
L’Admiral Nakhimov
Alcuni anni fa, la Marina ha attivamente promosso il concetto di “nuova nave in un vecchio corpo”, una ricostruzione radicale di navi costruite dai Sovietici con nuovi armamenti ed elettronica. Un intero gruppo di navi è stato scelto per gli aggiornamenti, ma ora possiamo dire che tutti questi piani sono falliti completamente. Come è successo, e chi dovrebbe essere ritenuto responsabile?
All’inizio degli anni 2010 i progressi nella costruzione militare russa hanno causato una sorta di euforia. Le sue manifestazioni tipiche sono state, per esempio, le idee per riprendere la produzione di treni lanciamissili, ekranoplani, hovercraft e una quasi universale modernizzazione profonda della principale componente navale, ereditata dall’URSS.
Nel 2012 è stato approvato un progetto tecnico che prevede la triplicazione delle munizioni dei sottomarini nucleari del Progetto 949A tramite la sostituzione del complesso “Granit” con gli “Oniks” e i “Kalibr”. Secondo alcuni rapporti, tutte e cinque le navi della flotta del Pacifico dovevano essere ammodernate. Nel 2013, nel cantiere navale “Zvezda” sono iniziati i lavori sul sottomarino nucleare “Irkutsk”, l’anno successivo è toccato al “Chelyabinsk”, e il terzo è stato il “Tver”. Sembrerebbe che il processo sia iniziato.
Per quanto riguarda i sottomarini incrociatori del Progetto 971, i piani erano ancora più ampi; riguardava l’intera serie di 10 vascelli. Nel 2011, il “Leopard”, destinato a diventare la capoclasse del Progetto 971M, è arrivato nel cantiere navale “Zvezdochka”. I termini previsti per la modernizzazione erano di circa tre anni e, sebbene alla fine del 2013 ci fossero già dei ritardi sul “Leopard”, si riteneva che fosse tutto in ordine, soprattutto considerato che nel 2014 anche i vascelli “Volk”, “Samara” e “Bratsk” sono arrivati al cantiere navale “Zvezdochka”.
Con le navi di superficie, la situazione non era meno rosea. Lo “Zvezdochka” ha ospitato per le riparazioni intermedie l’incrociatore lanciamissili “Marshal Ustinov” del Progetto 1164, che avrebbe dovuto tornare in servizio nel 2014, tracciando un sentiero per il “Moskva” e il “Varyag”, della stessa classe. Nel 2013 è stato firmato un contratto statale con la Sevmash per le riparazioni intermedie e la modernizzazione dell’incrociatore da battaglia “Admiral Nakhimov”, del Progetto 11442M, il primo dei due classe “Orlan” da manutenere, con data di completamento nel 2018. Nello stesso 2013, il 35° cantiere di Murmansk ha ospitato per le riparazioni intermedie (fino al 2016) la grande nave anti-sommergibili “Admiral Chabanenko” del Progetto 11551. Si presumeva che tutti e sette i cacciatorpediniere del Progetto 956 dovessero essere riparati e tutte e otto le grandi navi anti-sottomarini del Progetto 1155 dovessero essere modernizzate.
Crollo di un progetto attraente
Alla fine dello scorso anno era chiaro che il concetto di “nuova nave in vecchio corpo”, la cui essenza è il rapido ed economico rinnovamento della struttura della nave principale attraverso riparazioni intermedie e la modernizzazione dei progetti sovietici, è stato un fallimento totale.
I sottomarini del Progetto 949AM, dopo qualche esitazione, si sono stabilizzati a 4 unità. Il termine di trasferimento dell’“Irkutsk” alla flotta (e successivamente del “Chelyabinsk”) è slittato di 4 anni, dal 2017 al 2021, e la durata della riparazione è aumentata a 8 anni (nonostante sia stato costruito due volte più velocemente). A questo proposito, la dichiarazione del Viceministro della Difesa sul fatto che il 2021 sia un tempo più realistico nel quale la flotta potrà riavere indietro le quattro navi (mentre i lavori sul “Tver” e sul “Tomsk” non sono ancora iniziati) solleva delle domande.
La situazione vede scarsi sviluppi, con i sottomarini a propulsione nucleare del Progetto 971M, dei quali doveva essere costruita un’“intera serie”, sono stati prima ridotti a sei, e quindi a quattro unità. La scadenza per restituire il “Leopard” è stata spostata dal 2016 al 2019; tuttavia, una fonte degli “Zvezda” considera troppo ottimista anche un ritardo di quattro anni. In caso di accelerazione imprevista del lavoro da 1,5 a due volte più veloce sulle altre tre navi, la Marina riceverà l’ultimo 971M intorno al 2023-2024 – contemporaneamente agli ultimi “Yasen” o anche dopo di essi, facendo il programma di modernizzazione degli “Shchuka-B” se non inutile, perlomeno altamente discutibile.
Errori nella pianificazione
Anche sotto il regime sovietico, con la sua predilezione per le decisioni volontaristiche, le decisioni nel campo della costruzione militare venivano fatte prendendo in considerazione le opinioni e le capacità delle parti coinvolte. Ora e ancor più, i programmi d’armamento statali sono sottoposti ad un attento coordinamento con tutti i partecipanti al processo. Tuttavia, a causa della malafede o della negligenza di alcuni appaltatori, i programmi concordati e adottati stanno iniziando a subire ritardi e sfumare davanti agli occhi. Il sottomarino nucleare Progetto 971M è un esempio di questa storia.
Non c’è dubbio che le decisioni sulla completa modernizzazione della serie di sottomarini del Progetto 971 siano state prese collettivamente: il Ministero della Difesa, la Marina, la United Shipbuilding Corporation (USC), il Dipartimento Marittimo di Ingegneria Meccanica “Malachit” di San Pietroburgo e il cantiere navale “Zvezdochka”, con il risultato che ci si è accordati sul periodo di lavoro programmato per un ordine “per circa tre anni”. I marinai e i progettisti non si sono lamentati, la Marina è stata “felice di essere ingannata” e il “Malachit” non è neanche riuscito a presentare nel dettaglio le possibilità al cantiere. Tuttavia, la leadership del cantiere navale le conosceva bene, e il suo consenso è significato nella migliore delle ipotesi incompetenza, nel peggiore dei casi, truffa (sottovalutazione dei termini effettivi di due-tre volte per ottenere un contratto redditizio).
L’imbarazzo con il programma 971M è solo un caso particolare. A giudicare dal fatto che lo slittamento di 4 anni (o 6 anni) è già diventata una specie di norma, la valutazione del rischio nella pianificazione delle riparazioni è dilettantistica o non viene condotta affatto e le scadenze vengono assegnate in base al principio “credi alla parola del contraente”, interessato a concludere il contratto governativo. Il miglior rimedio contro la sottovalutazione intenzionale dei termini sarebbe probabilmente un audit tecnico non solo con i potenziali contraenti principali, ma anche con i subappaltatori, per accertare la possibilità di eseguire gli ordini di lavoro della difesa dello Stato.
È possibile che se il comando del Ministero della Difesa e il comando della Marina conoscessero i termini veri e non quelli falsi, i piani verrebbero adattati per accelerare il ripristino della prontezza tecnica secondo il progetto originale con modifiche minime (ad esempio l’installazione del complesso “Kalibr-PL” sugli “Shchuka-B”). Le navi di entrambi i progetti non possono essere definite irrimediabilmente obsolete e potrebbero benissimo fornire una forza di sottomarini nucleari con un numero decente e un’alta efficienza prima dell’arrivo della quarta generazione di sottomarini nucleari.
Responsabilità reciproca
In una delle sue ultime interviste, il capo della USC ha dichiarato: “Se in precedenza la percentuale di realizzazione dell’ordine della difesa statale (GOZ) da parte della Corporazione oscillava tra il 47 e il 67%, dal 2017 in poi si è arrivati ad a uno stabile 85-90%”. Conoscendo gli aumenti sistematici dei termini di completamento del lavoro sul GOZ, è difficile credere a ciò che è stato detto. Dobbiamo supporre che questa percentuale così alta sia stata ottenuta attraverso un semplice trucco.
Quando il termine per il completamento del contratto statale si avvicina e la prontezza tecnica dell’ordine è lontana dal 100%, così come la fine delle riparazioni, i rappresentanti del cliente e del contraente concludono un accordo amichevole complementare al contratto, prolungando il periodo di uno o due anni. Dopo un anno o due la procedura viene ripetuta. Di conseguenza, il fatto che il contraente violi i propri obblighi non ha più importanza, le sanzioni non vengono applicate e l’attuazione della GOZ alla fine dell’ann0 raggiunge l’85-90%.
I militari sono facili da capire, devono parlare degli appaltatori. Tuttavia, è il momento di fermare questo stato di cose, assieme alla pessima pratica di questa “cauzione circolare”. Sarebbe ingiusto punire i lavoratori, gli ingegneri, i dirigenti e i quadri intermedi o imporre multe all’impresa nel suo complesso. La responsabilità personale più severa dovrebbero prendersela il direttore generale del cantiere e il presidente della USC.
Ordini sottobanco
Se le riparazioni navali militari russe fiorissero, consegnando alla Marina navi aggiornate in tempo, ma non completamente prenotate, non ci sarebbe nulla di sbagliato negli ordini presi “sottobanco”. Ma ora, nelle condizioni di una grave crisi del settore, qualsiasi attività non centrale che carichi i cantieri non fa che aumentare la crisi e nuocere alla prontezza della Marina.
È noto che la specializzazione del cantiere navale “Zvezdochka” è la riparazione dei sottomarini nucleari. Tuttavia, nonostante la lunga fila di sottomarini multiruolo in attesa di riparazioni (8-9 unità), e le riparazioni lente su altri quattro, gli “accademici” dello “Zvezdochka” vengono attivamente impiegati per le navi di supporto basate sul Progetto 20180. I servizi stampa del centro di riparazione si riferiscono all’entità dei danni al problema principale dell’impresa, e affermano che, al termine del completamento di una sola delle due navi, che vengono costruite in contemporanea, sono stati coinvolti circa 500 specialisti, tolti, in effetti, alla modernizzazione dei sottomarini del Progetto 971.
Una situazione ridicola è emersa dai piani alti e al cantiere navale “Nerpa”, un secondo cantiere navale della Russia settentrionale. Dopo la fine trionfale del 2015 (con la consegna di 2 sottomarini), i due anni successivi per il “Nerpa” sono andati sprecati, anche se il “Vepr” e il “Tambov” sono lì per le riparazioni. Le ragioni articolate dal direttore del cantiere A. Oganyan sono scoraggianti. Si scopre che con il generatore di calore incompleto dei due sottomarini, l’impianto ha lavorato ad un contratto con il centro nord-occidentale per la gestione dei rifiuti radioattivi e a sei contratti della Rosatom, compreso lo smantellamento e lo smontaggio dell’unità di generazione del vapore del rompighiaccio riciclato “Sibir”, anche se, secondo Oganyan, “c’è qualcuno [tranne che alla “Nerpa”] che ripara e fa manutenzione ai rompighiaccio a propulsione nucleare”.
E non è tutto: un altro carico addizionale per il centro di riparazione Snezhnogorsky, l’unico sulla Penisola di Kola, che ha gestito completamente le riparazioni dei Progetto 971 e il 945, è stato la conversione del primo sottomarino Progetto 627 costruito, il K-3, in una nave-museo (a proposito, lo “Yantar” è impegnato nello stesso compito in relazione ad un cacciatorpediniere dismesso, mentre la “Neustrashimyy” è rimasta bloccata lì per 6 lunghi anni in riparazione).
Un po’ di miele in un barile di catrame
Non si può dire che negli ultimi anni i nostri cantieri non abbiano lavorato affatto alle riparazioni di media entità e ai generatori. Tuttavia, va notato che la maggior parte degli ordini sono o priorità statali o costruzioni a lungo termine.
Il primo gruppo comprende missili strategici e gruppi antiaerei per i Progetto 949A. La violazione degli obblighi contrattuali sugli ordini prioritari non promette nulla di buono per gli appaltatori del Ministero della Difesa, e lo capiscono perfettamente. Così, i tre sottomarini incrociatori armati di missili strategici (“Ekaterinburg”, “Tula” e “Ryazan”) e i tre sottomarini nucleari armati con missili da crociera (“Smolensk”, “Orel” e “Tomsk”) consegnati a “Zvezdochka” e “Zvezda” nel 2013-2017, non sono indicativi dal punto di vista dell’efficienza delle riparazioni navali, i lavori su di essi sono stati effettuati, infatti, “con una pistola alla testa” (cosa che non ha impedito alle riparazioni del “Ryazan” e del “Tomsk” di trascinarsi per sei anni).
Il sottomarino a propulsione nucleare “Kuzbass”, i sottomarini “Kaluga”, “Vladikavkaz”, “Komsomolsk-na-Amure”, l’incrociatore lanciamissili “Marshal Ustinov” e la grande nave da sbarco “Orsk” avevano innegabilmente una costruzione a lungo termine (non necessariamente per colpa del cantiere navale), sono stati consegnate contemporaneamente dopo essere rimaste in riparazione per un lungo periodo (da 5 anni e mezzo a 14 anni). Nel novero delle riparazioni eseguite (ai generatori di energia nucleare) in un tempo ragionevolmente breve (2-4 anni) rientrano le navi anti-sommergibili “Pskov” e “Obninsk”, i grandi sottomarini “Vyborg” e “Dmitrov”, la nave da sbarco “Admiral Tributs”, le grandi navi da sbarco “Korolev” e “Oslyabya”, per un totale di sette navi in cinque anni.
Ci sono state meno richieste di riparazioni in porto e durante la navigazione, grazie alle quali le navi da combattimento di superficie della Marina russa sono state in grado di compiere una grande attività sugli oceani, come già scritto dal quotidiano Vzglyad. In questo senso, i cantieri navali Dalzavod, il 35° e il 13° cantiere navale e molti altri cantieri sono encomiabili.
Sfortunatamente, questo non è chiaramente sufficiente per ammettere che il lavoro delle riparazioni navali militari è soddisfacente. Speriamo che nel prossimo futuro avvengano cambiamenti per il meglio.
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Articolo di Aleksandr Šiškin pubblicato su Vzglyad il 26 febbraio 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
Questo articolo ,molto interessante e ben articolato, da cui si deduce che l’autore è profondo conoscitore del settore di cui scrive, non dà indicazioni di possibili soluzioni da adottare, ammesso che esistano soluzioni.
Non viene esaminato il problema delle tempistiche(cronoprogrammi) affidabili ,valutati dall’Ente appaltante a fronte di quelli dell’Appaltatore in un settore in continua evoluzione dovuta alle applicazioni di tecnologie innovative che diventano obsolete in pochi anni al termine dei quali occorre rimediare con nuovi prezzi suppletivi e nuovi termini contrattuali di ultimazione lavori.
La causa di tutto ciò? evidentemente o verosimilmente la progettazione delle Navi ,e successiva realizzazione, sono in mano alle competenze tecniche e specialistiche progettuali del settore privato che opera in mercato protetto e senza concorrenza e questo fatto è una realtà che può essere modificata solo con la partecipazione dello Stato come azionista di maggioranza.
La soluzione di affidare al “Mercato” la costruzione delle Navi militari è già stata sperimentata con l’esito fallimentare delle Navi francesi Mistral che ha insegnato ai responsabili politici russi che i mezzi necessari alla Difesa dello Stato non devono essere in mano ai privati perché essi hanno come obiettivo l’utile d’impresa e non la sicurezza dello Stato.