L’operazione turca nel nord della Siria è arrivata ad un punto decisivo. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha espresso la preoccupazione che sotto il fuoco dell’esercito turco finiscano i Curdi delle unità dell’YPG, addestrati e coadiuvati da unità speciali degli Stati Uniti, i quali avevano utilizzato in precedenza i Curdi come loro forza d’attacco principale. Il Wall Street Journal ha scritto che la “spinta turca a sud della sua frontiera mette in pericolo le forze americane” mentre Brett McGurk, l’inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo l’operazione turca:

Vogliamo rendere chiaro che troviamo questi scontri – in aree in cui non si trova l’ISIL – inaccettabili e una fonte di profonda preoccupazione… Chiediamo a tutti gli attori armati di fare un passo indietro… gli Stati Uniti sono attivamente impegnati per facilitare la fine delle ostilità e concentrare l’attenzione contro l’ISIL, che rimane una minaccia letale e diffusa.

Il portavoce del Pentagono Peter Cook ha detto che gli Stati Uniti insistono su una cessazione immediata dei combattimenti tra l’esercito turco e i curdi nelle città siriane della zona di Jarabulus, nel nord della Siria.

Il Ministro turco per gli Affari dell’Unione Europea Ömer Çelik ha reagito con forza al commento, considerato inaccettabile, da parte delle autorità americane circa gli scontri tra l’esercito turco e l’opposizione siriana nel nord della Siria. Secondo i funzionari, nessuno ha il diritto di dire alla Turchia dove e contro chi combattere.

Il Ministro ha detto:

Nessuno ha il diritto di dirci se possiamo combattere contro un’organizzazione terroristica, e alcuni di loro non prestano attenzione.

Questa affermazione è chiaramente contro gli Stati Uniti, e mostra una spaccatura tra gli ex alleati. La Turchia ha costretto gli Stati Uniti a sostenere la sua azione contro l’ISIS, ma il supporto è scomparso immediatamente quando le operazioni turche contro i separatisti curdi sono state messe in dubbio. Come ci aspettavamo in precedenza, l’operazione turca in Siria settentrionale è una sfida agli Stati Uniti.

I rappresentanti delle organizzazioni non governative, quelle coinvolte nella guerra informativa in Siria dalla parte degli USA, si sono affrettati a prendere una posizione critica nei confronti delle azioni della Turchia. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, con sede a Londra, ha detto che altre 20 persone sono rimaste ferite nel raid aereo su una fattoria vicino al villaggio di al-Amarna, e 15 vicino a Jub al Cousa.

Comunque, gli Stati Uniti hanno chiaramente voluto evitare scontri tra Curdi siriani e Turchia, ma entrambi gli attori non sembrano essere pienamente sotto controllo, mostrando così la posizione di debolezza degli Stati Uniti. I Curdi, nonostante abbiano dichiarato di essersi ritirati ad ovest dell’Eufrate, controllano la città di importanza strategica di Manbij, conquistata in precedenza su insistenza degli Stati Uniti, e i Turchi continuano a muoversi verso sud colpendo i Curdi. La situazione in via di sviluppo è grave per gli Stati Uniti, perché vorrebbero avere come alleati entrambe le forze, ma l’intensificazione degli scontri lo rende impossibile.

Da un punto di vista tattico, le difficoltà creano un’ulteriore finestra di opportunità per Damasco, Mosca e Teheran. Se gli Stati Uniti sono impantanati nella risoluzione di insolubili contraddizioni turco-curde, possono essere meno coinvolti in altri processi, tra cui la chiave per il destino del Paese – la battaglia per Aleppo. La Turchia distrae gli Stati Uniti dalla battaglia di Aleppo per il passaggio ad un confronto con i Curdi, e portando alla guerra contro di loro gran parte dei suoi militanti.

Inoltre, scambiare la presenza turca ad Aleppo con i Curdi può essere parte dell’accordo russo-turco. La scoperta di un nuovo fronte permette ad Ankara di ritirare da Aleppo le forze su cui ha influenza senza perdere la faccia, e risolve il problema del loro ulteriore utilizzo avanzato da coloro che non vogliono vederle in Turchia.

Russia e Iran hanno più spazio per manovrare e negoziare con la Turchia il destino dei Curdi siriani, visto che Mosca non è riuscita ad assicurarsi la loro lealtà e che Teheran percepisce la loro posizione sulla federalizzazione della Siria come una minaccia nella lotta con i propri separatisti curdi.

Ma gli Stati Uniti stanno perdendo in modo significativo e, considerato che un’ulteriore intensificazione del conflitto metterà in discussione il controllo di Manbij, si arriverà a scontri aperti tra i Curdi, sostenuti dagli Stati Uniti, e le forze turche. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno ancora diverse opzioni per uscire dalla situazione:

1. Continuare a cercare un equilibrio tra Turchi e Curdi, la variante meno vantaggiosa, anche se la meno rischiosa. Questo atto di bilanciamento non è più in grado di fermare il conflitto perché la sfiducia negli Stati Uniti cresce da entrambe le parti.

2. Sostenere i Curdi contro i Turchi, anche se ciò significasse un conflitto con la Turchia e la sua eventuale uscita dalla NATO. Questo è un prezzo troppo alto per il controllo di una parte del fratturato movimento curdo.

3. Cercare di prendere le parti di Ankara, capendo l’importanza della Turchia. Tuttavia, gli Stati Uniti correrebbero il rischio di perdere il controllo sui Curdi, ma potrebbero tentare di sostenere le truppe turche, e gli Islamisti controllati da esse, per combattere contro Damasco e, in caso di cattura della città di Al-Bab, essi si muoverebbero direttamente contro le truppe siriane che hanno circondato Aleppo. In questo scenario, Russia, Iran e Siria dovranno affrontare un grave problema.

La Turchia ha concentrato una possente forza militare sul confine siriano, dotata di 55.000 uomini e composta da 3 brigate corazzate, 3 brigate di fanteria, 2 brigate di unità d’artiglieria per operazioni speciali, e una brigata di aviazione con 110 elicotteri. Nel caso in cui gli Stati Uniti non riescano ad impedire alla Turchia la sua operazione anti-curda, si potrebbe cercare di guidare questa forza contro Damasco, usando i loro agenti di influenza nella leadership turca e nelle forze armate. Verrà sfruttato il desiderio di aiutare la Aleppo “assediata”.

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Articolo di Aleksandr Bovdunov pubblicato su Katehon il 30 agosto 2016.

Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia

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