I ribelli siriani delle formazioni dei Leoni Orientali e dell’Esercito di Ahmad al-Abdo – facenti parte dell’Esercito Siriano Libero (FSA) – affermano di stare attaccando “intensamente” le milizie filogovernative sostenute dall’Iran nel deserto orientale della Siria, con un’operazione denominata “La Terra è Nostra”. I partecipanti a quest’offensiva sono circa quattromila, e i principali avversari sono lo Stato islamico (IS), l’Esercito Arabo siriano (SAA) e le forze siriane alleate del governo. L’operazione viene condotta presso i confini della Siria con l’Iraq e la Giordania. Questa volta, la missione è cacciare l’SAA e i suoi alleati dalle aree desertiche.
Rifornita dalla Giordania, l’opposizione prevede di avanzare ulteriormente nel territorio siriano. Le aree di operazioni comprendono le zone di de-escalation proposte da Russia, Turchia e Iran, dove ci si aspettava che a partire dal 6 giugno iniziasse il cessate il fuoco. Nei negoziati di pace ad inizio maggio, la Russia, l’Iran e la Turchia hanno firmato un accordo per creare quattro zone di prevenzione della conflittualità in Siria. L’accordo doveva essere applicato anche agli Stati Uniti, ma l’amministrazione Trump ha rifiutato di riconoscere la legittimità di queste zone di de-escalation – anche se le usa per giustificare gli attacchi alle forze del governo siriano.
Evidentemente, uno degli obiettivi perseguiti tramite l’escalation delle ostilità è quello di dimostrare che quando ci saranno i colloqui sulla gestione della crisi ad Astana e Ginevra bisognerà tenere conto anche dell’opposizione armata. Ovviamente, questo è un tentativo di sovvertire gli sforzi internazionali a favore della pace.
A prima vista, la missione sembra essere un’impresa dubbia, considerato che le forze dell’opposizione avanzeranno in un deserto senza aree urbane. Tuttavia, l’obiettivo non è quello di conquistare aree popolate, ma piuttosto minare l’iniziativa sostenuta dalla Russia di creare zone di de-escalation. L’opposizione ha deciso che questo è il momento giusto per cambiare il corso della guerra a suo favore. Le forze possono avanzare più rapidamente nel deserto, poiché la presenza dell’SAA non è così forte come in altre aree.
Un altro obiettivo è quello di interrompere le vie di approvvigionamento dall’Iran dell’Esercito siriano e del movimento Sciita Hezbollah. È nel sud e nel sud-ovest della Siria che al momento si combattono le battaglie decisive. Il 18 maggio gli Stati Uniti hanno inviato aerei per colpire l’esercito regolare siriano (SAA) vicino ad al-Tanf, una base militare dove le forze speciali stanno addestrando le milizie siriane. Senza dubbio, l’attacco aereo e l’offensiva “La Terra è Nostra” non sono eventi scollegati fra loro.
Va notato che gli Stati Uniti hanno bombardato tre volte le forze governative siriane in soli otto mesi. Gli Stati Uniti hanno il diritto di dire alla Siria dove possono andare le sue forze nel proprio paese, e attaccarle quando vogliono? Questo può essere fatto senza avvantaggiare i terroristi dell’IS? Eppure, è quello che fa l’esercito americano mentre i politici statunitensi attaccano altri attori coinvolti nel conflitto siriano.
Nel frattempo, le forze speciali statunitensi hanno istituito [in Inglese] una base avanzata ad al-Zakf, nel deserto siriano, 70 km a nord-ovest dell’intersezione tra i confini di Siria, Iraq e Giordania e del valico di al-Tanf, controllato dalle forze speciali americane, occidentali e giordane, insieme al Commando Rivoluzionario – un’unità ribelle siriana addestrata dagli Americani. La missione è mantenere le unità dell’SAA ed Hezbollah lontane dal valico di al-Tanf, e preparare una zona da cui partire per attaccare Abu Kamal, situata a 200 km a nordovest di al-Tanf. L’obiettivo principale è quello di impedire alle forze siriane e filo-governative di ottenere il controllo del confine Siriano-Iracheno, e lasciare la Siria senza una via terrestre diretta che la colleghi con l’Iran attraverso l’Iraq.
L’opposizione sta intraprendendo altre azioni per ostacolare gli sforzi in favore della pace: l’Esercito di Maghawir Al-Thawra, una divisione dell’Esercito Siriano Libero spalleggiata dalla coalizione internazionale, ha annunciato l’istituzione di una base militare addestrativa nella zona del deserto siriano di al-Zakf. Formalmente l’obiettivo dichiarato è quello di prepararsi alla liberazione di Abu Kamal dallo Stato Islamico (IS). Istruttori della coalizione guidata dagli Stati Uniti sono presenti nella base per la formazione e la supervisione.
Il 6 giugno, l’alleanza ribelle sostenuta dagli Stati Uniti ha dichiarato [in Inglese] l’inizio della battaglia per liberare la città siriana di al-Raqqa, roccaforte del gruppo estremista Stato Islamico (IS) e capitale auto-dichiarata della loro nazione. Le SDF, una coalizione di Curdi e Arabi siriani, sono impegnate in pesanti combattimenti contro i militanti nella periferia orientale e settentrionale di al-Raqqa. A quanto pare le forze dell’IS sono completamente circondate, ma in realtà i combattenti fuggono dalla città assediata per unirsi ai combattimenti a Palmira e Deir el-Zor. Le Forze Aerospaziali russe (non gli aerei della coalizione a guida USA) eseguono attacchi [in Inglese] per impedire loro di muoversi verso sud.
I terroristi dell’IS a Deir el-Zor hanno ricevuto molti rinforzi, e ora stanno attaccando le truppe governative nella zona. Sono riusciti ad intensificare l’offensiva contro Deir el-Zor, tenuta dal governo, perché le Forze Democratiche Siriane guidate dagli Stati Uniti li hanno lasciati scappare da al-Raqqa e spostare in altri luoghi. Allo stesso modo la coalizione guidata dagli Stati Uniti consente ai combattenti dell’IS di lasciare Mosul in Iraq e di trasferirsi a Deir el-Zor. E ovunque essi vadano, è l’aviazione russa, non quella statunitense, che impedisce agli estremisti di muoversi liberamente in tutto il paese.
Se Deir el-Zor verrà catturata, l’IS avrà disponibili grandi forze per rafforzare le sue posizioni in altri luoghi. La città diventerà la nuova capitale dell’autoproclamato Califfato. Le forze terrestri siriane che si muovono da Palmira per aiutare i difensori di Deir-el-Zor hanno ancora circa 180-200 km da percorrere per superare la dura resistenza dalle forze dell’IS, e ci vorrà del tempo per farlo. Affidano le loro speranze all’aviazione russa e ai rinforzi provenienti dall’aria, compresi quelli trasportati dai velivoli da trasporto russi Il-76 ceduti all’Aeronautica siriana.
I politici statunitensi hanno parlato molto spesso della necessità di sbarazzarsi dello Stato Islamico, ma non sono riusciti a convertire le parole in azioni. Liberare al-Raqqa e Mosul, fornendo l’opportunità all’IS di catturare Deir el-Zor e di conquistare nuovi territori, è come rubare a Pietro per pagare Paolo.
Mentre l’attenzione del mondo si concentra sulla frattura araba, col Qatar isolato da alcuni stati guidati dai Sauditi, la situazione in Siria si sta avvicinando ad un conflitto che annullerebbe i risultati dei colloqui di pace di Astana e Ginevra. L’arrivo di forze importanti in questa parte della Siria è un evento minaccioso. Presagisce l’avvicinarsi di un’importante resa dei conti per il controllo della Siria sudorientale, e delle sue risorse strategiche posizionate sulla frontiera. La situazione richiede contatti urgenti tra i politici statunitensi e russi, affinché allentino le tensioni e organizzino misure per evitare il peggio.
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Articolo di Peter Korzun pubblicato su Strategic Culture il 7 giugno 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
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