Trump ha premuto il grilletto, ma invece di un “bang!” quello che il mondo ha sentito è stato un modesto “clic”. Considerando che stiamo parlando di un pericolosissimo gioco della roulette russa anglo-sionista potenzialmente nucleare, il “clic” è davvero una buona notizia. Ma, per usare le parole di Nikki Haley [in inglese], la “pistola” statunitense è ancora “pronta e carica”.
Ci sono un certo numero di versioni, là fuori, su ciò che è realmente accaduto, ma penso che la spiegazione più probabile per quel “clic” sia una combinazione di due eventi:
1. Gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per evitare persino di dare l’impressione di attaccare le forze russe o iraniane in Siria. Con questo tipo di regole di ingaggio, la lista dei bersagli e la traiettoria di volo dei missili americani sono stati facili da prevedere per le difese aeree siriane.
2. Le difese aeree siriane, ora integrate con le reti C4ISR [in inglese, acronimo di “Comando, Controllo, Comunicazioni, Computers, Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione”] russe e probabilmente potenziate, si sono comportate meglio di quanto la maggior parte delle persone si aspettasse.
Onestamente non so chi negli Stati Uniti dovrebbe avere il merito di aver fatto la cosa giusta, ma quella persona (o persone) merita la nostra gratitudine collettiva. Le voci dicono che sia stato Mattis, altri puntano su Dunford e alcuni addirittura su Trump stesso (ne dubito). Ancora una volta, non so chi l’ha fatto, ma questa azione merita una standing ovation. Il fatto che questa prestazione (prevedibilmente) mediocre sia stata poi coperta da sciocche dichiarazioni come “attacco perfetto” e “tutti i missili hanno colpito il bersaglio” è la procedura operativa standard, un esercizio di base per salvare la faccia, e un tentativo di placare i neoconservatori sempre assetati di sangue. La lezione più importante da questo ultimo sviluppo è che ci sono ancora alcune persone in posizioni chiave negli Stati Uniti che hanno fatto ciò che si doveva fare per evitare una catastrofica escalation in Siria. La domanda ora è: per quanto tempo queste “forze sane di mente” (per mancanza di un termine migliore) continueranno a resistere ai “pazzi”?
Inutile dire che la Lobby israeliana e i neoconservatori sono assolutamente furiosi. E solo per aggiungere la beffa al danno, i russi ora stanno dicendo che forniranno ai siriani batterie S-300 (che sarebbero in grado di localizzare e attaccare gli aerei israeliani praticamente fin dal decollo). Direi che gli israeliani si sono fatti male da soli per mezzo dei loro attacchi missilistici nel momento peggiore possibile, ma il fatto che questo danno sia stato auto-inflitto non lo rende meno doloroso per gli israeliani.
Ma il problema più grande è che questo risultato, sebbene molto positivo di per sé, non risolve davvero nulla. I principali problemi irrisolti sono
1. Qualcuno, in particolare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e/o la Russia, “porrà il veto” alle azioni dell’egemonia anglo-sionista ovunque sul pianeta? La posizione ufficiale degli Stati Uniti è un categorico “no!”. L’esito in Siria, tuttavia, suggerisce fortemente un “sì”.
2. Gli Stati Uniti sono disposti a fare i conti con il fatto che l’Egemone non è riuscito a rovesciare il governo siriano e che i siriani hanno vinto la guerra? La posizione ufficiale degli Stati Uniti su questo fatto si è invertita alcune volte, ma direi che il campo del “no” è molto più forte del campo del “sì”. L’attuale posizione degli Stati Uniti in Siria suggerisce fortemente che gli Stati Uniti non sono ancora pronti a “dichiarare la vittoria e andarsene”.
3. I (finti) attacchi chimici sotto falsa bandiera contro Skripal e a Douma sono stati sufficienti per ri-subordinare l’UE post-Brexit all’Anglosfera e far sì che gli anglo-sionisti riescano a creare un fronte unito per una “Crociata contro la Russia”? La maggior parte dei governi dell’UE è stata disposta a sostenere qualsiasi assurdità o violazione del diritto internazionale con il pretesto della “solidarietà”, ma ci sono ancora parecchie crepe in questa apparente unità.
In questo momento la situazione è estremamente fluida, e ci sono troppe variabili potenziali che possono determinare i prossimi sviluppi perché si possa fare una previsione migliore di un’ipotesi senza fondamento. L’unica cosa certa è che questo confronto tra l’Egemonia anglo-sionista e la Russia è tutt’altro che finito, sia in Siria che altrove (l’Ucraina).
Fondamentalmente, il nostro intero pianeta deve fare una scelta tra due ordini mondiali che si escludono a vicenda.
Egemonia anglo-sionista | Mondo multipolare | |
Modello di civiltà | Singola “occidentale” | Vari |
Modello economico | Capitalismo | Vari |
Modello politico | Plutocrazia | Vari |
Relazioni internazionali | Regolate dall’Egemone | Regolate dal Diritto Internazionale |
Sovranità nazionale | Fittizia | Reale |
Modello sociale e culturale | Laicismo postmoderno | Tradizionale e locale |
In questo momento “l’Occidente collettivo” è impegnato in uno sforzo davvero titanico per preservare l’egemonia, ma i presagi a proposito sono infausti, visto il tipo di sciocco istrionismo che vediamo ora provenire da Trump, May e Macron. In questo contesto, la guerra in Siria è principalmente una guerra per il diritto degli Stati Uniti di fare qualunque cosa diavolo vogliano, a prescindere dal diritto internazionale, dai fatti, dalla logica o anche dal buon senso. Il messaggio di Nikki Haley al mondo è stato magnificamente semplice, coerente e schietto: “siamo gli Egemoni, siamo al di sopra di tutto e di tutti, al di sopra di voi e al di sopra di qualsiasi vostra legge o principio. Siamo persino al di sopra dei fatti o della logica. Inchinatevi e adorateci o ne subirete le conseguenze!”.
Il problema per gli anglo-sionisti è che mentre la maggior parte dei leader occidentali ha accettato questi termini (questo è ciò che significa “solidarietà” al giorno d’oggi), il resto del pianeta sta silenziosamente ma attivamente cercando modi per esplorare altre opzioni, e anche alcuni paesi relativamente deboli e/o piccoli (ad esempio la Bolivia) sono ancora disposti a rifiutare apertamente questo diktat anglo-sionista. Per quanto riguarda la Russia e la Cina, stanno già definendo di fatto un nuovo ordine alternativo, multipolare, in cui l’Anglosfera si limiterà ad essere solo “uno tra i tanti”, e non il tipo di razza padrona planetaria che i suoi leader si immaginano essere.
È interessante notare che la principale tattica scelta da “l’Occidente collettivo” per rispondere a queste sfide è stata sostanzialmente quella di andare in negazione profonda e preoccuparsi delle percezioni molto più che dei fatti sul terreno. Da qui l’“attacco perfetto”. Carl Rove lo ha detto meglio quando ha affermato [in inglese]: “Ora siamo un impero, e quando agiamo creiamo la nostra realtà. E mentre state studiando quella realtà – giudiziosamente, come volete – agiremo di nuovo, creando altre nuove realtà, che potete studiare anche voi, ed è così che le cose si sistemeranno. Siamo attori della storia… e voi, tutti voi, resterete solo a studiare quello che facciamo”.
Negli anni ‘90 c’era una citazione popolare, ma non attribuita, che diceva “non hai vinto fino a quando la CNN non dice che hai vinto”. Oggi assistiamo a qualcosa di simile, appena invertito: non hai perso fino a quando la CNN non dice che hai perso. Ho avvertito un inquietante senso di déjà vu quando Trump ha twittato [in inglese] “missione compiuta” ripetendo esattamente le stesse parole che Dubya [George W. Bush] ha pronunciato sulla sua portaerei poco prima che si scatenasse l’inferno in Iraq (posso immaginare come la gente al CENTCOM, che secondo quanto riferito è davvero sconvolta [in inglese], sia rabbrividita quando l’ha sentito!). Spero che Marx avesse ragione quando ha detto che “la storia si ripete, prima come tragedia, poi come farsa”. Il Medio Oriente, sofferente da tempo, ha sicuramente attraversato abbastanza tragedie, ma temo che ciò che abbiamo appena visto con l’ultimo attacco americano in Siria sia stata una farsa, e che una vera tragedia potrebbe ancora essere in via di elaborazione.
I neoconservatori si possono dividere approssimativamente in due tipi: primo, quelli abbastanza stupidi da credere che gli ultimi attacchi siano stati davvero un magnifico successo, e quelli che sono stati abbastanza intelligenti da rendersi conto che si è trattato di un patetico flop. Il primo tipo sarà incoraggiato dal senso di totale impunità (e gli Stati Uniti, infatti, sono riusciti a superare questa dolorosa violazione di tutte le norme del comportamento civile e della legge internazionale) mentre il secondo tipo continuerà a chiedere un attacco molto più forte. Combinate i due e otterrete una ricetta perfetta per una situazione molto pericolosa.
E ora ecco la brutta notizia: le forze di terra statunitensi (l’Esercito) sono praticamente inutili, mentre la US Navy e l’Air Force sono in grossi guai: la flotta di superficie della US Navy è ormai quasi obsoleta a causa del missile russo Kindjal, mentre l’USAF non sembra in grado di operare in un ambiente con moderni missili terra-aria russi. Entrambe non sembrano essere in grado di fare qualcosa di diverso dallo sprecare un’immensa quantità di denaro e uccidere un sacco di persone, per lo più civili. Proprio come i loro alleati israeliani e sauditi, le forze armate statunitensi non sono in grado di affrontare alcun nemico significativo in grado di difendersi. C’è solo un segmento delle forze armate statunitensi che è ancora pienamente in grado di portare a termine la sua missione: la triade nucleare statunitense. Di qui tutti i tentativi da parte degli strateghi e dei pianificatori statunitensi di trovare una dottrina non solo per l’uso delle forze nucleari come deterrente, ma per ridistribuirle come capacità belliche (difesa missilistica, micro-atomiche, ecc.). Pensatela in questo modo: l’unico mezzo credibile (nel mondo reale) di aggressione rimasto all’Impero sono le armi nucleari. Molte (la maggior parte?) persone non se ne rendono conto (ancora), ma dopo ogni attacco convenzionale fallito questa realtà diventerà sempre più difficile da nascondere.
La gente che questa volta è riuscita a sventare i piani neoconservatori per un vero, duro, attacco alla Siria, e forse anche alla task force russa in Siria, ci riuscirà la prossima volta? Non lo so. Ma non posso ignorare il fatto che ogni “clic” ci avvicina di un passo al “bang”. E questo mi suggerisce che l’unica vera soluzione a questa situazione estremamente pericolosa è trovare un modo per togliere il dito che preme sul grilletto o, meglio, togliere la pistola al pazzoide che ci minaccia tutti con essa.
Il Saker
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Pubblicato su The Saker.is il 20 aprile 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
Ottimo Saker. Analisi puntuale e condivisibile, come sempre.
La domanda che rimane sullo sfondo – e che secondo il mio modesto parere è il fattore che rende l’equazione così instabile al momento – è: “CHI E’ TRUMP…?”.
I neocon li conosciamo e sappiamo come (s)ragionano; gli israeliani, pure; gli europei anche…
ma Trump, no…
nelle ultime settimane sembra essere ricomparso un Trump molto più simile a quello della campagna elettorale e che si era smaterializzato nel primo mese dopo l’elezione… cosa bisogna aspettarsi ora da lui…?
De-escalation in Korea praticamente certa e (forse) subappalto della Siria alla blackwater e/o ai sauditi…
(in ogni caso, una manna!)… Mr. Hide sta cedendo il posto al Dr. Jekyll…?
Su questo sarei curioso di sentire qualcosa in più dal Saker e dai suoi contatti oltreoceano…