IMAGE635472492204367370Nessuno può affermare di capire cosa accade nella mente curda tranne che gli stessi Curdi, e forse non tutti tra loro ci riescono.

È piuttosto sorprendente che i non Curdi si aspettino che i Curdi abbiano una sola voce, un’aspirazione, un orientamento politico, come se tutte le altre nazioni fossero unite in modo da manifestare una singola voce. Interessante! Esiste una sola nazione sulla terra che soddisfi queste aspettative?

I Curdi vengono spesso, con risentimento e ingiustamente, indicati come un gruppo non unito. Non ha forse George W. Bush vinto le sue prime elezioni presidenziali con un margine di poche centinaia di voti in tutta la nazione? E allora perché tutto il mondo si aspetta una decisione unanime da parte dei Curdi quando le regole della democrazia stabiliscono che il 50,01% rappresenti la maggioranza democratica?

Il mondo dovrebbe lasciare in pace i Curdi e rispettare il fatto che ci sono a buon diritto differenze nelle loro posizioni e contemporaneamente apprezzare il fatto che essi da lungo tempo stiano lottando per avere una statualità e per l’autodeterminazione.

Dovremmo ricordarci che i Curdi esistono da migliaia di anni, da molto prima che il Levante adottasse l’arabo come lingua formale diventando così parte del mondo arabo.

Tutte le antiche culture indigene levantine devono essersi sentite alienate quando il pan-arabismo aveva raggiunto il proprio picco durante l’erra Nasser/Baath e dintorni. Dopo tutto gli Assiri, gli Aramei, i Caldei… e i Curdi non sono Arabi. Tuttavia, la nazionalità e l’etnia sono due cose diverse, e le etnie precedentemente menzionate, così come altre nella regione, sono tutte Siriane.

Quello che inasprisce il “problema curdo“ in particolare è il gran numero di Curdi se confrontati con altre etnie, la loro presenza in alcuni stati (Turchia, Siria, Iraq e Iran), l’assenza di una ideologia che li unisca e dia loro sicurezza, e ultimo ma non meno importante, [rifugio da, NdT] discriminazione e persecuzione. C’è poco da meravigliarsi se sono alla ricerca di indipendenza e sicurezza.

La Turchia teme qualunque forma di riconoscimento nei confronti dei Curdi, e come risultato invece di trattare i Curdi di Turchia come cittadini uguali a quelli di altre etnie, li tratta come se fossero dei cavalli di Troia. Il percorso verso la costruzione di una nazione deve essere inclusivo, ma la via turca è storicamente stata discriminatoria, divisiva e basata sul mantenimento dello status quo della supremazia turcomanna. D’altra parte la via siriana è maturata e sbocciata durante la guerra, ed è una via che è stata battezzata da lacrime, sangue e sacrifici, in cui i Curdi hanno guadagnato la loro posizione coi più alti meriti. La domanda riguardo al fatto che i Curdi abbiano capito quale delle due nazioni, Siria o Turchia, li accoglierà deve ancora trovare risposta. Tutto indica comunque che essi stiano tornando alle loro origini siriane.

Dobbiamo essere onesti e corretti e dire che i Curdi sono stati emarginati anche in Siria. In effetti, alcuni Curdi Siriani non hanno neanche le carte di identità. Ci sono varie storie rispetto al modo in cui ciò è accaduto, ma la più plausibile è che alcuni Curdi non si siano registrati durante il censimento del 1932. Temevano che il censimento nascondesse altre intenzioni e che sarebbero stati attaccati. Di conseguenza, persero l’opportunità di diventare cittadini siriani, e i loro figli e nipoti ne soffrono le conseguenze.

Il governo siriano dovrà trovare un modo per riparare a questa grave anomalia e dare ai Curdi il rispetto che meritano.

Erdogan voleva deportare i Curdi Siriani e rimpiazzarli con Sunniti Siriani a lui fedeli. Tutto il suo obiettivo di creare una zona cuscinetto in una striscia di 80 Km nel nord della Siria riguardava questo. Questa zona cuscinetto avrebbe anche separato i Curdi Siriani dai Curdi Turchi e rafforzato il suo dominio sui suoi connazionali Curdi. Ma questo non è accaduto.

Per uno scherzo del destino, quello che Erdogan sembra ricevere alla fine, è tutto il contrario.

Si è fatto un gran parlare e insinuare di una federazione e dell’appena annunciata autonomia curda all’interno della Siria. In circostanze normali, autonomia in uno stato e federazione vogliono dire pericolo. Non sono cose così diverse dalla partizione. In questo caso però, può esserci più di ciò che salta agli occhi al primo sguardo.

Dobbiamo fare un attimo una pausa e ricordare che Putin è impegnato ad estirpare il fondamentalismo dove si manifesta e si radica. L’abbattimento del Su-24 per mano della Turchia ha aggiunto ulteriore motivazione alla risoluzione di Putin, e adesso è ancora più determinato a mettere fine al sogno di Erdogan; che in realtà non è nient’altro che Jihadismo, con in più l’ossessione di rinverdire il vecchio Sultanato ottomano.

C’è più di un modo in cui i Curdi possono giocare un ruolo enorme in tutto questo, e se le carte sono giocate correttamente e intelligentemente, una zona autonoma curda in Siria può annunciare l’inizio di una nuova era e la fine dei famigerati accordi di Sykes-Picot riguardo ad una frontiera che occupava l’ultimo posto nella lista delle priorità dell’epoca.

Tutto il territorio a sud della catena montuosa del Tauro è in realtà siriano. Le Montagne del Tauro sono la barriera geografica che ha separato per secoli le due nazioni, e fino alla fine dell’Impero Ottomano non era mai accaduto che regioni a sud di quelle montagne venissero considerate parte della Turchia. La Turchia quindi non solo ne è venuta fuori strappando alla Siria la Cilicia e Alessandretta, ma anche l’intera regione a sud di quei monti.

Circa un paio di anni fa, il Presidente Assad aveva dichiarato che la tregua del Golan era giunta alla fine e che la porta per la resistenza adesso era aperta. Aggiunse che in un momento di sua scelta, la Siria avrebbe lanciato la battaglia di liberazione dei territori occupati. Aveva anche parlato dell’intenzione di liberare la Cilicia, Alessandretta e la Siria del Nord (cioè, al sud del Tauro)? Probabilmente sì.

Sarebbe molto difficile per la Siria pianificare e portare avanti una guerra convenzionale per contendere alla Turchia i territori persi. Un modo per farlo, sperabilmente con molto meno spargimento di sangue e sofferenze, sarebbe una zona autonoma curda. Ma come?

I Curdi per ora sono in ascesa, e l’euforia di aver vinto la loro battaglia contro Daesh riecheggia nei riconoscimenti globali che stanno ricevendo da una serie di parti; tra di esse, i tradizionali rivali USA e Russia.

Con il suo atteggiamento palesemente anti-Curdo, Erdogan sta gettando benzina sul fuoco, ma solo a proprio danno.

Quando i Curdi che vivono in Turchia soffrono brutalità e attacchi genocidi perpetrati contro di essi dalle forze armate turche, e guardando oltre il recinto vedono i loro fratelli e sorelle in Siria vivere in pace, prosperità e dignità, vorranno raggiungere simili privilegi. Quanto più duro è il modo in cui Erdogan li tratta, tanto più essi vorranno staccarsi dalla Turchia.

La parte meridionale della Turchia, principalmente a sud dei Monti Tauro è la patria di un numero stimato in circa 30 milioni di Curdi e Alawiti (ci sono anche Curdi-Alawiti) e Arabi Siriani. Le loro prospettive in quella regione sono in effetti molto tristi. Se Erdogan rinsavisce e torna alle sue politiche di “Zero Problems”, potrebbe risolvere il problema pacificamente. Purtroppo questa non sembra essere la sua intenzione. Erdogan sta puntando i piedi e si prepara al conflitto.

Così facendo, sta preparando la via per una guerra civile in Turchia. Di conseguenza, potrebbe perdere il consenso e la Turchia potrebbe finire per riavere un governo moderato e tornare alla sua posizione piuttosto passiva dell’era post-Ottomana. Tuttavia, data la simpatia globale di cui godono i Curdi, con o senza Erdogan, per la Turchia sarà molto difficile avvantaggiarsi della propria superiorità militare sui Curdi.

Pertanto, sia che esploda una guerra civile limitata in Turchia, sia che ciò non avvenga affatto, se i Curdi vedono nell’esperimento dell’autonomia Curda Siriana un modello da seguire o a cui unirsi, nessuno potrà fermarli; neanche la Turchia.

Ci sono molti “se“ e “ma”, molte “grandezze note” e molte “incognite”. Possiamo solo immaginare. Ciò detto, se mettiamo assieme una certa serie di “se”, possiamo essere in grado di vedere la proposta di federazione/autonomia da una prospettiva molto positiva.

Se la zona di autonomia curdo-siriana proposta resterà sotto l’ombrello di Damasco, e se la cooperazione trilaterale sul campo di battaglia tra Russia, Esercito Siriano e i Curdi si è ora evoluta in un’alleanza politica e strategica trilaterale; un’alleanza che abbia visione e comprensione di lungo termine, e se le parti hanno utilizzato la combinazione delle proprie conoscenze della regione, della sue popolazioni e dei governi per preparare un progetto pilota, potremmo trovarci di fronte ad uno scenario che annuncerebbe l’inizio di una reazione a catena che eroderebbe l’egemonia regionale turca su un territorio occupato, e la soppressione dei suoi stessi cittadini.

Non solo i Curdi sono svantaggiati in Turchia, lo sono anche gli Alawiti (come detto prima) e altre minoranze. I Siriani nella regione di Adana (che è geograficamente e storicamente parte della Siria) sono spregiativamente chiamati “Fallahin” (Terroni) dai Turchi. Questo è lo stato dell’Impero Ottomano che Erdogan vuole ricostruire, ancora più ironicamente un impero per il successo del quale pregano molti Arabi Sunniti (che non sono necessariamente Jihadisti).  Il popolo dell’attuale Turchia meridionale pertanto sarà spinto molto facilmente a sollevarsi contro il dominio di Ankara. Dopo tutto, sono stati sotto dominazione turca dal 1516.

Se c’è in effetti un piano trilaterale russo/siriano/curdo a questo scopo, e io penso che ciò sia molto probabile, allora la coalizione sarà riuscita a rovesciare con successo il tavolo di Erdogan facendogli assaggiare la sua stessa medicina, nel modo più potente ed efficace possibile. Dopo tutto, il piano di Erdogan di partizione della Siria e di imposizione della sua sfera di influenza faceva affidamento su finanziamenti stranieri, foreign fighters, e quindi sul rischio che gli si rivoltassero contro. Faceva inoltre affidamento sul sostegno della NATO (che non ha mai ottenuto) e, ultimo ma non meno importante, sulla popolarità dello stesso Erdogan. Con la sua popolarità in calo e le esplosioni di terrore che colpiscono Ankara al cuore, tutto ciò su cui Erdogan ha contato, gli sta scivolando tra le dita.

D’altra parte, la forza su cui si fonda la coalizione trilaterale russo/curdo/siriana è locale, determinata, altamente addestrata e conosce il territorio come nessun altro. Non ha bisogno di denaro per “lubrificarne gli ingranaggi” o di essere motivata dal captagon. Non richiede molto sostegno logistico. I suoi soldati sanno fortificarsi e vivere di acqua e pane raffermo; e ce ne sono a milioni già sul terreno..

Nel considerare tutte le possibilità, non dobbiamo far finta di non accorgerci dei Curdi filo-israeliani (come i Barazani dell’Iraq). Israele ha sempre sostenuto questi Curdi, ma per motivi diversi, ovviamente. L’interesse di Israele in questi Curdi ha sempre avuto lo scopo di indebolire l’Iraq e arrivare al petrolio curdo.

Sarà molto difficile prevedere come l’entità curda siriana si rapporterà coi Curdi Barazani. Se essa prova di essere vincente e riesce a riprendere le regioni curde/siriane attualmente controllate dalla Turchia, sarà in grado di marginalizzare l’enclave curda irachena di Barazani? Nessuno lo sa. Dovremo aspettare e vedere.

Sperabilmente, la Turchia non precipiterà in una guerra civile. Tutte le guerre sono terribili, e le guerre civili sono le peggiori. Si spera che Erdogan veda la luce o che il popolo turco si svegli e voti per rimpiazzarlo. In ogni caso, l’autonomia curdo siriana creerà nuove dinamiche e genererà cambiamenti. Ma questi cambiamenti non devono necessariamente essere negativi come temono in molti. Le probabilità suggeriscono altro, e nessuno nella propria mente può aspettarsi che un membro della coalizione russo/siriano/curda molli gli altri alle soglie della vittoria, nel momento in cui dovrebbero festeggiare uniti il loro successo. Dopo tutto, cosa sperano di guadagnare i Curdi se vanno contro la loro stessa coalizione e proclamano la costituzione dello stato prima dei colloqui di Ginevra? Una mossa del genere in effetti sarebbe letta da molti osservatori come un atto di ammutinamento, e non sarebbe nient’altro che un suicidio politico.

I miei lettori non vedono questo. I miei lettori vedono il potenziale per un enorme affare sponsorizzato dai Russi che darà dignità ai Curdi, risolverà i loro problemi e restaurerà la sovranità siriana. Non posso essere certo che questo sia il piano, ma gli indizi mostrano che è molto probabile.

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Articolo di Ghassan Kadi pubblicato da TheSaker.is il 21 Marzo 2016

Tradotto in Italiano da Mario B. per SakerItalia.it

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