Entrato in servizio nell’aeronautica sovietica nel 1970 e rimasto in produzione fino al 1985, il caccia con ala a geometria variabile MiG-23 è stato uno dei jet da combattimento più utilizzati dell’era della Guerra Fredda, e uno dei caccia di terza generazione più capaci che siano mai entrati servizio. Nonostante le sue capacità avanzate, il caccia è stato ampiamente ritirato dal servizio [in inglese] e la maggior parte degli operatori ha preferito il vecchio MiG-21, che sebbene meno capace è molto più facile da usare e richiede meno manutenzione, o il più recente MiG-29 che è generalmente considerato uno dei velivoli più convenienti in termini di costi operativi. Di conseguenza, i principali operatori del MiG-23 includono solo Corea del Nord, Cuba, Siria, Libia, Angola ed Etiopia, con il Kazakistan che gestisce un derivato avanzato del jet, specializzato in ruoli di attacco: il MiG-27. I MiG-23 hanno raramente visto combattimenti al di fuori del teatro siriano, sebbene anche in Siria il MiG-21 fosse generalmente favorito per sganciare bombe non guidate a basso costo a causa dei suoi bassi costi operativi e della maggiore facilità di manutenzione. I MiG-23 dell’aeronautica etiope [in inglese], tuttavia, hanno recentemente visto combattimenti contro le forze ribelli del Tigrè nel paese.

MiG-23BN dell’aeronautica etiope.

La flotta di MiG-23 dell’Etiopia è la più piccola operativa al mondo, con una stima di 8-10 velivoli, ma utilizza la variante MiG-23ML, relativamente moderna, dei primi anni ‘80, e la variante da addestramento MiG-23UB. Il MiG-23ML è molto più capace sia nei ruoli aria-aria che in quello di attacco rispetto ai modelli più vecchi come il MiG-23B, che è stato utilizzato pochissimo in combattimento, un diverso design delle ali, prestazioni di volo inferiori e sensori e avionica inferiori. La variante ML è utilizzata anche dalla Corea del Nord e dall’Angola, mentre il superiore MiG-23MLD è utilizzato dalla Siria. Senza investimenti significativi nella modernizzazione delle strutture del velivolo, le capacità relativamente limitate dei caccia li hanno portati ad essere assegnati a ruoli d’attacco, mentre i jet Su-27SK più nuovi e molto più moderni del paese sono responsabili delle missioni aria-aria. Numerosi rapporti indicano che l’Etiopia sta valutando l’acquisizione di una nuova classe di caccia per la sua flotta. Le tensioni in corso con l’Egitto e il Sudan, che impiegano entrambi aerei più moderni [tutti e cinque i link in inglese], forniscono un impulso a farlo. Con un embargo sulle armi alla Corea del Nord e i grandi numeri di MiG-23 schierati dalla Siria e da Cuba, a corto di denaro, nessuno di questi tre paesi dovrebbe ritirare i propri Flogger nel prossimo decennio; i jet con ala a geometria variabile dell’Etiopia potrebbero vedere alcune delle loro ultime operazioni di combattimento.

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Pubblicato su Military Watch Magazine il 25 giugno 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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