Il 13 ottobre, una madre e una figlia sono state assassinate dai battaglioni neonazisti della giunta di Kiev a Maryevka, nella Repubblica Popolare di Lugansk 

Il 13 ottobre a seguito di uno dei quotidiani bombardamenti sui civili, di cui nessuno in occidente ormai parla più, alle 17,45 la diciassettenne Anastasija e sua madre Larisa Kovtun, sono rimaste uccise dai proiettili di un mortaio da 122 mm, sparato dall’area di Zolotoe su Maryevka. Anastasija è morta per le lesioni da esplosione causate dal proiettile, che ha provocato un trauma cranico con danno cerebrale e una ferita da schegge su entrambi i fianchi, che hanno leso i vasi sanguigni. La mamma Larisa è morta per le ferite da esplosione dei proiettili, con una ferita da schegge sulla parte sinistra del torace, danni agli organi interni e ferite da schegge che l’hanno dilaniata sulla coscia sinistra, danneggiandole i vasi sanguigni.

Qui la testimonianza di Igor, un giovane amico (18 anni) di Anastasija che era con lei al momento dei bombardamenti:

“…Il bombardamento è durato tutto il giorno ma le esplosioni sembravano lontane. Le forze ucraine stanno nei campi vicino alla cittadina di Zolotoe da cui arrivavano i colpi. Nastija ed io eravamo a casa mia e poi lei ha deciso di andare a casa da sua madre, appena avevano smesso di sparare. Io sono andato con lei. Durante il cammino non è stato sparato nessun colpo. Mentre eravamo nel suo cortile, sono uscito fuori dal cancello per fumare, ero a circa 15 metri di distanza, poi ho sentito uno scoppio e poi ho visto del fumo. Sono stato gettato a terra, subito mi sono alzato in piedi e sono corso dentro il cortile. Una mina è bastata per loro due. Nastija era vicina a sua madre. La mamma era rimasta uccisa sul colpo mentre Nastia respirava ancora. Le usciva sangue dalla bocca, le sue gambe e le sue dita erano rotte, io ho provato a fermare il sangue che usciva. Qualcuno ha chiamato lambulanza, ma non riusciva ad arrivare nella zona dei bombardamenti. Quando ho preso la sua testa nelle mie mani per rialzargliela, ho visto nella zona posteriore una ferita. Lei ha vissuto ancora per altri 20 minuti, poi è arrivato un paramedico militare di corsa, ma con sé aveva solo delle bende e un laccio emostatico. L’ambulanza non arrivava e sono stati i nostri militari ha portarla all’obitorio. Merde, non ho più Nastia. a chi dava fastidio? Perché quel colpo è caduto proprio nel cortile?…”.

Igor è studente del primo corso della facoltà di storia, Nastija studiava al secondo anno della scuola medica. Egli si è reso disponibile a testimoniare presso l’OSCE per trovare e punire i responsabili di questi atti criminali. Il 16 ottobre è stato decretato un giorno di lutto è stato decretato sul territorio di Pervomajsk e dintorni.

Il rappresentante ufficiale delle forze armate della LPR Andrej Maročko ha denunciato l’ennesimo atto criminale dei battaglioni di Kiev, che ha usato armi proibite dagli accordi di Minsk.

Così ha dichiarato in una nota ufficiale: “…Alla vigilia di una grande festa Ortodossa (la festa dell’intercessione), le forze ucraine hanno commesso un altro crimine contro i civili del Donbass. Un mortaio da 122 mm, vietato dagli accordi di Minsk, ha aperto il fuoco dalla direzione di Zolotoe verso la direzione di Maryevka. In conseguenza di ciò sono state distrutte numerose case ed edifici civili. Due abitanti del posto, una madre e sua figlia, hanno subito ferite mortali e perso la vita. È stato un ennesimo atto criminale contro la popolazione della LPR…, ha detto Maročko.

Di fronte a questo stillicidio di atti criminali e di assassinii quotidiani, compiuti da forze che apertamente rivendicano il nazifascismo come loro bandiera, protetti dalla NATO e dalle potenze occidentali, viene da chiedersi dove sono i cosiddetti giornalisti “democratici” o di “sinistra”.

In questo caso, dove sono le femministe? Due donne del Donbass, una ragazza di 17 anni e una madre di 47 anni, assassinate solo perché vivevano a casa loro, nella loro terra, non sono degne dell’interesse delle “me too”? O forse, in questo caso è “politicamente scorretto” rompere il silenzio e dire BASTA?!

Enrico Vigna – SOS Donbass/CIVG

Condivisione: