Anche nel contesto di un ambiente geopolitico post-verità fuori controllo, il presidente russo Vladimir Putin che dice al telefono alla sua controparte iraniana Hassan Rouhani che ogni ulteriore attacco occidentale contro la Siria potrebbe “portare al caos nelle relazioni internazionali”, dovrebbe essere visto almeno per ciò che è, cioè un’enorme eufemismo.
Secondo il Cremlino, Putin e Rouhani hanno concordato che i bombardamenti di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, cioè secondo i cinici i cosiddetti F.U.K.U.S [France, United Kingdom, US, acronimo inglese per Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti], hanno danneggiato le possibilità di raggiungere qualsiasi risoluzione politica significativa in Siria.
Questo si traduce in Putin e Rouhani che riconoscono che Washington, Londra e Parigi non stanno risparmiando colpi per tornare in gioco, andando direttamente contro lo scrupoloso processo di pace di Astana guidato da Russia, Iran e Turchia.
Significativamente, il Ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jaafari ha ricordato [in arabo] anche per telefono a John Sullivan, Segretario di Stato americano facente funzione, “la necessità di dare priorità alla ricerca di una soluzione politica e che solo la popolazione siriana dovrebbe determinare il proprio destino”.
Questo significa essenzialmente che il “4+1” – Russia, Siria, Iraq e anche Hezbollah – che erano in prima linea nel distruggere l’ISIS, lo Stato Islamico o altri cripto-jihadisti in Siria, rimangono in sintonia. Il quartier generale antiterrorismo del “4+1” stava a Baghdad. Per quanto Baghdad possa nutrire divergenze ideologiche con Damasco, la loro comune strategia si basa sulla lotta contro i salafiti-jihadisti di ogni tipo.
Un fronte unito
L’iraq, insieme al Libano, è stato uno dei pochi paesi del Medio Oriente che ha condannato gli attacchi di USA, Inghilterra e Francia. Il Consiglio di cooperazione del Golfo, club del petroldollaro guidato dalla casa saudita, li ha prevedibilmente sostenuti visto che la sua agenda non si è mai allontanata dal cambio di regime.
Mosca, Damasco, Teheran e Baghdad stanno mostrando un fronte comune, nel mentre il presunto attacco chimico a Douma, cioè la ragione dell’attacco, viene energicamente smascherato [in inglese]. In più, rimangono senza risposta le fastidiose domande sul perché siano stati necessari più di 100 missili per distruggere solo tre centri scientifici statali in gran parte vuoti a Damasco e Homs.
Anche dopo che Damasco e Baghdad hanno dichiarato vittoria, la galassia salafita-jihadista potrebbe essere seriamente indebolita sia in Siria e Iraq, ma non eliminata. La Turchia sta ancora coltivando alcune cattive relazioni.
Quindi, la variabile chiave del processo di Astana, che include complessi compromessi in ambito economico e militare, rimane Ankara, che non ha alcuna intenzione di abbandonare le sue estese operazioni in Siria prima di schiacciare l’YPG curda [Unità di Protezione Popolare] in tutto e per tutto.
Per inciso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a differenza dei suoi partner, era a favore degli attacchi in Siria. Allo stesso tempo, Erdogan non vede l’ora che alla Turchia sia consegnato il prima possibile il sistema missilistico russo S-400, con grande dispiacere della NATO.
Il vero test per i partner di Astana sarà Idlib, che è già il soggetto di accaniti negoziati. L’inviato speciale iraniano per gli affari siriani, Ali Akbar Velayati, ha dichiarato che il prossimo obiettivo di guerra sarà infatti Idlib.
Mosca ha fatto pressioni su Erdogan per consegnare a Damasco il distretto curdo di Afrin, ora gestito dai militari turchi. Non ci sono prove – ancora – che la proposta sarà accettata. Le forze russe hanno lasciato Afrin prima dell’offensiva turca. Quindi i Turchi, per reciprocità, dovrebbero abbandonare similmente le loro basi di Idlib.
Il punto chiave è che la troika USA-Regno Unito-Francia, per non parlare della Casa Saudita, non ha assolutamente alcuna intenzione di influenzare questi sviluppi.
L’Iran preso di mira dai missili finanziari
Se l’attacco in Siria si è di fatto aggiunto al “caos nelle relazioni internazionali” cui alludeva Putin, potremmo vederlo come un antipasto rispetto alla portata principale: il destino del JCPOA, cioè l’Accordo sul nucleare iraniano, sarà deciso il prossimo mese.
Il capo della politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, prima della riunione del Consiglio degli Affari Esteri europeo in Lussemburgo, è stata chiarissima: “L’Unione Europea ha sempre chiarito che per noi mantenere in essere l’Accordo è vitale. E’ un interesse strategico per l’Unione Europea e ci atteniamo a esso”.
Indicando che, per tutte le finalità pratiche, il 12 maggio è una scadenza dell’amministrazione Trump, la Mogherini ha aggiunto “Stiamo facendo tutto quello che possiamo per lavorare insieme ai nostri amici Americani e garantire che tutte le parti siano pienamente impegnate alla completa attuazione dell’Accordo”.
Tutti a Bruxelles sanno che Teheran si sta attenendo completamente all’Accordo, come dichiarato dalla IAEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica in dieci relazioni consecutive.
Francia, Inghilterra e Germania si stanno ancora dilettando con il concetto di sanzioni contro le “milizie e i comandanti” iraniani che combattono dalla parte di Damasco come mezzo per calmare il presidente Trump. L’Italia, sostenuta dall’Austria, è fortemente contraria.
La cosa principale, come hanno confermato i diplomatici ad Asia Times, è che la scadenza di Trump per “aggiustare” l’Accordo sul nucleare iraniano non sarà rispettata. Ciò che davvero interessa alle singole nazioni europee, come discusso nei circoli diplomatici, è aumentare i redditizi affari con l’Iran.
Accesso ristretto ai dollari americani
Tutto questo sta accadendo mentre il governatore della banca centrale iraniana, Valiollah Seif, denunciava a quanto ammonta un attacco missilistico finanziario: “I nemici al di fuori dei nostri confini, in varie e differenti maniere, stanno alimentando questo aspetto e stanno provando a rendere più dura la vita della gente”.
Valiollah si stava riferendo alla crisi del rial. La moneta iraniana era scambiata a 40.000 per dollaro americano nel 2017 ma si è appena deprezzata a 60.000. Teheran ha annunciato alla svelta un piano per introdurre un ancoraggio della valuta a 43.000 rial.
L’opinione diffusa a Teheran è che Riad e gli Emirati, i nemici wahabiti, stanno limitando l’accesso di Teheran al dollaro americano. Per non parlare del fatto che alcune rigide sanzioni di finanziamento bancario di Washington rimangono in vigore.
Teheran affronterà giorni difficili in futuro. Anche con l’Unione Europea ancora impegnata sull’Accordo sul nucleare iraniano, un nuovo gruppo di sanzioni di Washington, a cui si sta dedicando con entusiasmo John “bombardo l’Iran” Bolton, potrebbe alla fine portare a far uscire dal mercato fino a 500.000 barili al giorno [in inglese] di greggio iraniano.
Se Washington si ritira – unilateralmente- dall’Accordo sul nucleare iraniano, o insiste su modifiche che Teheran giudica inammissibili, il piano B è già pronto: Mosca e Pechino sono favorevoli e pronte ad aiutare Teheran a riavviare il suo programma sul nucleare civile.
Questo tema è stato già discusso a gennaio dal vice capo dell’Organizzazione dell’Energia Atomica Iraniana (AEOI), Mohammad Ahmadian. La Cina sta attivamente prendendo in considerazione la possibilità di costruire un piccolo impianto atomico [in inglese] in Iran.
Tutto ciò punta, ancora una volta, all’imponente progetto in corso di integrazione euroasiatica, cioè l’impollinazione incrociata della Nuova via della Seta e dell’Unione Economica dell’Eurasia, che – non a caso – vede la partecipazione di tre nodi chiave: Cina, Russia e Iran.
E per sommare tutto, in questo caso il braccio europeo della NATO ha pure spento la retorica dell’“aggressione”: i cani della guerra (“gli uomini veri vanno a Teheran”) possono abbaiare di nuovo ma anche questo non forzerà la carovana UE a desistere dal fare affari con la Persia.
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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su TheSaker.is il 19 aprile 2018
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
[le note in questo formato sono a cura del traduttore]
Bah!macron e la merckel non mi paiono così pronti a mollare gli USA. I dazi sono in agguato e la Germania ne sarà l’obbiettivo principale. La Cina è il principale stakeholder e il principale compratore di t bond e la cosa non pare diminuire qualcosa vorrà pur dire.
D’accordissimo. Merkel ha già fatto inversione di 180° rispetto a quanto dichiarato fino ad una settimana fa, probabilmente sacrificando gli affari con l’Iran (dove è in svantaggio anche rispetto all’Italia), per il permesso dai padroni di Washington di continuare a fare affari con la Russia (northstream 2 etc.)… Tanto le sanzioni valgono solo per i “servi” come l’Italia (“e guai a pensare di ridurle!”, ha tuonato preventivamente Volcker…). Una volta fissato il prezzo a Francia e Germania per stracciare il trattato, vedrete quanto ci metterà la fantomatica UE ad accodarsi… Già la sento la Mogherini…
Gli USA non. hanno bisogno di essere d’accordo con i suoi vassalli europei.
La Russia( Putin dovrà riconoscerlo) è in pericolo sul fronte turco e mi attendo che Erdogan paghi il prezzo delle sue giravolte politiche molto pericolose per Putin e poi per la Russia stessa.
l’Occidente non si dà per vinto contro l’esito della campagna di Siria ed il futuro della pace dovrà passare per una guerra vera dove il protagonista più aggressivo non potrà più dettare le regole proprie.
Mi viene in mente che occorre guardare indietro nel tempo per capire la tempistica ed il significato di quanto accade oggi per capire il passato ed il futuro.
Se rammentiamo Jalta(1945) dobbiamo pensare a Teheran(1943); e rammentare che solo dopo la rovina degli eserciti tedeschi a Stalingrado ,gli alleati di allora poterono abbozzare un piano condiviso per ripartirsi le sfere di influenza geopolitiche.
Oggi, la situazione è ancora più complessa perché l’impero ha un’arma in più rispetto ai tedeschi di allora; esso ha il controllo per ora del sistema finanziario che dovrà essere rovesciato se Russia e Cina non vorranno essere sconfitte.
Durante i conflitti armati i padroni della Finanza si nascondono e non possono fare più danni di quanti ne potessero fare in tempo di pace relativa.
Le Sanzioni USA a Russia e Cina stanno facendo le prime grosse vittime e gli americani vorranno stravincere se. non. saranno usurati nei loro interessi.