Con amici come Turchia e Arabia Saudita, agli Stati Uniti non servono nemici nella loro lotta contro l’ISIS
Tanta brava gente in America, Europa, in tutto il mondo si chiede: cosa sta succedendo in Medio Oriente, e in particolare in Siria?
La risposta più concisa ed accurata è che si tratta di un pasticcio, semi-ufficialmente descritto come caos controllato.
E però sorge un’ovvia domanda. D’accordo, c’è il caos, ma il controllo? L’’elefante nella stanza’ è la domanda: c’è, per lo meno qualche forma di controllo, da parte degli USA, o no? La seconda domanda ovvia è: come si può stabilire qualche grado d’ordine lì, ammesso che questo sia un obiettivo degli Stati Uniti?
Le risposte preconfezionate di Washington a queste domande sono ben note: “Aiutiamo l’opposizione moderata a rovesciare il regime secolare del Presidente Assad, e sarà tutto a posto. La libertà, la democrazia, i diritti umani, le riforme”, e qualcun’altra di quelle grandi frasi che non dicono nulla, che non rivelano alcun dubbio.
Potrebbe anche sembrare una strategia ragionevole, se non fosse per quello che l’America ha già fatto in passato.
Abbiamo aiutato l’opposizione irachena a impiccare Saddam Hussein. Risultato: anni di conflitti intestini e un aumento stupefacente del terrorismo, che è culminato nell’emersione di un intero quasi-Stato terrorista, oggi noto come ISIS.
In seguito abbiamo aiutato i nostri alleati dell’opposizione moderata in Libia a linciare un altro dittatore, Muammar Gheddafi, e adesso cosa abbiamo? Due regimi che si azzannano vicendevolmente alla gola per contendersi il controllo del paese, e innumerevoli orde di terroristi che seminano violenza in direzione di paesi vicini come l’Egitto.
Col senno del poi, si può presumere con sicurezza che le vittorie dei gruppi di opposizione armati, siano questi moderati o fanatici, non porterà nessuna parvenza d’ordine nel Medio Oriente. L’America si trova nella posizione schizofrenica di voler cacciare Assad e per far questo, appoggiare l’ISIS, che sarebbe proprio il nemico che vogliamo eliminare.
E’ un caos, senz’alcun dubbio.
Uno degli abomini più orribili in quest’empio macello è il concetto di cosiddetta “opposizione moderata”. La nozione di un’opposizione moderata e armata è sicuramente ossimorica. Che cosa può esserci di moderato nel prendere le armi contro un presidente legittimamente eletto e il suo governo? Tanto più che i finanziamenti, gli armamenti e il personale arrivano dall’estero, da stati come l’Arabia Saudita, la Turchia e forse altri ottanta paesi?
Qualche burlone ha detto che c’è una differenza tra l’opposizione moderata e quella non moderata – l’una taglia la gola da destra a sinistra, l’altra la taglia da sinistra a destra. O vice versa.
Guarda caso, la nostra amministrazione indica i gruppi terroristici che vuole (o dice di voler) eliminare come “moderati”, semplicemente perché servono temporaneamente ai suoi interessi, come per esempio, a eliminare un leader straniero che non piace. Bin Laden godrebbe dello status di “moderato” oggi? E’ probabile.
Purtroppo, questa storia dell’opposizione “moderata” è ovviamente una finzione, e la conclusione è ovvia. Smettiamola di spremerci le meningi per trovare modi di sloggiare Assad. Combattere l’ISIS, questa fonte inesauribile di pandemia terroristica, è una priorità molto più urgente. L’ISIS sta spingendo centinaia di migliaia di profughi verso l’Europa, e chi può dire quanti di loro sono terroristi addestrati? Chi sa quanti di loro finiranno per arrivare in America?
Per schiacciare l’ISIS ci servono alleati sul campo, e sembra che il nostro tentativo di trovarne stia diventando piuttosto disperato. Certo, i Curdi potrebbero essere un alleato convinto e affidabile per spazzare via l’ISIS, a meno di un’ulteriore complicazione in questo groviglio inestricabile: la Turchia, un membro della NATO che dovrebbe essere al nostro fianco, sta usando la lotta contro l’ISIS come pretesto per massacrare di bombe i Curdi. Con amici così, a che servono i nemici?
La Turchia non può essere un alleato, se siamo sinceri nel nostro desiderio di sconfiggere l’ISIS.
In effetti, un potenziale alleato molto forte lo avremmo – e voi sapete di chi parlo – un alleato che vorrebbe unire le sue forze con le nostre per sconfiggere quello che è a tutti gli effetti il male assoluto. L’ovvia domanda è, perché no? Perché diavolo non stringiamo la mano che ci viene offerta?
Naturalmente ci sono dei problemi, quest’alleato non ha la fedina democratica pulita. Il suo leader ha la spiacevole tendenza a far valere di tanto in tanto gli interessi del proprio paese, che non sempre convergono con quelli USA. Di sicuro, non è uno yes-man di Washington.
Nella cornice di questa crudele realpolitik mondiale, non sarebbe consigliabile citare i valori democratici a ogni passo, perché nel caso in cui venisse fatto, si punterebbero all’istante le dita contro alleati e partner degli USA come l’Arabia Saudita e il Qatar, entrambi paesi in cui è normale che persone possano essere lapidate a morte, o abbiamo membra amputate per aver trasgredito alla legge.
Con questo in mente, faremmo bene a ricordarci che Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill [che a loro volta non erano angioletti -NdR] non hanno esitato a sedersi a una tavola rotonda per discutere argomenti importanti con Stalin, un altro con credenziali democratiche non proprio perfette, ma che comunque aveva giocato un ruolo straordinario quando si è trattato di schiacciare il nazismo e l’imperialismo giapponese.
A Obama adesso è stata offerta l’opportunità di salvare la propria eredità forgiando un’alleanza di questo tipo con la Russia per distruggere l’ISIS e altre formazioni islamiste radicali. Si potrebbero discutere anche altre questioni urgenti come il traffico illegale di materiale atomico, le droghe, i cambiamenti climatici e altre sfide che il mondo contemporaneo si trova a dover affrontare oggi.
Se Obama dovesse fallire nel fare questo passo vitale, la sola eredità per cui sarà ricordato è la seguente:
Per la prima volta nella storia, il vincitore di un Premio Nobel per la Pace – Obama – si è dovuto scusare per aver bombardato un altro Nobel – Médecins Sans Frontières. Di certo, un primato non invidiabile per cui essere ricordato.
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Articolo di Edward Lozansky apparso su Russia Insider il 15/10/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it
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