso un numero di altri Paesi arabi e di regimi arabi, già pronti e in obbediente attesa del loro turno nella fila, aspettando solo uno schiocco di dita non da parte di Trump ma del suo inviato speciale in Medio Oriente, Jaren Kushner. Appena gli farà il segnale, andranno a Washington uno dopo l’altro, alla Casa Bianca, e tra certi regimi arabi e Israele ci saranno diversi storici accordi di pace come questo.
In verità, proprio come Trump ha voluto rafforzare per anni la situazione economica dell’America e lo ha fatto mungendo finanziariamente (uso di proposito il verbo “mungere” come quello che si usa per le vacche da latte, che è il termine usato da Trump durante la sua campagna) alcuni regimi del Golfo Persico; avendogli strappato miliardi di dollari, oggi lui vuole mungerli politicamente al fine di migliorare la sua situazione economica fino alle elezioni presidenziali. Gli prenderà fino all’ultima goccia della loro dignità, della loro immagine, della loro storia e della loro religione (se ancora hanno una religione). Li spoglierà di tutto ciò che gli è rimasto, solo per il suo bene e per quello del suo amico Netanyahu, che è nel caos all’interno dell’entità sionista. Ed è per questo che non ci dovremo stupire se domani questa o quella nazione, e forse anche più, annunceranno un accordo di pace con Israele. Ha a che fare con le necessità elettorali di Trump. Non è necessario. Forse un Paese sarà sufficiente o forse l’amministrazione americana penserà che ne devono avere due o tre. Tutti questi servili Paesi arabi sono pronti e stanno aspettando in fila. Non sarà un problema per gli Stati Uniti.
In ogni caso, ciò che è stato annunciato è ora di dominio pubblico e sarà ratificato a giorni o a settimane dall’attuale sovrano degli Emirati Arabi. Era qualcosa da aspettarsi e riflette molte infide politiche arabe nella nostra regione, in cui l’unico criterio è l’approvazione da parte degli Stati Uniti. Qualunque cosa gradiscano gli Stati Uniti, loro lo fanno con entusiasmo. Quello che piace agli Stati Uniti è essere al servizio di Israele, fare pace con Israele, riconoscere Israele, e quindi tutti si mettono in fila per fare ubbidientemente tutto ciò che il loro padrone americano gli chiede. Allo stesso modo, quando Washington gli chiede di essere ostile ai nemici di Israele, di combattere i nemici di Israele, di combattere l’Asse della Resistenza, di voltare le spalle al popolo palestinese, di abbandonare Al-Quds [Gerusalemme], tutti gridano “ascoltiamo e obbediamo” [verso coranico indirizzato dai credenti in Dio e nel suo Profeta] e lo fanno. Questa è oggi la situazione reale.
Ma, giorno dopo giorno, è chiaro che ciò che i media ufficiali arabi e un gran numero di regimi arabi hanno fatto, soprattutto nel Golfo, parlando costantemente di “nemico iraniano”, dipingendo l’Iran come una grande minaccia, ecc., è stata tutto solo una cortina fumogena per fare la pace con Israele, riconoscere Israele e stabilire relazioni con Israele, al fine di permettergli di dedicarsi al loro vero nemico, cioè l’Iran. Ma allo stesso tempo, molti dei Paesi che parlano di Iran come un nemico, stanno provando ad entrare in contatto segretamente con l’Iran, di rassicurare l’Iran e di costruire relazioni con l’Iran. Le loro affermazioni pubbliche sono ostili e aggressive ma, di nascosto, stanno dicendo qualcosa di piuttosto diverso. E sperano di arrivare ad avere relazioni molto buone con Israele e relazioni molto buone con l’Iran, perché sono deboli, non hanno colore, odore o sapore. In verità, la tempesta più piccola da qui o da lì può scuotere i loro troni. Non dirò altro ed esprimerò la nostra posizione in due punti.
Il primo punto è che noi tutti abbiamo un obbligo umanitario, religioso, legale, jihadista, morale, nazionale e comunitario per alzarci in piedi e dire forte e chiaro che denunciamo, rifiutiamo e condanniamo questo accordo di pace. E’ un tradimento dell’Islam, un tradimento del popolo arabo, un tradimento della comunità musulmana, un tradimento di Al-Quds e del popolo palestinese, un tradimento dei luoghi sacri musulmani e cristiani. Ciò che hanno detto i Palestinesi, è vero: è stato un atto di tradimento, una pugnalata alle spalle. Altre parole simili di condanna sono giuste per definire questa posizione degli Emirati Arabi. Se non possiamo fare nulla di concreto per combattere questo atto estremamente esecrabile e detestabile perpetrato dai sovrani degli Emirati Arabi, possiamo almeno rifiutarlo con parole di condanna. Il livello più basso di fede per coloro che sono a rischio se parlano pubblicamente, specialmente nelle dittature arabe, è di pensarlo. Molti però possono denunciarlo con una presa di posizione pubblica, senza mettere a rischio vita, libertà o sussistenza, e se oggi rimangono in silenzio, pagheranno per questo nel Giorno del Giudizio. Il primo punto è quindi la doverosa denuncia e condanna di questo accordo di pace.
Per quanto riguarda il secondo punto, mi rivolgo al popolo palestinese che oggi è oppresso e tradito, come il popolo arabo e musulmano, che sono impegnati nella causa palestinese e ai movimenti di Resistenza: io gli dico che dobbiamo essere arrabbiati profondamente e considerare questo atto efferato come uno spregevole tradimento. Ma non dobbiamo essere addolorati, non siate tristi. Al contrario, è un bene che cadano le maschere. E’ un bene che ciò che sta accadendo di nascosto, venga fatto alla luce del sole. E’ un bene che ciò che è stato fatto segretamente, ora sia fatto in pubblico. Fondamentalmente, è una delle tradizioni divine, storiche e sociali, come abbiamo visto più e più volte nelle società attraverso i secoli, proprio come è chiaramente definito nel Sacro Corano: quando Dio l’Altissimo decreta che il Fronte della Verità si sta avvicinando alla vittoria finale, questo si deve disfare dei suoi pesi, purificarsi, ripulire i suoi ranghi, espellere gli ipocriti, i bugiardi e coloro che complottano contro di esso, i sottomessi, coloro che lo pugnalano alle spalle. Il fatto che queste persone escano dal Fronte della Verità, dalla Posizione della Verità e dalla Causa della Verità (in questo caso, la causa palestinese), lungi dall’essere pericoloso, renderà invece più forti i movimenti della Resistenza, i popoli della Resistenza e i regimi che credono nella Resistenza, perché ciò permetterà al Fronte della Resistenza di distinguere chiaramente i suoi amici dai suoi nemici e di purificare le sue fila sbarazzandosi degli ipocriti. Questa è una naturale condizione per il successo.
Quindi, proprio perché siamo molto consapevoli dell’odioso aspetto di questo tradimento da parte degli Emirati Arabi, che ci deve far arrabbiare, noi dobbiamo dire “Puoi odiare qualcosa e questo può essere tuttavia una benedizione per te” [verso coranico]. Quando le fila della comunità musulmana saranno pulite, sane e purificate da tutte quelle persone che ti possono accoltellare a metà strada, a un quarto della strada o appena prima la fine del tuo viaggio e quindi sconvolgere gli equilibri, da quelle persone che complottano contro di te, che si presentano come tuoi amici ma sono tuoi nemici, tuoi avversari e nient’altro che spie (al servizio del nemico), al contrario, è una cosa molto buona anche se dolorosa. E’ una cosa molto buona, anche se dolorosa, proprio come è doloroso eliminare parti del corpo in modo che il corpo possa guarire e diventare più forte e più sano.
Il terzo punto che riguarda Israele è l’esplosione al porto di Beirut. Prima di arrivare a questo, voglio solo ricordare l’ultima cosa: in Libano noi siamo sempre stati accusati di andare contro l’“unanimità araba” nella questione israelo-palestinese, e siamo accusati di “aver abbandonato l’unanimità araba” scegliendo la Resistenza armata, ma dov’è l’unanimità araba? Gli Emirati Arabi stanno andando per la loro strada. Dov’è sul tavolo l’iniziativa di pace araba? Sono addirittura rimasti un tavolo dei negoziati e un piano per la pace araba? La Lega Araba esiste ancora? Abbiamo ancora regimi arabi ufficiali? Non sto chiedendo “sono rimasti degli Arabi?” perché questi governanti arabi non sono veri Arabi. Gli Arabi sono altre persone, sono i popoli che resistono del Libano, della Siria, dell’Iraq, dello Yemen, della Palestina, ecc.
[L’esplosione di Beirut: le accuse contro Israele nascondono accuse diffamatorie contro Hezbollah]
Il terzo punto è l’esplosione al porto di Beirut. Parlerò della questione citando la presunta implicazione di Israele, e continuerò con la situazione interna libanese. Ovviamente, noi di Hezbollah non siamo ancora giunti ad una conclusione sulle cause dell’esplosione al porto di Beirut. Se qualcuno ci chiede quale sia l’analisi e la conclusione di Hezbollah, noi diremo che non abbiamo alcuna relazione certa e provata di come si siano svolti gli eventi. Le corrette conclusioni saranno tratte dalle autorità che conducono le indagini e noi non ci occupiamo delle indagini. Non ci hanno affidato questa responsabilità. Non è comunque nostra responsabilità, è dello Stato, delle autorità di giustizia e sicurezza del Libano. Ora sentiamo che hanno chiesto aiuto a esperti americani, abbiamo sentito che esperti dell’FBI stanno venendo o sono già qui, così come gli esperti francesi, ecc.
In teoria, ci sono due possibilità principali. O è vera la prima, oppure lo è la seconda. La prima possibilità è che sia stato un incidente. E’ una possibilità. Io non ne ho parlato nel mio discorso precedente. Forse c’era una scorta di nitrato di ammonio da una parte, una scorta di fuochi d’artificio nelle vicinanze, alcuni lavoratori stavano usando delle fiamme ossidriche, le fiamme hanno colpito i fuochi d’artificio e dato il via all’incendio, i fuochi d’artificio sono scoppiati in tutte le direzioni e hanno fatto esplodere il nitrato. Secondo questa teoria, l’esplosione sarebbe quindi un incidente. E tutto questo sarebbe dovuto solo a negligenza, corruzione dell’amministrazione, irresponsabilità, incoscienza, ecc. La prima teoria esclude quindi l’atto intenzionale. La seconda teoria è che sia un atto intenzionale. Potrebbe essere stato eseguito in vari modi: alcuni hanno parlato di velivoli militari o droni che hanno compiuto l’attacco, cosa che finora non è sostenuta da alcuna prova. Un’altra teoria è un intervento umano diretto che avrebbe innescato l’incendio o messo una piccola carica esplosiva che avrebbe causato questo incendio e le successive esplosioni. Chi potrebbe essere l’istigatore di questo intenzionale atto criminale? Forse questa o quella parte, o forse Israele. Nessuno può escludere questa possibilità.
Per quanto riguarda noi, Hezbollah, stiamo aspettando i risultati dell’indagine. Alcuni affermano che Hezbollah già sa come sia avvenuta questa esplosione, che comunque Hezbollah conosce assolutamente ogni cosa del Libano, che ha capacità di intelligence che la tengono informata su tutto ciò che succede internamente al Libano. Ho detto in passato che il più delle volte veniamo sottovalutati o sovrastimati, sia dagli amici che dai nemici. Ma vi giuro su Dio che noi non siamo onniscenti o onnipotenti! Ci sono molte cose, molte regioni, molte organizzazioni e molti eventi che non conosciamo, e comunque non è nostro compito sapere tutto. Questo è compito della Stato e delle agenzie di sicurezza. Quello che riguarda noi è la Resistenza, è Israele. Certamente, ci riguarda la sicurezza diretta della Resistenza. Ma lasciatemi chiarire, perché ci sono alcuni dei nostri amici e sostenitori che parlano in TV chiedendoci l’impossibile: non abbiamo la capacità di avere la responsabilità della sicurezza nazionale interna. Non ne siamo capaci. Non sto semplicemente dicendo che non lo vogliamo fare. Certamente, non vogliamo farlo comunque (se ci dessero incarichi di polizia, questo porterebbe a tanti problemi e alla fine alla guerra civile) ma, anche se lo volessimo, non saremmo in grado! Perché volete darci un peso insostenibile? Questa è una responsabilità dello Stato, che ha risorse economiche, che riscuote le tasse, ha un numero molto grande di soldati, forze di sicurezza, un esercito, moltissimi funzionari pubblici, ecc. In ogni caso, non abbiamo un resoconto completo di quello che è successo, non siamo responsabili delle indagini e non abbiamo un’informazione precisa e definitiva sul modo in cui è avvenuta questa esplosione. Stiamo quindi aspettando i risultati delle indagini.
Se le indagini stabiliscono che è stato un incidente, allora la magistratura dovrà stabilire chi è legalmente responsabile del massacro e punirlo. Se è un atto di sabotaggio, allora ci saranno comunque da identificare e punire i funzionari libanesi, perché il fatto che questi esplosivi siano stati immagazzinati per 6 anni e che i fuochi d’artificio siano stati tenuti nelle vicinanze, è di per sé una negligenza criminale. Ma sarà necessario identificare chi è l’istigatore del sabotaggio. Se è Israele, allora si capovolge tutto.
Ho letto alcune dichiarazione e ascoltato alcune conferenze stampa, così come sono stato informato che in Libano e fuori il Libano viene detto questo: la persona responsabili per questo atto di sabotaggio è il nemico Israele…ma, certamente, lo scopo di queste accuse non è quello di condannare Israele ma Hezbollah! Queste voci quindi dicono che il responsabile dell’esplosione è Israele, che Hezbollah lo sa molto bene e che noi siamo deboli e incapaci di reagire contro Israele. Queste sono voci che mi spingono a sollevare questo punto.
Ma le indagini devono continuare e dare risposte chiare al popolo libanese, non a Hezbollah, a tutto il popolo libanese e all’intero Stato libanese, perché è un disastro nazionale e umanitario che ha colpito tutti. E la misericordia di Dio ci ha in gran parte salvati. La misericordia di Dio ha fatto sì che gran parte dell’esplosione fosse assorbita dal mare; ora si dice che una gran parte di questi esplosivi non sia esplosa, perché se fossero esplose le 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, il disastro e la tragedia sarebbero stato molto più gravi. In ogni caso, non sono io a guidare le indagini e non sono io a fare le accuse. Stiamo aspettando i risultati dell’indagine ufficiale libanese.
Certamente, devo dire che se interviene l’FBI e se Israele è davvero coinvolto nell’esplosione, significa che Israele sarà scagionato da tutte le accuse. E’ sicuro che accadrà se l’FBI guida le indagini. Allo stesso modo, se il Libano accetta un’indagine internazionale, questa avrà come ruolo principale quello di scagionare Israele da tutte le responsabilità dell’esplosione, se Israele fosse effettivamente coinvolto. Questa è la ragione per cui alcune voci dicono che non si fidano di un’indagine libanese: proprio come, se sei libanese, hai il diritto non fidarti di un’indagine locale, anche noi siamo libanesi e dichiariamo di non avere alcuna fiducia in un’indagine internazionale.
[Se è colpa di Israele, la risposta di Hezbollah sarà più devastante dell’esplosione di Beirut]
Se l’indagine libanese stabilisce che è un atto di terrorismo e sabotaggio, e che Israele è coinvolto, non è solo Hezbollah a dover rispondere. Lo Stato libanese in tutte le sue istituzioni, il popolo libanese in tutti i suoi membri, tutte le forze, tutti i partiti politici e tutti i Libanesi dovranno alzarsi e rispondere all’aggressione israeliana contro il porto di Beirut, contro un magazzino che conteneva una tale quantità di esplosivo. Non è un’operazione che prende di mira Hezbollah ma tutto il popolo libanese, lo Stato libanese e tutte le sette (mi dispiace doverlo specificare ma alcuni Libanesi sono ancora bloccati in una logica settaria). Quale sarà quindi la tua posizione, Stato del Libano? Quale la tua, popolo del Libano? Direte che, dal momento che è stato Israele a ucciderci, ferirci e massacrarci, noi dobbiamo dimenticarlo perché non possiamo fare nulla contro Israele? Quale sarà la vostra posizione se si scopre che Israele è il responsabile? In verità, ogni libanese e tutte le forze politiche libanesi devono essere pronti a rispondere a questa teoria, prima che sia Hezbollah a rispondere.
Ma, con riferimento alla risposta di Hezbollah e della Resistenza, vi dico ora e ve lo dico chiaramente: questa Hezbollah, a cui è impossibile rimanere inerte e in silenzio sull’assassinio di uno dei suoi combattenti, che costringe l’esercito israeliano a rimanere per settimane in massima allerta e in attesa sull’intera linea di confine, che è fermamente impegnato a sostenere l’equazione di deterrenza, questa Hezbollah non può in alcun modo rimanere in silenzio davanti ad un crimine di tale enorme portata contro il popolo libanese, se si scopre che è stato Israele a compierlo. E Israele pagherà un prezzo commisurato al crimine che ha commesso, se è stato Israele, senza pensarci minimamente e senza la minima esitazione. Non è la nostra risposta a non essere chiara. Se questa teoria risulta essere corretta, sono le altre forze politiche e il popolo libanese che deve cominciare a chiedersi ora quale sarà la loro risposta verso coloro che li hanno presi di mira con una tale enorme violenza. Perché se è stato davvero un attacco, i colpevoli dovranno pagare non solo per quello che è accaduto ma anche per ogni cosa che sarebbe potuta succedere, in termini di ulteriore spargimento di sangue e desolazione. Ma Dio l’Altissimo e l’Eccelso ci ha salvato da qualcosa di molto peggio.[…]
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Articolo pubblicato su The Saker il 16 agosto 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
[I commenti in questo formato sono del traduttore]
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