La campagna antiterroristica della Russia in Siria stronca il grande gioco americano sul nascere
Dal 1980 in poi, le idee del geo-stratega Polacco-Americano ed ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski sono state la prima linea dell’applicazione della politica estera USA in tutto il mondo. Sia tramite la creazione dei mujahedin, come lui stesso ha ammesso, e il loro equipaggiamento di armi (da cui in seguito sono nati Al Qaeda e i Talebani), o sia l’ossessione di dividere l’Ucraina dalla Russia (culminata nei recenti eventi di EuroMaidan) le idee di Brzezinski sono divenute una realtà destabilizzante che si è diffusa attraverso i continenti e per decine d’anni.
L’eredità più duratura da lui creata è la distruttiva teoria dei “Balcani Eurasiatici”, delineata nel suo libro del 1997, “The Grand Chessboard: American Primacy And Its Geostrategic Imperatives”. Ha teorizzato che l’esteso arco di terra dal Nord Africa all’Asia Centrale la cui maturità per contrasti etnici e settari è esattamente ciò che gli USA hanno necessità di sfruttare per mantenere a tempo indeterminato il loro controllo unipolare sul potere globale..
La culla di questo concetto è sempre stata il Medio Oriente, ma con la Russia al lavoro per risolvere il caos creato dagli USA lì, e per tentare di riportare la regione alla stabilità, sembra che Mosca abbia iniziato a rovesciare la grande strategia di Washington. Diamo un’occhiata a cosa esattamente sarebbero dovuti diventare i “Balcani Asiatici”, come avrebbero dovuto funzionare i piani per creare un caos armato e il modo in cui la Russia sia venuta in soccorso a fermare questa follia.
Costruire i “Balcani Eurasiatici”
L’idea di Brzezinski per i “Balcani Eurasiatici” non arriva dal nulla. Da convinto nazionalista polacco, era molto ben informato riguardo al leader del suo paese tra le due guerre, il Maresciallo Jozef Pilsudski e la politica estera innovativa e distruttiva di “Prometeismo” che aveva caratterizzato la sua amministrazione.
Secondo questa teoria, l’Unione Sovietica multietnica e poli-confessionale poteva essere smembrata consegnando armi, addestrando e dando sostegno politico alle identità rivoluzionarie periferiche nell’Unione Sovietica per utilizzarle in una grande futura ‘guerra di liberazione’ contro il governo centrale a Mosca. La connotazione metaforica qui sarebbe quella del dono all’uomo del fuoco da parte di Prometeo , per aiutarlo a divenire indipendente da Zeus, il più forte e temuto degli dei greci.
Questa politica ha fallito e alla fine non ha dato nessun esito, ma non ha impedito a Brzezinski di fantasticare circa la sua riproposizione una ventina d’anni dopo. Si può cogliere l’influenza dell’ossessione per l’identità di Pilsudski nella descrizione che Brzezinski dà alla fine degli anni settanta di un “Arco di Crisi” che “si estende lungo le coste dell’Oceano Indiano, con fragili strutture sociali e politiche in una regione di vitale importanza per noi e minacciata dalla frammentazione. Il risultante caos politico potrebbe benissimo essere riempito da elementi ostili ai nostri valori e simpatizzanti nei confronti dei nostri avversari”.
La menzione di “fragili strutture sociali” è un eufemismo per conflitto identitario, a proposito del cui utilizzo da parte dell’Unione Sovietica, Brzezinski nutriva un’ingiustificata paranoia. Un paio danni dopo, lo stesso Brzezinski ironicamente fu il principale esponente di coloro che spinsero questo concetto alle sue estreme conseguenze, convincendo il Presidente Jimmy Carter ad armare i padri fondatori di Al Quaeda nella loro jihad internazionale a guida americana diretta contro l’Unione Sovietica in Afghanistan. Secondo il pensiero strategico di Brzezinski, l’impulso che i militanti avevano acquisito in quel paese poteva essere riproposto in tutta l’Asia Centrale tramite l’orchestrazione dall’esterno di simili insurrezioni islamiste, che avrebbero costretto i Sovietici alla ritirata fino a Mosca e a concedere l’indipendenza di tutte le repubbliche che avrebbero dovuto abbandonare.
Recintare il Chaos
Ispirato da quello che credeva essere stato il successo della sua idea nel contribuire al crollo sovietico nel 1991, Brzezinski decise di espandere la sua natura fratricida applicandolo ad altre zone di potenziale conflitto identitario, come il Medio Oriente e il Nord Africa. Guardando alla regione dei Balcani, divisa etnicamente e nelle confessioni e alla sua storia di guerre intestine come un precedente tematico (l’ultimo dei quali aveva avuto luogo nei primi anni novanta, e quindi era ancora vivo nella sua mente) chiamò la sua strategia finale “I Balcani Eurasiatici”.
Riassumendo le idee che su questo argomento aveva illustrato in “The Grand Chessboard”, Brzezinski credeva che l’istigazione di conflitti caotici nello spazio compreso tra il Nord Africa e l’Asia centrale avrebbe potuto prevenire il consolidamento di una grande alleanza eurasiatica tra Russia, Cina e Iran che poteva sfidare la supremazia americana di quel periodo, e ridurre a brani la Dottrina Wolfowitz dell’“unica superpotenza”.
Gli USA sarebbero usciti illesi da questo sopraggiungente buco nero di caos perché i suoi principali punti d’appoggio eurasiatici si trovano in Europa e Asia orientale, e al peggio, se il super continente fosse stato devastato da una enorme conflagrazione, allora i due ammortizzatori oceanici che separano l’America dalla zona di conflitto pan-continentale avrebbero significativamente smorzato qualunque ritorno di fiamma li avesse investiti.
Agli USA serviva una scintilla per accendere le fiamme di un conflitto fratricida che speravano avrebbe infine inglobato Russia, Cina e Iran, e crearono la ‘pietra focaia geopolitica’ che servisse a questo scopo. la guerra all’Iraq nel 2003. Piazzandosi a forza proprio nel centro geografico dell’arco di caos che intendevano creare, gli USA erano nella miglior posizione possibile per esercitare un’influenza destabilizzante lungo entrambi i suoi rami. Non persero un secondo per iniziare, è del 2007 il fondamentale lavoro che il giornalista investigativo Seymour Hersh pubblicò sul New Yorker, “The Redirection”, che dettagliava tutti i modi in cui gli Stati Uniti cercavano di seguire il piano. Sia che si soffiasse sul fuoco di ostilità settarie o che si rovesciasse il governo siriano, Washington aveva a propria disposizione un grande arsenale di mosse il cui utilizzo era stato pianificato, come si sarebbe dimostrato nel corso del tempo. Il segnale per l’inizio della rottura dei “Confini di Sangue” mediorientali, e come stabilito, anche quelli dell’Africa settentrionale e dell’Asia centrale era la “Primavera Araba”, versione regionale delle Rivoluzioni Colorate, ma la convinta difesa da parte della popolazione siriana della propria sovranità ha fermato i piani USA proprio nel loro avvio, mettendoli in stand-by a tempo indeterminato.
La Russia in soccorso
Entra in gioco la Russia, che si è presa l’impegno non solo di sconfiggere il terrorismo in Medioriente, ma come estensione logica, di rovesciare la destabilizzazione covata dagli USA, ripristinando quindi l’ordine nel vertice siriano-iracheno dell’”Arco del Caos”.
Per capovolgere i “Balcani Eurasiatici di Brzezinski, se i paesi del Medio Oriente che erano stati così precisamente individuati come teatro dei tumulti interni, si fossero dimostrati in grado di restare uniti e forti a fronte delle avversità a direzione americana, questo sarebbe servito da esempio nella stabilizzazione del resto dell’arco in Africa settentrionale e in Asia centrale, rovinando in questo modo i progetti decennali di creazione del caos che gli Americani hanno in serbo l’Eurasia.
Le sfaccettature geopolitiche della grande strategia USA hanno inizio e fine in Sira, il che è precisamente il motivo per cui Brzezinsksi alla fine ha perso la sua caratteristica calma ed ha avuto un epico scatto d’ira diretto contro la Russia. In un articolo di fondo per il Financial Times, ha detto che “Le formazioni navali e aeree russe in Siria sono vulnerabili e isolate geograficamente dalla loro patria. Potrebbero essere “disarmate” se insistono nelle provocazioni agli USA.” Il diavolo stesso non avrebbe potuto mascherare in modo più tentatore un tentativo di distruggere l’intera razza umana, ma giusto in caso i politici americani decidessero di dare retta a qualcuna delle stupide idee del loro stratega preferito, i temibili missile di crociera russi hanno colpito i loro obiettivi dal Mar Caspio, screditandole immediatamente, e dimostrando che le insinuazioni di Brzezinski riguardo a una forza russa ‘vulnerabile, geograficamente isolata’ in Siria fossero totalmente insensate. Per una volta nella sua vita l’establishment americano non sembra voglioso di seguire il consiglio di Brzezinski, e questo potrebbe voler dire che per una volta nella nostra vita, gli USA potrebbero fare qualche azione che mostri una sembianza di buon senso.
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Articolo di Andrew Korybko apparso su Sputiniknews il 08/10/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it
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