Il rapporto tra Cina e Siria dura da lunga data. Fino allo scoppio della guerra in Siria nel 2011, Pechino stava cercando di entrare nei mercati siriani diventando il maggiore importatore di beni siriani. Le aziende cinesi hanno preso parte a numerosi progetti energetici nella Repubblica Araba Siriana. I piani economici della Cina in Siria sono sempre stati più ambiziosi di quelli della Russia, e alcuni di loro sono effettivamente arrivati ​​a buon fine. In particolare, la Compagnia Nazionale Cinese del Petrolio e del Gas ha investito una considerevole quantità di denaro in Siria, e aveva in programma di investire ancora di più prima dell’inizio della guerra.

Quando la crisi iniziale si è trasformata in quella che inizialmente sembrava una guerra civile, Pechino non è rimasta indifferente, ha posto il veto a tutte le iniziative anti-siriane proposte al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ostacolando efficacemente, insieme alla Russia, l’aggressione armata di Washington contro Damasco.

La guerra occidentale per procura contro la Siria ha comportato notevoli perdite finanziarie in Cina. Tuttavia, in una situazione in cui Pechino non voleva aggravare i rapporti con Washington, ha scelto di non inviare nemmeno un numero limitato di truppe in Siria. Ma poiché l’amministrazione Trump ha deciso di iniziare una guerra commerciale contro la Cina, Pechino sta riconsiderando [in inglese] il suo approccio verso il mondo arabo in generale, e verso la Siria in particolare.

Mentre la Cina si sta trasformando in un giocatore geopolitico incredibilmente potente, in grado di sopravvivere ad una rivalità diretta con gli Stati Uniti, la cooperazione con essa diventa attraente per il resto del mondo, cosa che avrà presto conseguenze globali. In questo contesto, la Siria può diventare una prova della volontà della Cina di intervenire più attivamente negli eventi globali al fine di promuovere e difendere i propri interessi nazionali.

Proprio di recente, l’ambasciatore cinese in Siria, Qi Qianjin, ha affermato che l’esercito cinese è disposto a partecipare in qualche modo a fianco dell’esercito siriano nella lotta contro i terroristi a Idlib e in qualsiasi altra parte della Siria.

Tuttavia, non si può escludere che lo scopo della Cina in questo frangente sia quello di inviare le sue forze armate in Siria per acquisire delle esperienze militari moderne, oltre all’obiettivo di fornire aiuti umanitari alla popolazione siriana e di distruggere le forze terroristiche. Proprio come la Russia che, entrando nel conflitto siriano, ha avuto la possibilità di mettere alla prova il suo equipaggiamento militare di eccellenza, le forze armate cinesi possono rendersi conto di quanto esse siano preparate per l’effettivo dispiegamento.

La dichiarazione che l’ambasciatore cinese ha fatto è particolarmente degna di nota, in quanto è stata fatta in un momento in cui Damasco ha bisogno di assistenza seria, poiché l’assalto di Idlib potrebbe rivelarsi un impegno duro, dal momento che tutti i militanti anti-governativi sono fuggiti lì da altre parti della Siria per trasformare Idlib in una grande roccaforte. Secondo varie stime, il numero totale di militanti anti-governativi arroccati nel Governatorato di Idlib raggiunge i settantamila uomini. Questo è un dispiegamento formidabile per gli standard di chiunque, per non parlare delle forze armate siriane. Oltre a ciò, Idlib è uno dei territori più densamente popolati dell’intera Siria, il che significa che le schermaglie porteranno a pesanti perdite da entrambe le parti. Quindi Damasco potrebbe trarre grande beneficio dall’assistenza della Cina, nonostante l’ampio sostegno che la Siria ha ricevuto dalla Federazione Russa, dall’Iran e dalla Turchia.

Come notato [in inglese] da Stratfor, il coinvolgimento militare attivo della Cina in Siria segnerà un sostanziale passo in avanti nel coinvolgimento complessivo della Cina in Medio Oriente e in senso globale. Un’operazione militare in Siria potrebbe aprire la porta a ulteriori coinvolgimenti cinesi in tutto il mondo.

Anche se è vero che, a parte le operazioni di mantenimento della pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, la Cina ha in gran parte evitato le operazioni militari oltre i suoi confini, le sue forze speciali hanno già visitato la Siria in numerose occasioni per ottenere informazioni sui propri cittadini (Uiguri) giunti in Siria per unirsi a vari gruppi radicali, quelli riluttanti a consegnare le armi.

Pertanto, non è azzardato dire che la Cina ha avuto una presenza militare consistente a Damasco, con alcuni dei suoi consiglieri di alto profilo in grado di controllare la situazione. Questi consiglieri assistono Damasco fornendo addestramento ai soldati siriani e condividendo la loro esperienza nel contrastare i gruppi radicali Uiguri, maturata nelle loro operazioni anti-terrorismo in Cina.

Inoltre la Cina ha iniziato a sviluppare la sua cooperazione non-militare con il governo siriano, concretizzata in importanti progetti di costruzione e ricostruzione. La Cina sta investendo anche nell’assistenza sanitaria in Siria, ma finora i suoi funzionari non hanno chiarito se in queste operazioni siano state investite o meno somme ingenti. Secondo un’ulteriore dichiarazione dell’ambasciatore cinese in Siria, Pechino prevede di aumentare gli investimenti nell’economia siriana devastata dalla guerra. Quindi è logico che le visite di rappresentanti di aziende cinesi siano diventate un evento comune in questa Repubblica mediorientale. Nonostante la guerra, la Cina rimane il più grande partner commerciale di Damasco, rappresentando l’80% del commercio siriano, secondo i dati presentati dall’ambasciatore siriano a Pechino, Imad Mustafa. L’estate scorsa sono stati diffusi al grande pubblico numerosi rapporti in cui si affermava che la Cina aveva in programma di investire 2 miliardi di dollari nella ricostruzione della Siria. Per essere più specifici, la cinese Huawei sarà incaricata della ricostruzione delle infrastrutture di telecomunicazioni siriane distrutte. Le autorità cinesi hanno inoltre espresso l’intenzione di costruire un parco industriale nella Repubblica Araba Siriana, dove saranno rappresentate in totale 150 aziende cinesi.

Dal momento che gli stipendi in Cina sono cresciuti costantemente nel corso degli anni, i produttori cinesi stanno cercando modi per esternalizzare posti di lavoro nei territori d’oltremare. Pertanto, lo stato in cui si trova oggi la Siria potrebbe diventare un’opportunità percorribile per la Cina che garantirà anche lo sviluppo industriale dello stato siriano devastato.

Pechino, come chiunque altro, è ugualmente interessata alle risorse naturali della Siria. Non c’è da meravigliarsi che il più grande produttore di tutti i tipi di merci nel mondo abbia urgente bisogno di nuove risorse. Anche prima dell’inizio del conflitto armato in Siria, le compagnie petrolifere cinesi stavano acquistando quote delle loro controparti siriane ad un ritmo costante.

Ma la Siria è molto più più importante di questo per Pechino, che sta anche cercando una rotta verso il Mediterraneo; e Damasco può fornirgliela. Dopo tutto, tra tutti suoi piani, l’iniziativa One Belt One Road rimane la massima priorità di Pechino. Nell’ambito del progetto si prevede di costruire una rete ferroviaria transcontinentale che colleghi Europa ed estremo oriente. Uno dei percorsi più convenienti da un punto di vista geografico è quello che attraversa la regione del Medio Oriente. In questo caso, una linea ferroviaria può essere estesa al Mar Mediterraneo attraverso la Turchia o la Siria.

Tra coloro che possono danneggiare la cooperazione economica e militare tra i due stati, ovviamente gli Stati Uniti sono i maggiori indiziati.

Al momento, i militanti radicali sostenuti dalla coalizione occidentale occupano le intersezioni cruciali tra i confini siriani, che dovranno essere riconquistati se Damasco e Pechino vorranno vedere un futuro con un tasso costante di sviluppo economico. Pertanto, la crescente forza e presenza della Cina in Siria sarà in gran parte in opposizione ai progetti regionali di Washington.

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Articolo di Martin Berger apparso su New Eastern Outlook il 25 agosto 2018
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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