Le Nazioni Unite non sono mai sembrate più impotenti, irrilevanti e animate da faziosità politica, come in questo frangente dell’attuale conflitto in Siria.

Hanno definitivamente fallito nel non riuscire ad mantenere una posizione imparziale rispetto al conflitto che sta devastando la Siria da cinque anni. In primis, hanno fallito nell’identificare correttamente il conflitto come una guerra per procura, finanziata da potenze straniere, piuttosto che una “guerra civile”; così come nell’identificare ed indicare come responsabili quegli Stati che alimentano le ostilità antigovernative all’interno e oltre il confine della Siria stessa.

A causa di tale fallimento, le Nazioni Unite hanno minato la propria credibilità, la credibilità necessaria per potersi permettere di intimare che il governo siriano e ai suoi alleati aderiscano alla legge internazionale e rispettino i diritti umani, quando quest’ultimi effettuano le operazioni di sicurezza intese a ripristinare l’ordine e la stabilità nel Paese.

 

La richiesta per “la limitazione del diritto di veto” ha delle ragioni politiche

La più recente e forse grave caduta di credibilità delle Nazioni Unite nasce a seguito delle richieste indirizzate al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e sponsorizzate dagli Stati Uniti, di limitare il diritto di veto, permettendo così al Consiglio di approvare, senza alcuna opposizione, qualsiasi guerra voluta dagli Stati Uniti sulla base della ben collaudata retorica della “guerra umanitaria”.

Voice of America, l’emittente del Dipartimento di Stato americano, ha pubblicato un articolo intitolato “Gli ufficiali delle Nazioni Unite chiedono che sia limitato il diritto di veto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per porre fine allo spargimento di sangue in Siria”, che così recita:

L’alto funzionario ai diritti umani delle Nazioni Unite ha invocato una limitazione al potere di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per porre fine alla tragedia in corso nella parte orientale di Aleppo, nel nord della Siria.

L’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU Zeid Ra’ad al Hussein ha definito la situazione qualcosa di comparabile ad una calamità, e ha paragonato gli orrori inflitti agli abitanti di Aleppo a quelli patiti in città come Varsavia, Stalingrado e Dresda durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

VOA ha asserito inoltre che:

La Russia, spesso con l’appoggio della Cina, ha utilizzato il suo potere di veto nel Consiglio di Sicurezza per bloccare le risoluzioni che riteneva sfavorevoli per il suo alleato, il Presidente siriano Bashar al-Assad. Il portavoce dell’Alto Commissario, Rupert Colville, ha detto che Zeid invocava una leadership forte per porre fine a questa pratica.

E infatti, il veto della Russia è ciò che ha impedito ad una recente risoluzione sponsorizzata dalla Francia, di istituire una no-fly-zone e di fatto l’impunità per i terroristi intrappolati nella città di Aleppo e nei dintorni, che avrebbe avuto l’effetto di prolungare il conflitto e le sofferenze dei civili, invece che porre un termine a tali sofferenze.

A suo tempo fu proprio una no-fly-zone sponsorizzata dagli Stati Uniti e dall’UE, e attuata grazie al Consiglio di Sicurezza dell’ONU (e che la Russia non riuscì a impedire), che trasformò la Libia da uno Stato efficiente e funzionante, ad un paese distrutto e diviso.

L’abilità da parte della Siria e dei suoi alleati nel proseguire le operazioni di sicurezza volte a riprendersi la parte orientale di Aleppo dai gruppi di militanti in realtà affiliati alle organizzazioni terroristiche, è essenziale nel ristabilire pace, stabilità e normalità per la popolazione civile di Aleppo, la maggior parte della quale vive già in una condizione di relative pace e stabilità nella parte occidentale di Aleppo, sotto il controllo del governo siriano.

Al Jazeera, la televisione di Stato del Qatar, in un articolo intitolato “La guerra in Sira: il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vota su Aleppo” ha recentemente sostenuto che:

Il governi occidentali e la Russia si sono scontrati nel Consiglio di Sicurezza persino mentre il governo siriano proseguiva con la sua offensiva militare contro le aree tenute dai ribelli.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha votato sabato su due opposte risoluzioni sul conflitto – una preparata dalla Francia, che invoca la cessazione dei bombardamenti aerei, e una seconda da parte della Russia, che chiede con urgenza il cessate il fuoco, ma senza fare riferimento all’interruzione dei bombardamenti.

Nella realtà, gli sforzi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea per porre termine ai bombardamenti si basano sulla necessità di preservare la capacità bellica dei gruppi di militanti che operano in Siria, perpetuando in questo modo il conflitto, invece di terminarlo – almeno non sino a quando fossero accettate le condizioni degli USA e dell’Europa riguardo al cambio di regime, e alla divisione e alla distruzione della Siria in quanto Stato nazionale efficiente e funzionante.

Come in Libia, così in Siria

Gli osservatori dovrebbero prender nota di come simili affermazioni da parte degli Stati Uniti e dei rispettivi alleati siano state fatte guardando al conflitto in Libia, quando le proposte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, intese a prevenire la “crisi umanitaria”, produssero invece l’effetto di in una guerra devastante, condotta dagli Stati Uniti, che ebbe il risultato di creare una catastrofe umanitaria ben più grave e distruttiva di quella che avrebbe dovuto presumibilmente prevenire.

Una campagna aerea condotta dagli Stati Uniti distrusse infatti le principali infrastrutture della Libia, eliminò le forze di sicurezza del Paese, e aiutò a lanciare al potere, in quel che rimaneva del Paese nordafricano, i gruppi militanti di estremisti che gli USA e i suoi alleati europei e arabi armavano e supportavano.

Il collasso della Libia in quanto Stato nazionale ha portato a rappresaglie su base razziale e alla pulizia etnica, condotti dai militanti appoggiati dagli USA e dai suoi alleati europei e arabi, trasformando di fatto la Libia in uno degli epicentri principali che alimentano l’attuale crisi dei rifugiati.

E’ chiaro che gli USA sapessero che la propria azione avrebbe portato al collasso della Libia, alla creazione di uno stato di caos e alla crisi dei rifugiati, compromettendo la stabilità regionale ben al di là dei soli confini libici. Non c’è nessun motivo pertanto per credere che gli USA e i suoi alleati politici, così attivi nel promuovere un’altra risoluzione all’interno del Consiglio di Sicurezza, non siano consapevoli del fatto che la Siria andrebbe a soffrire una sorte simile a quella della Libia, se non peggiore, qualora il loro piano avesse successo.

Le Nazioni Unite, agendo di buon grado come il mezzo attraverso il quale gli USA perseguono apertamente il proprio interesse politico alle spalle del diritto internazionale, indeboliscono la propria credibilità, delegittimandosi in questo modo a svolgere il ruolo di mediatore imparziale dei conflitti globali, conflitto siriano incluso.

E’ chiaro che non sarà mai trovata una soluzione all’interno delle sale delle Nazioni Unite, che continueranno a essere utilizzate come il palcoscenico su cui gli stati si esibiscono nelle acrobazie delle public relations, invece di perseguire una genuina e sana diplomazia.

Il destino della Siria sarà in ultima istanza deciso sul campo di battaglia, attraverso le operazioni belliche oppure le negoziazioni dirette tra i belligeranti, faccia a faccia, lontani dalle sale delle impotenti e completamente delegittimate Nazioni Unite.

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Articolo di  Ulson Gunnar pubblicato su Land destroyer l’11 ottobre 2016

Traduzione in italiano a cura di Francesco Pastoressa per SakerItalia.it

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