A seguito della liberazione del Ghouta orientale e meridionale dai jihadisti radicali che tormentavano la popolazione civile della capitale siriana con i loro bombardamenti senza fine, la recente rimozione di ben 13 posti di blocco nel centro di Damasco ha provocato una risposta positiva sui media del Medio Oriente.

Questo sviluppo è ampiamente discusso nei media, nel contesto dei successi delle forze armate siriane che hanno riacquistato il controllo della parte migliore del territorio del loro paese. Ed anche delle vie di comunicazione tra le province, in particolare l’autostrada Homs-Hama, ripulita dai terroristi e dalle mine, tanto che le esplosioni su di essa sono un evento raro in questi giorni.

Si percepisce che un numero sempre maggiore di arabi è costretto a riconoscere le nuove realtà della Siria e il fatto che Damasco ha resistito a più di sette anni di guerra continua con il sostegno dei suoi alleati, tra cui la Russia. Numerosi articoli si concentrano sul ruolo svolto dall’aviazione militare russa nello stabilire le  nuove realtà odierne presenti sul territorio della Siria.

Tra i titoli di testa, si può trovare: “Ghouutin è l’attore più importante nella regione” (Al-Watan, Egitto), “Perché la vittoria della Russia nella crisi siriana è stata sia di forte impatto che storica?” (Rai Al-Yaum, Londra), “Mosca limita l’influenza dell’Iran e apre la strada a una soluzione politica in Siria” (Al-Bayan, Emirati Arabi Uniti), eccetera.

La Russia ha ottenuto una chiara vittoria in Siria, afferma il ricercatore libanese Hasan Mneinam del Washington Institute of the Middle East Studies. Ha aiutato il suo alleato, Damasco, nel suo obiettivo di respingere tutti i tentativi di far cadere il governo legittimo della Siria. È importante che, risolvendo la crisi siriana, la Federazione Russa abbia potuto raggiungere, a livello regionale, l’equilibrio tra le forze che sembravano incapaci di accordarsi su un compromesso. Tra questi ci sono Israele, Turchia e Iran …

Mosca è percepita come un importante mediatore in grado di prevenire gli scontri tra Israele e l’Iran. Il merito della diplomazia russa è di aver sostenuto [in arabo] l’unificazione dei colloqui di Ginevra, Astana e Sochi in un processo congiunto.

La peculiarità della crisi sorta nel 2011 nella Repubblica araba siriana è stata in gran parte provocata dalla copertura mediatica dell’evento, insieme a fattori militari, religiosi e di altro tipo che hanno giocato un ruolo nella destabilizzazione del paese.

Almeno 60 diversi canali TV da tutta la regione sono stati incaricati di diffondere menzogne ​​contro le autorità siriane e il popolo del paese, insieme a numerosi portali Internet, giornali e singoli blogger.

Qui, per la prima volta, le capacità dei media moderni sono state messe alla prova dall’Occidente per portare avanti i propri fini.

Un gran coro di voci anti-siriane viene finanziato dal flusso costante di petrodollari. Coloro che promuovono l’agenda anti-siriana agiscono nello stesso modo: esprimono affermazioni discutibili basate su affermazioni fatte da ogni tipo di attivisti anonimi, ognuna delle quali diretta contro il governo legittimo, nel tentativo di manipolare l’opinione pubblica. Nel repertorio degli autori c’è una serie di nozioni astratte, di cui le più comunemente usate sono: “atrocità delle forze governative e massacri di civili”, “uso di armi di distruzione di massa contro i bambini”, “attacchi delle forze aeree russe contro le infrastrutture civili”. Tutte affermazioni non confermate e usate come strumento per innescare un uso spregiudicato della legge internazionale, per giustificare l’adozione di decisioni unilaterali nell’ONU affinché l’Occidente sia in grado di intervenire negli affari dello stato sovrano siriano e di screditare la Russia.

Ma la Siria, i suoi leader, i suoi soldati, la sua gente si sono rifiutati di inchinarsi e di abbandonare la lotta. Ecco perché stiamo assistendo all’inesorabile fine di miriadi di vari gruppi terroristici, incluso il più grande di essi, noto come ISIS, sebbene i suoi resti ancora resistano. Secondo il quotidiano filo-saudita Al-Sharq Al-Awsat, la cosiddetta opposizione “è stata fatta fuori”.

L’immagine negativa del governo siriano e delle sue fedeli truppe, creata dai propagandisti per conto dell’Occidente, ha reso loro un cattivo servizio. Quelle forze destinate nei loro piani ad una probabile sconfitta sono riuscite ad avere il sopravvento, con gran sorpresa di coloro che avevano iniziato a credere alle loro stesse bugie .

Ora tali fonti di informazione devono tentare di salvare la faccia. Recentemente, cominciano a comparire nella loro retorica nuove versioni dei fatti. Un certo numero di commentatori sostiene che è più facile condurre una guerra contro il gruppo terroristico dell’ISIS e contro l’opposizione piuttosto che stabilire una pace effettiva in Siria. Stanno cercando di dimostrare che per il “regime” di Damasco, il progresso del processo politico segna la fine del suo sistema politico-militare, eccetera. L’obiettivo è ovvio: consolare chi ha fallito, rallentare il corso dell’accordo di pace e dei colloqui di Ginevra, per presentare la pace come una festa impossibile.

Particolare attenzione è rivolta alle relazioni nel triangolo tra Mosca, Ankara e Teheran. I commentatori cercano freneticamente il significato nascosto nelle dichiarazioni dei rappresentanti ufficiali della Federazione Russa e della Repubblica Islamica dell’Iran, diffondono voci sui contrasti esistenti tra le parti, prevedono nel contempo disaccordi futuri tra di loro.

Anche se Damasco sta prendendo il sopravvento sul campo di battaglia, continua un massiccio attacco mediatico contro la Siria e i suoi alleati. Questo, ovviamente, complica la lotta per l’accordo politico nel paese, ma non sarà in grado di invertire quelle conquiste che il popolo della Siria è riuscito a garantirsi pagandole coi propri sudore e sangue.

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Articolo di Yuri Zinin apparso su New Eastern Outlook il  29 giugno 2018
Traduzione in italiano di Cinzia Palmacci per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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