La mattina del 9 luglio 2021, la modella e reporter di guerra Ekaterina (soprannominata Katja) Katina è morta a Donetsk, dopo due giorni tra la vita e la morte, a seguito ad un ictus. Il Donbass piange oggi la donna che ha preso parte alla rivolta della regione contro il colpo di stato del Maidan e che per sette anni ha parlato questa guerra infinita.
Ho incontrato Katja nel 2016, quando sono arrivata in Donbass. È con lei che ho imparato la professione di giornalista, e più in particolare di giornalista di guerra. È con lei che ho fatto i miei primi rapporti sul fronte e sulle posizioni.
Ho lavorato con lei per diversi anni, eravamo inseparabili, passeggiando per i villaggi della prima linea e le posizioni della Milizia Popolare della DPR (Repubblica Popolare di Donetsk), da Sachanka a Golmovskij, passando per Staromichajlovka, Dokučaevsk, Luganskoe, Spartak, Promka e Zaicevo.
Più volte siamo state attaccate dall’esercito ucraino a Zaicevo, Spartak e alla periferia di Donetsk. Abbiamo ricevuto insieme una tel’njaška (maglia da marinaio) dalle mani di Aleksandr Zacharčenko, il leader della DPR, un giorno di agosto 2016. Siamo state nuovamente decorati insieme dal comandante Jeleznij a Zaicevo nell’autunno del 2016.
Katja non aveva paura di niente. Né dei proiettili, né delle granate, né della morte. All’inizio del 2014 ha preso parte alla “Primavera russa” nel Donbass. Originaria della regione, con un nonno che ha combattuto i Nazisti durante la Grande Guerra Patriottica, Katja si è opposta al colpo di stato del Maidan [in inglese]. Ha preso parte alle manifestazioni e poi al sequestro di edifici amministrativi a Donetsk. Katja difendeva i valori che le aveva insegnato suo nonno.
Modella prima della guerra, ha iniziato a lavorare come reporter di guerra all’inizio del conflitto nel Donbass, dopo che un amico le ha offerto un lavoro in una nuovissima agenzia di stampa con sede in Crimea.
Katja ha continuato a lavorare come modella oltre al suo lavoro come reporter di guerra di NewsFront. Ha anche svolto attività umanitarie, principalmente per i bambini in prima linea. Nel dicembre 2016 è stata lei a indossare il costume di Sneguročka [personaggio delle fiabe russe] per la nostra distribuzione di dolci ai bambini nel villaggio di Zaicevo.
Katja metteva la verità al di sopra di ogni altra cosa, e non le importava se quello che diceva o mostrava nei suoi reportage non piaceva a tutti, indipendentemente dalle conseguenze. Questo è ciò che l’ha resa un’eccellente giornalista.
Nell’ottobre 2019, Katja ha perso il suo fidanzato, Andrej Kuckij, soprannominato “Il Violinista” [in russo], che prestava servizio come cecchino nella Milizia Popolare della DPR. La sua morte al fronte vicino a Kominternovo aveva devastato Katja, ma la sua forza di carattere era tale che non solo superò la prova, ma riuscì a ritrovare l’amore.
La sera del 6 luglio 2021, Katja ha avuto un ictus. Ma la medicina di cui aveva bisogno non era disponibile nella DPR. Doveva essere portata dalla Russia. Diverse persone, inclusi amici e me stessa, hanno lottato, alcune pubblicamente, altre in sordina, per cercare di ottenere la medicina. Dopo una lunga ricerca si è rivelato impossibile ottenere il farmaco anche dalle farmacie di Rostov. Doveva essere portato da Mosca.
Quando Katja ha ricevuto la preziosa medicina, inviata ieri dalla Russia dall’Unione dei Volontari del Donbass, era caduta in un coma al quarto stadio, che lasciava poco spazio alla speranza. Nonostante questo, abbiamo sperato fino alla fine, pregando per un miracolo. Perché Katja era giovane, 35 anni, in buona forma, atletica. Sembrava impossibile a tutti noi che potesse morire così, di ictus.
Ieri mattina è arrivata la notizia. Katja ci ha lasciato. E siamo rimasti tutti scioccati, incapaci di capire che non c’era speranza. Katja, che tante volte ha rischiato la vita in prima linea, non è stata uccisa da un proiettile o da una granata del nemico, ma da un ictus. All’età di 35 anni.
Katja sognava di vedere la pace tornare in un Donbass reintegrato nella Federazione Russa. Sfortunatamente non è vissuta abbastanza per vedere il suo sogno diventare realtà.
I funerali di Katja si sono svolti oggi a Donetsk. È stata sepolta nel grande cimitero della città, non lontano dai comandanti Motorola e Givi e da Aleksandr Zacharčenko.
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Articolo di Christelle Néant pubblicato su Donbass Insider il 20 luglio 2021.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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Che situazione triste e tragica… nel “silenzio” occidentale!
Qui protestano anche per i diritti dei cinghiali contro gli agricoltori, per il transessualismo universale, per i diritti dell’oppresso popolo dell’Iran, del Venezuela, della Papuasia e dei futuri Marziani indipendenti dalla Terra e per non so che altro… ma per i Russi no.
Putin però nell’ultima intervista dopo l’articolo scritto ha detto cose nuove:
1. Ucraina puiò fare a meno del territorio Donbass!
2. Mai accetteremo che i vecchi territori (ex-URSS) siano usati contro di noi… il che significa ritenere legittimo il diritto d’intervento anche preventivo!
Le misteriose “linee rosse” di Mosca pian piano stanno cominciando ad emergere nei contenuti e ad essere capite.
da qui https://www.kp.ru/daily/28304/4444841/
vengo a sapere della difficile situazione della diaspora russa, ossia di quella decina e più di milioni di Russi che abitavano nei territori URSS e di cui sono nativi oggi repubbliche indipendenti.
L’articolo si occupa di un bambino di 9 anni russo Ivan, ma cittadino del Kirghizistan, che è stato picchiato per quasi due settimane perché russo e cristiano.
Nel solo Kirghizistan vivono 5 milioni di Russi, spaesati, smarriti, soli. E così nelle altre repubbliche, tranne che nell’amico Kazakisthan.
Della faccenda, che sta assumendo toni molto seri e scandalosi, si occupa Rossotrudnichestvo che si chiama per intero: “L’Agenzia federale per gli affari della CSI, i compatrioti che vivono all’estero e la cooperazione umanitaria internazionale”… ora con un nuovo direttore sta diventando molto attiva per la difesa dei russi.
Il buco demografico in Russia sta assumendo toni apocalittici… è di questi giorni la previsione dell’ente statale pensionistico che ha detto chiaro e tondo che nei prossimi anni mancherà una intera generazione di giovani.
Non si sa già oggi a chi affidare i lavori inevitabilmente manuali, scaricare sacchi di carbone e nagro, asfaltare una strada o un lastrico solare, etc. la soluzione prospettata fu: o richiamare i pensionati (non vedo come un 74enne possa caricarsi sulle spalle un sacco di 25 kg. di carbone e per 7 ore al giorno 5 giorni a settimana, oppure velocizzare l’automazione robotica!
Secondo me, fesserie!
In questo articolo invece, molto più concreto, si scrive:
“Rossotrudnichestvo si è offerto di aiutare la famiglia di Ivan a trasferirsi in Russia nell’ambito del programma di ritorno del connazionale.
E ce ne sono poco più di cinque milioni in Asia centrale. Francamente, non hanno niente da fare lì, la situazione della diaspora russa non farà che peggiorare. Dato che la Russia, come l’aria, ha bisogno di persone.”.
Sì, è vero, purtroppo la Russia ha un disperato bisogno di persone!
Nessuno ne parla, ma è un problema ormai di sopravvivenza della Nazione.
Si sperava di ripopolareun pò con l’ìingresso dei Bianchi Farmers scappati dal Sud Africa… ma sono pochissimi, preferiscono l’Australia o il Canada.
Amare la Russia, amare il popolo russo, significa anche piangere intimamente per queste dolorose notizie.
Cosa fare, che fare per aiutare l’amatissima Russia? Cosa, cosa?
Io non lo so. Forse, l’unica cosa che possiamo fare è amarla, sempre e comunque.
Imparare la sua lingua è importante, fa sentire noi meno soli, riscalda un pò il cuore a loro che apprezzano la solidarietà.
Russiaaaaaaaaa miaaaaaaa… uiltima speranza di serietà di un mondo impazzito.
Chi aveva definito, non troppi anni fa (forse era già arrivato Putin) la Russia “superimpotenza”? Siamo davvero al solto copione, già qualcun altro aveva detto che bastava sfondare la porta e quel paese sarebbe crollato, era 80 anni fa. Poi è crollato lui.
Spero che succeda di nuovo.
Spero che un giorno, come fatto con la Crimea, la Russia dica “Questi territori sono sempre stati nostri, i suoi abitanti sono Russi, devono tornare Russi” e alle parole faccia seguire i fatti, facendo tornare russi quei territori. Succederà, ma come non posso ancora immaginarlo.
Non ho mai capito perchè ma, da quando mi ero accostato la prima volta alla storia russa, alle medie, più di quarant’anni fa, ho provato un’attrazione per quel paese. Non ho parenti russi, non conosco il russo se non per poche parole e per il suo alfabeto.
La Russia ed i russi in generale sa e sanno che gli imperi sono una tragedia per coloro che ne sono assorbiti o sottomessi.
A causa della politica di sottomissione, senza riguardo alla diversità delle culture,( che oggi i globalisti chiamano inclusione) ora come allora ai tempi degli imperi romani d’occidente e d’Oriente, essi crollarono non avendo alcun ideale fi filosofia politica.
In Europa osano ancora raccontarci la favola che gli Stati non devono esistere nella forma sovrana perché sarebbero Stati che sarebbero ancor oggi preda di nazionalismi bellicosi. Nella realtà, da quando la UE ha espropriato gli Stati con scarso spirito di Nazione ,essa si è imbarcata e si cimenta , a livello geopolitico, in guerre e conflitti in territori che non le appartengono, con la sfrontatezza del Padrone che vuole imporre le regole del Condominio planetario I Russi sanno che sono determinanti per disfare la UE e le alleanze coercitive in Asia che gli USA impongono a Stati minori con la corruzione delle classi dirigenti, in particolare nel Sud.est asiatico.