Gli USA hanno tentato di sviare l’attenzione dal fatto che i presunti “ribelli moderati” che continuano a sostenere, si siano apertamente allineati a certe organizzazioni terroristiche straniere tra cui Al-Qaeda, Jabhat Al Nusra, e l’auto proclamato “Stato Islamico” (ISIS), focalizzando invece l’attenzione sulla “crisi umanitaria” che sarebbe in corso nel momento in cui si svolgono le operazioni conclusive per riportare la sicurezza nella città di Aleppo, nella Siria settentrionale.

 

La Siria ha già il controllo della maggior parte di Aleppo

L’operazione condotta dalle unità siriane, e sostenuta dai suoi alleati tra cui la Russia, ha lo scopo di riportare sotto il controllo governativo i rimanenti distretti della città. La grande maggioranza dei due milioni di abitanti di Aleppo vive nel territorio controllato dal governo, meno di duecentocinquantamila persone restano intrappolate nelle parti controllate dai terroristi.

L’Ambasciatore Siriano alle Nazioni Unite, Bashar Jaafari, nel corso di una recente intervista ha ribadito il fatto che non solo 1,75 su due milioni di residenti vivono nelle sezioni controllate dal governo, ma che i gruppi di militanti acquartierati nei distretti in attesa di essere liberati non sono costituiti nella loro interezza da Siriani – ma piuttosto da stranieri che si sono infiltrati nel paese.

Questo fatto mina alle basi la narrazione occidentale secondo cui in Siria sia in corso una “guerra civile” anziché un’invasione orchestrata di forze militari straniere, e che l’operazione militare per riportare in sicurezza i restanti quartieri di Aleppo rappresenti in qualche modo un “disastro umanitario” senza precedenti.

E nel momento in cui crolla la tregua concordata tra USA e Russia [in inglese], quest’ultima ha citato l’incapacità e la mancanza di volontà da parte degli Stati Uniti di separare quelli che Washington sostiene siano “ribelli moderati” da specifiche organizzazioni terroristiche che gli stessi USA ammettono che operano a fianco dei militanti che sostengono.

La Reuters, in un articolo intitolato “La Russia esorta gli USA a mantenere la promessa di separare i moderati siriani dai ‘terroristi’,” ammette:

Mercoledì, il Ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov ha esortato il Segretario di Stato John Kerry a tener fede agli impegni di separare le unità filo-americane dell’opposizione siriana dai “gruppi terroristici”.

Per risposta, Washington in modo incoerente e disonesto ha incolpato la Russia di spingere i moderati nelle braccia delle organizzazioni terroristiche.

Un articolo della BBC intitolato: “Il conflitto in Siria: gli USA sostengono che la Russia spinge i ribelli nel ‘campo degli estremisti’”, afferma:

Gli USA sostengono che il crescente impegno militare russo in Siria costringe i moderati a finire nelle mani degli estremisti.

Ma in realtà, una verità di lunga data nega completamente l’attuale retorica americana – in modo molto profondo, e l’intera responsabilità degli ultimi cinque anni di catastrofi nella regione è nelle mani di Washington.

La guerra di Washington alla siria è iniziata nel 2007 ed è stata condotta dagli strateghi politici, non dai “manifestanti” del 2011

Il giornalista vincitore del Premio Pulitzer Seymour Hersh in un profetico articolo del 2007 intitolato, “The Redirection: is the Administration’s new policy benefitting our enemies in the war on terrorism?[Il Cambio di Direzione: La Nuova PoliticaSeymour-Hersh Dell’Amministrazione Sta Forse Favorendo i Nostri Nemici Nella Guerra Al Terrorismo? – in inglese] aveva già, anni prima che il conflitto siriano iniziasse, delineato non solo chi e come avrebbe dato il via e successivamente sostenuto la guerra, ma anche il tipo di catastrofe umanitaria e settaria che si sarebbe verificata, e come coloro che gli USA indicavano come “i cattivi” giocassero un ruolo chiave nella protezione delle minoranze religiose ed etniche della regione, nel momento in cui questa si fosse trovata nel bel mezzo dei fuochi della guerra appiccati dalle forze straniere.

L’articolo iniziava con l’esplicita affermazione (grassetto aggiunto):

Per compromettere l’Iran, che è a maggioranza sciita, l’amministrazione Bush ha deciso in effetti di riconfigurare le proprie priorità nel Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha cooperato con il governo dell’Arabia Saudita, che è sunnita, in operazioni clandestine allo scopo di indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Inoltre gli USA hanno reso parte ad operazioni clandestine contro l’Iran e la Siria suo alleato. Un sottoprodotto di queste attività è stato l’esplosione di gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’islam, sono ostili nei confronti dell’America e simpatizzano per Al Qaeda.

Quest’affermazione è avvalorata da 9 pagine di interviste a fonti dell’intelligence americana, libanese e saudita, assieme a rivelazioni secondo cui sostegno finanziario e politico era già canalizzato in quel periodo in Siria per preparare il terreno della guerra imminente.

 

Gli USA non possono separare “i moderati” dai terroristi, perché non ci sono moderati

Il pezzo del 2007 spiega chiaramente perché gli USA non possono “separare” i loro presunti “ribelli moderati” da Al-Qaeda e i suoi vari affiliati – precisamente perché non ci sono mai stati “ribelli moderati” tanto per iniziare. Infatti, adesso è chiaro che la nozione di “ribelli moderati” fosse semplicemente una copertura per l’intenzionale sostegno ai terroristi ancor prima che il conflitto iniziasse.

Pertanto, non è che la Siria e la Russia all’improvviso stiano “spingendo i ribelli nel campo degli estremisti”, ma piuttosto che i tentativi americani di coprire il fatto che ha armato e sostenuto gli estremisti a partire già dal 2007 non sono più sostenibili.

L’articolo di Hersh aggiunge inoltre (grassetto aggiunto):

Nasr è proseguito, “I Sauditi hanno mezzi finanziari considerevoli, ed hanno stretti rapporti con i Fratelli Musulmani e i salafiti” – estremisti sunniti per i quali gli sciiti sono apostati. “L’ultima volta che l’Iran fu una minaccia, i Sauditi furono in grado di ingaggiare radicali islamici della peggior specie. Una volta che li tiri fuori dalla scatola, non riesci a rimetterli dentro.”

E continuava dicendo (grassetto aggiunto):

Questa volta, consulenti del governo USA mi hanno detto, Bandar e altri Sauditi hanno assicurato alla Casa Bianca “che avrebbero mantenuto uno stretto controllo sui fondamentalisti religiosi. Il loro messaggio per noi fu ‘Noi abbiamo creato questo movimento, e noi possiamo controllarlo.’ Non è che noi non vogliamo che i salafiti lancino bombe; il punto è a chi le lanciano — Hezbollah, Moqtada al-Sadr, Iran, e i Siriani se continuano a cooperare con Hezbollah e l’Iran.”

Eppure, nonostante queste rivelazioni, risalenti al 2007, gli USA hanno continuato tranquillamente, e le loro cospirazioni sono proseguite oltre l’amministrazione Bush, per essere portate avanti sotto l’amministrazione del presidente Barack Obama.

Prevedendo l’arrivo del conflitto settario che si sarebbe verificato nella regione, l’articolo di Hersh notava:

Robert Baer, un ex agente anziano della CIA in Libano, era stato un critico severo di Hezbollah ed aveva avvisato dei suoi collegamenti con il terrorismo sponsorizzato dall’Iran. Ma adesso, mi diceva, “ci sono gli Arabi sunniti che si preparano per un conflitto che sarà un cataclisma, e abbiamo bisogno di qualcuno che protegga i cristiani in Libano. Una volta questo lo facevano i Francesi e gli Stati Uniti, adesso saranno Nasrallah e gli sciiti.

In effetti, era stato affermato a suo tempo, ed è evidente adesso, che il governo siriano, le sue forze armate, e i loro alleati, costituiscono la sola forza in grado di proteggere le tante minoranze della regione dalle orde di estremisti settari sostenute da Statunitensi e Sauditi.

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Per cui, nonostante gli USA fingano estrema preoccupazione per ciò che tentano di descrivere come una crisi umanitaria senza precedenti ad Aleppo, sono essi stessi colpevoli di aver intenzionalmente costruito l’intero conflitto in prima battuta – conoscendo esattamente la natura e il grado di barbarie che si sarebbe messo in campo, e l’intensità che avrebbe raggiunto. Nel tentativo di mettere sotto il proprio scudo ciò che rimane dei propri agenti terroristi ad Aleppo e nel resto della Siria, cerca di prolungare, non terminare, la crisi umanitaria, e spinge ancora la Siria nella direzione del collasso catastrofico, che renderebbe la recente divisione della Libia, di matrice USA, un inezia al suo confronto.

I portavoce statunitensi, sui loro vari podi e tra le varie conferenza stampa, si stanno sforzando di spiegare cosa stanno facendo gli Stati Uniti in Siria e verso cosa si stanno muovendo, a parte ripetere la devastazione che hanno scatenato in Libia, Yemen, Iraq e Afghanistan. Si sforzano non perché la “verità” sia difficile da spiegare al pubblico, ma perché non si può più negare.

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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato su LandDestroyer il 6/10/2016

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

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