La recente conferma da parte degli Stati Uniti di aver utilizzato munizioni all’uranio impoverito in due attacchi in Siria alla fine del 2015 pone una serie di domande inquietanti.

In primo luogo, perché è stato utilizzato l’uranio impoverito? È già stato usato in precedenza? Verrà utilizzato di nuovo?

In secondo luogo, e non meno importante, che cosa verrà fatto dopo al fine di mitigare i rischi ambientali o per la salute che i siti contaminati possono rappresentare?

Un’indagine congiunta di Airwars e Foreign Policy [in Inglese] pubblicata all’inizio di questa settimana, ha finalmente confermato che gli Stati Uniti hanno usato uranio impoverito in Siria, e che in entrambi i casi gli obiettivi sono stati grandi convogli di autocisterne.

Secondo il rapporto di Airwars, il portavoce del CENTCOM, Maggiore Josh Jacques ha detto che “5.265 colpi perforanti calibro 30mm contenenti uranio impoverito (DU) sono stati sparati da velivoli ad ala fissa A-10 dell’Aeronautica il 16 e il 22 novembre 2015, distruggendo circa 350 veicoli nel deserto orientale del paese”.

L’ammissione è importante perché nei primi mesi del 2015 gli Stati Uniti avevano assicurato ai giornalisti non avevano e non avrebbero utilizzato [in Inglese] uranio impoverito in Siria. Nel mese di marzo 2015, il portavoce della Coalizione John Moore ha detto [in Inglese] che “gli aerei americani e della Coalizione non hanno usato e non useranno munizioni all’uranio impoverito in Iraq o in Siria durante l’Operazione Inherent Resolve”.

Più tardi quel mese, un rappresentante del Pentagono ha detto a War is Boring [in Inglese] che gli A-10 dispiegati nella regione non avrebbero avuto accesso alle munizioni perforanti contenenti uranio impoverito perché lo Stato Islamico non possedeva i carri armati che sono stati progettati per penetrare.

A seguito di una soffiata dell’anno scorso del membro dell’ICBUW Nuclear Resister, Sam Oakford di Airwars, che ha indagato sia sull’ultima storia che sulle rivelazioni pubblicate lo scorso ottobre, ha avvicinato lo U.S. Central Command (CENTCOM) per avere conferme. Il CENTCOM e la U.S. Air Force prima hanno negato di aver sparato uranio impoverito e poi hanno offerto diversi resoconti di ciò che è accaduto, prima di ammettere finalmente di aver utilizzato uranio impoverito.

Uranio impoverito… probabilmente inutile per le autocisterne!

Le munizioni calibro 30mm all’uranio impoverito utilizzate in entrambi gli incidenti sono state sparate da aerei A-10, una piattaforma nota per il fatto che il pilota, una volta in volo, non può scegliere tra le munizioni incendiarie ad alto potenziale esplosivo e quelle all’uranio impoverito. Gli A-10 sono stati attivi in ​​operazioni contro lo Stato Islamico sulla Siria e l’Iraq dal 2014 [in Inglese], anche se questa è la prima volta che l’uso dell’uranio impoverito è stato identificato nel conflitto.

L’ICBUW ha analizzato i possibili obiettivi coinvolti negli incidenti, ed era inizialmente perplesso dal fatto che sembravano essere delle autocisterne, piuttosto che dei veicoli blindati. Le controverse munizioni all’uranio impoverito dell’A-10 vengono giustificate e promosse sulla base del loro vantaggio percepito contro i veicoli corazzati.

Tuttavia, l’analisi del loro uso nei Balcani e in Iraq mostra chiaramente che se viene fatta la decisione politica od operativa di dispiegare l’aereo armato con il suo “mix da combattimento” standard di munizioni all’uranio impoverito ed incendiarie ad alto potenziale esplosivo, gli A-10 possono attaccare una gamma molto più ampia di bersagli [in Inglese]. Rendere i mix da combattimento disponibili per gli A-10 schierati in zone di conflitto attivo, anche se in ultima analisi non vengono utilizzati, è una pratica standard.

Nel caso della Siria, sembra che sia stato deciso, durante la pianificazione delle due operazioni contro i convogli di autocisterne, che fosse necessario l’uranio impoverito, per garantire quella che un portavoce del CENTCOM ha detto fosse una: “maggiore probabilità di distruggere gli obiettivi”.

Il primo attacco del 16 novembre avrebbe visto 1.490 colpi all’uranio impoverito utilizzati – pari a 432kg di uranio impoverito; il secondo, il 22 novembre, ha visto utilizzati 3.775 colpi – circa 1.095kg di uranio impoverito. Anche bombe, razzi e missili sono stati utilizzati nei due attacchi che, secondo il CENTCOM, hanno distrutto rispettivamente 116 e 283 autocisterne.

Lo stesso portavoce del CENTCOM ha poi spiegato al Washington Post [in Inglese] che: “Le forze americane hanno voluto garantire che i camion sarebbero stati resi completamente inutilizzabili”, e che i colpi all’uranio impoverito, piuttosto che quelli incendiari ad alto potenziale esplosivo, erano il modo migliore per raggiungere questo obiettivo. Anche se i colpi all’uranio impoverito avrebbero avuto senza dubbio l’effetto desiderato contro delle autocisterne è altamente discutibile che quelli incendiari ad alto potenziale esplosivo non avrebbe potuto raggiungere questo obiettivo.

Ironia della sorte, la General Dynamics, uno dei principali produttori della famiglia delle munizioni da 30mm dell’A-10 afferma [in Inglese] che la munizione incendiaria ad alto potenziale esplosivo: “Produce effetti esplosivi e incendiari per l’uso contro persone, camion, depositi di munizioni, e molti altri obiettivi”.

L’uranio impoverito può non ancora essere stato vietato – ma viene profondamente stigmatizzato

L’uso di armi all’uranio impoverito, anche se non esplicitamente vietato da un trattato, è stato profondamente stigmatizzato almeno dalla fine del secolo, se non prima.

Pertanto per i pianificatori militari, non si è trattato solo di un calcolo sull’efficacia o meno delle munizioni all’uranio impoverito degli A-10, ma anche una questione di percezione del pubblico internazionale, in particolare considerato essi che erano, e sono, parte di una coalizione di nazioni, molte delle quali hanno reso chiara la loro opposizione all’uso delle armi all’uranio impoverito in una serie di occasioni.

Per un conflitto così politicizzato come quello in Siria, sembra logico che nel calcolo degli USA debba anche essere presa in considerazione la percezione e il controllo del pubblico. La risposta dei media e del pubblico alle ultime rivelazioni sulla Siria indicano che questo potrebbe essere stato sottovalutato, così come la propaganda che la divulgazione di questi fatti fornirebbe all’ISIS e alla Russia e ai suoi mezzi di comunicazione.

In un comunicato [in Inglese] diffuso dall’agenzia di stampa TASS questa settimana, un portavoce del Ministero degli Esteri russo ha detto dell’uso recente e passato di uranio impoverito da parte degli Stati Uniti: “Nel bel mezzo della campagna di propaganda anti-siriana e anti-russa e nel contesto delle riuscite operazioni delle forze armate siriane con il supporto del gruppo aerospaziale russo contro i terroristi e i militanti ad Aleppo, tali fatti della storia recente vengono ignorati dai mass media occidentali”.

Il fatto che questa notizia sia stata data una settimana dopo che il fornitore di stato nucleare russo Rosatom ha annunciato [in Russo] che avrebbe rifornito di munizioni all’uranio impoverito il nuovo carro armato russo Armata, è un punto controverso.

Quanto alla questione se gli Stati Uniti intendano usare di nuovo uranio impoverito in Siria, o addirittura in Iraq – a dispetto della richiesta fatta da quest’ultimo nel 2014 per un bando globale di questo tipo di armi, sembra che il CENTCOM ora sia tornato alla posizione politica che aveva nei primi mesi del 2015, prima di promettere di non usare l’uranio impoverito, con il suo portavoce che si è rifiutato di “escludere” il suo utilizzo futuro.

Quei partner della coalizione che non approvano l’utilizzo dell’uranio impoverito, o che lo vedono come una facile vittoria propagandistica per l’ISIS e la Russia, dovrebbero usare la loro influenza sugli Stati Uniti per sollecitare alla moderazione. Nel frattempo il CENTCOM dovrebbe chiarire la sua politica sull’uso dell’uranio impoverito nelle operazioni, in particolare su se intende utilizzarlo sul territorio iracheno o limitare il suo uso in Siria.

Cosa accadrà ai siti contaminati?

Se come guida si prendono gli standard di gestione dei rifiuti radioattivi nazionali o internazionali, le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali, o l’operato passato degli stati colpiti dalla contaminazione dell’uranio impoverito, l’opinione generale è che vadano attuate misure postbelliche per mitigare i rischi che la contaminazione può porre per la salute umana e per l’ambiente.

La prima priorità è quella di identificare i siti contaminati. Questo può essere difficile in condizioni normali, dato che la presenza di uranio impoverito di solito può essere verificato solo attraverso una ricognizione terrestre. Questo è stato spesso complicato dal fatto che gli utilizzatori di uranio impoverito, come gli Stati Uniti, sono stati storicamente riluttanti a condividere i dati degli attacchi e coordinarsi con le organizzazioni internazionali o le autorità nazionali.

Nel caso dei due attacchi siriani, il numero di veicoli distrutti, le riprese video e le loro posizioni di massima potrebbero rivelarsi sufficienti per geolocalizzare questi luoghi tramite le immagini satellitari prima di intraprendere qualsiasi indagine sul campo.

Una volta identificati, i siti devono essere contrassegnati e isolati. Per esempio, i militari serbi si sono dimostrati abili [in Inglese] nell’identificare, contrassegnare e recintare i siti degli attacchi degli A-10 nel conflitto del 1999. Per la Siria, le zone colpite rimangono sotto il controllo dell’ISIS al momento in cui scrivo, e date le circostanze sembra improbabile aspettarsi la loro marcatura e isolamento.

I rischi posti dall’uranio impoverito sono in genere specifici per la posizione, il suo uso sul territorio e i modi attraverso cui le persone possono essere esposte. Per i Balcani e l’Iraq, un numero limitato di siti colpiti dall’uranio impoverito è stato accertato da agenzie delle Nazioni Unite, come l’UNEP e l’AIEA, e hanno fornito raccomandazioni alle autorità nazionali in materia di successivo monitoraggio e sgombero.

E per quanto riguarda la prossima volta…?

L’esito del conflitto siriano influenzerà fortemente la probabilità dello svolgimento di una valutazione formale postbellica delle Nazioni Unite, finanziata dalla comunità internazionale; se Assad rimarrà al potere, una valutazione di questo tipo sembra estremamente improbabile.

Partendo dal presupposto che il governo siriano riprenda il controllo dall’ISIS dei siti colpiti, l’onere della bonifica cadrà su di esso. Anche se CENTCOM ha detto al Washington Post che: “i luoghi che sono stati colpiti nel novembre 2015 sono stati contrassegnati per una futura bonifica”, questa affermazione è priva di significato nel contesto dell’uranio impoverito, dove al momento non ci sono obblighi formali di condurre operazioni di bonifica sia per gli utenti che per gli stati colpiti.

Nel caso la Siria finisse con l’avere un regime filo-occidentale, forse un giorno ci potrebbe essere il supporto per alcuni programmi di bonifica; con ogni probabilità ci saranno solo alcune bonifiche superficiali dei frammenti di uranio impoverito nel contesto della rimozione di ordigni esplosivi residuati dalla guerra: non verrà fatto nulla per affrontare il problema dei terreni contaminati nei siti.

Nel caso la Siria finisse con l’avere un regime filo-russo, allora forse Mosca sarà all’altezza della sua opposizione pubblica alle munizioni all’uranio impoverito, e fornirà assistenza tecnica e finanziaria. Ma cosa resterà se e quando questo accadrà?

A giudicare da cosa è accaduto in Iraq, per allora i resti delle circa 400 autocisterne potrebbero essere stati già tagliati, trascinati via e riciclati [in Inglese] – esponendo i lavoratori al particolato di uranio impoverito in ogni fase del processo.

Qualcuno ha pensato ad un’autolimitazione?

Qualunque sia l’esito della guerra, la contaminazione da uranio impoverito ora è solo una delle tante forme [in Inglese] di danno ambientale e di residuati bellici tossici [in Inglese], causate o aggravate dal conflitto.

Quando la guerra finirà, è improbabile che l’ambiente sia una priorità per chiunque, siano essi donatori o nuove autorità, e saranno la comunità e l’ambiente della Siria a pagarne il costo. Sono urgentemente necessari degli obblighi per la gestione postbellica della contaminazione da uranio impoverita – ma finora non è un qualcosa che la comunità internazionale ha cercato di perseguire.

Ma non è solo una questione di obblighi di bonifica – è anche una questione di moderazione. Bisogna abbandonare l’uranio impoverito, dato che il vantaggio militare che offre è assolutamente inconsistente. È una cosa da fare quando le probabilità che i residui tossici delle munizioni all’uranio vengano mai affrontati in modo appropriato sono così remote.

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Articolo di Doug Weir pubblicato su Counterpunch il 23 febbraio 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[Le note in questo formato sono del traduttore]

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