Dall’inizio dell’invasione turca della Siria settentrionale in agosto, gli jihadisti spalleggiati dai Turchi sono riusciti a catturare una serie di villaggi e di città sia dallo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) sia dalle Forze Democratiche Siriane (SDF) sostenute dagli USA. In poche settimane, un totale di 900 Km quadrati sono stati conquistati dal comando operativo degli jihadisti appoggiati dai turchi, detto “Scudo dell’Eufrate”.

Non molto dopo queste avanzate, gli jihadisti dello “Scudo dell’Eufrate” hanno annunciato l’intenzione di muovere contro le fortificazioni dell’ISIL ad Al-Bab, a nord-est di Aleppo. Contemporaneamente, aumentavano ulteriormente le ostilità tra il governo turco dell’AKP e l’SDF, a causa del rifiuto di quest’ultimo di ritirarsi dalla città di Manbij.  A seguito di ciò, Washington ha preso le parti della Turchia, suo alleato nella NATO, avendo il vice presidente Joe Biden chiarito che avrebbero interrotto il loro sostegno all’SDF se non avesse ritirato le propre forze a est del fiume Eufrate.

Alti ufficiali turchi hanno detto che le loro forze armate avrebbero affrontato come “terroristi” i Britannici e i volontari stranieri che combattono con la milizia dell’SDF in Siria, e che eventuali vittime sarebbero ricadute sotto la responsabilità dei loro governi.

Nei commenti sul Medio Oriente, un consigliere del Primo Ministro turco, Binali Yildirim, ha detto che i Britannici, i Francesi, gli Americani e gli altri cittadini stranieri che combattono al fianco del YPG sarebbero stati trattati come “terroristi… anche se fossero cittadini di stati alleati”.

La dichiarazione è giunta dopo che il governo turco ha respinto un cessate il fuoco mediato dagli USA tra le forze turche e le milizie curde nella Siria settentrionale, una settimana dopo che la Turchia aveva invaso la città di Jarablus al confine siriano, dichiarando di volere cacciare l’ISIL dalla città.

“La Turchia non fa differenze in base alla nazionalità quando si tratta di appartenenza ad organizzazioni terroristiche,” ha detto Yunus Akbaba, consigliere di Yildrim.

“La Turchia non esiterà ad affrontare le organizzazioni terroristiche nel corso delle proprie operazioni. Questi sono gruppi di terroristi, e chiunque combatta sotto la loro bandiera sarà considerato terrorista,” ha detto.

“E’ responsabilità dei paesi da cui provengono impedire loro di unirsi a questi gruppi. Le forze turche li affronteranno se combattono sotto le bandiere dei gruppi terroristici, anche se sono cittadini di paesi alleati” ha aggiunto.  [1]

Il giorno successivo, gli stranieri che combattono al fianco dell’SDF hanno risposto alla sfida dicendo che sono pronti ad opporsi all’avanzata delle forze jihadiste sostenute dai Turchi. In una sere di dichiarazioni su Twitter, la cosiddetta “Brigata Bob Crow” ha detto che i propri membri stavano lasciando il fronte di Raqqa per spostarsi a Manbij. Hanno inoltre aggiunto che “Questo ‘FSA’ si trova adesso a 11 km da Manbij, per la quale l’SDF aveva perso almeno 500 uomini quando l’aveva veramente liberata dall’ISIL.”  

“Vogliono riprendercela. ‘Riprenderla’ per chi? Non ci sono ‘ribelli moderati’ in loco, al di fuori dell’SDF condotto dall’YPG. Di sicuro non spalleggiati dalla Turchia.

“Quando siamo venuti per difendere la rivoluzione, intendevamo difenderla da tutti i nemici, grandi o piccoli. Partiamo dal fronte di Raqqa e siamo diretti a Manbijj.”

Una settimana dopo questi eventi, l’SDF ha dichiarato la propria intenzione di muoversi verso la città di Al-Bab “Le nostre truppe avanzeranno verso Al-Bab. Questo sarà il nostro prossimo obiettivo militare. Vogliamo liberare completamente questa città,” ha detto Ahmed Sultan, vice comandante dell’Esercito dei Rivoluzionari [in inglese], formazione alleata ai Curdi delle Syrian Democratic Forces (SDF).

“Non permetteremo al regime di avanzare, e impediremo anche che le fazioni del Free Syrian Army [FSA] sostenute dalla Turchia prendano parte alla liberazione di Al-Bab e della campagna circostante,”

Questa dichiarazione è un chiaro segno di ostilità verso non solo le operazioni dello “Scudo dell’Eufrate”, ma anche contro l’Esercito Siriano che è la solo forza nel paese legittimata a reclamare il possesso di queste zone.

Per aggiungere ulteriore confusione al caos senza fine nella Siria settentrionale, gli jihadisti hanno dichiarato che avrebbero rifiutato il sostegno degli Stati Uniti. Il gruppo nominato “Ahrar Al-Sharqiyah” del Free Syrian Army venerdì ha rilasciato una dichiarazione in cui ribadisce il proprio rifiuto a collaborare con le Forze Armate USA ad Aleppo nord. Secondo la loro dichiarazione, il “Free Syrian Army” non combatterà a fianco delle Forze Armate statunitensi a causa del loro sostegno ai “separatisti del PKK” nella Siria settentrionale. Ciò è avvenuto dopo il rilascio di filmati che documentano il momento in cui veicoli armati di mitragliatrici che trasportavano soldati americani uscivano dalla città, mentre i ribelli spalleggiati dai Turchi intonavano slogan islamisti. Uno dei militanti, che indossava una balaclava nera [in inglese, foto esplicite] arringava la folla da un altoparlante, incitando a uccidere gli Americani e chiunque combattesse con loro, descrivendoli come ‘infedeli e porci’.[2]

Nel frattempo, domenica l’SDF iniziava il suo assalto contro l’ISIL , bersagliando le sue posizioni nella campagna a nord-est di Aleppo, e riusciva a catturare le città di Hasieh e Hasajek dopo uno scontro violento durato gran parte della giornata. Con la conquista di queste due città, l’SDF si trova a una ventina di km da Al-Bab. [3]

Per gli jihadisti protetti dai Turchi, che partecipano allo “Scudo dell’Eufrate”, la presa di Al-Bab da parte dell’SDF sarebbe disastrosa ai fini della loro offensiva, perché questa dovrebbe essere in grado di collegare le due sacche di Afrin e dell’esteso territorio ad est dell’Eufrate, entrambe nel Kurdistan siriano. La situazione è andata di male in peggio per lo “Scudo dell’Eufrate”, poiché l’ISIL ha lanciato una controffensiva la scorsa settimana, proprio quando gli jihadisti sostenuti dai Turchi stavano per entrare nella “Fase 3” delle loro operazioni. L’ISIL ha rapidamente riconquistato 20 villaggi e ancora una volta è arrivata sin quasi al confine. [4] Come risultato di questi contrattempi, la Fase 3 dello “Scudo dell’Eufrate” è stata sospesa a causa delle sconfitte dei jihadisti in battaglia.

È inoltre degno di nota che l’ISIL in quest’intervallo di tempo è riuscita a distruggere svariati carrarmati turchi ed ha ucciso almeno dieci soldati. Possiamo concludere che se tutto fosse andato per il verso giusto con l’operazione Scudo dell’Eufrate, il Daily Hurriyet non sarebbe uscito il 21 settembre con il titolo “Infantry to Syria. [La fanteria in Siria, in inglese]

L’Hurriyet ha rivelato alla fine del servizio perché lo “Scudo dell’Eufrate” non può continuare senza la fanteria turca: la riconquista da parte dell’ISIL di oltre 20 villaggi e l’impossibilità per gli jihadisti alleati dei turchi di partecipare alle operazioni, con oltre 600 militanti che hanno abbandonato il fronte, citando come causa il rifiuto di accettare il sostegno statunitense.

Dall’inizio dell’invasione turca, c’erano dubbi se lo “Scudo dell’Eufrate” si sarebbe potuto sostenere senza il coinvolgimento delle truppe di terra turche. Non era difficile prevedere che la debolezza maggiore fosse l’inadeguatezza dei jihadisti riuniti sotto la bandiera del FSA. Già da fine settembre e a partire dalla controffensiva dell’ISIL; la battaglia per il territorio a nord di Aleppo si è caratterizzata per ciò che gli analisti sono arrivati a definire come una battaglia “ping-pong”, con città e villaggi che cambiano di mano molte volte in poche settimane e senza che ci sia una parte in grado di fare un’avanzata decisiva.

Sono molti i risultati che possono venir fuori. O la Turchia manderà le proprie truppe di terra, che non hanno esperienza di combattimenti in Siria, costringendole a combattere non solo contro i militanti del PKK nel loro territorio, ma anche contro l’SDF e l’ISIL in Siria, oppure utilizzerà ancora altri alleati trasferendoli dalla provincia di Idlib. Recentemente, il “Consiglio della Sharia di Aleppo” ha emesso una fatwa, dichiarando l’offensiva turca dello “Scudo dell’Eufrate” una “jihad legale” contro l’SDF e l’ISIL. Il consiglio ha reso questa “jihad” ammissibile il sabato perché la Turchia è uno stato musulmano e un convinto alleato degli jihadisti in Siria. Questo potrebbe significare che gli alleati dei turchi potrebbero essere rinforzati da altri jihadisti radicali nel loro tentativo di conquistare terreno nella Siria settentrionale. A rendere le cose ancora più complicate, quasi tutti i gruppi che partecipano a questa offensiva sono alleati di uno dei più grandi gruppi jihadisti, oltre che formazione terroristica internazionalmente riconosciuta: Jabhat Fateh Al-Sham (precedentemente Fronte Al-Nusra).[5]

Il valore di Al-Bab va molto al di là degli obiettivi della Turchia. La città, controllata dall’ISIL da gennaio 2014, ne è una delle più importanti roccaforti; consente il controllo da parte del gruppo terrorista sulle aree in prossimità di Aleppo, nelle provincie di Raqqa nel nord e di Deir Ezzor a oriente. Al-Bab è un collegamento strategico nelle aree in cui avvengono gli scontri tra la parti in guerra in Siria, e sembra in grado di far oscillare l’equilibrio nelle battaglie in corso nella Siria settentrionale.

A sud della strategica città di Al-Bab l’Esercito Siriano si sta organizzando per conquistarla, al fine di creare una zona cuscinetto sicura per l’area industriale Sheikh Najjar nella parte più orientale di Aleppo. Lunedì, le Unità Tigre, formazioni d’élite dell’esercito Siriano, sono state schierate richiamandole dal fronte di Hama per partecipare alla montante offensiva in prossimità della roccaforte dell’ISIL ad Al-Bab. Migliaia di soldati si sono riversati nella campagna di Aleppo est per prepararsi alla più grande offensiva dell’Esercito in quell’area da novembre 2015, quando avevano i soldati assediati all’Aeroporto Militare di Kuweries. [6]

L’Esercito Siriano ha circa 10 km da percorrere prima di raggiungere le porte di Al-Bab, visto che al momento sono le forze più vicine posizionate nei dintorni della città di Arran.

La strategica città di Al-Bab si trova proprio sulla linea di tiro di tutte le forze in lotta per il controllo della Siria. Ogni fazione cerca di rafforzare la propria posizione nella provincia e di conquistare altro terreno, non appena l’ISIL si ritira. Aleppo ha mostrato di essere la provincia dove sono in corso le battaglie più feroci. Si può concludere che: chi controlla questa provincia ha buone possibilità di prendere il sopravvento in un conflitto siriano sempre più caotico. La corsa per Al-Bab è iniziata.

 Euphrates-shield

[link tutti in inglese]

  1. http://www.middleeasteye.net/news/turkey-british-ypg-terrorist-syria-874419624
  2. https://www.youtube.com/watch?v=RIfC0WaLD4o
  3. https://www.almasdarnews.com/article/race-al-bab-continues-kurdish-forces-advance-towards-isils-aleppo-stronghold/
  4. https://www.almasdarnews.com/article/turkish-backed-rebels-lose-20-villages-isis-northeast-aleppo/
  5. https://www.almasdarnews.com/article/aleppo-shariah-council-calls-euphrates-shield-offensive-legal-jihad/
  6. https://www.almasdarnews.com/article/tiger-forces-redeployed-east-aleppo-upcoming-offensive/

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Articolo di Aram Mirzaei pubblicato su TheSaker.is il 3 ottobre 2016

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it

[le note in questo formato sono del traduttore]

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