Il Libano sta andando verso una iperinflazione e un conflitto armato.
La ragione principale è lo sgonfiamento dello schema Ponzi con cui il Governatore della Banca Centrale ha arricchito le banche d’affari e i politici libanesi.
Dal dicembre 1997 il tasso della lira libanese è fissato a 1507.5 sul dollaro americano. Il Paese aveva bisogno di dollari per importare cibo, carburante per le sue centrali termoelettriche e praticamente per tutto il resto. Dato che il Libano esportava poco se non un po’ di hashish e aveva un grande deficit di bilancio, aveva bisogno di altri modi per acquisire costantemente dollari. Il turismo dai Paesi del Golfo portava un po’ di valuta straniera, e molti Libanesi espatriati mandavano a casa parte dei loro guadagni. Ma non era sufficiente per pagare tutte le cose che il Libano importava.
La Banca Centrale cominciò a far crescere i suoi tassi di interesse per i possessori di dollari per attirarne di più. Le banche d’affari crearono dei conti in dollari per i propri clienti e offrivano tassi di interesse tra i più alti al mondo. I soldi arrivavano. Le banche d’affari prestavano quei soldi alla Banca Centrale a tassi di interesse sempre più alti.
Le compagnie di importazione andavano alla Banca Centrale e scambiavano le loro lire libanesi in dollari, così potevano pagare i beni acquistati all’estero. Ogni volta che c’erano troppi pochi dollari nel suo caveau, la Banca Centrale aumentava i tassi di interesse per attrarne di più. Finì per offrire oltre il 20% sui conti correnti in dollari americani.
In una normale economia, è la Banca Centrale che viene pagata con gli interessi delle banche d’affari. In Libano lo schema si era invertito e arricchiva follemente i proprietari delle banche. Nel frattempo, le locali aziende manifatturiere e agricole non potevano competere con il flusso costante di beni a basso costo che arrivavano nel Paese. Il Libano è rimasto sottosviluppato.
La guerra in Siria e il malcontento saudita rispetto al ruolo di Hezbollah in Libano ha colpito l’industria del turismo. Alcune persone hanno cominciato a fare domande sugli alti tassi di interesse. Nell’agosto 2019 lo schema è andato in pezzi. Si è sviluppato un parallelo tasso di mercato. Le continue pressioni finanziarie causate dall’insostenibile debito sovrano, dall’alto deficit commerciale e dai deflussi di depositi, erano diventate eccessive.
Alla fine, è venuta fuori la verità. Non c’erano più dollari nel caveau della Banca Centrale. I prestiti in dollari delle banche d’affari rispetto alla Banca Centrale non possono essere ripagati, almeno non in dollari. I conti risparmio in dollari nelle banche possono essere pagati solo in lire libanesi. Le banche semplicemente negano alle persone l’accesso ai loro conti in dollari. Il loro valore attuale è ora circa il 15% del loro valore originario.
Nel 2018 le tanto lodate [in inglese] banche libanesi avevano degli asset nominali in eccesso del 360% rispetto al PIL del Libano. Oggi non ce ne sono quasi più.
La lira libanese è crollata al tasso di cambio di oggi a 1 dollaro per 9.500 lire. E’ iniziata una iperinflazione. Oggi un pollo costa il doppio di 10 giorni fa. Molte persone sono rovinate. I loro risparmi di una vita non esistono più. La criminalità è già cresciuta. Presto ci sarà la fame.
Ma i banchieri e i politici libanesi non ammettono ancora la realtà [in inglese]:
Il Libano è stato in trattativa con il Fondo Monetario Internazionale per un bailout da 10 miliardi di dollari per ripianare la sua economia dopo che la valuta locale ha perso circa l’80% del valore sul mercato nero. Il governo ha preparato ciò che ha definito un piano di salvataggio, in cui le perdite stimate subite dalla Banca Centrale e dalle società finanziarie locali ammontano a 241 trilioni di lire (69 miliardi di dollari), sulla base di un tasso di cambio di 3.500 per 1 dollaro, paragonato al valore ufficiale di 1.507,5. Ma questa settimana la valuta ha raggiunto il valore di 9.500 sul biglietto verde.
La Banca Centrale e le società finanziarie, i principali creditori del Governo, hanno ribattuto con proprie stime. Le banche avanzano una proposta per la vendita di asset statali del valore di 40 miliardi di dollari, in modo che il Governo possa ripagare ciò che deve. La Banca Centrale, nota come Banca del Libano, sostiene che un diverso approccio contabile renderebbe un surplus piuttosto che una perdita.
I legislatori hanno poi tentato di consolidare le cifre a un livello più basso, bloccando anche i colloqui con il FMI. Il caos si è aggravato quando due importanti funzionari economici hanno dato le dimissioni, in segno di protesta rispetto a come i politici stavano gestendo la crisi.
Il Governatore della Banca Centrale Riad Salameh, il Ministro delle Finanze Ghazi Wazni e il capo dell’associazione bancaria si sono incontrati giovedì e hanno discusso le modalità per concordare sulle cifre, segno che i funzionari e i principali interessati hanno finalmente deciso di raggiungere un compromesso.
Proprio Riad Salameh, che guida la Banca Centrale dal 1993, deve essere licenziato. Devono essere espropriati i proprietari delle banche. Insieme hanno gestito uno schema Ponzi che ha impoverito milioni di persone. Coloro che lo sapevano, ne sono usciti prima degli altri. I loro soldi ora sono al sicuro in Svizzera o da qualche altra parte.
Sfortunatamente, l’ambasciata americana sta proteggendo il Governatore della Banca Centrale. Il Governo non lo può toccare. Non riesce neanche a fare delle riforme.
Nel frattempo, non arrivano importazioni. L’elettricità è disponibile solo 4 ore al giorno. Le persone si stanno uccidendo [in inglese]:
Venerdì in Libano due suicidi, a quanto sembra collegati all’aggravarsi della recessione economica, hanno scatenato una nuova ondata di critiche sulla cattiva gestione della crisi da parte del Governo.
Un uomo di 61 anni originario della regione orientale di Hermel si è sparato sul marciapiede di una vivace strada commerciale di Beirut in pieno giorno, lasciando sulla scena un biglietto e la sua fedina penale pulita.
Il biglietto citava una popolare canzone rivoluzionaria che parla della fame, suggerendo così che il suo suicidio sia collegato alla crisi economica che sta devastando i mezzi di sostentamento del Paese.
“Si è ucciso per la fame” ha urlato il cugino dell’uomo mentre le forze di sicurezza portavano via il corpo.
Gli Stati Uniti, Israele, i Sauditi e i loro alleati sunniti in Libano stanno usando la situazione per fare pressioni per un nuovo governo libanese. La sciita Hezbollah, che insieme ai suoi alleati ha un’influenza significativa nel governo attuale, viene pressata per fare spazio agli alleati dei Sauditi e degli Americani.
Poiché molti Siriani avevano i soldi nelle banche libanesi, la crisi in Libano si estende anche in Siria. Pure gli Stati Uniti hanno aumentato le sanzioni [in inglese] sulla Siria. La lira siriana si è svalutata quanto quella libanese.
Fortunatamente, la Siria e Hezbollah hanno degli amici. L’ambasciatore russo in Siria ha detto [in inglese] che il suo Paese è pronto a fornire aiuto. Anche l’Iran ha offerto il suo sostegno [in inglese]:
L’Iran ha fatto un accordo con il governo di Damasco per mettere a disposizione beni per un miliardo di dollari, dato che l’Iran fornisce al suo alleato siriano le necessità di base in termini di cibo e carburante.
In risposta all’attuale crisi in Libano, l’Iran è pronto ad aprire alle società libanesi una linea di credito simile a quella che ha con la Siria, del valore di un miliardo di dollari.
Oggi Hezbollah ha dozzine di distributori di benzina con il marchio di al-Amana e farmacie a marchio al-Murtada, e altre società autorizzate e in grado di ricevere beni e spedizioni dall’Iran, che vende a prezzi molto ridotti anche a chi non sostiene Hezbollah. Se Israele e gli Stati Uniti credono che possano fermare questo processo, Hezbollah non esiterà a usare la forza militare, imponendo una nuova Regola di Ingaggio. Bombardare degli obiettivi in Israele potrebbe essere necessario per assicurare l’arrivo in Libano di carburante, cibo e medicine.
Hezbollah userà questo sostegno da parte dell’Iran per ottenere ulteriore riconoscenza e influenza in Libano. Sfortunatamente ci sono segnali che l’altra parte ci si prepari per la guerra:
Sam Heller @AbuJamajem – 15:07 UTC · 2 luglio 2020 [in inglese]
.@AlakhbarNews: l’esercito siriano interdice un camion di armi al confine di Homs, mentre l’intelligence militare libanese detiene nell’area di Hermel il trafficante d’armi che voleva consegnarle a Tripoli. A parte, sono stati arrestati tre uomini con addestramento militare mentre andavano da Idlib a Tripoli.
Tripoli, nel nord del Libano, è una roccaforte dei jihadisti sunniti. Se in precedenza questi erano sotto l’influenza saudita, i recenti incidenti [in inglese] hanno portato alcuni a credere che il MIT, il servizio segreto turco, sia attualmente coinvolto con loro.
Trent’anni dopo la loro lunga guerra civile, i vari clan e sette libanesi sono ancora governati dalle stesse vecchie strutture e dalle stesse persone deliranti che non vogliono prendere in considerazione alcun reale cambio di regime.
La crisi economica sarà dura per il popolo libanese. Ma la crisi è anche una chance per eliminare una volta tanto le strutture faziose e riformare l’economia che ora dipende dalle importazioni.
L’attuale sistema politico o imploderà per essere sostituito con qualcosa di sensato o esploderà in una nuova guerra civile. La forza esterna sembra preferire la seconda opzione, mentre il popolo libanese starebbe meglio scegliendo la prima.
*****
Articolo pubblicato su Moon of Alabama il 3 luglio 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
[I commenti in questo formato sono del traduttore]
La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.