Un mese dopo la fine delle ostilità tra Israele e Hamas, gli eventi sul campo dimostrano che poco è cambiato.

E ancora una volta, i media statunitensi stanno ignorando la strisciante annessione di terre palestinesi da parte di Israele, così come il suo comportamento brutalmente aggressivo nei confronti della popolazione palestinese.

Sembrava esserci stato un risveglio della stampa lo scorso mese – specialmente per la copertura data allo sforzo compiuto da Israele per sfrattare i palestinesi dalle loro abitazioni a Sheik Jarrah e al brutale assalto militare israeliano ai palestinesi ad Al Aqsa – che ha segnalato una maggiore attenzione verso la critica situazione della Palestina.

Sebbene queste azioni di Israele, e l’insorgere di massa della gioventù palestinese che ha innescato, siano stati poi soffocati dalla più familiare storia dei bombardamenti su Gaza da parte di Israele in risposta all’attacco missilistico di Hamas, dopo il cessate il fuoco è continuata una positiva copertura mediatica della sofferenza palestinese, ma solo per un po’ di tempo.

L’attenzione si è presto spostata verso il dramma della sconfitta di Netanyahu e la formazione del nuovo governo israeliano. A questo punto la macchina dell’hasbara israeliana [propaganda] è partita in quarta.

Del Primo Ministro appena insediatosi, Naftali Bennett, un noto intransigente, si dice che sia diventato pragmatico e voglia ripristinare le sfilacciate relazioni con i democratici.

Naftali Bennett nel 2013. (The Israel Project, Flickr, CC BY-SA 2.0, Wikimedia Commons)

In un appello rivolto all’amministrazione Biden, un membro anziano del governo Bennett-Lapid ha detto che il loro futuro “resta nelle mani di Biden, noi speriamo che [gli Stati Uniti] comprenderanno i contrasti all’interno dei quali stiamo operando…”. In altre parole, “Non guardate a cosa facciamo e non fateci domande, quello che dovrebbe contare è che noi non siamo Netanyahu”.

Ma come hanno notato i leader degli attivisti per la pace israeliani, l’attitudine degli Stati Uniti verso Israele “dovrebbe essere influenzata dalle politiche di Israele, non dai politici di Israele, e fino a quando queste politiche continueranno, non c’è ragione di essere tolleranti verso Israele per il solo fatto che Israele non è guidato da Netanyahu”.

Per quanto riguarda le linee politiche, niente è cambiato. A seguito del malcontento che è esploso nelle città israeliane lo scorso mese, la polizia di Israele ha arrestato 2.100 cittadini, il 91% dei quali erano cittadini palestinesi di Israele.

Subito poco dopo essere stato inaugurato, il nuovo governo ha emesso un permesso per estremisti sciovinisti di marciare attraverso i territori dei loro vicini cantando “Morte agli arabi”, “I vostri villaggi bruceranno”, e altri canti incendiari. Ancora una volta, la polizia di Israele ha arrestato arabi che stavano contro-manifestando.

In un sinistro sviluppo, la polizia di Israele ha posto barricate attorno alle vicinanze di Sheik Jarrah e ha stabilito dei posti di controllo per i residenti. Ha anche imposto delle sentinelle vicino alla Porta di Damasco, e la stampa di Israele ha notato come vengono spesso utilizzate per molestare e picchiare i giovani palestinesi che si radunano alla piazza della Porta.

Murales a Betlemme, 2010, che mostra Handala, il simbolo della resistenza palestinese, circondato dal blu

Come temevo, con il passare dei giorni, è apparso chiaro come gli israeliani vogliano ripetere a Gerusalemme quello che hanno fatto a Hebron. La stampa israeliana ha anche riportato che la polizia ha usato brutalmente “mezzi di dispersione anche quando non necessari” e ha utilizzato manichette antincendio con acqua maleodorante, spruzzando la piazza, le mura della città vecchia e le case a Silwan con un liquido che fa una “puzza insopportabile” di lunga durata.

Intanto nel resto delle terre occupate, l’espansione degli insediamenti e la strisciante annessione continua. Solo in questa settimana, il nuovo governo ha dato luce verde a 31 nuovi progetti di insediamento a cavallo della West Bank. E a Hebron, gli israeliani hanno espropriato dei terreni adiacenti alla moschea di Ibrahim per completare la loro acquisizione  di questo sito protetto dall’UNESCO.

A sud di Hebron, le fertili terre di Khirbet al Aida, di proprietà dei palestinesi, hanno subìto incursioni di coloni, attività di demolizione ed espropriazione. L’intento del governo israeliano è di connettere gli insediamenti attorno a Hebron, tagliando fuori quest’ultima dal resto della West Bank.

Parimenti nefaste sono le attività dei coloni, protetti dall’esercito di Israele, i quali hanno stabilito un “avamposto” – Evyatar – sulla cima di una collina a sud di Nablus, Jabal Sabih. Mentre l’esercito ha dichiarato “palesemente illegale” questo avamposto, 60 case sono state già costruite, e i soldati hanno prestato assistenza ai coloni portando i materiali di costruzione in cima alla collina. Il governo ha fornito all’avamposto allacciamenti ad acqua, elettricità e rete stradale.

I palestinesi, sui cui terreni è stato eretto questo “avamposto”, hanno protestato contro questa sfacciata predazione di terra. Nelle ultime sei settimane, Israele ha sparato a cinque giovani palestinesi uccidendoli.

Come negli sviluppi a Hebron, i palestinesi hanno capito che quello che è illegale oggi diventerà legale domani. Una volta completata, Evyatar si connetterà con altri avamposti inizialmente illegali e taglierà Nablus fuori dal resto della West Bank.

Un mese dopo la fine dell’ultima “guerra di Gaza”, i coloni israeliani hanno partecipato a 14 marce attraverso la West Bank, protetti dall’esercito israeliano, chiedendo l’esproprio da parte del governo delle terre dei palestinesi per costruirvi degli insediamenti.

Intanto a Gaza, nonostante l’inutile vanto di vittoria di Hamas, decine di migliaia di Palestinesi in quella striscia impoverita rimangono senza casa, molti di più sono senza acqua ed elettricità, e l’intera popolazione è senza speranza per il futuro.

Nella Knesset [il Parlamento mono-camerale] israeliana, il nuovo governo sta cercando di rinnovare la legge per vietare il “ricongiungimento familiare” palestinese (ovvero vietare ai cittadini palestinesi di Israele o ai residenti a Gerusalemme di portare i coniugi dalla West Bank e da Gaza, e impedire loro di vivere con i familiari) con il Ministro della Difesa Benny Gantz che afferma come il passaggio di questa legge è “necessario per mantenere la sicurezza dello stato e il suo carattere democratico-giudaico.”

Morale della favola: Netanyahu sarà fuori, ma la strisciante annessione e l’oppressione continuano.

Per i Palestinesi, nulla è cambiato.

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 Articolo di James Zogby pubblicato su Consortium News il 1° luglio 2021
Traduzione in italiano di Michele Passarelli per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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