Da un punto di vista militare, nessuno ha preso seriamente le nostre forze, dice lo studioso [Hassan Ali Al-Emad].
“Ci è chiaro che l’Iran porta la responsabilità di questo attacco. Non c’è altra spiegazione possibile. Noi sosteniamo le indagini in corso per stabilire ulteriori dettagli.”
L’affermazione qui sopra non è stata scritta da Franz Kafka, è stata infatti scritta da una derivata di Kafka: la burocrazia europea di stanza a Bruxelles. Il trio Merkel-Macron-Johnson sembra sapere quello che nessuna “indagine in corso” è riuscita a portare alla luce: che Teheran fosse assolutamente responsabile per il doppio attacco aereo sulle installazioni petrolifere saudite.
“Non c’è altra spiegazione possibile” si traduce quindi nell’ignorare lo Yemen. L’unica funzione dello Yemen è quella di ospitare il poligono di tiro della brutale guerra saudita, di fatto sostenuta da Washington e Londra, condotta con armi made in USA e UK, guerra che ha generato una tremenda crisi umanitaria.
Così l’Iran è il colpevole, senza che venga fornita alcuna evidenza, punto e fine della storia, anche se le “indagini continuano”.
Hassan Ali Al-Emad, lo studioso yemenita e figlio di un illustre leader tribale, capace di avere ascendente su più di dieci clan, si permette di dissentire: “Da un punto di vista militare, nessuno ha preso seriamente le nostre forze in Yemen. Forse hanno cominciato a capirlo quando i nostri missili hanno colpito l’Aramco, [compagnia petrolifera saudita di proprietà statale].

Questa immagine satellitare del 16 settembre 2019, per cortesia del Governo Statunitense, mostra i danni fatti alle infrastrutture del petrolio e del gas naturale dall’incursione con droni a Abqaiq il 15 settembre 2019. L’attacco con droni alle installazioni chiave dell’Arabia Saudita hanno dimezzato la produzione di petrolio greggio del più grande esportatore dell’OPEC, catapultando i prezzi del petrolio in misura maggiore dalla prima guerra del Golfo. La crisi ha riportato l’attenzione sulla situazione del Medio Oriente, con l’Iran che nega le accuse di Washington sulla sua responsabilità. Anche i prezzi del Brent sono aumentati lunedì del 20%, il maggior aumento dal 1991. (Photo by HO / US Government / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE – MANDATORY CREDIT “AFP PHOTO /US GOVERNMENT/HANDOUT ” – NO MARKETING – NO ADVERTISING CAMPAIGNS – DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS
Dice Al-Emad : “Il popolo yemenita è stato rinchiuso da un embargo. Perchè sono ancora chiusi gli aeroporti yemeniti? I bambini stanno morendo senza poter ricevere alcuna terapia. In questa guerra in corso, Damasco era la prima porta [che doveva essere chiusa contro i nemici]. La seconda porta è lo Yemen.” Al-Emad considera che il segretario generale di Hezbollah Sayed Nasrallah e gli Houthi siano coinvolti nella stessa lotta.
Al-Emad è nato a Sana’a in una famiglia di religione zaydista [variante dello Sciismo islamico diffusa in Yemen] influenzata da pratiche di provenienza wahabita. Quando aveva ancora 20 anni, nel 1997, si convertì già allo Ahlulbayat [in inglese] in seguito ad una serie di studi comparativi tra Sunnismo, Zaydismo e Imamiyaah, la branca dell’Islam sciita che crede nei dodici imam. Abbandonò lo Zaydismo con quello che potrebbe essere considerato un atto illuminista alla Voltaire: perchè la setta non poteva reggere ad un’analisi critica.
Ho condiviso un pasto a base di pane ed hummus con Al-Emad, a Beirut, durante la conferenza internazionale “New Horizon”, che ha visto partecipare studiosi da Libano, Iran, Italia, Canada, Russia e Germania. Nonostante dica di non poter entrare nel dettaglio in merito ai segreti militari, ha comunque confermato: “I governi precedenti avevano missili, ma dopo l’11 Settembre venne bandito per loro l’acquisto di armi dalla Russia. Ma noi avevamo ancora 400 missili nel deposito che si trova nel sud dello Yemen. Abbiamo usato per ora 200 Scud, il resto è ancora là [dice ridendo].”
Al-Emad suddivide gli armamenti degli Houthi in tre categorie: il vecchio stock di missili, i missili messi assieme usando diversi parti di ricambio (con modifiche “made in Yemen”), infine quelli dotati di nuova tecnologia che usano la nuova reverse-engineering. Sottolinea inoltre “noi accettiamo aiuto da tutti”, lasciando pensare che non solo Teheran ed Hezbollah stiano contribuendo.

Nuvole di fumo salgono dagli impianti petroliferi della Aramco a Abqaiq, circa 60 chilometri a sudovest di Dhahran, nella provincia più orientale dell’Arabia Suadita, il 14 settembre 2019. L’attacco con droni ha innescato incendi in due installazioni petrolifere stamani presto, ha detto il Ministro dell’Interno, in quello che è l’ultimo attacco al gigante statale saudita mentre si sta preparando alla quotazione, da tampo annunciata, delle sua azioni. I ribelli dello Yemen, gli Houthi allineati all’Iran, annunciano di essere i responsabili dell’attacco, secondo quanto riporta la televisione del gruppo ribelle, Al Masirah. (Foto di AFP).
La richiesta chiave di Al-Emad è sostanzialmente umanitaria: “Noi chiediamo che l’aeroporto di Sana’a venga riaperto per prestare aiuto alla popolazione yemenita”. Ed ha anche un messaggio per l’opinione pubblica globale di cui il trio della Unione Europea non è ovviamente cosciente: “L’Arabia Saudita è vicina al collasso e l’America la sta abbracciando nella caduta”.
Il danno reale
Sul fronte energetico, gli operatori commerciali del settore energia del Golfo Persico, che hanno fatto affidamento su risorse sicure per due decadi, confermano che in maniera diametralmente opposta a quanto dice il Ministro del petrolio saudita Abdulazziz bin Salaman, il danno subito dall’attacco Houthi su Abqaiq potrebbe durare non solo “mesi”, ma anche anni.
Così la mette un commerciante di base a Dubai: “A metà degli anni Duemila un oleodotto iracheno rimase danneggiato, le pompe erano distrutte. Ci vogliono due anni per sostituire una pompa a causa dei lunghi tempi di attesa per riceverle. Per questa ragione i sauditi per rendere sicuri i loro oleodotti hanno acquistato delle pompe di riserva. Ma non si sarebbero mai immaginati che Abqaiq potesse essere danneggiata. Se si deve costruire una raffineria [intera] può richiedere da tre a cinque anni, se non di più. Potrebbe essere fatto anche in un mese nel caso tutte le componenti fossero disponibili immediatamente, poiché si tratterebbe poi di un semplice lavoro di assemblaggio delle varie parti”.
In aggiunta a questo, i sauditi stanno ora offrendo ai loro clienti in Asia solo petrolio greggio. “Poi”, aggiunge il commerciante, “Abbiamo sentito che i sauditi stavano comprando 20 milioni di barili di petrolio greggio dall’Iraq. Ora, si suppone che i sauditi avessero qualcosa come più di 160 milioni di barili di petrolio per giorno di petrolio greggio immagazzinato. Quindi questo cosa significa? O che non c’era effettivamente petrolio greggio immagazzinato, oppure che il greggio dovesse passare attraverso Abqaiq per poter essere poi venduto.”
Al-Emad mi ha esplicitamente detto che gli attacchi degli Houthi non sono finiti ed inoltre saranno inevitabili anche sciami intelligenti di droni [come ulteriore forma di attacco].
Ora confrontiamo questo con l’analisi di un commerciante: “Se nella prossima ondata di attacchi di droni venissero eliminati 18 milioni di barili al giorno di petrolio greggio saudita, questo rappresenterebbe una catastrofe di proporzioni epiche. Gli USA non vogliono che gli Houthi si convincano che attraverso una guerriglia di quarta generazione fatta coi droni possano avere così tanto potere, da non poterci essere difesa contro di essi. Ma in realtà lo sono. Ecco dove una piccola nazione può abbattere non solo un Golia come gli USA, ma anche l’intero mondo.”
Chiedendo a proposito delle conseguenze di un possibile attacco USA contro l’Iran, riprendendo la famosa affermazione del 2010 di Robert Gates “L’Arabia Saudita vuole combattere contro l’Iran fino all’ultimo americano”, è opinione diffusa tra i commercianti [di petrolio] che sarebbe un altro disastro.
C’è chi dice: “Non sarebbe possibile per il mondo rimpiazzare tutto il petrolio greggio che è stato distrutto mettendo in linea quello iraniano”.
Egli ha notato il senatore Lindsey Graham che “Ha detto di voler distruggere le raffinerie iraniane ma non i pozzi di petrolio. Questo è un punto molto importante. L’orrore degli orrori sarebbe una guerra per il petrolio dove tutti si distruggono l’un l’altro fino a quando non rimane niente”.
Mentre “l’orrore degli orrori” rimane appeso ad un filo, un cieco con il suo bastone per ciechi indica la scritta “Incolpa l’Iran ed ignora lo Yemen”.
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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su Asia Times il 25 settembre 2019
Traduzione in italiano di Michele Passarelli per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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