La Russia ha deciso di impegnarsi in un dialogo con Israele per il ritorno della parte meridionale della Siria sotto il controllo del governo centrale di Damasco, nonostante l’accordo di smobilitazione tra Stati Uniti, Russia, Israele e Giordania concordato mesi fa. Mosca sta ancora negoziando i dettagli dell’accordo con Damasco e Teheran, per assicurarsi che i suoi principali alleati non la respingano e trattino con Israele per proprio conto.
Fonti ben informate che hanno seguito i dettagli del negoziato Mosca-Tel Aviv mi hanno informato che alcuni dettagli dell’accordo non sono ancora del tutto chiari a causa della paura di Israele del ritorno degli alleati della Siria (Iran e Hezbollah) ai confini tra la Siria e Israele, meglio conosciuti come Linea di Demarcazione del 1974, concordata dopo la guerra arabo-israeliana del 1973.
Secondo queste fonti, è stata presa la decisione di eliminare la presenza dell’ISIS, di cui sono presenti circa 1.500 militanti in 8 villaggi principali, nella zona di confine di Quneitra con Giordania, Israele e Siria, sotto il nome di Jaish Khaled Bin al-Waleed. Questi avranno anche la possibilità di essere trasportati con autobus verso nord dove, vicino ad al-Sukhna, c’è ancora una sacca dell’ISIS completamente circondata dall’esercito siriano e dai suoi alleati che è, in questo momento, teatro di operazioni militari in corso per eliminare ciò che resta del gruppo terrorista. Un’altra sacca dell’ISIS è ancora attiva sotto la protezione delle forze di occupazione degli Stati Uniti nelle province di Deir Ezzour e al-Hasaka, nel nord-est della Siria.

La Hisba (polizia islamica) di iash Khaled Bin al-Waleed in Hawd al-Yarmouk (Quneitra) durante questo mese di Ramadan.
La Russia ha trasmesso a Damasco la determinazione a riprendere il controllo del sud della Siria, e la consapevolezza che le proprie forze, con o senza l’approvazione di Israele, la libereranno dagli jihadisti e dai loro alleati. Pertanto, sarebbe vantaggioso per Israele trovare un accordo con la mediazione russa piuttosto che non avere nessun accordo. In realtà, se Israele rifiutasse questo accordo con la Russia, dovrebbe affrontare l’Iran e il ritorno di Hezbollah nel sud della Siria, pronto a recuperare le alture del Golan illegalmente occupate da Israele.
Nonostante la superiorità militare israeliana, l’ “Asse della Resistenza” (Iran, Siria ed Hezbollah) ha già imposto la “Regola di ingaggio del Golan (ROE)” su Israele, dove qualsiasi attacco israeliano contro le forze siriane o iraniane dispiegate nel Levante si troverà ad affrontare i missili sparati sulle alture del Golan e molto oltre, come ha recentemente avvertito il leader di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah. Gli attacchi israeliani contro i trasporti di armi di Hezbollah o magazzini con destinazione d’uso Libano sono esclusi dall’equazione del “ROE Golan”, per il momento.
Pertanto, il messaggio ha raggiunto le orecchie israeliane: l’esercito siriano si reca nel sud della Siria per liberarne il territorio, con un accordo o senza un accordo. L’idea dell’accordo Russia-Israele ha le sue origini a Mosca e non a Damasco o a Teheran. Il patrono russo vorrebbe porre fine alla guerra militare siriana, e combattere una guerra politica con dei compromessi, dove non ci siano vincitori assoluti o sconfitti, ma dei partiti con danni maggiori o minori, oppure con una vittoria ridotta.
Il ministro russo Sergei Lavrov ha detto che “tutte le forze non siriane devono ritirarsi al di fuori del confine meridionale della Siria con Israele il più presto possibile”. Questa affermazione ha molte sfaccettature: c’è al-Qaeda con combattenti giordani, palestinesi e stranieri nel sud della Siria. Ci sono anche combattenti stranieri, insieme ai locali, che combattono tra le fila dell’ISIS (Khaled Bin al-Waleed). Dall’altro lato, non ci sono Iraniani o Hezbollah o altri alleati presenti nel sud.
Iran e Hezbollah hanno addestrato ed equipaggiato oltre 16 gruppi locali di resistenza siriana, tra cui il “Syrian Hezbollah”, durante i 7 anni di guerra imposti alla Siria. Questi gruppi hanno le loro basi in ogni città siriana, compresi il sud e il nord, sono ben armati e hanno beneficiato dell’acquisizione dell’esperienza di Hezbollah nella sua lotta contro Israele. Pertanto, questi dirigerebbero certamente le loro azioni verso Israele il giorno in cui la guerra finirà, e anche verso le forze statunitensi, britanniche e francesi qualora la loro occupazione persistesse nel nord del Levante.
La dichiarazione di Lavrov dopo aver risolto la questione del sud sta aprendo la strada verso una soluzione anche per il nord della Siria.
Se il modello meridionale creerà pochi danni a tutte le parti, la Russia chiederà l’attuazione di questo modello contro le migliaia di truppe statunitensi ed europee ancora presenti sul suolo siriano, e quindi le obbligherà a ritirarsi dal paese.
Stando ai si dice, i negoziatori russo-israeliani stanno passando al vaglio i dettagli minori: Israele ha richiesto una zona di sicurezza di 40 km e poi di 15 km, ma entrambe le proposte sono state respinte da Damasco. Israele si è mosso verso la definizione del tipo di armi che la Siria intende mantenere nell’area meridionale. Damasco crede che i suoi missili possano raggiungere qualsiasi punto in Israele se sparati da sud, da Damasco o dalla catena montuosa fra Siria e Libano. Quindi la richiesta israeliana sembrerebbe ingenua agli occhi di Damasco e Teheran.
L’ “Asse della Resistenza” è determinato a riprendere il sud. Se le forze del governo centrale siriano riescono a liberare Daraa, Quneitra e dintorni, è una vittoria per la Siria, l’Iran ed Hezbollah. Gli alleati di Damasco non hanno interesse ad essere presenti fisicamente ai confini con Israele perché i siriani locali, come le forze di Hezbollah, sono più che sufficienti per liberare il proprio territorio e imporre la stessa ideologia e motivazione dell’”Asse”.
Alcuni dettagli sono ancora in via di definizione, ma l’accordo globale è quasi pronto: l’esercito siriano libererà il sud, recupererà il territorio da tutti gli jihadisti (e dalle forze filo-israeliane) e riaprirà la via commerciale di Naseeb con la Giordania.
Quello che sta accadendo nella guerra siriana al sud sta attirando molte attenzioni, ed è facile prevedere che la situazione nel nord, che è più complicata e difficile, ne attirerà ancora di più.
Il compito di Putin sarà arduo: richiederà qualità superiori di quella di cintura nera, che egli possiede, per superarne la complessità. È tempo che i Curdi si sveglino.
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Articolo di Elijah Magnier apparso su EjMagnier il 31 maggio 2018
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia
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